giovedì, ottobre 21, 2004

Il y a 20 ans



In qualche modo le cose cominciano.
Per me, è cominciata così.
Ho un ricordo molto vivo dei film visti da bambina, quando i miei lavoravano fino a tardi e Antonia si addormentava sulla sedia in cucina con il televisore acceso. A volte mi sembra che gli anni successivi, dell'adolescenza e della prima età adulta, siano stati una ricostruzione furiosa di quei film senza titolo, mal capiti o fraintesi, divorati ad occhi spalancati e con il volume al minimo.
Se ho amato il cinema prima dei ragazzi e della musica è merito di un contagio, di uno sguardo fatale e casuale, in una di quelle sere silenziose in cui al desiderio che i miei tornassero presto seguiva la preoccupazione di non riuscire a vedere la fine del film.
François Truffaut è stato il regista di quel contagio, e il film I quattrocento colpi.
Truffaut per me è stato l'amore, la carnalità, il gioco, il macabro, lo scherzo, l'amarezza. I suoi maestri sono diventati i miei, ho scoperto il grande cinema americano ed europeo anche attraverso i suoi occhi, ho mandato a mente la lezione di Hitchcock e di Ray, di Gance e Ophüls. Truffaut è stato critico, polemico, bibliofilo, trasgressivo, convenzionale, romantico, cinico, dongiovanni, feticista, voyeur e tantissime altre cose. L'ho tradito, discusso e abbandonato molte volte, poi, come si fa con quello che si ama veramente.
Quella notte fatale, mentre la stufa si stava raffreddando, io sognai Doinel che accendeva una candela davanti al ritratto di Balzac, e io ero Doinel.
Per me, così è cominciata.

martedì, ottobre 19, 2004

The year of the miniskirt

Ogni anno ha la sua parola-tormentone: quella più sentita in giro, la più letta sui giornali, quella che ricorre più spesso nel linguaggio televisivo. La più molesta, anche. Sembra che per i britannici questo sia l'anno del chav, il ragazzetto con cappellino da baseball e una predilezione per le catene d'oro vistose e dozzinali, frequentatore accanito dei centri commerciali del regno.
Ma è la lista delle parole dell'anno dall'inizio del secolo a oggi a riservare sorprese: per esempio, tiddly-om-pom-pom nel 1909, sudden death nel 1927, sex nel 1929 (e sexy appena nel 1956), mobile phone già nel 1945. Fino agli squallidi axis of evil del 2002 e sex up del 2003. Sapere di essere nati nell'anno in cui da quelle parti il tormentone era "minigonna", giusto giusto tra byte e acid, con il senno di poi dà perfino una certa soddisfazione.

lunedì, ottobre 18, 2004

Lunedì, poesia

Strange to know nothing, never to be sure
Of what is true or right or real,
But forced to qualify or so I feel,
Or Well, it does seem so:
Someone must know
.

Strange to be ignorant of the way things work:
Their skill at finding what they need,
Their sense of shape, and punctual spread of seed,
And willingness to change;
Yes, it is strange,

Even to wear such knowledge – for our flesh
Surrounds us with its own decisions –
And yet spend all our life on imprecisions,
That when we start to die
Have no idea why.

Philip Larkin, "Ignorance"

domenica, ottobre 17, 2004

One is too many, two is not enough

In arrivo bambini con tre (3) genitori biologici?
Viene da pensare che lo facciano apposta per dar fastidio a Buttiglione.

sabato, ottobre 16, 2004

Ritocchi

Mi sono svegliato nel Duemila e ho avuto paura perché Berlusconi aveva comprato tutto. Perfino la Costituzione aveva fatto riscrivere. Da Mike Bongiorno. Il primo articolo diceva: "L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro? Avete venti secondi per rispondere. Via al cronometro".
Paolo Rossi - Gino & Michele


Si devolve, si premierizza, il centrodestra si blinda ed esulta (ci mancherebbe altro), la Costituzione si ritocca, Bossi resuscita. Possiamo prenderla anche con razionalità e intelligente/fatalistico distacco, ma niente sarà più come prima (e prima non era una passeggiata di salute).
Lo so che si deve cercare di andare al referendum prima del 2006, lo so che ci vuole una mobilitazione civile (ma guidata da quell'altro mostro proteiforme chiamato Grande Alleanza Democratica, a me fa impressione): però oggi che è sabato potrei versare semplicemente qualche lacrima rabbiosa in materia di educazione civica?

giovedì, ottobre 14, 2004

Not under my skin

Microchip sottocutaneo con numero a sei cifre, a fini medici, approvato dalla Food and Drug Administration: non ci posso fare niente, la cosa mi dà i brividi, mi inquieta, mi turba.
Poi penso al mio medico di base, un uomo sui cinquanta che ha appena imparato a digitare su una tastiera di computer le ricette dei pazienti e per il quale il prossimo traguardo è imparare far interagire la macchina con la stampante: sembra che per ora non ci sia verso, e questa impasse è il principale argomento di conversazione nella sala d'aspetto.
Penso alle mie rare visite al suo studio, a quando fingo la vivacità di un pesce sano afflitto da un dolorino transitorio, mentre lui si lascia convincere che le analisi non sono necessarie e finge di essere d'accordo con la mia autodiagnosi presa pari pari dal dizionario dei sintomi.
Se recalcitra gli devo ricordare di quella volta in cui dagli esami del sangue risultò che avevo una glicemia incompatibile con il mio stato in vita: attivò mamma e papà perché con una banale scusa mi facessero salire sul primo treno per la città di G., nell'ipotesi che non fossi già in coma, per portarmi nel suo studio e permettergli di constatare in santa pace il miracolo o il decesso. Proprio quando cominciavo ad agitarmi, risultò che il dato era stato scambiato con il numero del laboratorio. Ecco.
Se recalcitra io gli ricordo l'intrinseca inaffidabilità del sistema.
E se di questa cosa del microchip si parlerà anche qui io credo che andrò da lui per proporgli una cancellazione permanente della mia identità sanitaria dal sistema. E lui sarà d'accordo.
In cambio gli rivelerò un segreto, una cosa che tengo per me da un sacco di tempo: la stampante bisogna accenderla.

mercoledì, ottobre 13, 2004

A fari spenti nella notte

A Message in the Public Interest

To show our solidarity as Americans, let's all get together and show each other our support for the candidate of our choice. It's time that we all came together, Democrats and Republicans alike.

If you support the policies and character of John Kerry, please drive with your headlights 'ON' during the day.

If you support George W. Bush, please drive with your headlights 'OFF' at night.

È la nuova versione di un vecchio scherzo che circola negli internets. Visto che oggi sono in vena di sondaggi, non potremmo importarla per testare la popolarità del perseverante Tremaglia?

d is the answer

Grazie al gentile campione di utenti, la risposta d ha spopolato (beh).
Dunque, nessun problema con il template.


Interagiamo

Apriamo un piccolo sondaggio informale per verificare che sia tutto a posto nel template.

Quale di queste affermazioni condividete?
a. i caratteri sono GIGANTESCHI, ma l'avevo attribuito ai tuoi problemi di vista (hai rotto gli occhiali? un'altra volta?);
b. i caratteri sono GIGANTESCHI, ma l'avevo attribuito a una delicatezza nei miei confronti (ho rotto gli occhiali, l'età avanza...);
c. i caratteri sono normali, chiediti piuttosto se il template è il massimo delle tue possibilità creative, genio;
d. i caratteri sono normali, cioè con la solita maggioranza di culattoni e una percentuale inaccettabile di comunisti e di atei. Quindi tutto ok.

Rispondetemi nei commenti, plz!

lunedì, ottobre 11, 2004

Paure

Al primo posto tra le paure dei britannici non c'è il terrorismo, ma i ragni. La cosa ha senso, se si pensa che per un normale essere umano è molto più probabile uscire di casa e imbattersi in un peloso ottozampe aggrappato allo stipite (esperienza personale) che in un uomo di Al Qaeda disposto a terminarti con ogni mezzo. Al terzo posto ci sono i serpenti, al sesto il dentista, mentre a sorpresa la morte è solo quinta, dopo il terrore dell'altezza: significa che trovarsi al trentesimo piano e guardar giù fa più paura che fracassarsi al suolo? Misteri dei sondaggi. Va detto che questo è stato commissionato dalla Universal Pictures per il lancio del DVD di Van Helsing. Inutile dire che i vampiri non si sono classificati.
Neanche le suocere, ma questo è un mio problema.

domenica, ottobre 10, 2004

So many Internets, so little time

C'è una coincidenza che lega le sorti dei Washington Redskins e delle presidenziali americane: se i Redskins perdono nell'ultima partita in casa prima delle elezioni, il partito del presidente in carica perde la Casa Bianca.
Succede dal 1936, quando si chiamavano ancora Boston Redskins, vinsero contro i Chicago Cardinals e Roosevelt fu rieletto.
L'ho letto sugli internet, naturalmente.
Se quest'anno gli arbitri sono della Florida, possiamo stare tranquilli.

sabato, ottobre 09, 2004

Andar per mare

"Tanti italiani hanno rinunciato al sogno di andar per mare per il timore di avere addosso le saette della Guardia di Finanza. Ora, con le nuove norme, si può acquistare una barca sotto i sette metri e mezzo senza dover denunciarla al fisco", ha detto oggi Berlusconi durante l'inaugurazione del Salone Nautico di Genova. E vogliamo mettere "la possibilità di tanti padri di famiglia di portare a spasso i propri figli e la propria signora senza incorrere in rischi"?
Sì.

giovedì, ottobre 07, 2004

Piume, di nuovo

Riecco i teorici del Tirannosauro piumato, ipotesi che qualche anno fa fece infuriare i creazionisti e infastidì gli evoluzionisti: di burla, a quanto pare, si trattava.
Ora, sempre dalla Cina, deposito inesauribile di dinosauri e di piume, spunta questo soffice parente: il feathery dino ha tre dita per zampa, mascella prominente, e una bella lanugine che lo fa somigliare a un tacchino. Ci risiamo.

Per me il migliore T-Rex con le piume (tante piume, e anche un bel po' di lustrini) resta Marc Bolan.

mercoledì, ottobre 06, 2004

Dacci oggi il nostro panino quotidiano

Lo dicono gli "scienziati britannici dell'università di Oxford": il miglior afrodisiaco è un sandwich con fichi, miele, ricotta e arancia. La "scienza" applicata al panino ha infatti individuato cinque combinazioni-tipo per affrontare i diversi momenti della giornata. Mele e burro d'arachidi vanno bene per la palestra, pollo tikka e salsa di mango per le riunioni di lavoro, tonno affumicato e crema di formaggio per dormire bene, mentre cioccolato e banana sono ok per i postumi di una sbronza. È possibile che in questo momento i miei neurotrasmettitori abbiano bisogno di un po' di curry, ma qui non siamo molto lontani dalla fede nelle virtù rinfrancanti e corroboranti di una buona cuppa tea.
Trinity College - Barbara Pym* 1-1.

*Che fa dire a uno dei suoi personaggi: I'm not one of those excellent women, who can just go home and eat a boiled egg and make a cup of tea and be very splendid, but how useful it would be if I were!

mercoledì, settembre 29, 2004

Spiegatemi

Via Ultimate Insult, il sito "Adopt a sniper". Parliamone.
Ho cercato qua e là, forum compreso, indizi concreti che possa trattarsi di uno scherzo, a conferma della prima impressione (che è stata, ovviamente: ah, ah!).
Non ne ho trovati. Ho letto anche la faq e sono confusa.
Adesso vado a dormire; se pensate che sia il caso di spiegarmi un paio di cose sull'utilità sociale dello snaiperaggio e dell'adozione a distanza di franchi tiratori, lasciate due righe nei commenti che domani ne parliamo.

Astenersi non estimatori di John Cleese

Basil: How do you do doctor. Very nice to have you with us, doctor.
Mr Abbott: Thank You.
Basil: And Mrs Abbott, how do you do.
Mr Abbott: Dr Abbott, actually.
Basil: …I’m sorry?
Mr Abbott: Doctor Abbott.
Mrs Abbott:
Two doctors.
Basil: (to Mr Abbott) You’re two doctors?
Mrs Abbott: Yes.
Basil: Well, how did you become two doctors? That’s most unusual… I mean, did you take the exams twice, or…?
Mr Abbott: No, my wife’s a doctor…
Mrs Abbott:
I’m a doctor.
Basil: You’re a doctor too! So you’re three doctors.

Fawlty Towers, # 8, "The Psychiatrist"

E, nello stesso episodio, "a woman, you know: opposite person of the contradictory gender".
Astenersi non estimatori.

martedì, settembre 28, 2004

Come ordinare a un iracheno di togliersi il parrucchino

Boing Boing pubblica oggi un estratto della guida visuale Kwikpoint usata dai soldati della coalizione in Iraq, osservando come a un'iconografia infantile dall'"estetica semplificata" corrisponda un contenuto violento, con esiti inquietanti.
Vuoi perquisire qualcuno, controllare che sotto un eventuale parrucchino o sotto la lingua non nasconda armi, informarti sull'esistenza di trappole esplosive e di attentatori suicidi? Basta indicare con il dito l'immagine appropriata.
Sbrigativo ed efficiente, parte prima e parte seconda. Se non facesse paura farebbe ridere.
La Kwikpoint propone anche un'"Iraq cultural smart card", con informazioni su religioni, usi, costumi e festività del luogo: e anche con la cultura siamo a posto.

Agenzia Walrus/la Sars

Il Corriere titola "Sars, 'probabile' contagio umano in Thailandia": una donna è morta dopo essersi presa cura della figlia malata. Le autorità: nessuna prova che il virus sia mutato.
E per un momento, penso: nessuna prova della contagiosità della polmonite atipica? Ma allora, le famose mappe del contagio? Tutta gente che somatizzava? E le magliette spiritose con la scritta "close enough to read this, close enough to get Sars", me le sono sognate?
Poi si legge l'articolo e si capisce che l'autore chiama Sars l'influenza aviaria: sapete come vanno queste cose, arriva l'autunno e con le epidemie a noi generazione-Crichton ci prende sempre un po' d'emozione. Il modello giusto è però l'H5N1 e siamo preparati da tempo all'eventualità che sia pericolosissimo, visto che ha compiuto quei due-tre allarmanti salti di specie (polli, maiali, felini?) per arrivare appositamente fino a noi e farcela pagare.
Una giovane dottoressa di mia conoscenza aveva etichettato già la Sars come la nuova peste del secolo, secondo lei "causata dalla sporcizia dei cinesi che dei cibi mangiano tutto perché sono vunci". Testuali parole.
Viene da chiedersi cosa penserebbe adesso del micidiale virus dei polli, roba vuncia, vuncissima anche questa. Speriamo almeno che non vada a spiegarlo a quelli del Corriere.

domenica, settembre 26, 2004

Nostradamus - the final cut

Il Coro dell'Armata Rossa canterà per il papa il 15 ottobre.
L'esibizione potrebbe aprirsi con l'esecuzione degli inni nazionali vaticano e russo.
Se c'era una cosa, in quell'impreciso di Nostradamus, che parlava a questo animo scettico e materialista era la faccenda dei cavalli cosacchi e delle fontane di San Pietro.
Adesso potete anche dirmi il terzo segreto di Fatima.
Tanto, ormai.
I ghiacciai, per il momento, si sistemino là in fondo. Grazie.
In ritardo come al solito.

martedì, settembre 21, 2004

Faccio tardi/2 - Frenzy

– Che poi, questo, ha ammazzato la moglie in Austria (e in Alta Austria, mica a Klagenfurt), l'ha fatta a pezzi, li ha chiusi in tanti sacchetti e se li è portati in Italia, dove li ha distribuiti nei cassonetti di tutta la Bassa Friulana. Ma si può?
– Scomodo, dici?
– Da scemi!

lunedì, settembre 20, 2004

Faccio tardi/1

L'sms è uno dei soliti suoi:
"bloccato mentre uscivo per un omicidio, poi ridimensionato". (avrebbe dovuto essere: "bloccato mentre uscivo, per un omicidio poi ridimensionato": la virgola equivoca fa pensare a un killer che ha appena ricevuto un incarico).

La telefonata arriva mentre mi sto ancora chiedendo come possa ridimensionarsi un omicidio ("il morto c'è, ma non è omicidio", "il morto non è morto", ecc.).
– Faccio tardi, comunque la storia è confusa...
– Cioè non è un omicidio?
– Insomma, c'è questo austriaco che ha confessato di aver ucciso la moglie e di averla fatta a pezzi, che poi ha seppellito in giardino a Lignano.
– ...
– Poi però è emerso che la cosa sarebbe successa in agosto. E neanche a Lignano.
– E il tipo si è inventato tutto?
– No no, questo ha ammazzato la moglie e l'ha fatta a pezzi.
– Ah!
– E li ha seppelliti in giardino. Solo che adesso devono appena mettersi a scavare per cercarli. In Austria. Faccio tardi, ma non tanto tardi.

Dicesi omicidio ridimensionato quello che fa notizia, ma meno.

Lezioni di stile a 1,20 euro

Nel magazine del Corriere della Sera mi imbatto nel pezzo di Lina Sotis su Generazione "Lav", che mi istruisce sul cambiamento dello stile "dai tempi di Marella".
Ed è così che al modico prezzo di euro 1,20 (quotidiano+supplemento) ricevo questa informazione: "Attorno a Lavinia Borromeo, la sposa di John Elkann, avanza una moltitudine di giovani ragazze decise e grintose, che vanno all'attacco della vita con i lunghi capelli sciolti". Segue una spedita descrizione dell'abbigliamento di circostanza delle ragazze confrontato con quello delle nonne, che ai loro tempi si sposavano tutte in visone e castorino, cioè "quelle stesse pellicce che adesso vengono considerate importabili da ogni signora elegante e che si vendono a prezzi bassi perché le possano acquistare le casalinghe".

E io mi rendo conto in un improvviso attimo di lucidità che:
– le signorine con i lunghi capelli sciolti di cui si parla con tale fervore non stanno tecnicamente andando all'attacco della vita (articolo già acquisito) ma al massimo si preparano a un cocktail; e con la grinta siamo a posto, direi.
– con tutto il male detto e pensato da sempre su Miss Italia, adesso quelle ragazzine dal lessico devastato e dall'immaginario impoverito mi inteneriscono; loro, e le loro madri così classe media da potersi finalmente permettere il castorino.

Tra queste due minime rivelazioni, poca cosa, trovo anche il tempo di pensare che come sempre la signora Sotis, al solito, impartisce lezioni di bel vivere con tono scettico e semiserio mentre di fatto incensa stili di vita accessibili ai meno, fabbricando e descrivendo un'"alta società" che di fatto già sconfina nel demi-monde.
Tutto questo cortigiano scomodarsi (che sembra dominare tutta la rivista, e non solo l'articolo sulla moltitudine di giovani donne grintose con i capelli sciolti) è offensivo e banale.
Di più: è "importabile".

domenica, settembre 19, 2004

Self-made men

Siniscalco dice che da noi non avrebbe potuto esserci un Bill Gates: sarebbe finito in carcere.
Sì, certo. (E qualcuno faccia notare al ministro che papà Gates non gestiva un baretto)
In compenso, non spiega come abbia potuto esserci un Silvio Berlusconi.

sabato, settembre 18, 2004

Riposini

Ecco come deve arrangiarsi un ragazzo per farsi una dormita in santa pace. (e poi, non dicevate che sono tele-igienico?)

giovedì, settembre 16, 2004

Rembrandt era strabico

E così Rembrandt partiva in vantaggio, dopotutto: era strabico. A lui riusciva facile mettere a fuoco gli oggetti e appiattire le immagini per rappresentarle. Soffriva, dicono, di un disturbo corneale che gli risparmiava la fatica di chiudere un occhio, per il semplice fatto che mentre un occhio fissava un punto, l'altro era in tutt'altre faccende affacendato. Niente tridimensionalità, problema risolto, "svelato il segreto del genio di Rembrandt". Per questa scoperta dobbiamo ringraziare uno studio neuroscientifico condotto dall'Università di Harvard.

Sono sempre affascinata e orripilata dagli effettismi dell'informazione e dall'entusiasmo con cui vengono ribattuti dalle agenzie di stampa. I giornali abbondano di enigmi risolti, a farci caso: dalla scoperta in un antichissimo affresco austriaco dell'immagine di Mickey Mouse (un Topolino di 700 anni fa!) all'analisi astronomica di un dipinto di Van Gogh e alla rivelazione che Ramses II soffriva d'artrite.
Prima o poi ci diranno che Renoir era miope, ecco cos'era.
Noi ci faremo una bella risata.

If you wish

Insomma, 18 mesi dopo l'invasione dell'Iraq, il Segretario Generale dell'Onu dice che la guerra era, dopotutto, illegale.
Ma lo esprime a modo suo:
Q: So you don't think there was legal authority for the war?
A:
I have stated clearly that it was not in conformity with the Security Council - with the UN Charter.
Q:
It was illegal?
A:
Yes, if you wish.

Yes, if you wish.
Del resto, nella stessa intervista, afferma che la road map è "in deep, deep distress". È più che in difficoltà, sembrerebbe; ma possiamo forse pretendere che il Segretario Generale delle Nazioni Unite si sbilanci due volte nello stesso discorso, di questi tempi?
Paul Reynolds, nel suo commento all'intervista ad Annan, si sofferma sulla scelta delle parole in diplomazia. Per esempio, la risoluzione 242 successiva alla guerra del 1967 in Medio Oriente chiede "il ritiro delle forze armate israeliane da territori occupati nel recente conflitto". "Territories", non "the territories": l'assenza dell'articolo permette a Israele di dichiarare la propria conformità alla risoluzione, limitandosi al ritiro da alcuni territori. La versione francese cita in effetti "des territoirs", ma viene solitamente ignorata.
Su quello che l'Onu dice e non dice, fa, non fa o fa troppo, la puntata di Report di venerdì scorso è stata esemplare. Ho ripensato alle parole di Giandomenico Picco, oggi.
Altri tempi e altre persone.
I'm deeply, deeply distressed.

martedì, settembre 14, 2004

Una ragazza all'antica

Ma parliamo di Tony Blair. Per i due fan di Shakespeare che circolano in questo blog, sarà interessante sapere che ieri il Primo Ministro inglese, parlando a Warwick davanti ai sindacati, ha esordito parafrasando il suo omonimo in Giulio Cesare:
"I come here to praise Warwick not bury it",
ricevendo una accoglienza tiepida e qualche sorriso a denti stretti.
Il Mirror di oggi gli dedica il titolo "From bard to worse". Sulla classe operaia piovono pietre sette giorni su sette, come dice Ken Loach, e questo è quello che si ottiene facendo i simpatici sul problema delle pensioni.
Oggi c'è di meglio: Blair si dichiara sconvolto dal cambiamento climatico.
Non se ne può più, in effetti. Per citare alla lontana Jane Austen, questo tempaccio ci mantiene in un permanente stato di ineleganza. Che è esattamente quello che stavano pensando i 47 morti e 114 feriti di oggi a Baghdad.
Solo oggi e solo a Baghdad.
Sono una ragazza all'antica, io ancora mi scandalizzo.

domenica, settembre 12, 2004

O, o, o, o, that Shakespeherian rag

Non so quanti ammiratori del bardo capitino da queste parti, ma la scoperta via Reuters di questo ricchissimo sito della British Library sugli "in quarto" di Shakespeare a me ha risolto il pomeriggio domenicale. Sarà che ho ormai sublimato le lezioni di un certo temuto e scarmigliato professore di Ca' Foscari in un'esperienza mistica e totalizzante (lo giuro, siamo a livelli di paradiso artificiale). Oppure sarà semplicemente che oggi piove. Che sono una ragazza popolare, invece, già si sa.

E poi, la conoscete, no, la storia del tipo bello, ricco, nobile e scandinavo (quello biondo in calzamaglia) a cui appare il fantasma del padre e che si vendica con lo zio amante di mammà? Allora consiglio un'occhiata a Hamlet - the text adventure.
Cosa darei per risparmiare alla dolce Ofelia la pazzia e la successiva morte per acqua tra ghirlande di fiori. Già sarebbe tanto evitare di accopparle il padre.
Ma sì, ok, si chiama tragedia.

sabato, settembre 11, 2004

Y chromosome

Irritabilità, depressione, mal di testa, lacrima facile e quel vago istinto omicida, anche voi?
I ricercatori dell'Università di Derby lo confermano: tutto uguale, meno la ritenzione idrica.
Sorry, guys.

venerdì, settembre 10, 2004

L'Apocalisse secondo Pier Ferdinando

Mentre Casini si perde in vertiginose equazioni che giovano alla lucidità di tutti ("Il nazismo e lo stalinismo ieri come il nuovo terrorismo oggi sono due facce della stessa medaglia: la medaglia dell'inferno in terra"), e ci si propone di sfiaccolare utilmente in tutta Italia, Berlusconi fa sapere di aver chiesto al presidente iracheno Ghazi al Yawar, in visita a Palazzo Chigi, un impegno per liberare le due volontarie italiane.
Cioè, fatemi capire, noi (noi, si fa per dire) chiediamo questo a uno che già fa fatica a restar vivo di suo?
Pensandoci, meglio se mi procuro una fiaccola.

Sirchia's list

Ma quante ne sa, quest'uomo? Oggi il dobermann (con l'alano e lo schnauzer) è tornato buono, si è redento e sorride con noi. Girolamo dixit, in un'ordinanza che avrà la durata di un anno.
Ed ecco la lista dei 18 cani canaglia: l'American bulldog; il cane da pastore di Charplanina; il cane da pastore dell' Anatolia; il cane da pastore dell' Asia centrale; il cane da pastore del Caucaso (quanti cani da pastore, viene da chiedersi come faranno rigar dritto i greggi di competenza); il cane da Serra da Estreilla; il dogo argentino; il fila brazileiro; il mastino napoletano; il perro da canapo majoero; il perro da presa canario; il perro da presa Mallorquin; il pit bull; il pit bull mastiff; il pit bull terrier; il rafeiro do Alentejo; il rottweiler; il tosa inu.
Io un tosa inu, comunque, non l'ho mai visto.

2 X

Israeli soldier: Some take it like this and some like that. There are people who...OK, I killed a kid, OK. They laugh. Yes, now I can draw a balloon on my weapon. A balloon instead of an X. Or a smiley. Some people take it hard. I remember that during squad commander training I was in Jenin, let's say, we were in an "Almanat Kash" procedure, and everyone who climbs on Israeli APC's or armoured vehicles - shoot to kill. And the aim of all this was to have people climb. Because you have APC's under the house all the time. They tell us of course that the aim is to make the wanted men come out. But what wanted man would shoot just like that at an APC?

They also say that if they jump on the APC and take the machine guns...shoot to kill. And then a friend of mine came with his M29, sniper's weapon, and a kid just climbed. He shot, all happy - I took someone down. And then they told him he took down an 11 year old kid or something like that. He took it very hard.

Interviewer: Killed someone, so he was happy. Why?

Israeli soldier: Yes, because you prove yourself. You're a man.

Interviewer: It is known he is unarmed.

Israeli soldier: He's unarmed for sure and he climbs it... No one asks you why you have 2 X's on your weapon and if they were armed and this was done by procedure. It can be two Molotov throwers and it's still 2 X's.

Dall'intervista a un soldato dell'Esercito di Difesa Israeliano in servizio a Nablus, pubblicata integralmente da electronicintifada.

lunedì, settembre 06, 2004

Essere e avere

Non amo dare qui giudizi su film e raccomandarne o sconsigliarne la visione. Al massimo slittano direttamente nella categoria "dobraroba". Questa è un'eccezione.
Poche sere fa ho visto Essere e Avere, di Nicholas Philibert, un film-documentario ambientato nel Puy-de-Dôme, nella Francia rurale. È la storia di un anno scolastico in una vera multiclasse, o classe unica, in cui "i più piccoli", "i piccoli" e "i più grandi" vengono seguiti e istruiti da un maestro sulla soglia della pensione (si tratta per lui dell'ultimo anno di insegnamento).
Con occhio attento e quasi invisibile, il regista osserva e registra la vita della classe, i suoi ritmi quotidiani scanditi dalle stagioni: il film si apre infatti con uno scuolabus che affronta un paesaggio montano invernale e si chiude con le ultime lezioni all'aperto e la gita nel silenzio dei campi di grano in un'estate abbagliante.
Giorno dopo giorno, senza un'evidente imposizione di ritmo e senza apparente fretta, ci vengono mostrati minimi e lenti progressi, scene di vita familiare (come l'episodio dell'intera famiglia alle prese con il problema di aritmetica del bambino), momenti di vita di classe. Vediamo il maestro, alle prese con un dovere sentito e coltivato come vocazione, impartire i rudimenti della scrittura e della costruzione delle frasi, farsi severo di fronte a un litigio tra ragazzi, tranquillizzare una mamma preccupata per i problemi di apprendimento e di comunicazione della sua bambina e un bimbo in ansia per la malattia del papà. A un certo punto ascoltiamo il maestro parlare di sé e della sua storia familiare – i genitori fieri del suo lavoro di insegnante, i sacrifici della famiglia, una professione voluta e sentita fin da piccolo – e capiamo quanto sia a un tempo consapevole del suo ruolo e vicino ai genitori umili dei suoi allievi. Lo vediamo presente e sollecito, mentre dosa l'alfabeto e i numeri alla sua classe, sovrintende divertito alla loro educazione fino a quell'"au revoir monsieur" detto da ciascuno dei bambini, ultimo di una lunga serie e, semplicemente, ultimo: i bambini ci sfilano davanti agli occhi fuori dalla classe e dal film. La sola figura del maestro, l'aria un po' spaesata e commossa, occupa l'inquadratura finale.
E mi sono resa conto di questo: pensavo i due verbi impegnativi del titolo alludessero a concetti, a chissà quali lezioni morali. Sono invece i primi due verbi che si imparano a scuola, che si coniugano con lentezza esasperante, tra gli errori e gli incespicamenti.
Ho pensato spesso, negli ultimi giorni, a questo film-documentario in cui i bambini sono coltivati e protetti come belle e preziose piantine: si ha l'impressione che la scuola davvero li difenda e li custodisca, che si prenda cura di loro, che li renda più forti nonostante le lacune e le imperfezioni, e forse più fortunati dei loro genitori, migliori. Come deve essere.
Ne L'argent de poche (tradotto in italiano come Gli anni in tasca), che l'opera di Philibert richiama, anche per l'ambientazione – se non fosse che a Truffaut sta a cuore la storia, e anche un po' di autobiografia, e non la verosimiglianza – si assiste alla caduta dalla finestra di un bambino, con miracoloso lieto fine. Un personaggio commenta: "i bambini sbattono contro tutto, sbattono contro la vita, ma hanno la grazia divina, e anche la pelle dura".
Invece noi lo sappiamo, non hanno la pelle abbastanza dura. La "grazia divina" spesso si dimentica di loro, lasciandoci inariditi a desiderare che le cose andassero, se non come nel film di Truffaut, almeno come nella tenace, coraggiosa multiclasse di Essere e Avere.

mercoledì, settembre 01, 2004

Dopo l'Istria, il Carso

Miss Trieste si chiama Sara Jug, ha diciannove anni, è alta un metro e ottanta. È anche slovena. Mamma di Vrtojba e papà di Solkan, intorno a Nova Gorica.
Il vostro agente sul confine si limita a riferire che Jug, Sara, certamente priva di passaporto italiano, ha gli occhi chiarissimi, i capelli neri, e uno stacco di gamba che ha il suo perché.
Ma, visto che stiamo parlando di una selezione di Miss Italia (cioè, roba serissima) e della leggendaria bellezza delle donne triestine (vera, e altrettanto seria), a Trieste si apre il rovente dibattito.
Ci sono i cosmopoliti ("farei lo stesso discorso se fosse di Helsinki"), i normativi ("poteva essere anche greca, cecoslovacca, ungherese, ma almeno residente a Trieste"), i sarcastici ("cambino il regolamento, o il prossimo anno potranno liberamente legalizzare Miss Ferragosto o Miss Sardon Day"), i patetici ("ora c'è anche il rimpianto di non festeggiare con una bellezza triestina i cinquant'anni del ritorno di Trieste all'Italia"), i dietrologi ("si vogliono fare le solite strumentalizzazioni"), i patriottardi ("se si voleva proprio essere rivoluzionari si poteva eleggere per una volta una cinquantenne, una triestina nata nel 1954, l'anno della seconda redenzione").
E infine, cari signori, c'è lui, il teorico dei vasi comunicanti: "la Slovenia, nazione giovane ed emergente, sta più in alto rispetto l'Italia, e ci sommergerà". E conclude amaramente: "dopo l'Istria, l'Italia ha perso anche il Carso".
Solo lui sa perché.

martedì, agosto 31, 2004

Chiaro

La maggioranza di centrodestra ha bocciato al senato lo stanziamento dei soldi necessari per le celebrazioni del 60esimo anniversario della Resistenza e della Liberazione.



Riprendo (immagine di Strelnik) e sottoscrivo.

venerdì, agosto 27, 2004

Guerra, va bene?

Per banali motivi mi trovo spesso a leggere i quotidiani del giorno prima. La sfasatura talvolta è appena percepibile, altre volte vertiginosa: ci si sente veggenti e indovini, un po' Cassandra e un po' Tiresia, inutilmente più vecchi e più saggi. Funziona benissimo con la pagina dello sport.
Oggi, scorrendo i quotidiani di ieri, mi sono resa conto dell'insensato chiacchiericcio di fondo (chissà perché, follemente ottimista) sulla vicenda Baldoni.
Leggendo sapevo come sarebbe andata a finire.
È andata a finire che è morto ammazzato il più simpatico degli italiani in Iraq.
Ma la parola guerra vi fa venire in mente qualcosa?
Smettiamola di citare i blogger anche su televideo, per favore. Sono una pratica scorciatoia, l'equivalente moderno delle interviste raccolte per la strada, le opinioni della "gente", la sbirciatina alla commedia umana: quello che serve al cronista quando vuole anticipare l'ora dell'aperitivo, mentre dovrebbe fare il suo lavoro.
Quindi, basta con le tastiere inondate di lacrime.
Basta con tutti questi digitatori folli impegnati a mettere nero su bianco le proprie chiarissime o sfocatissime idee. E non dico farli tacere, ma almeno staccargli l'adsl per un paio di giorni.
Adesso, con il mio senno di Tiresia da strapazzo, preferirei che le brave persone come Baldoni se ne stessero a casa loro, e smettessero di correre rischi inutili.
La loro morte irachena, per incidente, per sbadataggine, per pallottole vaganti, per rapimento con esecuzione, per collutazione con pistolettata finale, per fraintesa buona fede, non serve a niente.

Ho appena deciso che domani non aprirò i giornali di oggi.

mercoledì, agosto 25, 2004

Contattismi

Dopotutto, che cos'è questo blog se non un deposito privato di vanità e di scontento, alternati a momenti di indignazione politica e/o sociale, con episodi da comare all'hard discount? E sto parlando di quando sono in vena.
Questo post contiene tutti questi elementi, più un velato j'accuse contro la spregiudicata lobby farmaceutica. Mettiamoci il cuore in pace.

Insomma, è possibile che un flacone da 360 ml di soluzione salina per lenti a contatto comprato in farmacia e prodotto neanche tanto lontano, e cioè nella zona industriale di Trieste, costi la bellezza di 9,92 euro?
Che cosa deve fare una soluzione sterile per lenti a contatto? Sciacquarle, disinfettarle, idratarle. Togliere le proteine, via.
Per 9,92 euro al flaconcino io pretendo almeno che mi restituisca due diottrie (mio dio! ci vedo! miracolo!) o che faccia sparire le occhiaie (miracolo! mio signore, io credo!) o che ridoni all'iride quel "tono veneto" e quella "partitura toscana" dei tempi migliori (dicono).
E invece questa salina, che con i suoi 27,56 euro a litro mi sta più su del Brent, semplicemente, squallidamente sciacqua.

Fine del post qualunquista.
Ciò significa che: no, oggi non parlerò delle mezze stagioni.

martedì, agosto 24, 2004

Vegcat

Prima, c'era solo un vago sospetto: avevamo notato una certa predilezione per le olive e le zucchine trifolate, un gusto per il radicchietto di primo taglio. Poi, una tendenza a stringere amicizie durature più che a imporre le regole della catena alimentare con i passeri e le cinciallegre sul terrazzo di casa.
Infine, quando gli abbiamo agitato davanti al naso una fetta di crudo di San Daniele, la reazione è stata: "come dovrei giocarci, con questo?". Poi si è prodotto nel suo caratteristico suono di disappunto (un piccolo sbuffo dalle narici, poco più di un sospiro, il massimo della disapprovazione) e si è allontanato a coda alta.
Guardiamo in faccia la realtà: questo gatto è praticamente vegetariano.
Nella foto, alle prese con: misticanza, rucola, carote a julienne, fagioli cannellini, abbondante mais. Pochissimo sale, poco olio d'oliva, due gocce di balsamico.



Che stella.



E adesso speriamo che non mi diventi buddista.

venerdì, agosto 20, 2004

Per viziare

Dunque, eccomi di nuovo qui appiccicata al Gito: per togliergli quell'espressione dal muso (residui di contrarietà, con tracce di scontento che promettevano un autunno caldo) ieri gli ho comprato un pacchetto di Sticklies (boh), che si autodichiarano senza pudore "12 bastoncini per viziare". Contengono del saporito formaggio e una percentuale di taurina che a occhio e croce supera la dose massima giornaliera della Juventus.
Volevo solo farlo contento.
Adesso, invece, mi tocca giocarci a braccio di ferro.

domenica, agosto 01, 2004

Quattro mura

Cose che ho sentito dire in questa casa:
"Ma li avete letti tutti?"
"Ce l'hai il dvd di Zardoz?"
"Mi metti Heroes?"
"Io di solito mi siedo qui."
"Ma se cambiate casa qua ci posso venire io?"
"Due giorni in questo posto e non mi sento più le gambe."
"Il fascino di una casa crepuscolare."
"Un mortorio. Neanche un lampadario"
"Posso misurarti le scale?"
"Quante belle energie!"
"L'angoliera, perché non attaccarla al soffitto?"
"Ma il castello si vede?"
"Questo interruttore è per la luce o per la ventola del bagno?"
"Ma qua è ancora Italia?"
"Direi che queste pareti hanno una bella impaginazione"
"Rinforzarla, questa porta. Con un bel fischer."
"I cassetti scorrono benissimo."
"In effetti quelle Nike le avevo già notate nella scarpiera in bagno..."
"No, il Maresciallo Tito no."
"Quello che ho visto uscire da sotto l'armadio è un gatto o un mucchio di polvere?"

È vero: questa casa è spesso in penombra, silenziosa, un po' impolverata. Equidistanti, ci sono una caserma e una chiesa. La mattina e la sera si danno il cambio uno strepitante inno di Mameli e un'elaborata, interminabile scampanata preregistrata. È un posto che mi piace.
In questo momento si sentono solo il ronzio di un aereo da turismo, le foglie dei pioppi agitate dal vento e un bambino che passa in bici sotto casa. Tra un po' il vicino annaffierà il giardino e manderà a fanculo la moglie a mezza voce. Speriamo che non gli venga voglia di passare il tosaerba.
In giornate immobili e calde come questa la micia zampetta ancora per le stanze, sempre giovane e bella, mentre il Gito sogna.

mercoledì, luglio 28, 2004

Tutti da Madame Tussaud sabato sera

"Beh, ma sei in forma! In vent'anni non sei cambiata neanche un po'!"
"Eh!"
"Se vai avanti così, tra vent'anni, allora..."
"Ma dài..."
"Dico, tra vent'anni sarai pronta per il Museo delle cere!"

lunedì, luglio 12, 2004

5 cent. La piccola posta di Miro Van Pelt



"Gentile Van Pelt,
non so se il fatto la può interessare (per la sua rubrica di posta del cuore, voglio dire), ma sto retrocedendo ad un sentimento primitivo. Ha presente la cosa? Lo voglio confidare a lei in quanto lei rappresenta bene invece il lato oscuro di questo mio stato, cioè quel sagace e brillante orientarsi nelle cose con piglio scanzonato, irriverente, cinico (dissacrante e iconoclasta, anche). Conoscendo, come dicevo, questo aspetto, per simmetria può intendere il significato di un crescente stato di commozione e venerazione, di occhio che cede all'umido e cuore lavorato come il burro quando si preparano i dolci a forma di pesca.
Lei e il blog che le confina tutt'intorno, lei e le sue compagne di merende siete muse corrosive. Siete mie alter ego e, in senso evangelico, mie 'nemiche'.
Il destino di chi è travolto da un sentimento di pietà da cattolicesimo parrocchiale è quello di offrirvisi quale vittima designata, così come ci si affida a laser chilometrici anzichè a lucide stelle. L'avrà inteso perfettamente: non c'è ironia nelle mie parole, nè uno schema sacchiano fatto di buoni e cattivi. Sono solo ripreso dall'elastico di ritorno dello stupore infantile, e non capisco più, per quanto la cosa mi piaccia, se sia un verso di andata o un ritorno, per un piccolo cuore che rumoreggia nel mondo.
Vorrebbe gentilmente dissezionare tutto questo, per me, che non ne sono più capace?"
US

Caro US,
pietà da cattolicesimo parrocchiale, occhio umido e cuore di burro in forma di pesca, ritorno all'istinto primitivo e allo stupore infantile. Mio caro, lei ha scelto le persone giuste alle quali consegnare il suo sbigottito sentire. Non conosco il motivo di queste nuove vibrazioni interiori, ma potrei darle alcuni consigli utili: perché la commozione facile si fa viva quando meno se l'aspetta, immagino; io già la vedo mentre segue con sguardo fanciullesco un volo di tortore dalla finestra aperta del suo open space, o si intenerisce più del dovuto alla vista di un crepuscolo estivo, o mi va in piena petite madeleine davanti a un cielo dalle sfumatore pastello (a questo riguardo, se vive a Milano, sta assistendo probabilmente a un tramonto all'ozono).
Ho una confessione da farle: io al cinema piango. E non solo di fronte ai film di Ken Loach, o a certe visioni teneramente o rabbiosamente socialiste, a certi finali aspri di Scorsese, ai cartoni giapponesi, al solo pensiero che Stanley Kubrick non c'è più. No, io sono capace di spargere lacrime anche per la morte di Godzilla, povera creatura, e ho detto tutto. In quel momento ha il sopravvento la bambina che passava i pomeriggi della domenica alla Stella Matutina (sic), pronta a piangere anche per Braccobaldo. C'è un solo modo per resistere a quella bambina: guardare intensamente un angolo del soffitto nei pressi dello schermo, cercare una macchia di umidità, e concentrarsi, lavorare di fantasia.
Le sto dicendo proprio questo, caro US (come "United States", come "Un Sognatore", come il pinkfloydiano "Us and them"?): da qualche parte, vicino alla sua visione all'ozono, c'è una bella macchia di umidità dalla forma comica o indecente. Di tanto in tanto vi si conceda con generosità, vedrà le soddisfazioni.
Ma tenga anche presente che questo moto elastico di andata o ritorno verso lo stupore infantile le piace, e dunque non lo sacrifichi troppo. Qualcuno ha detto che non è mai troppo tardi per avere un'infanzia felice. Non è forse possibile che lei stia facendo proprio questo?
Un ultimo consiglio: la descrizione che fa del suo cuore denuncia un incontro ravvicinato del quinto tipo con squisiti dolci a forma di pesca. Lasci che glielo dica: il suo feroce allergologo non se la berrà, la storia del fanciullo.

E a questo punto, dichiaro allegramente aperto il forum.

Après-midi di donna e gatto con piccola fuga

Si comunica che la qui presente Miru, lucida e presente a se stessa, dopo aver patito una scossa di terremoto molto intensa, con epicentro in Slovenia zona Bled-Bovec-Monte Nero (5,1 Richter), ha ripreso possesso della sua residenza in seguito a breve fuga con Gitino il gatto. E che a Gitino il gatto, a giudicare da come ha salutato i ritrovati croccantini, i terremoti mettono fame.

venerdì, luglio 09, 2004

Fragili/2

Altra telefonata dei miei.
"Papà mi ha detto di dirti che dal 15 in poi, se non ci trovi a casa, siamo dai pompieri perché seguiamo il consiglio di Pisanu. Quando torni puoi passarci a prendere in caserma. Ci portiamo dietro anche il Gito [il mio gatto]. Ciao ciao ciao ciao ciao."
Ringrazio sentitamente questo governo, che contribuisce a rendere i miei genitori più spiritosi e leggermente più chiassosi del solito.

domenica, luglio 04, 2004

The rady is a tramp



Le comiche disgrazie dell'inglese altrui, in Engrish.com, io le trovo irresistibili.

venerdì, luglio 02, 2004

Different

Gmail is different


Bene, ce l'ho anch'io.
mirumir(chiocciola)gmail.com, e rispondo quasi sempre.
Una volta ho perfino spiegato a un estraneo come potenziare il robomobile per cavarsela nelle miniere di Zelmite.
A dire il vero, non è più tornato dalla grotta numero 7.

giovedì, luglio 01, 2004

Fragili

Il ministro Sirchia ha le idee chiare: sapendo dove sono gli "anziani fragili", dice, "abbiamo la possibilità di assisterli: o direttamente al loro domicilio, grazie anche alla figura del custode sociale già sperimentata ad esempio a Milano, o spostandoli nelle ore diurne più calde in luoghi climatizzati". Questi luoghi, ha affermato Sirchia, "possono essere già presenti nei condomini – a Milano si stanno ad esempio attivando dei locali di intrattenimento dove gli anziani possano soggiornare ed essere vigilati dal custode sociale – o possono essere quelli esistenti nel quartiere". Anche "alcuni centri commerciali, che sono appunto climatizzati".

Elio e Lina sono preoccupati. Tutto questo parlare di anziani deve aver fatto loro sorgere il dubbio di rientrare nella categoria. Credo che tra le loro paure ci sia ora quella di essere trasformati in forzati dell'assistenza nell'era berlusconiana. L'incubo dev'essere più o meno questo: mentre sei lì tranquillo con la Settimana Enigmistica in cucina a pensare al 3 orizzontale ti inseriscono a tradimento in un piano di tutela e ti spostano in una sala-bingo o nell'invisa parrocchia, sotto la vigilanza di un custode sociale. Oppure ti costringono a portare un Beghelli al collo fino a ottobre. Fine della storia.

Allora hanno deciso di costituirsi, da subito, e di darsi arie da anziano sì, ma attivo (tipo pubblicità dell'Algasiv, o le copertine sulla Terza Età del Corriere Salute).
Mamma si è iscritta a un corso di quello che insiste a chiamare taichikong ("Ma io glielo dico subito al maestro che non so respirare!"), da praticare sotto le fronde del parco del Municipio. Lui invece si diletta con gli organismi geneticamente modificati (le spaventose zucchine giganti che ha piantato quest'anno non hanno altra spiegazione).
Poi, come diversivo, ci sono sempre le telefonate-burla all'unica figlia:
"Papà mi ha detto di dirti che domani segue il consiglio di Sirchia e va tutto il giorno al supermercato, perché lì fa fresco. Puoi passare a prenderlo alla chiusura. Ciao ciao ciao ciao ciao."
Ridono e poi mettono giù.

domenica, giugno 27, 2004

Quelli che scrivevano sui monti

La scritta Nas Tito sul monte Sabotino l'altro ieri è scomparsa.
Per non buttare via niente, è stata solo in parte distrutta: quel che avanzava è stato ricomposto in SLO.
Ovvero, come la Slovenia decise di chiudere con il passato e diventare un grande, entusiasta, europeo, soleggiato e verde agriturismo (con tanti tanti casinò).
Mi hanno detto che un Nas Tito è riapparso pochi giorni fa sul Monte Concusso, a Basovizza, vicino a Trieste.
Ma la storia facciamola finire qui.

mercoledì, giugno 23, 2004

Megafore

D. scrive per simpatizzare con la "megafora" della levatrice di libri e propone una serie di quesiti invitanti. Cito: "Coi genitori come funziona: sono uno, due? È uno, ma ermafrodita, o possono essere coppie di fatto o sui generis (Fruttero e Lucentini)? E se uno vorrebbe avere dei bambini ma non ci riesce, da che cosa dipende? Ma soprattutto, in tutto questo sistema, a che cosa corrisponde una presentazione, al battesimo?"
Ho il sospetto che ironizzi.
Pensare che con me ha quasi rischiato il cesareo.

lunedì, giugno 21, 2004

The tan fan

Sono una levatrice di libri. Sovrintendo ai processi di stampa, alle trasformazioni, mi prodigo affinché un file postscript emerga bello come il sole e senza errori da PageMaker o Indesign. Se serve, distillo il pdf giusto. Veglio sulle separazioni dei colori, sulle inclinazioni degli inchiostri, sulle retinature; esprimo i miei gusti in precise tonalità Pantone. Poi ne esce un libro. Infine, questo libro si presenta.
Venerdì, dopo una presentazione, mi ritrovo accanto la Moglie Dell'Ingegner P. (d'ora in avanti, MDIP). Scambiamo due parole, viene pubblicamente vantata la bravura della MDIP in cucina e C. riesce a chiedermi la ricetta dell'insalata di pollo, facendomi fare la solita figura dell'avventuriera del fornello. La MDIP infatti sbianca all'idea che in un'insalata di pollo qualcuno possa metterci della lattuga a striscioline e per ben due volte dice:
"Ho capito bene, su un LETTO di lattuga?"
Poi ci salutiamo. Tendo la mano alla MDIP e le dico:
"Grazie per essere passata".
Lei ricambia la stretta e il saluto. Poi, quando è a qualche metro di distanza ci ripensa, si produce in una torsione del busto, solleva nuovamente la mano - come per chiamare un taxi, ma con un sorriso più incoraggiante - e mi fa:
"E tanti complimenti per l'abbronzatura!".
Cioè.
Arrivi a un'età, ti specializzi in alcune cose che sai fare molto bene e ti sforzi almeno di capirne altre che non riuscirai a fare mai.
Arrivi a un'età, e ti rendi conto che mamma e papà si sono dimenticati di insegnarti due cose importanti per riuscire in società:
uno, che la lattuga va messa sotto, non dentro l'insalata di pollo;
e due, che per essere approvata basta essere abbronzata.
Che poi, abbronzata. Al massimo un Pantone 722. Patinato, d'accordo.

sabato, giugno 19, 2004

Indubbiamente la frase del giorno

"Mi è rimasto un solo occhio sano, imbecille. Per fortuna l'hai mancato, così ora avrò il destro ancora più bello di prima".
David Bowie, dopo essere stato colpito a un occhio da un lecca-lecca durante un concerto.

I celestini stanchi

Sembrava che andasse tutto bene. Poi la squadra è cambiata. Prima, bastava che un attaccante svedese muovesse un passo perché fosse circondato da un branco di celestini. Dopo, la catastrofe.
Scarpini che si rompono, Vieri che si pietrifica, Del Piero che - come scrive Toni in un sms sbigottito - invece di far gol li ferma, l'uscita incomprensibile di Cassano. E due cronisti che a beneficio di un pubblico sgomento lodano i vantaggi della dieta mediterranea. È ormai chiaro: le partite standard con ben due tempi da 45 minuti più recuperi non fanno per noi. Le regole del gioco del calcio ci stressano. Finalizzare fondamentalmente ci rompe.
Leggo oggi che un produttore di birra ceco ha mandato via fax alla squadra e al C.T. del suo paese una proposta irresistibile: voi vincete gli Europei, e noi vi riforniamo di birra. Gratis. A vita. Cerco di pensare a un incentivo simile per la nostra selezione di divi, qualcosa che sia in grado di entusiasmarli per almeno 90 minuti, ma se si esclude il commercio di sostanze illecite e la tratta delle bianche non mi viene in mente niente di altrettanto persuasivo.
Sto girando attorno al problema, ma il fatto è che neanch'io me la sento di tifare contro la Bulgaria.

giovedì, giugno 17, 2004

Il giovane uomo sul triclinio

Miro: "Ciao! Come stai? Come va la tua schiena?
DRoaster: "Meglio, meglio, sono stato dal dottore."
Miro: "Sai, mamma, ieri aveva un forte mal di schiena"
Mamma: "Oh, poverrrino."
DR: "Sì, vede, signora, io ho fatto l'errore di dormire molti mesi sul divano."
Mamma: "Sul divano? Ma non poteva portarsi un sacco a pelo?"
Miro: "No, vedi, mamma, lui dorme sul divano, ma di casa sua."
DR: "In effetti."

mercoledì, giugno 16, 2004

Schwizzeri?



Sui quotidiani svizzeri è apparsa quest'immagine trafitta di Beckham, con l'invito a ritagliarla e farne una bambolina voodoo su cui infierire in vista della partita di domani.
Ah, però.

martedì, giugno 15, 2004

Cronache della città di G./Five Points

Fino a poco tempo fa le reazioni goriziane agli "schiamazzi notturni" erano principalmente due:
– prendere un'ascia affilata e scagliarsi contro la fonte del disturbo, modello giustiziere della notte (come in effetti fece una signora in una memorabile sera d'agosto, piombando in camicia da notte su un gruppetto di nottambuli: Nostra Signora del Bigodino non fece vittime, e l'ascia le fu sequestrata);
– cadere in uno stato maniacale e paranoico di profonda prostrazione; stato che solitamente sfociava in dissapori familiari, separazioni, perdita del posto di lavoro oppure in malinconici e dignitosi harakiri casalinghi.

Venerdì sera, al Centro sociale clandestino di via del Torrione c'era in programma il concerto del gruppo streetpunk Los Fastidios: il solo nome deve aver provocato crisi di sconforto anticipate tra gli abitanti. Il rione si chiama Piuma; per allontanare l'impressione di calviniana leggerezza che evoca, d'ora in poi lo chiameremo Five Points.
Sono le 23, e i residenti hanno già deciso che il fastidio è tanto. Telefonano: alla polizia, ai carabinieri, al nucleo del 13mo reggimento e anche alla Finanza. Niente. Gli abitanti di Five Points si sentono abbandonati. Allora telefonano all'assessore comunale alla Vigilanza, ma non è in casa.
Il manipolo di disperati è pronto a tutto. Si fa largo l'orrenda convinzione che "quelli del centro sociale è meglio non toccarli perché godono di protezione politica".
Allora decidono di usare l'arma definitiva. Vanno nel quartiere di Straccis e suonano a casa del Sindaco, tirando letteralmente giù dal letto lui e la sua signora. L'arma definitiva ha il solo effetto di disturbare le palle del primo cittadino, che si scaglia contro quelli di Five Points e minaccia di chiamare la polizia.
"Questa è maleducazione bella e buona", dice il Sindaco, "Quelle persone si sono comportate in maniera arrogante. Mio figlio non era ancora rincasato e, per un attimo, ho temuto il peggio". E ribadisce: "Hanno suonato insistentemente al campanello di casa mia facendomi venire mille pensieri", afferma, rivelando insospettate prestazioni neuronali.
È l'1.30, e i Five Pointers rincasano brontolando contro lo Sceriffo che nega loro il diritto al riposo notturno. Di certo meditano sui vantaggi della giustizia fai-da-te, come ai bei vecchi tempi.
Al Clandestino la festa, come ai bei vecchi tempi, continua.

lunedì, giugno 14, 2004

Quasi una dichiarazione

Caro Ales,

prima del calcio d'inizio vorrei dirti questo: sarà perché ho qualche parente dalle parti di Conegliano, ma dove altri vedono una faccia così così io vedo uno dei miei cugini più piccoli che sgambavano sui campetti nei pomeriggi d'estate, lasciandomi ad arrancare sulla fascia sinistra impedita da ciccia e fiatone. Quest'aria di famiglia fa sì che ti perdoni tutto: il Cepu, i passeri, il sito aziendale e perfino le compilation dance. Non prendertela: ai Mondiali e agli Europei è sempre andata così, saranno la stanchezza, la sfortuna, il peso psicologico, i dualismi di maniera.
Parolacce, dinne pure; evita invece di caricare la squadra come fai sempre in questi casi, non ho sotto mano le statistiche ma ho l'impressione che porti sfiga. Lo dico con rispetto, e con un campionato difficile alle spalle in cui abbiamo sistematicamente perso tutto. Tu mi capisci.
Dice Javier Marías che il calcio è un'attività in cui bisogna vincere sempre, in ogni stagione, in ogni torneo e partita. Altri, gli scrittori, gli architetti e i musicisti, possono ogni tanto prendersela un po' comoda. Nel calcio, invece, non c'è posto per il riposo né per il divertimento, a poco servono i precedenti gloriosi. Eppure, bisogna anche riconoscere "che ha qualcosa di non definibile e che non si trova di solito negli altri ordini della vita: incita all'oblio, il che equivale a dire che non incita mai al rancore, una cosa che si impara soltanto in età adulta".
Vada come vada, Ales, pensa a non farti male, arma il tuo migliore e imperioso battito di ciglia e fammi divertire. Io il rancore non l'ho ancora imparato.

Risvegli




Stanotte mi sono addormentata con Bondi impresso sulla retina e la parola "forchetta" infissa nei timpani. Ho sognato che contavo l'argenteria e che dovevo esprimere delle percentuali in numeri primi (tutta roba per Miro Van Pelt).
Mentre il Gito decideva che il gioco di sguardi e le fusa sommesse sono seducenti, ma gli spintoni e i miagolii prolungati oltre la soglia di otto secondi sono più persuasivi, ho aperto gli occhi molto tardi con una lieve emicrania e tre lucide domande:

1. Il Cavalier Nanetti si sarà svegliato?
2. Il Beckham è ancora vivo?
3. Dove ho messo quel casco da cosmonauta?
Via verso nuove avventure.

domenica, giugno 13, 2004

Quest'anno si cambia



Il Gito è piccolo. Sono le sue prime Elezioni e i suoi primi Europei di Calcio, e questa sera si comincia a far sul serio: ci sono Francia-Inghilterra e si chiudono i seggi. Si sa come sono fatta io: urlo, mi agito, telefono, minaccio, impreco. Non devo farmi solo gli affari miei, ma anche quelli di tutta Europa, o almeno dell'isolato.
In questi casi La Micia™ si allontanava con stile, appartandosi sotto il letto, non senza farmi capire quanto seccante e tutto sommato poco femminile fosse la situazione.
Ma lui è piccolo, e siamo soli in casa: ai primi exit-poll starà giocando ignaro con le sue otto palline di gomma (come sia capace di tenerle tutte in gioco, è un mistero). Mica si aspetta un inferno in salotto.
Quest'anno, allora, si cambia: tifo composto (in funzione antifrancese, perché il Miro non dimentica), reazioni da camera dei Lord, una scatolina di tonno al mais per lui, una tisana per me. Come nella pubblicità odiosa del cibo chic per gatti: scene al rallentatore, lei tutta vestita di bianco, il felino sinuoso e delicato, il rumore di un petalo bianco che cade sulla moquette.

Ma è inteso: al primo agguato da dietro le tende, torniamo due bestie.

Cronache della città di G./elezioni europee

In un seggio di Gorizia, un signore si è presentato con la prepustnica, pensando che il lasciapassare rientrasse nella categoria "validi documenti di riconoscimento".
Un altro voleva votare con il certificato elettorale della moglie (perché no?).
Diversi elettori hanno chiesto agli scrutatori un consiglio sul voto.
Uno ha domandato cosa fosse la Lega Lombarda.
Una signora pensava di dover firmare la scheda prima di inserirla nell'urna.
Ieri mattina al supermercato, complice l'afa, un goriziano doc ce la metteva tutta per convincere un suo amico che i seggi sarebbero stati aperti alle 18.00 (l'inizio degli Europei di Calcio?!). Alla faccia della Presidenza del Consiglio e dei suoi graditi sms.
Qualche volta, e che non si dica in giro, io amo questa città.

giovedì, giugno 10, 2004

Popovic the Sailor Man



"I vostri voti sono i nostri spinaci". Lo assicura Boris Popovic, sindaco di Koper e candidato alle Europee nella lista Slovenija je naša ("La Slovenia è nostra"), capeggiata da Alja Brglez. Lui si vede come Popeye, con la bella Alja nei panni di Olive.
Problemino semplice semplice:
considerando che in lista è settimo,
e che ha promesso di devolvere in beneficenza lo stipendio di un anno di parlamentare europeo,
quanti spinaci riuscirà a ottenere, il Braccio di Ferro del litorale?

mercoledì, giugno 09, 2004

Il sacro feretro

Settanta chilometri di code, attese di otto ore, 105mila persone già in visita al feretro di Ronald Reagan alla biblioteca-museo di Simi Valley, in California. Qualcuno pensa già di mettere la sua immagine sulla banconota da 10 dollari. In Italia c'è chi ha mostrato segni di delirio.
Radio Reloj di Cuba così ha salutato la sua dipartita: "è morto colui che non avrebbe mai dovuto nascere". Chiamatemi sentimentale.

lunedì, giugno 07, 2004

How I learned to stop worrying

Nell'impossibilità di superare questi D-giorni + morte e beatificazione di Ronald Reagan con l'arma dell'autocontrollo, dell'umorismo e dell'intelligenza, siamo andati al cinema.
Dateci film cretini in cui i poli si sciolgono e New York si glassa per sempre, film in cui si possano riportare indietro le lancette dell'orologio o almeno pronunciare formule magiche. Dove ci si batte con i dissennatori, questo sì, ma alla fine almeno si vince. È quel che ci vuole, in certi casi: non è necessario seguire la trama (c'è sempre un dodicenne seduto due posti più in là che la sta spiegando a suo padre) e ci si può concedere un pisolino di tanto in tanto.
Un altro vantaggio: per trovare la sala basta seguire la scia di popcorn.

Così ho imparato a non preoccuparmi più di tanto.

Per sconfiggere un molliccio, creatura raccapricciante e spaventevole, è sufficiente cercare di trasformarlo nella cosa che più vi fa ridere. Va però detto che Bush e Berlusconi, anche travestiti da mia zia Franca, un certo fastidio continuano a darmelo.

giovedì, giugno 03, 2004

5 cent. La piccola posta di Miro Van Pelt



Qualche settimana fa ho proposto a un caro amico di partecipare a questa rubrica di piccola posta su blog. La risposta non si è fatta attendere: "come mi piace l'idea di guastare le menti altrui rendendole simili alla mia... una vera operazione di pulizia psicologica!".
Vi invitiamo a sottoporci i più vari quesiti, reali o surreali che siano. E attenti: potremmo anche rispondervi.
Ho dunque l'onore di presentarvi il professor luca h. moretto, dottore in psicologia panica.

Questa la sua risposta all'ex buono di qualche giorno fa:

Pur con le migliori intenzioni, se si sta a metà, o dentro, non si può che essere confusi. Incerti nella definizione di sé, nella visione. La metà non sta necessariamente in mezzo, in mezzo alla vita intendo: è uno stato permanente, variabile, trasversale. Guardate a voi stessi: non c'è forse un lato, un aspetto, un piglio che conservi un'immmutata purezza, ed immediatamente dopo un altro torbido e irriflesso, e dopo ancora uno dove tutto è completo e si dispone per bene, come in una "piccola collina"?
Da che posizione scrive l'ex buono? Da quali ex verginità e spietatezze è uscito, e in quale direzione si è inoltrato? Consideri di se stesso (ma non si senta raccomandato a farlo, per carità) le molte partenze, i diversi stati di avanzamento. Non mi sorprenderebbe di vederlo rifratto, moltiplicato, ubiquo; a volte ex-buono, il fotogramma successivo non ancora. C'è una ragione per ridursi ad un solo tracciato?
Scriveva il grande poeta pellerossa Uitanubi: "...oggi mi sono rivolto all'acqua che ho bevuto nella mia vita, e mi ha risposto il fragore di un fiume".

luca h. moretto - dottore in psicologia panica

martedì, giugno 01, 2004

Alfreda, Sondra, Wilfredo e gli altri

Alfreda Simpson: "This is why they call you smallie"
Stephanie MacKinley: "You have problems"
Geoffrey Fink: "Can you be any smaller?"
Sondra Byers: "Proven to work"
Wilfredo Dodge: "You have a small one ahah"

Tutta gente che ha scoperto il mio segreto e ride di me.

Quando ho ricevuto una mail che mi proponeva "fustelle piane e rotative" ho avuto la tentazione di comprargliene una manciata (di qualunque cosa si tratti, grazie). Peccato che fossi già in trattative con un fornitore di "Spettacoli Piromusicali – Piromusicali Tradizionali – Piromusicali + Light e Tradizionali". Onestamente, come potevo resistere?

lunedì, maggio 31, 2004

Since the majority of me


Since the majority of me
Rejects the majority of you,
Debating ends forthwith, and we
Divide. And sure of what to do

We disinfect new blocks of days
For our majorities to rent
With unshared friends and unwalked ways,
But silence too is eloquent:

A silence of minorities
That, unopposed at last, return
Each night with cancelled promises
They want renewed. They never learn.

Philip Larkin

domenica, maggio 30, 2004

Qualsivoglia

A Opatija/Abbazia non ne possono più: un quotidiano locale rivela che il problema della "prima signora del turismo croato" è costituito dalle condizioni delle spiagge. "Il mitico Lido versa in una situazione da incubo, con rifiuti in ogni dove, ombrelloni spezzati, le famigerate bottiglie di plastica disseminate a decine" e via allegramente dicendo. Tanto che Branko Bevanda (il quale, nomen omen, è un noto ristoratore e non uno degli avatar di DRoaster) tuona contro le autorità cittadine: "È una vergogna! Abbazia assomiglia a una qualsivoglia località balcanica. I responsabili di questo scempio andrebbero puniti".
Abitanti e simpatizzanti delle qualsivoglia località balcaniche si concedano cinque minuti di indignazione.

sabato, maggio 29, 2004

Miro da Castlevania

Nel post precedente avevo frettolosamente digitato "my fiends are my estate": più prevedibilmente, si trattava di friends.
Lapsus simpatico, faceva pensare a una dickinsoniana dedita ai giochi di ruolo per playstation 2. Non del tutto inappropriato.

Sabato

Ultimamente ho acquistato più nomi di dominio
che paia di scarpe;
mi scappa ancora da dire Jugoslavia,
intendendo proprio quella cosa lì;
sono schiava d'amore di un micio petulante
e di vari suoi simili;
ho volumi stipati in terza fila negli scaffali;
conosco alcune lingue che sono troppo timida per parlare;
quando ho compiuto quattordici anni mio papà mi ha imposto il motorino perché la smettessi di starmene chiusa in casa a leggere (le beate famiglie medie);
non ho mai imparato ad andare in motorino;
quindi, a cosa mi serve una macchina?
sono comunista;
non vado alle marce pacifiste;
mi arrabbio solo per cose molto importanti;
in questi casi, divento insopportabile;
"my friends are my estate";
mi piacciono le cose che cominciano;
mi piacciono le cose che cominciano di sabato.

giovedì, maggio 27, 2004

5 cent. La piccola posta di Miro Van Pelt




"Cara Van Pelt,

non ho visto il documentario sul Che di cui parli, ma ho visto il film. Un'altra volta ancora mi ha colpito come la purezza con difficoltà si disgiunga dalla durezza, e come su entrambe si fondino probabilmente le energie di una rivoluzione, anche minima. Mi chiedo, e ti chiedo, viste le osservazioni sull'umanità in cui ti soffermi, a che cosa valga crescere ed integrare parti sconosciute di noi stessi, nuovi 'io', nuove visioni, che si facciano impiegare come braccia o mani o organi via via più sviluppati, in grado di perfezionare le nostre prestazioni. Se poi, per fare qualcosa, non basti essere vergini e spietati".
un ex buono

Caro ex buono, ti riportertò una frase di Alberto Granado: "La mia lunga esistenza è stata segnata da tre fattori fondamentali: la mia innata capacità di essere fedele ai miei sogni, la mia eterna amicizia per Ernesto Guevara, il mio impegno nella costruzione della Rivoluzione cubana. E sono grato alla vita per quello che mi ha dato".
E subito ti rispondo: no, credo (e spero) che non basti essere vergini e spietati.
Il viaggio in motocicletta di Ernesto e Alberto segna di fatto per loro la fine dell'innocenza e l'inizio della conoscenza.
Rinunciare alla verginità per l'esperienza, perfezionare se stessi e la propria visione è necessario, non ci sono scorciatoie "per fare le cose". Hai ragione, ci sembra a volte di procedere per pesanti accumuli, e ci domandiamo a cosa ci servano tutti questi arti e questi organi nuovi, e se non ci rallentino invece di avvantaggiarci.
Ma non credi forse che quello a cui possiamo realisticamente tendere sia piuttosto una seconda innocenza, questa volta conquistata attraverso la maturità: e cioè una visione semplice, chiara e limpida, fatta di tutte le cose pensate e passate? Io ho in mente l'impegno, il sogno rivoluzionario, tu forse stai pensando alle fatiche della creazione, all'ispirazione, o alle rivoluzioni anche minime della vita quotidiana. Ma in comune non c'è forse la capacità di tener viva dentro di sé un'energia, una visione, passando attraverso la conoscenza e l'esperienza?
Pensa alla semplicità disarmante della frase di Granado, pensa alla laconicità di Music che già anziano così spiegò gli impasti di colori e le atmosfere dei suoi paesaggi in cui la figura umana è sempre assente: "Gorizia vuol dire piccola collina; io sono nato in una piccola collina". Raggiungere questa semplicità fatta di concentrazione, di umanità, di cose raggiunte, di scelte: c'è di che ringraziare la vita molte e molte altre volte ancora.

Facciamo un sogno. Questa sera vai a dormire sapendo che domani mattina ti sveglierai senza il carico del tuo passato, ti metterai a scrivere e ne uscirà qualcosa di bello e selvaggio, completamente svincolato dalla tua vita precedente (dalle tue letture, dai tuoi pensieri di sempre). Oppure: sperimenterai un nuovo atteggiamento, molto più disinvolto e deciso, che si rivelerà efficace nei rapporti con il tuo ambiente di lavoro, portandoti a emergere e in breve tempo a prevalere.
Il prezzo di questa purezza violenta e persuasiva, della tua nuova verginità crudele e vincente, è la rimozione del passato (dimentica esperienza, errori, dubbi; dimentica sensibilità, cose e persone amate, piaceri, eccessi, visioni, sogni).
Cosa fai, spegni l'abat-jour o ti prepari una moka da sei tazze?

lunedì, maggio 24, 2004

Ernesto, il sogno

La figura del Che, seppure molto amata, mi ha sempre messa leggermente a disagio. Non solo per l'iconografia un po' stanca, ma per una certa grandezza fuori scala del personaggio, una specie di Cristo laico, troppo simbolo e troppo poco umano. La sua storia è tutta ormai assimilata, con gli elementi del racconto al posto giusto. Una storia ammirevole ed esemplare, certo, bella e piena di poesia, tragicità e fervore rivoluzionario, ma pur sempre una storia.
Ripercorrere il viaggio avventuroso del Che quando era ancora lo studente di medicina Ernesto Guevara, e con l'amico Alberto Granado, biologo e ricercatore, attraversò l'America Latina in un percorso che trasformò entrambi, restituisce a quella storia esemplare la dimensione dell'umano, della giovinezza e del sogno. Perché non è - per una volta - il racconto innarrivabile della passione e della morte del Comandante, ma il racconto di una rinascita, quella a una nuova consapevolezza e a una nuova responsabilità politica e civile: la capacità di "sentire ogni ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo", che è la più bella qualità di un rivoluzionario.
Su questo possiamo lavorarci, e sognare.

Mi sono spiegata.
Volevo sapere una cosa.
Ieri sera avete visto il documentario In viaggio con Che Guevara, e:

1. avete pensato: il solito Minà;
2. avete pensato: il solito Che;
3. questa notte i vostri sogni sono stati belli e dolci (come mi figuro che siano i sogni di Alberto, nell'inquadratura finale).

Se avete risposto 3, ogni tanto potremmo vederci per bere qualcosa insieme?

domenica, maggio 23, 2004

La nonna palestinese, la nonna di Lapid

Oggi il ministro della Giustizia israeliano Yosef Lapid, capo del partito di centro Shinui, durante una riunione di Gabinetto ha sollecitato la fine delle demolizioni a Gaza (nome in codice, "Operazione Arcobaleno") definendo disumana questa linea d'azione: "Non è umana, non è da ebrei, e ci danneggia davanti al mondo". A Lapid, che è un sopravvissuto all'Olocausto, è poi venuto in mente di dire anche un'altra cosa: "Ho visto alla televisione una vecchia che scavava tra le macerie della sua casa a Rafah alla ricerca delle sue medicine, e mi ha ricordato mia nonna, che fu cacciata di casa durante l'Olocausto".
Un alterato Ariel Sharon ha detto a Lapid che le sue osservazioni erano "inaccettabili e intollerabili", costringendolo a correggere quella che un altro ministro ha definito "un'analogia infelice".
Alla Radio di Stato Lapid ha poi dichiarato: "Per spazzar via ogni dubbio, ho detto che non mi riferivo ai tedeschi e all'Olocausto, ma che intendevo dire che vedere una donna anziana fa pensare alla propria nonna".
La nonna di Lapid morì nelle camere a gas ad Auschwitz.

venerdì, maggio 21, 2004

Addirittura

"Ho avuto modo di riferire al Primo Ministro neozelandese il risultato del nostro lavoro con i leader polacchi, inglesi, americani e con il segretario generale dell'Onu Annan. C'è ormai una strategia precisa, anche articolata nel tempo sull'Iraq".

Silvio Berlusconi, oggi.

mercoledì, maggio 19, 2004

Quel che si dice

14:18 Palestinians say Israeli tanks and helicopters open fire on demonstration in Rafah; injuries reported
15:41 23 bodies counted, most belonging to school students, after IDF missile strike on crowd of protestors in Rafah
15:50 Hospital officials say the majority of Palestinians injured in Rafah missile strike were children and youths
15:46 IDF says investigating missile strike on crowd in Rafah, says premature to know exactly what happened
17:14 IDF confirms it fired four tank shells near crowd of Palestinian protesters in Rafah refugee camp
18:05 IDF expresses deep sorrow at hitting innocent people during Rafah strike
18:08 IDF offers Palestinians to transfer people wounded in Rafah strike for treatment in hospitals in Israel

Scusate, ma, mentre era in corso la manifestazione di protesta contro i precedenti bombardamenti è successo che abbiamo lanciato un missile, beh, più missili e qualche razzo, o forse c'è stata una cannonata, o quel che è.
Però andrebbe verificato, perché in quella zona ci sono tante mine e molti ordigni inesplosi.
Risultato, sono morti dei manifestanti (pessima idea, manifestare contro un bombardamento quando il bombardamento è ancora in corso), e tra questi diversi bambini e ragazzi, ma – ne siamo certi – anche molti adulti armati e pronti a colpire.
Però potrebbe anche non essere colpa nostra. Comunque, se c'è bisogno, potete portare i vostri feriti nei nostri ospedali.
Pensandoci bene, forse non era neanche un missile. Al massimo era un missile di avvertimento sparato in uno spazio aperto. I nostri elicotteri comunque sono provvisti di telecamere che seguono le traiettorie dei missili, se ci fossero stati dei bambini li avremmo visti.
Potrebbero esserci stati bambini armati. Questo ovviamente cambia le cose.

18:13 Two people killed in two separate traffic accidents in south of country

Quando si dice una giornata del cazzo.

martedì, maggio 18, 2004

5 cent. La piccola posta di Miro Van Pelt



Donne britanniche: una su cinque rinuncerebbe a un aumento o a una promozione pur di avere un corpo da bikini (strano diabolico scambio, vuole forse insinuare che gli aumenti in questo periodo andrebbero comunque a finire in fanghi e dimagranti?). Cellulite, cuscinetti, pelle a buccia d'arancia o a materasso, capillari che sembrano disegnati da Rambaldi, cerette tragiche: è dunque questo il fardello della donna bianca?

Ebbene, sbagliato! Sbagliato tutto!

Ecco qui, sto sfogliando un magazine femminile. Tenete presente che i prodotti di bellezza sono per lo più pubblicizzati da dodicenni russe passate attraverso varie sessioni di photoshop.

Ma andiamo con ordine:
– Rimodella. Rassoda. Scolpisce. Il trattamento corpo a effetto collant (esclusiva tecnologia "tight skin").
– Scent gloss. Te lo spalmi sul corpo, ti fa brillare e in più profuma. (Ricordatevi che agosto è il mese delle vespe, e voi somiglierete molto a un chiassoso fiore tropicale in decomposizione)
– Capsule anticellulite azione urto; il loro asso nella manica è il Recaptacell. Ah però, questa fa già più Esperimento del Dottor K.
– Agisce come un "velo tensore invisibile": si chiama bikini body firmer, e mi sembra giusto chiamare le cose con il loro nome.

Lentamente, ma si capisce: bisogna prendere la decisione che cambia la vita. Stimolare-drenare-ridurre o rimodellare-rassodare-scolpire?

Per fortuna c'è anche un prodotto globale, dall'appeal imagista:
amincit
lisse
raffermit

E ve lo dice anche in inglese:
slenderizing
smoothing
firming

Sono gli haiku del cuscinetto adiposo e dell'inestetismo localizzato.

Ma non è finita qui, perché è uscito il primo patch "specifico" per un ventre piatto, basato su un principio esclusivo di principi attivi chiamato "Ultraplat".

Ve lo dice la profetessa dei fanghi e del domopak: questi prodotti vi faranno sentire più leggere. Di alcune centinaia di euro, almeno. In compenso avrete una pelle più levigata per il 95%. Cioè, probabilmente lo stesso effetto dell'olio baby e della nivea in scatoletta tonda. Se la parola "patch", invece, vi ha fatto venire in mente soltanto problemi di software...

voilà, siete guarite!

Un caro saluto dalla vostra Miro Van Pelt.

sabato, maggio 15, 2004

Good News from Magic Venus

"Mio dio, dopo tanti anni di sofferenze,
privazioni, disinteresse per le mie
indubbie qualità artistiche e "vedutistiche".
Ho composto da virtuosa della tabla,
ho scritto in Messico,
non perdo mai un autobus di linea,
ho il brutto vizio di non pensare a quello che dico,
ma in questo sono sincera, se lo penso.
Insomma: adesso sto bene; sono uscita dal Chunnel!".

Oggi, dappertutto, Naomi Campbell

Test di ingratitudine

"Dopo averli bombardati, occupati e educati alle
limitazioni, possiamo solo dire questo
prima di andarcene: ce ne dispiace, ma non hanno
capito le nostre reali intenzioni".

Traduzione congiunta D.R. - Miru,
dall'ultimo comunicato dell'
"Istituto Nazionale Americano
per la Normalizzazione delle culture estere
".

Immediatamente, con tutta calma

Rase al suolo 88 case a Rafah, secondo l'UNRWA. Tutto per allargare il famoso corridoio "di sicurezza" chiamato "Philadelphi route". Il messaggio della radio pubblica israeliana era stato chiaro: tireremo giù prima gli edifici vuoti, poi le case disabitate, e ci assumiamo la responsabilità di trovare un nuovo alloggio alle persone evacuate. Le case disabitate alla fine non dovevano esser poi tante, se sono rimaste senza tetto 206 famiglie, per un totale di 1064 persone.
Tanto per complicare un po' la vita alle ruspe, Ashraf Qatshah, 38 anni, sua moglie e sua cognata hanno deciso di non lasciare la loro casa. Secondo alcune fonti sono rimasti sotto le macerie, secondo altre se la sono cavata. Pare che il sepolto vivo, alla fine, ci sia stato. Resta il fatto che quello del demolitore è un duro lavoro, e qualcuno deve pur farlo.
Il segretario generale dell'ONU, Annan, ha condannato "con forza" le azioni israeliane, chiamando Israele "a conformarsi ai suoi obblighi di potenza occupante mettendo immediatamente fine a queste azioni, che costituiscono una punizione collettiva e una chiara violazione della legge internazionale".
Immediatamente, con tutta calma.

martedì, maggio 11, 2004

Se le cose possono andare peggio, lo faranno

I numeri aiutano a capire. Li riporto.
L'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dell'assistenza ai profughi palestinesi (UNRWA) ha comunicato che in questi primi dieci giorni di maggio l'esercito israeliano a Gaza ha demolito o danneggiato irreparabilmente 131 edifici residenziali, privando 1100 persone della loro casa. Il numero dei senzatetto a Gaza sale così a 17.594. Questi dieci giorni sono stati uno dei periodi più intensi di distruzione e di "punizione collettiva" dall'inizio dell'intifada.
La stragrande maggioranza di quelle 17.594 persone ha la solita unica colpa che sappiamo: posto sbagliato, momento sbagliato.
Ma chi sa come la pensa il Segretario Generale dell'ONU, Annan, che in occasione delle incursioni del 21 e 22 aprile nella zona settentrionale di Gaza (che provocarono almeno dieci vittime civili tra i palestinesi, compresi cinque bambini sotto i quindici anni) si disse "allarmato dalle conseguenze mortali" dell'attacco?
E, visto che siamo in allegro clima di torture, è giusto sapere che attualmente 373 palestinesi sotto i 18 anni (ma almeno tre di loro di anni ne hanno meno di 14) sono sottoposti ad abusi fisici e psicologici nelle carceri dell'Autorità israeliana di occupazione. Qui la descrizione delle loro condizioni in un documento della sezione palestinese della Defence for Children International. Dallo stesso documento si apprende che secondo il codice civile israeliano, che si applica ai cittadini di Israele, la maggiore età si raggiunge a 18 anni; il codice militare israeliano applicabile nei territori occupati considera invece adulti i palestinesi che abbiano superato i 16 anni, e li tratta di conseguenza. Del resto, per un palestinese, 16 anni sono già un'età niente male.

I am a poet

I am not a painter, I am a poet.
Why? I think I would rather be
a painter, but I am not. Well,

for instance, Mike Goldberg
is starting a painting. I drop in
"Sit down and have a drink" he
says. I drink; we drink. I look
up. "You have SARDINES in it."
"Yes, it needed something there."
"Oh." I go and the days go by
and I drop in again. The painting
is going on, and I go, and the days
go by. I drop in. The painting is
finished. "Where's SARDINES?"
All that's left is just
letters, "It was too much," Mike says.

But me? One day I am thinking of
a color; orange. I write a line
about orange. Pretty soon it is a
whole page of words, not lines.
Then another page. There should be
so much more, not of orange, of
words, of how terrible orange is
and life. Days go by. It is even in
prose, I am a real poet. My poem
is finished and I haven't mentioned
orange yet. It's twelve poems, I call
it ORANGES. And one day in a gallery
I see Mike's painting, called SARDINES.

Frank O'Hara, "Why I am Not a Painter"

sabato, maggio 08, 2004

Uguale

Sabato sera, poco fa. Su Sky tg24 passano le solite storie sulle torture in Iraq, chi sapeva e chi non sapeva, lo sdegno del mondo e la rabbia degli iracheni. "In tutto il mondo arabo, ira e indignazione regnano incontrastati". Ah però.
A un tratto ho un sussulto da cortocircuito informativo: pacatamente, mentre scorrono immagini di anziani iracheni scamiciati e con il giornale in mano, una voce spigliata di giovane donna informa che gli iracheni condannano Rumsfeld, "e c'è già chi lo paragona a Milosevic".
Cosa, cosa, COSA? Scommetto che ve li immaginate come me li immagino io, i due vecchietti di Baghdad che così commentano:
"Uno schifo, uno schifo questa storia delle torture"
"Proprio, quel bastardo di Rumsfeld"
"Uguale uguale al Milosevic, ah?"
"Stavo pensando la stessa cosa".
Questo post finisce con tre puntini di sospensione, da riempire a piacimento.
...

venerdì, maggio 07, 2004

Liste

Sgarbi in accoppiamento funzionale con La Malfa ha presentato il Partito della Bellezza e della Ragione "perché la bellezza sia inevitabile e la sua difesa ineluttabile". Il patrimonio culturale in Italia va difeso (soprattutto contro Urbani), ma Sgarbi e La Malfa, accidenti! È troppo.
Mi riprendo con la notizia che alle Europee francesi correrà anche la lista Euro-Palestinese. Il motto, "la paix en Europe passe par la justice au proche-Orient", mi starebbe bene. Il programma, anche.
Tipico: escono le liste, che più varie non si può (esempio, tra i comunisti ci sono un comico, un vignettista, un astronauta e perfino due ex diessini; e rifondazione presenta lo stesso capolista ovunque, caspiterina), e io ho la faccia perplessa di quelli che in pizzeria sfogliano un menù di dieci pagine e poi chiedono "ma non ce l'avete quella con sopra le patatine?"

La ragazza con l'iracheno al guinzaglio

I"Entra nell'esercito, vedi il mondo, conosci gente interessante... e uccidila."
Woody Allen

Lynndie R. England, 21 anni, 372simo battaglione di polizia militare, è la ragazzina sorridente che trascina al guinzaglio un iracheno in uno scatto ormai famoso (e indica – simulando con le mani una pistola – i genitali di un prigioniero incappucciato, e ancora posa su sfondo di piramidi di prigionieri nudi). Leggiamo che "si era arruolata per pagarsi il college". E che fin da bambina ha avuto una propensione per le "emozioni forti": amava temporali e cicloni, e se c'era un tornado, hanno detto i genitori, non c'era verso di farla rientrare.
Secondo alcuni studiosi, la "trasformazione" in aguzzino non sarebbe nulla di straordinario: chiunque potrebbe superare il limite. Immagino. (Ma mettere in scena l'umiliazione e il dolore, fotografarli e far circolare le immagini – 1000, si dice, masterizzate su compact disc – è un'altra cosa ancora: è forse questa tortura in formato jpeg che rende il tutto ancora più ripugnante.)
Parenti e amici descrivono oggi il soldato England come una donna dura e indipendente, una che "non ha paura di spezzare con le mani un chiodo", come ha detto una compagna d'armi.

Ci sono cose che mi fanno rimpiangere le infermierine zombie di Silent Hill 1 e 3. Quelle armate di accetta, quelle che bisognava colpire tre volte perché sotto di loro si allargasse una definitiva, pacificante pozza di sangue.

giovedì, maggio 06, 2004

Il fanatico del gore+velocità

"Andiamo a vedere Dawn of the Dead?"
"Ma è solo un remake!"
"Sì, però qui gli zombi si muovono ve-lo-cis-si-mi!"

mercoledì, maggio 05, 2004

L'equivoco del torturatore

"Berlusconi: siamo addolorati per torture,
ma missione va avanti".

Dopo un momento di perplessità
(si riferiva forse all'esasperante
più che craxiana longevità?)
ho capito che parlava dell'Iraq.

lunedì, maggio 03, 2004

Getsemani

"E se sulla croce cambio idea e non mi riconosco più.
Nelle mie idee intendo. E se la Maddalena ritorna col Battista, ah no, è morto,
ma, insomma se cambiasse idea su di me? E se Giovanni si stufasse
della mia evidente predilezione nei suoi confronti e, per farmi un torto si unisse ai sadducei?
E se Maria, mia madre, mi ripudiasse come figlio, nel senso che, sai,
forse aveva delle idee su di me, cose che avrei dovuto realizzare... insomma,
sai cosa ti dico, la cosa di Giuda è ben fatta, ma lasciamo perdere tutto.
È troppo rischioso! A monte".

Da, La crocifissione incompiuta. La vera storia di Simon Mago,
di Calcide Muziato

domenica, maggio 02, 2004

Incantesimo balcanico

Il concerto di Goran Bregovic è stato bello. Lo è stato anche per un motivo speciale che ora dirò.

Senza farci caso (intenti a studiare la postazione migliore, e sempre lì a far foto) eravamo finiti nella zona slovena. Mi spiego: sulla piazza della Transalpina da ieri è possibile passeggiare liberamente; a ricordare il confine (il cippo 57/15 e la rete che non ci sono più) resta solo una linea simbolica tracciata sul mosaico e sull'asfalto. Prima del concerto, però, sloveni e italiani si sono spontaneamente disposti ciascuno sul proprio versante, con poche sbadate eccezioni. Gli uni provenivano dal valico di Salcano, gli altri dalla via Caprin. Sul lato italiano si poteva comprare una birra al bar Transalpina (dove c'era una coda lunghissima), sul lato sloveno c'era un chiosco accanto alla stazione (dove c'era una coda lunghissima). Tenere le distanze viene ancora naturale.
Così ci siamo ritrovati accanto all'edificio della Stazione, in piena "zona B" ("mi sembra di essere all'estero", ha commentato T.).

Immaginate l'edificio della stazione (lo vedete bene nella foto di Luca, qua sotto); pensate alla città di G., che non è una città come le altre; aggiungeteci una notte tiepida e asciutta; metteteci la luna tra poche nuvole veloci.

Abbiamo capito subito che gli sloveni non sarebbero stati un pubblico facile. A concerto iniziato molti (giovani e meno giovani) continuavano a chiacchierare a voce alta, a fischiare, a commentare i vestiti delle cantanti bulgare: in breve, sfoggiavano emancipato distacco in quel modo brusco con cui a volte trattano gli italiani. Tutto Troppo Balcanico? Troppo zum-zum? Chi lo sa. Questi altissimi giovani sloveni sembravano proprio un po' scocciati.

Poi si sono scatenati. Hanno cantato, saltato, applaudito.

Alla fine ci siamo incamminati, due folle divise, su via Caprin e verso Salcano. In testa due cose: "bum bum bum bum" e "dove cazzo ho lasciato la macchina?".

La Slovenia è entrata in Europa emancipandosi con destrezza dal suo passato, eppure Gorizia non è mai stata così slava come in questi giorni.

Oggi pomeriggio siamo tornati alla Transalpina. Alla gente non è ancora passata la voglia di attraversare e riattraversare quella linea simbolica sulla piazza. C'era molta gente, sul palco tutti i cori di Gorizia e Nova Gorica uniti.
Si era detto che sulla piazza si può "passeggiare, ma non passare": qui non c'è un valico. Però oggi era possibile entrare nella stazione: l'ho fatto per la prima volta, ho sostato accanto al binario, gironzolato nell'atrio che sapeva di vernice fresca. Dalle vetrate dell'ingresso ho osservato a lungo la piazza dall'altra parte.
Io ho un carattere un po' sognatore, a volte, e mi piace la musica corale. Così per un attimo la città di G. - insolitamente aperta, stranamente bella - mi è sembrata un luogo in cui vivere volentieri, e non senza serenità. Un quarto d'ora a mezzanotte. Domani torno cattiva.

sabato, maggio 01, 2004

Cronache delle città di G e di N.G./This is the end




Ecco fatto. Siamo arrivati sotto una pioggia sottile giusto in tempo per sentire il sottosegretario agli Esteri Roberto Antonione pronunciare nel suo discorso il nome di Silvio Berlusconi ed essere sommerso da fischi e da proteste ("buffone!", o anche semplicemente "buuu" e "a casa!").
Il goriziano-base, in faccende di dissenso, ha due atteggiamenti tipici:
– si sente un trasgressivo, un rivoluzionario. In pratica, un bolscevico; si aspetta di essere messo su una lista nera, e che domani mattina due agenti in divisa (due giustizieri) passeranno a prelevarlo a casa (lo getteranno in una fossa);
– si stupisce che altri condividano il suo legittimo malumore (ancora mezz'ora dopo un signore, in chiaro aftermath adrenalinico, commentava incredulo alla moglie: "ma te ga sentì aha come che lo gavemo fis'cià").

Continuava a venir giù una pioggia sottile. A un certo punto, da una gru sono scesi anche due angeli biancovestiti, agitandosi un po'. Lontana citazione del Cielo sopra Berlino? Saperlo.
Poi gli inni (riusciremo mai a ricordarci quello sloveno?), il conto alla rovescia (che fa tanto capodanno in piazza), l'Inno alla gioia. Presentava l'Alessandro Cecchi Paone (con espressioni universali come "All together now!": il tipo accanto a me si è messo a canticchiare la musica di "Giochi senza frontiere").

Alla fine - nonostante tra i goriziani, per stile di vita e per costituzione, serpeggiasse un certo scetticismo ("i sarà bagnadi!") – i fuochi artificiali, molto belli.
Ho sentito di persone che ieri hanno attraversato il confine solo per usare l'ultima volta il lasciapassare; ho visto la bandiera slovena sulla scritta Nas Tito; ho visto moltissimi tricolori fuori luogo, tra i quali anche alcuni listati a lutto, e poche bandiere europee; qualcuno ha avuto l'idea di mettere in vendita a dieci euro una maglietta con la scritta Gorizia nelle diverse lingue e il simbolo dell'Europa.
Però i fuochi erano belli; poi, tra tanta pioggia, una lacrima cosa volete che sia.

L'immagine di apertura è di Luca d'Agostino, il miglior fotografo in circolazione (grazie!).