Io un tot di anni fa che non sto a dirvi arrivavo a Venezia per cominciare il mio primo anno accademico: c'erano l'acqua alta e lo sciopero dei lettori di madrelingua, due contrattempi che mi sarebbero diventati familiari. Tutta la mia vita universitaria è stata una corsa a ostacoli per riuscire a seguire corsi, rinnovare l'iscrizione, modificare i piani di studio secondo regole sempre diverse, iscrivermi agli esami (nella lista ufficiale, perché c'era sempre una lista non ufficiale che circolava, messa in giro da geni della disinformazione), cercare di convincere il bibliotecario del dipartimento che quella sulla foto del pass ero proprio io, presa in un buon momento e con la luce giusta. Signor Boscolo, si chiamava. Non ci siamo mai piaciuti: lui era convinto che lasciata a me stessa sarei stata capace di fare le orecchiette alle pagine, io che lui fregasse di nascosto la carta per le fotocopie.
Ricordo file interminabili, labirinti e corridoi. E il signor Boscolo, che si appostava ovunque: o aveva il dono dell'ubiquità, o un numero imprecisato di fratelli gemelli.
Il sistema-università era crudele e selettivo, parlava una lingua tutta sua e a me incomprensibile.
Mi è capitato, in questi ultimi anni, di chiedermi quanto fosse cambiata la vita degli studenti: capitemi, non sono nemmeno sicura che il voto di maturità sia ancora in sessantesimi. Per quanto ne so, potrebbe essere espresso in Experience Points, come in Final Fantasy.
Gorizia, che in passato ospitava solo un prestigioso corso di laurea in scienze diplomatiche, è ora una piccola città universitaria, una costola dei due atenei di Udine e di Trieste che si contendono le matricole a colpi di marketing strategico. I metodi d'arruolamento sono aggressivi. È capitato perfino a me di sentirmi dire: "ma lo sai che mettendosi d'accordo ti passano un casino d'esami? Potresti già andare al terzo anno. Beh, il terzo anno ancora non esiste, è un corso di laurea nuovo. Però ti conviene, ti fai la seconda laurea". Insomma, io metto da parte diplomi superflui (anzi, mi ci faccio un intero servizio di tovagliette all'americana) e l'università sopravvive con le mie tasse: ecco quel che si dice un sistema sano e funzionante.
C'è tutto, a Gorizia. Ci sono le associazioni studentesche. C'è un consorzio per lo sviluppo del polo universitario. Ci sono gli studenti. C'è, miei cari signori, il Welcome Day. L'evento clou è un percorso di prove, giochi e degustazioni di vini e prodotti tipici negli "ambienti più significativi della città": si parte dal Castello e si toccano tutte le tappe previste ("evidenziate in verde nella WD map") avendo cura di raccogliere i timbri a ogni stand; saranno valide solo le WD map che riporteranno tutti i timbri (mi hanno detto che nel Camino di Santiago funziona uguale, niente timbri, niente Compostela: duro ma giusto). Poi, ciocchi come alpini nel giorno del raduno, si consegna il tutto "allo staff di WD". Infine, estrazione di premi e "un ricordo della giornata per tutti". Giusto il tempo di mandar giù l'ultima fetta di gubana con un calice di passito, e la sera, dopo l'Happy Hour delle 20.00 ("bere l'aperitivo qui è una tradizione", capito, milanesi?), c'è il Welcome Party, per "festeggiare insieme un nuovo inizio".
La mia mentalità - così assurdamente meritocratica, plasmata dalle fantasiose e crudeli prove di resistenza da me superate con successo nella Venice experience - è completamente estranea al concetto di Welcome Day. Ma sono i tempi che cambiano: noi dovevamo estorcere con stratagemmi e regalie l'esatta ubicazione delle sedi universitarie (giuro, certi dipartimenti erano introvabili, gli informatori inaffidabili, e i metodi dovevano qualcosa alla polizia segreta della Serenissima - non me ne vanto), questi fanno l'itinerario dei sapori alla scoperta della città, con estrazione finale.
Il primo premio è un tv color 14'': e questo conferma che è tutta invidia, la mia.
Benvenuti al polo universitario di Gorizia.
Nessun commento:
Posta un commento