Da queste parti il terrorizzante oggetto del desiderio dei villeggianti sembra essere un modesto chiosco di legno sul lungomare con la scritta "Fast Food". A condurlo e a gestire graziosamente le relazioni con il pubblico è la Signora con il Neo. Il Neo sta sotto la guancia sinistra, è grande come una Golia e sembra governare come una piccola massa pensante le espressioni (più o meno cupe, più o meno contrariate) che si alternano sul volto della Signora.
La Signora del Neo è quasi sempre di malumore, e gode di un carisma da giustiziera: all'impressione generale contribuiscono lo stuzzicadenti che continua a spostare da un angolo all'altro della bocca e uno sguardo da Dirty Harry. Questa donna in una vita precedente mandava avanti con mano ferma un saloon, anche se in molti l'avrebbero preferita nei panni dello sceriffo per il suo spietato senso della giustizia.
La sua vittima-tipo è il maschio italiano sui trent'anni, settentrionale, bermuda lungo fino al ginocchio ma più frequentemente parigamba attillato. Sandali che probabilmente tra sé e sé si ostina a chiamare "tecnici". Nove volte su dieci porta il pizzetto.
Parigamba si avvicina al chiosco. Esita, sta per arretrare. Troppo tardi, la Signora e il Neo lo stanno già fissando, lo stuzzicadenti migra pigramente verso destra.
– Mi dica.
– Vorrei un panino.
Male, malissimo.
– Panin? Panin co cosa? Prsut, prsut co formagio, panin co cotoleta, sendvich, amburga, cisburga, hodog...
– Eh.
– Decidere!
– Ma.
– Decidere, prego!
– Un hamburger, grazie.
Risposta giusta.
Placati, la Signora e il Neo si voltano verso lo chef-marito-tuttofare:
– Elvino, un panin co polpeta!
Non ci crederete, ma c'è sempre la fila.
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