La finezza, il tatto, la classe di certi giornali di provincia.
Una donna di 68 anni qualche giorno fa è stata uccisa con cinque colpi alla testa nella sua casa di Spilimbergo, in provincia di Pordenone.
Ieri Il Piccolo di Trieste titolava in prima pagina "Massacrata a bottigliate la "pettegola" del paese".
La fotografia ritrae una donna anziana sorridente, con la permanente, un vestito a fiori e una collanina di perle scure. Il pezzo descrive sommariamente la "macabra scena" del delitto (le bottiglie di vino, un mozzicone di sigaretta, alcune impronte), poi il cronista giudizioso traccia un sintetico ritratto della vittima. E qui viene il bello: la donna viene descritta come una "personalità bizzarra", un'"attaccabrighe", una donna "problematica, non pericolosa, ma con rapporti non buoni con il vicinato" (insomma, vecchia, rompicoglioni, balorda, e mai che si facesse i fatti suoi: state attenti che quelle così a Spilimbergo fanno una brutta fine). Viveva in un "monolocale dell'Ater" ed era "seguita dai servizi sociali": sinonimo, evidentemente, di quel genere di problemi che attirano le bottigliate in testa.
Certi redattori dovrebbero leggersi (o rileggersi) gli articoli di nera di Dino Buzzati: non solo il loro stile ne guadagnerebbe abbondantemente, ma forse imparerebbero anche che non si maltrattano così le donne vive, figuriamoci quelle morte ammazzate.
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