Miss Trieste si chiama Sara Jug, ha diciannove anni, è alta un metro e ottanta. È anche slovena. Mamma di Vrtojba e papà di Solkan, intorno a Nova Gorica.
Il vostro agente sul confine si limita a riferire che Jug, Sara, certamente priva di passaporto italiano, ha gli occhi chiarissimi, i capelli neri, e uno stacco di gamba che ha il suo perché.
Ma, visto che stiamo parlando di una selezione di Miss Italia (cioè, roba serissima) e della leggendaria bellezza delle donne triestine (vera, e altrettanto seria), a Trieste si apre il rovente dibattito.
Ci sono i cosmopoliti ("farei lo stesso discorso se fosse di Helsinki"), i normativi ("poteva essere anche greca, cecoslovacca, ungherese, ma almeno residente a Trieste"), i sarcastici ("cambino il regolamento, o il prossimo anno potranno liberamente legalizzare Miss Ferragosto o Miss Sardon Day"), i patetici ("ora c'è anche il rimpianto di non festeggiare con una bellezza triestina i cinquant'anni del ritorno di Trieste all'Italia"), i dietrologi ("si vogliono fare le solite strumentalizzazioni"), i patriottardi ("se si voleva proprio essere rivoluzionari si poteva eleggere per una volta una cinquantenne, una triestina nata nel 1954, l'anno della seconda redenzione").
E infine, cari signori, c'è lui, il teorico dei vasi comunicanti: "la Slovenia, nazione giovane ed emergente, sta più in alto rispetto l'Italia, e ci sommergerà". E conclude amaramente: "dopo l'Istria, l'Italia ha perso anche il Carso".
Solo lui sa perché.
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