Oggi Chiara mi ha spedito il link a questo articolo sulle elezioni nella Repubblica Islamica, dandomi uno spunto molto valido per mettere insieme un po' di idee sull'argomento.
Sì, questo è il momento giusto per abbandonare il blog se il trip iraniano non interessa.
Altrimenti,
Mettetevi comodi
Ahmad Rafat dice varie cose molto interessanti: in primo luogo, il vero vincitore di queste elezioni non è Mahmoud Ahmadinejad ma l'Ayatollah Seyyed Ali Khamenei, il leader spirituale della Rivoluzione Islamica; "parlare di Ahmadinejad come vincitore delle elezioni significa non aver capito le contraddizioni iraniane", e Rafat spiega bene perché.
C'è poi una seconda importante considerazione che ci tocca da vicino, quella sul ruolo della politica europea, che "ha contribuito non in modo indifferente alla sconfitta del riformismo e alla vittoria del radicalismo nella Repubblica Islamica":
"La scelta della questione nucleare come l'arma di pressione sulla Repubblica Islamica, quando l'80 per cento degli iraniani, sostenitori di questo regime e dissidenti, rivendicano il diritto del loro paese a possedere non solo la tecnologia atomica ma anche la bomba nucleare, è stato l'altro grande errore dell'Occidente. Nessuno, salvo rare eccezioni, dentro e fuori del paese si è schierato in questa campagna sul nucleare a lato dell'occidente. Il discorso sarebbe stato del tutto diverso, se l'Europa avesse scelto il rispetto dei Diritti Umani come arma di pressione sul governo di Teheran. Dal Premio Nobel, Shirin Ebadi, alle organizzazioni dei giornalisti iraniani dentro e fuori dell'Iran, tutti avevano avvertito i paesi europei sul rischio di fare del dossier nucleare iraniano una bandiera. Il diritto di possedere tecnologia nucleare, pacifica o non, ha unito gli iraniani favorevoli e contrari al regime. Quando i paesi vicini o addirittura confinanti con l'Iran possiedono armi atomiche, non è facile convincere gli iraniani che loro devono essere privati di questo stesso diritto."
Mettetevi un po' più comodi, accendete il ventilatore
L'errore di percezione non è stato solo degli europei. Insomma, i blogger iraniani si sono sbagliati alla grande. Che abbaglio, gente. Vi ricorda qualcosa?
Come scrive Nema Milaninia, nel seguire le elezioni iraniane i mezzi di comunicazione in lingua inglese hanno scoperto il weblog iraniano e una società ben più complessa di quanto avessero immaginato. È vero che i blogger iraniani sono un esempio importante della natura sfaccettata della cultura e della politica del loro paese. Ma è anche vero che sono stati sorpresi e smentiti dai risultati delle elezioni.
Secondo Milaninia le elezioni hanno dimostrato quanto limitata e fuorviante sia la prospettiva di blogger e giornalisti. Ci sono quasi 100,000 weblog scritti in Farsi, e più di 5 milioni di utenti Internet in Iran, su una popolazione di 70 milioni. Sono numeri significativi, ma resta il fatto che la grande maggioranza degli iraniani non possiede un accesso a Internet: "Piuttosto, come accade in molti altri paesi, i blogger rappresentano le idee di un gruppo demografico molto limitato: individui benestanti e comunque privilegiati che hanno già accesso a fonti di informazione straniere indipendenti".
Il successo di Ahmadinejad dimostra che lo scontento tra i poveri, tra i militari, tra gli operai e i contadini è più potente del previsto ("l'altra volta ho votato Khatami sognando la libertà, questa volta ho scelto Ahmadinejad per arrivare a fine mese", commenta un impiegato nell'articolo di Rafat).
Insomma, i blog sono uno strumento potente in Iran. Però la loro prospettiva è limitata.
Nei giorni scorsi ho letto un commento a un post che già di per sé è interessante (soprattutto perché pone l'accento sul rischio di disumanizzare le parti della popolazione iraniana più povere e più religiose, attribuendo alla loro mancanza di coscienza politica e di istruzione il successo di Ahmadinejad: una disumanizzazione sulla quale il regime dello Scià prosperava, e il regime dello Scià non ha bisogno di esser qui commentato).
Eccolo, il commento:
"Penso che uno dei problemi sia che dopo esser stati seduti davanti a uno schermo per ore e ore ci siamo dimenticati che là fuori esiste un mondo vero abitato da gente vera. Chi sono i 17 milioni che hanno votato per Ahmadinejad? Non li ho mai incontrati in internet o nei caffè chic che frequento? Forse la prossima volta dovremmo comprare 17 milioni di computer per tutti quelli che hanno votato Ahmadinejad. Dovremmo anche fornir loro stuzzichini, cappuccino, scones e tutta quella roba alla moda che mangiamo nei nostri caffè. Forse all'inizio non li gradiranno, ma poi ci faranno l'abitudine. Poi possiamo vestirli con abiti di marca e far loro visitare i weblog progressisti. Questo dovrebbe insegnar loro quelle belle idee come libertà, democrazia e libertà di stampa. Forse così potrebbero dimenticare la povertà, la disoccupazione, l'ineguaglianza, ecc. Potrebbero perfino dimenticare che vivono in una baracca, senza lavoro e senza futuro.
L'alternativa è spegnere i computer e cercare di vedere perché 17 milioni di persone hanno scelto Ahmadinejad. Servono solo un po' di apertura mentale e un po' di coraggio".
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