Non credo che tra i gentili lettori e commentatori di questo blog ci sia un fanatico abbonato del Wall Street Journal, e così ho pensato di segnalarvi l'editoriale di sabato (io ci sono arrivata via War and Piece). Sappiamo che esistono entusiastici sostenitori della tortura per il bene della sicurezza nazionale, ma questo articolo è una vera apologia dei metodi disinvolti. Anzi, per usare le parole di Laura Rozen di War and Piece, quello che colpisce è che "il contenuto è tremendo, ma è scritto nel tipico stile 'siamo ragionevoli, contrariamente a quello che vi hanno insegnato in chiesa il tipo di tortura che facciamo noi è l'unico sistema per vincere una guerra.' Onestamente, questo articolo dovrebbe finire sui libri di storia, come le foto dei linciaggi, perché segna un momento bassissimo della storia americana."
Insomma, vediamo se siete d'accordo:
“Se Osama bin Laden è vivo e sta cercando segni di cedimento nella volontà degli Stati Uniti di combattere la guerra contro il terrorismo, non deve far altro che assistere al dibattito nazionale sui metodi impiegati per interrogare i suoi compatrioti e gli altri che intendono farci del male.
Dopo l'11 settembre non è irrealistico ipotizzare uno scenario in cui la nostra capacità di ottenere informazioni da un terrorista sia l'unico sistema per prevenire un attacco bioterroristico o perfino la distruzione nucleare di una città americana. E sappiamo che le informazioni ottenute dalla mente dell'11 settembre, Khalid Sheikh Mohammed, e da altre persone hanno contribuito a prevenire ulteriori attacchi sul suolo americano.
E tuttavia, secondo coloro che criticano l'amministrazione Bush, le tecniche d'interrogatorio aggressive e stressanti usate con successo su gente come KSM [sic] hanno posto gli Stati Uniti sulla china pericolosa della 'tortura' diffusa e indiscriminata e degli abusi di Abu Ghraib. John McCain (R., Arizona) ha proposto al Senato un emendamento che proibirebbe tutte le tecniche di interrogatorio stressanti. Il pericolo per la sicurezza nazionale è che questo farebbe capire a tutti i terroristi del mondo che non hanno assolutamente niente da temere se mantengono il silenzio una volta caduti nelle mani degli Stati Uniti.
L'Emendamento McCain si basa sull'ipotesi che le tecniche usate dalla CIA per interrogare i pezzi grossi di al Qaeda siano in qualche modo 'migrate' in Iraq, causando gli abusi di Abu Ghraib. Ma l'ironia è che il Congresso sta proponendo questa eccessiva reazione riparatrice proprio mentre emergono prove schiaccianti che dimostrano la falsità di questa interpretazione.
L'ex segretario alla difesa Jim Schlesinger ha condotto più di dieci inchieste sugli abusi sui detenuti, e lo scorso anno ha spiegato che gli abusi di Abu Ghraib erano dovuti semplicemente al comportamento sadico di riservisti malamente addestrati assegnati ai 'turni di notte'. Le vittime non erano nemmeno obiettivi dell'intelligence. Se questi argomenti non sono sufficienti, abbiamo ora i verdetti delle nove corti marziali che hanno punito i soldati colpevoli di Abu Ghraib, nessuno dei quali è stato in grado di dimostrare l'affermazione che gli abusi avessero qualcosa a che fare con gli interrogatori.
Non stiamo dicendo che non ci sono stati abusi sui detenuti nella guerra al terrorismo - ce ne sono stati probabilmente centinaia. Ma ci sono stati anche più di 70.000 prigionieri. In altre parole, la percentuale degli abusi è positiva se confrontata con il sistema carcerario civile statunitense. Ed è migliore della percentuale relativa a conflitti del passato come il Vietnam e la seconda guerra mondiale.
Due fondamentali fonti di confusione sono costituite da un travisamento delle Convenzioni di Ginevra e da un uso abborracciato (o intenzionalmente distorto) della parola 'tortura'. Le Convenzioni di Ginevra sono molto rigide su quali siano i detenuti ai quali va applicato lo status e la protezione di 'prigionieri di guerra'. Per esempio, devono aver combattuto in uniforme e aver mostrato un certo rispetto per le leggi della guerra, come quella di evitare attacchi ai civili.
Inoltre, ogni forma di manipolazione, comprese le modifiche in senso positivo come il miglioramento delle razioni, è proibita negli interrogatori di legittimi prigionieri di guerra. Concedere ai guerriglieri e ai terroristi lo status di prigionieri di guerra sarebbe una forma di disarmo unilaterale, e, cosa peggiore, legittimerebbe la loro condotta.
Per quanto riguarda la 'tortura', è semplicemente perverso mettere insieme la amputazioni e le elettroesecuzioni che Saddam infliggeva ad Abu Ghraib con gli abusi minori commessi da alcune canaglie tra i soldati americani e tanto meno con le tecniche di interrogatorio autorizzate dagli Stati Uniti. Nessuno ha ancora dimostrato concretamente che qualcosa di simile alla 'tortura' sia stato sanzionato dall'esercito o dal governo americano. Le 'posizioni di stress' che sono state consentite (come portare un cappuccio, l'esposizione al caldo e al freddo, e il raramente autorizzato waterboarding, che induce una sensazione di soffocamento) sono tutte tecniche psicologiche intese a spezzare la resistenza del detenuto."
E continua, ma direi che può bastare per farsi un'idea senza esser costretti a dare di stomaco.
Ora, in cosa consiste il "raramente autorizzato waterboarding"? Andrew Sullivan rimanda alla pagina di Wikipedia, che qui sintetizzo.
Sembrano esistere diverse varietà di tortura note con il nome di waterboarding. La prima di queste va anche sotto il nome di cura dell'acqua. La cura dell'acqua consiste nel legare il soggetto a una sedia, coprirgli la faccia con uno straccio e versarci sopra dell'acqua. Il soggetto ha la sensazione di annegare. Una variante consiste nel versargli dell'acqua in gola stando ben attenti a non farlo annegare ma facendo in modo che ne abbia l'impressione.
La seconda forma di waterboarding prevede che il soggetto sia legato a una tavola e calato in una tinozza piena d'acqua, dove deve credere che l'annegamento è imminente. Poi lo si solleva e lo si rianima. Se necessario si ripete il processo. La tortura dovrebbe essere più psicologica che fisica, poiché la vittima è portata a credere di essere sul punto di morire. Questo rafforza il controllo del torturatore e fa sì che la vittima sperimenti un terrore mortale.
Poi c'è la tortura dell'acqua che veniva riservata alle donne accusate di stregoneria: le presunte streghe venivano immerse nell'acqua e tirate fuori dopo un po', quando erano in grado di confessare. Se confessavano, venivano uccise. Se non confessavano, venivano rimesse in acqua. Quindi la vittima era libera o di annegare o di farsi condannare a morte.
Il waterboarding attualmente praticato richiede che si leghi la vittima a una tavola in modo che la testa sia più bassa rispetto ai piedi per impedire qualsiasi movimento. Si tiene uno straccio sulla faccia del torturato, e ci si versa sopra dell'acqua. La respirazione diventa difficile e la vittima avrà paura di morire per asfissia; ma è relativamente difficile aspirare una grande quantità d'acqua, perché i polmoni si trovano più in alto rispetto alla bocca, e se i torturatori sono esperti è difficile che la vittima muoia.
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