Allora sì, è effettivamente successo che l'urina delle guardie di Guantanamo e alcune copie del Corano si siano incontrate in questa vita. Ma, calma: certe volte è accaduto intenzionalmente, altre volte per puro caso.
Per esempio: una guardia stava urinando proprio vicino a una ventola, la corrente d'aria ha mandato gli spruzzi nella ventola, che li ha spediti dentro una cella; il detenuto ha poi ricevuto un'uniforme pulita e un Corano nuovo, e la guardia è stata punita.
Un'altra volta le copie del Corano dei detenuti si sono bagnate perché le guardie del turno di notte hanno lanciato dei palloncini pieni d'acqua nelle celle. Tirare gavettoni è cattiva condotta, non maltrattamento di libro sacro.
Su un'altra copia è stata trovata una scritta oscena (due parole, in lingua inglese), ma gli investigatori non sono riusciti a stabilire se il colpevole fosse una guardia o un detenuto. Ripeto: due parole, in lingua inglese.
E poi c'è il caso di un marine che nel 2002 si accovacciò in modo aggressivo, ma "involontariamente", accanto al libro. E a volte è capitato pure che qualcuno ci abbia camminato sopra. Per sbaglio, certo.
Queste sono le dichiarazioni del Pentagono sui fatti di Guantanamo pubblicate sul New York Times.
"They have a right to do anything we can’t stop them from doing". "Hanno il diritto di fare qualunque cosa che non possiamo impedir loro di fare".
Questo invece è il Comma 22, dal romanzo di Joseph Heller, capitolo 39.
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