La scorsa settimana la signora Gillian Davison, di professione attrice, ha scritto al blog di Craig Murray raccontando che all'aeroporto di Heathrow le avevano requisito il libro Murder in Samarkand, scritto dall'ex-ambasciatore britannico in Uzbekistan.
C'è un precedente sospetto, che risale a un mese fa. Ben Paarman partiva da Luton per Berlino; nel bagaglio a mano aveva due libri, un romanzo tedesco (fatto passare senza problemi) e il libro di Murray:
'Parla di terrorismo?', chiede l'addetta ai controlli di sicurezza. 'Humm, beh, fa riferimento a quello, ma parla del vostro ex-ambasciatore in Uzbekistan e tratta soprattutto di diplomazia'.
'C'è dentro al Qaeda?'
'Beh...'
A quel punto la donna chiama il suo superiore, che chiede a Paarman dove ha preso quel libro (alla Waterstone di Islington, risponde lui) e poi dice: 'Temo che non possa portarlo a bordo, signore'. E glielo confisca. It's the war on terror, baby.
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Anni fa a Gatwick mi perquisirono minuziosamente il bagaglio a mano, una vecchia borsa di cuoio dall'aria vissuta e dal peso sospetto: non conteneva plastico ma qualche chilo di libri usati comprati da Quinto. "Books, honey?", si intenerì il poliziotto. Adesso meglio se i libri li ordino su internette e mi barrico in casa ad aspettare il corriere (nella città di G. col cavolo che vige il costume della portineria). Se non posso portarmi il burrocacao, il fondotinta, la panna montata e i libri canaglia spiegatemi che gusto c'è a prendere un aereo.
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