Quello che non vorresti mai sentirti chiedere da un bambino di sei anni:
– Zia, cos'è un esibizionista?
Mi sono sentita autorizzata a farmi venire un colpo.
Si è poi chiarito che il protagonista di un videogame (che appartiene alla categoria RPG smanettoni, cioè giochi di ruolo più combo estenuanti tipo "difendi attacca aggira colpo speciale rotola striscia salta statènto"), nella necessità di alzare due munnies (la valuta di Crepuscopoli) stava considerando una gamma di lavoretti interessanti. Tra questi, il postino, lo spostapesi e l'esibizionista. L'allarme sporcaccione in sudicio impermeabile è subito rientrato, dato che per "esibizionista" si intendeva "animatore", nella fattispecie un sottotipo di giocoliere.
Quasi quasi mollo tutto e mi propongo come sublime traduttrice di videogiochi.
Ora, prometto di non dilungarmi sull'etica del lavoro giovanile nei videogames giappoamericani, ma poco dopo ci siamo imbattuti in questa schermata:
"L'organizzatore del torneo Struggle spreme la manovalanza a fondo": caporalato, sfruttamento di minori, lavoro sommerso. E non mi è ancora chiaro cosa sia lo Struggle, ma sicuramente faranno combattere bambini in cambio di munnies.
A questo punto mi sono sentita di proporre l'attività che mi sembrava più dignitosa, il postino.
– Cinque lettere in meno di dieci secondi, ti rendi conto?
– Posso provare io, adesso?
– No, è difficile. Cos'è l'heelflip?
– Flippi lo schèibord con un calcio.
– Bòn, comunque basta premere x. Nove secondi e sessantasei, son 50 munnies puliti, in nero. Mica bagigi!
– 50 munnies!
– Nella vita reale non si fanno queste cose, eh. E neanche lo Struggle si fa, mi raccomando.
– Ma tu hai detto che non sai cos'è.
– Non si fa comunque.
Ieri sera avevo guadagnato 2000 munnies, 2 punti esperienza e la stima di un seienne. E una vescichetta al pollice destro che promette di diventare il primo caso documentato di callo da postino: praticamente una malattia professionale.
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