venerdì, novembre 12, 2004

12 novembre

Oggi ho bisogno di Walt Whitman. Non quello su di giri che ha contagiato la poesia americana di un vitalismo quasi insopportabile (pur liberandola una volta per tutte dalla staticità e dall'accademismo), ma il Whitman dei versi in memoria di Lincoln: altro presidente, altro secolo e diversa stagione dell'anno, quella in cui dolcemente e crudelmente fioriscono i lillà. Esprimono il rispetto per un capo, il dolore dei suoi soldati, l'amore per una terra, e la forza della poesia: così parlano al mio cuore.

1
Hush'd be the camps to-day;
And, soldiers, let us drape our war-worn weapons;
And each with musing soul retire, to celebrate,
Our dear commander’s death.

No more for him life’s stormy conflicts;
Nor victory, nor defeat no more time’s dark events,
Charging like ceaseless clouds across the sky.

2
But sing, poet, in our name;
Sing of the love we bore him because you, dweller in camps, know it truly.

As they invault the coffin there;
Sing as they close the doors of earth upon him one verse,
For the heavy hearts of soldiers.

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