"Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino e guardava la presidenziale televisione che trasmetteva in diretta dalle stanze del Palazzo del Governo della Federazione Russa.
Un canale mostrava il Presidente del Governo Michail Efimovič Fradkov. Michail Efimovič Fradkov era seduto alla sua scrivania. Di fronte a Michail Efimovič c'era una scatola di ovetti di cioccolato Kinder Sorpresa. Michail Efimovič prese un uovo dalla scatola, lo scartò, lo aprì e ne estrasse un contenitore di plastica. Michail Efimovič mangiò il cioccolato, aprì il contenitore e, ridendo gioiosamente, contemplò il giochino. Poi si apprestò a scegliere un altro ovetto.
Sul canale successivo c'era il Ministro delle finanze Aleksej Leonidovič Kudrin. Aleksej Leonidovič sedeva sul pavimento al centro del suo ufficio. Davanti a lui si trovava un forziere colmo fino all'orlo di monete d'oro e di pietre preziose. Aleksej Leonidovič muoveva sopra il forziere i palmi delle mani e bisbigliava qualcosa.
Sul terzo canale c'era il Ministro per le situazioni d'emergenza e le calamità naturali Sergej Kužugetovič Šoigu. Sergej Kužugetovič era intento a spegnere con l'aiuto di un grande estintore rosso un fuoco divampato al centro del suo ufficio.
Vladimir Vladimirovič™ schiacciò ancora un tasto e sullo schermo apparve un altro canale. In una stanza erano seduti a tavola il primo vice-presidente del Governo Sergej Borisovič Ivanov e il nuovo presidente della Repubblica Cecena Ramzan Achmadovič Kadyrov. Sulla tavola erano disposti un vassoio pieno di bliny, una caraffa appannata piena di vodka e un bicchierino, una ciotola di platino con del caviale nero, una coscia di montone disposta su un grande vassoio di legno, un kurdjuk pieno di chissà cosa e un grande corno dai bordi d'argento.
Vladimir Vladimirovič™ alzò il volume.
- Beh, bratello, - disse Ramzan Akhmadovič, versando nel corno il contenuto del kurdyuk e alzandosi da tavola - Alle nostre nuove nomine!
Sergej Borisovič riempì di vodka il suo bicchierino e si alzò in piedi.
- E ce le meritiamo, - disse Sergej Borisovič, mandando giù la vodka in un solo sorso.
Ramzan Achmadovič vuotò il corno.
- I musulmani non bevono, - disse Sergej Borisovič indicando il corno.
- È petrolio ceceno, - rispose Ramzan Achmadovič, - Limpido come una lacrima. È questo che dà forza ai ceceni. Vuoi provare?
- No no, - borbottò Sergej Borisovič, addentando un blin spalmato di caviale. - Io sono un tradizionalista.
- Sai, - disse Ramzan Achmadovič, tagliando con la sua spada cecena un grosso pezzo di carne di montone. - Io avrei deciso di cambiar nome. D'ora in poi mi chiamerò Šamil.
Sergej Borisovič fu lì lì per soffocare.
- Šamil?! - Esclamò con orrore, - Sei impazzito? Avevo ragione, non bisognava farti presidente. Ci sarà la terza guerra.
- Sei proprio uno scemo, - rispose Ramzan Achmadovič, sorridendo con indulgenza. - Šamil non è il nome dello sciacallo Basaev. Io cambierò nome in onore dell'imam Šamil, che mise pace tra la Cecenia e la Russia!
- Allora sarai Šamil Secondo, - disse Sergej Borisovič versandosi dell'altra vodka.
- Šamil può essere solo uno, - disse Ramzan Achmadovič versandosi dell'altro petrolio dal kurdyuk, - Solo che può vivere in persone diverse.
- Allora anch'io mi cambierò il nome, - disse Sergej Borisovič, e vuotò nuovamente il bicchierino.
Anche Ramzan Achmadovič vuotò il suo corno.
- In Vladimir Vladimirovič™? - chiese Ramzan Achmadovič?
- Che c'entra Vladimir Vladimirovič™? - Sergej Borisovič fece un gesto sbrigativo con la mano, - Mi chiamerò Pëtr.
Ramzan Achmadovic fu lì lì per soffocare.
- Pëtr?! - allibì Ramzan Achmadovič, - Perché?!
- Prima cosa, - rispose Sergej Borisovič, - Pëtr era il grande zar russo. Seconda cosa, a me sembra che Presidente Pëtr Ivanov suoni benissimo.
- Pëtr Quarto, - disse Ramzan Achmadovič. - Non ti rompe un po' essere il quarto?
- Ivan Groznyj, cioè il Terribile, era quarto, - rispose Sergej Borisovič. - Quindi io potrei essere il Presidente Pëtr Groznyj. Che ne dici?
- Groznyj è una città della Repubblica Cecena. Cosa sei, ceceno?
- E poi, - Sergej Borisovič continuò senza far caso alle parole di Ramzan Achmadovič, - Perché, poi, gli zar? Gli zar non contano. Quindi sarò il primo. Pëtr Primo. Come suona?
- Avevo ragione, - borbottò Ramzan Achmadovič, versandosi dell'altro petrolio. - Non bisognava farti primo vice-presidente. Ecco che ricominciamo con le ambizioni imperiali.
Sergej Borisovič si versò dell'altra vodka in silenzio.
Vladimir Vladimirovič™ fissava lo schermo del presidenziale televisore con gli occhi sgranati".
Da: vladimir.vladimirovich.ru
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