– Ciao Lina!
– Carissima, come stai?
– Bene, bene! Anzi, ti ho telefonato per dirti che con tutto quello che mi è capitato non ho mai smesso di rivolgere le mie preghiere al Cristo di Elio...
– Ah!
– Sì, e credo proprio che mi abbia esaudita.
– Ma l'hai acceso, anche qualche cero?
– Sì sì. Però ricorda a Elio che gli sono tanto grata.
– Come no.
Il Cristo di Elio. Una mattina mia madre aveva trovato sul tavolino del soggiorno un pezzo di legno, una specie di ramo contorto e sbiadito, e mio padre che lo contemplava girandoci attorno come se si fosse trattato di un Henry Moore.
– Cos'è 'sta roba?
– Trovato vicino all'Isonzo. Pensavo di scolpirlo.
– Dopo la ceramica e il ferro battuto, il legno?
– Sono eclettico.
– Bòn, ma via dal tavolino del soggiorno.
Così il ramo contorto era finito in cantina, indeciso se trasformarsi in figura ieratica, in fermaporte arte povera o in disperato mucchio di trucioli.
Un giorno di dicembre mamma e papà patirono una telefonata di mia suocera, che li avvisava di una visita lampo nella città di G.: "Non disturbatevi, passo solo per un caffè!".
Neanche il tempo di pulire l'argenteria. Mia madre riuscì a lustrare un unico vetro, quello della porta-finestra del salotto.
Poi si abbandonarono sul divano, con la rassegnata agitazione di due contadini dell'Oklahoma che avessero appena finito di inchiodare le assi alle finestre: non restava che aspettare l'arrivo del tornado.
– E adesso?
– Adesso cosa?
– Questa è una visita natalizia.
– Venti giorni prima?
– Ci arriva con una pianta, vedrai.
– Stella di Natale, magari.
– E noi?
– Noi ringraziamo e tiriamo fuori i biscottini.
– Noi come ricambiamo?
Mezz'ora dopo il divano era occupato dalla perentoria tridimensionalità di mia suocera, che chiacchierava masticando un biscottino con evidente soddisfazione. Sul tavolino, una Stella di Natale enorme. Dietro la pianta, seduti sull'altro divano, si intravedevano mamma e papà.
– E quindi io ho detto a Daniela...
– Scusate, mi assento un attimo.
– Vai vai Elio, che qui facciamo discorsi da donne!
Il babbo tornò poco dopo reggendo tra le mani il Pezzo di Legno. Si fermò solennemente al centro della stanza, davanti a mia suocera. Quest'ultima cominciò dare segni di nervosismo, mentre a mia madre - nascosta dietro l'Euphorbia Pulcherrima - andava garbatamente di traverso un biscotto danese.
– Lo vedi anche tu, carissima, che era impossibile incartartelo.
– Oh!
– Questa non è solo una meravigliosa opera della natura.
Fece un silenzio attoriale e diede un'occhiata a mia madre per verificare che respirasse ancora. Poi:
– Noti niente?
– Oh, ora prendo gli occhiali... La mia borsa...
– Carla, la figura di Cristo!
Silenzio, mentre alla mamma andava di traverso anche il tè.
– Elio! Ma è una meraviglia!
Papà annuì in silenzio, ormai alla mamma uscivano le goccioline di Twinings dal naso.
– È tuo. Con tanti tanti auguri dalla nostra famiglia.
– Sono commossa, sono senza parole.
Da allora il Cristo di Elio sta appeso davanti al letto di mia suocera, che gli dà del tu e gli rivolge pensieri pii e fantasiose preci ("fa' che il mio figlio minore non sposi una vegana!").
– Elio, mi ha telefonato stamattina la Carla.
– Ah!
– Ha detto di dirti che prega sempre il tuo Cristo.
– Vedi, lo dicevo io.
– E pensare che non è neanche stato benedetto, eh.
– Lina, pensare che non è neanche un Cristo.
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