Ascoltando una conversazione tra goriziani, in coda alla cassa del supermercato, ripenso a quel modo che da sempre mi affascina e mi disgusta di riferirsi alle persone di origini meridionali e a quelle di origine slava. Nel primo caso "italiani" (abbreviato "tajani"), nel secondo "s'ciavi", oppure genericamente "lori" ("loro"). Il "taiani" è andato scomparendo per far posto a un più convenzionale "meridionali", "s'ciavi" è ancora frequente (ci sono ancora tracce del più affettuoso "jughi").
Da ieri, credo, la Jugoslavia non esiste più. Io continuerò a lasciarmi sfuggire l'espressione – sempre più incomprensibile altrove e sempre meno "correct" – "vado in Jugo".
Evoca cose altrimenti indescrivibili, farne a meno non si può.
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