lunedì, marzo 14, 2005

Nuovo cinema inferno

Un articolo dell'LA Times parla dei film girati dai soldati in Iraq e poi montati su un sottofondo di canzoni preferibilmente heavy-metal ("Die, don't need your resistance. Die, don't need your prayers") e nello stile dei video musicali, da far vedere a parenti, fidanzate e amici a casa. Mica solo moschee, donne in nero e commilitoni in azione: anche cadaveri di iracheni decapitati, mutilati, carbonizzati.
"È un trofeo, qualcosa da avere. C'ero, ho fatto questo", dice il soldato McCullough, 20 anni.
Si sa, ormai i soldati portano spesso con sé in battaglia videocamere e macchine fotografiche digitali. Il risultato è l'abbondanza di immagini e film che hanno per soggetto la morte, la tortura e la mutilazione; film e immagini che spesso i soldati si scambiano "come se si trattasse di figurine".
I comandanti hanno la facoltà di regolamentare l'uso di questi dispositivi, ma poi "si finisce per applicare le regole del buon senso", come ha affermato un portavoce dell'esercito.
Il soldato McCullough era sorpreso che il suo video preferito avesse sconvolto tutti, giù in Texas. "Si scopre quanto sia strano tutto questo quando lo si fa vedere a casa". In effetti, la sua fidanzata (e attuale moglie) era rimasta scioccata dalle immagini di corpi mutilati, di esplosioni e di sparatorie.
Perfino papà McCullough, capitano di marina della riserva, aveva commentato: "Sai, questo non è normale".
Daniel Nelson, professore di psichiatria alla scuola di medicina dell'Università di Cincinnati, dice che filmare l'orrore è un modo per prendere le distanze, per dissociarsi, e un primo passo nel processo di "guarigione".
E Thomas Doherty, direttore del corso di cinematografia alla Brandeis University, si esalta: questi video sono "autentici diari di guerra". Sì, beh, le scene sono cruente, ma il montaggio sincopato, il ritmo incalzante della musica e le immagini guizzanti ne fanno "a very slick piece of work", proprio un bel lavoro. "La generazione MTV va alla guerra", commenta. "Al Sundance, dovrebbero mandarlo".
Secondo il consulente legale dell'Osservatorio sui Diritti Umani tutto questo non può essere neanche definito una violazione della Convenzione di Ginevra. La Convenzione dice che non si devono esporre alla pubblica curiosità resti di persone decedute, mica che non si deve fotografarli o riprenderli.
Ci sono già diversi siti che vendono video "di guerra": efootage.com pubblicizza "combattimenti di militanti per le strade di Baghdad, saccheggi, disordini", Gotfootage.com, offre video da 50 e 100 dollari con vecchi filmati di Saddam Hussein, Jessica Lynch, bombardamenti aerei e "sooooo many bombs", mentre GrouchyMedia.com "is the place to find those pump-you-up-to-kill-the-bad-guys videos everyone has been talking about."
Secondo il sergente Bronkema di Lafayette non c'è niente di strano in tutto questo: "Non c'è più violenza di quanta ce ne sia in Salvate il soldato Ryan. Per noi non è diverso dal guardare un film".

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