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venerdì, ottobre 09, 2009

L'appassionante vita di una collezionista di braccidestri

Dilemma: devo interrompere la compilazione di bolañane biografie di poeti sovietici e di cantanti russe prerivoluzionarie, l'osservazione degli spazi azzurri e le traduzioni professionali a tariffe outlet per dedicarmi ai due algerini presunti affiliati di alcaida arrestati a Vienne? Sì, devo.
Arrestati, dunque.
A Vienne, nell'Isère. Sud-est della Francia, Rodano-Alpi.
Presunti affiliati, stavolta, non organizzatori ma neanche portavoce qualsiasi.
Affiliati a che? Ad al Qaïda au Maghreb islamique (AQMI), cellula magrebina di alcaida: perché alcaida acts global ma thinks local, come il McDonald's, e se non lo avete ancora capito non sto a rispiegarvelo.
Insomma c'erano questi due fratelli estremisti islamici che suggerivano via internet all'AQMI i possibili bersagli di attentati in Francia.

Fun facts: il maggiore dei due lavorava al CERN. Nel nucleare, sottolinea Le Figaro. Era un ingegnere, rincarano la dose varie agenzie di stampa, che non perdono l'occasione per ricordarci l'acceleratore di particelle e il Big Bang cosìcosà. Un progetto costellato anche da molte difficoltà e ritardi, sgomita Repubblica. Sì, vabbe'. Adesso va di moda sputtanare la Svizzera (però non si invitano i registi a ritirare un premio per poi metterli in un carcere di Zurigo, ve lo dico subito).

Ora, da collezionista di braccidestri mi chiedo: cosa c'è in alcaida che attira così tanto gli ingegneri? Apre un ventaglio di opportunità professionali? Fa bella figura nel curriculum? Permette di viaggiare tanto? Paga bene? Ha un sistema imbattibile di buoni pasto?
Siamo dunque autorizzati a parlare di fuga di cervelli?
Forse non lo sapremo mai.
Ma cosa facevano di preciso, l'ingegnere e suo fratello? Mandavano ad alcaida dei link a googlemaps? Preparavano tanti piccoli Big Bang nell'Esagono? Costruivano un trappolone per accelerare a mano le particelle?
Non si sa.

Dunque, io avrei questo piano di voli frequenti. Sono flyingbluista di Air France, speedyboardista di EasyJet, do una mano alle hostess di Ryanair a distribuire i gratta&vinci e ultimamente negli aeroporti non mi faccio neanche più fregare il carrello con i due euri dentro.
Loro, i francesi, ogni volta che atterro proclamano uno sciopero del latte.
Lì mi è consentito vedere solo RaiUno, cioè Unomattina, il Tg e Porta a Porta, e per il resto del tempo ci sono quello scemo di Titeuf e dei Simpsonnes tristissimi doppiati in québécois.
E poi c'è il rap francese.

Ma.
Per favore, ingegneri nucleari di alcaida. Io lo capisco che Vienne dev'essere un po' come Gorizia ma senza i casinò. E che - a riprova delle mie privatissime considerazioni - non è un caso che sia gemellata con Udine.
Però ormai mi sono abituata ai letti da nani, ai cuscini cilindici e al fatto che in bagno al posto del water ci sia la cesta della biancheria, il moretto del tg sul secondo canale mi sta più simpatico del biondo, conosco tutte le parolacce che servono a stringere amicizia con un bambino di seconda elementare o con un bambino ritardato di terza e l'ultima volta - sentite qua - mi hanno versato 20.000 litri di latte gratis in place de la République. Sono cose che fanno bene al calcio.
Ci siamo capiti, ingegneri nucleari di alcaida.

Soggetto.
Mohammed, ingegnere di Clermont-Ferrand convertito all'Islam, si innamora di una bionda cattolica appena intravista e decide di sposarla. Un vecchio amico, uno zapatista di Carcassonne, gli presenta un'affascinante dottoressa divorziata, con la quale trascorre la notte a parlare platonicamente di matrimonio, morale, religione e linguaggi di programmazione open source. Il giorno dopo Mohammed si dichiara alla bionda cattolica, ma lei dice che non può sposarlo a causa di una relazione con un uomo ammogliato.
Cinque anni dopo Mohammed e la bionda, felicemente uniti in un matrimonio interreligioso e fieri genitori del piccolo Pierre Tariq, incrociano la bella divorziata su una spiaggia. Scambiano qualche banalità, Mohammed scopre che l'amante di sua moglie era il marito della dottoressa, si salutano, tutto continua come prima.
Nell'inquadratura finale Mohammed si attarda sulla spiaggia ("Papà, papà, sbrigati," "Un momento, arrivo"), si accende una sigaretta, estrae dalla tasca un binocolo e una mappa, mette a fuoco una centrale nucleare all'orizzonte e mormora tra sé: "lì".
Titolo: La mia notte con Mohammed.

martedì, settembre 01, 2009

Apocalypse low-cost

Pierluigi è vittima di un incubo ricorrente nel quale qualcuno tenta insistentemente di morderlo. La moglie Giovanna, preoccupata, ne parla di nascosto con il medico di famiglia, Dario, da tempo segretamente innamorato della donna.
Pierluigi riceve la telefonata di Massimo, un vecchio compagno che non si è più ripreso dalla Festa dell'Unità del 1980 e soffre di disturbi nervosi. Pierluigi, distratto dall'acerba avvenenza della vicina di casa Debora, liquida Massimo con una scusa. Quest'ultimo, intristito, entra in un cinema dove proiettano un vecchio film. Qui, preso da un raptus, tenta di azzannare un ragazzino e urla scompostamente "Evviva il comunismo e la libertà!" per poi darsi alla fuga e finire inseguito e assediato dalla polizia in un hard discount. Pierluigi, accorso nel frattempo, lo convince ad arrendersi ricordando i bei tempi delle Feste dell'Unità trascorsi insieme al comune amico Gavino.

All'ospedale psichiatrico dove viene ricoverato grazie all'intervento di Dario, Massimo incontra proprio Gavino, anch'egli tormentato da squilibri nervosi. Poco dopo i due azzannano alla coscia una dottoressa, Livia. Pierluigi intanto racconta alla moglie la sua sbandata per Debora e le confessa l'impulso di mordere la giovane, colpevole di confondere Aldo Moro con Alfredo Biondi.

Il medico Dario, nel frattempo, ha scoperto che Pierluigi, Massimo e Gavino sono semplicemente diventati cannibali. Il problema risale proprio alla Festa dell'Unità del 1980, quando dopo un comizio i tre furono morsi da Bepi Tombola, vecchio partigiano dell'ANPI scontento della linea politica del partito e dell'introduzione della rucola nelle piade con la coppa.

La dottoressa Livia, a sua volta contagiata, morde l'anziano primario di psichiatria che in una scena intensa e memorabile si mette a gridare "Comunista è un termine bellissimo!".
Mentre il virus si trasmette innarrestabile, Pierluigi, Massimo, Gavino e Livia si danno a una fuga disperata.

--- ATTENZIONE, SPOILER ---

Sopravvive il solo Pierluigi, che a casa però si uccide per non contagiare Giovanna.
Ma nell'ombra si cela Dario, le labbra sporche di sangue socchiuse in un ghigno sturziano, gli occhiali che riflettono il volto terrorizzato della moglie di Pierluigi. Fuori, in mezzo al frastuono delle sirene delle ambulanze e delle auto della polizia, l'acerba Debora matura una decisione: dopo essersi fatta un culo così in un film a basso costo avrà pure il diritto di candidarsi alle primarie.

Curiosità
Primo ruolo significativo del giovane Mario A. Compare nel parcheggio dell'hard discount sibilando "tutti froci, pasolinianamente parlando", per essere poi abbattuto da una pallottola vagante. Battuta tagliata in sede di montaggio.

Citazione celebre
Poliziotto: "Ma voi da dove venite?"
Pierluigi: "Noi comunisti veniamo da lontano e torneremo lontano. Bang bang".

martedì, maggio 12, 2009

Paris nous appartient


Captain: What happen?
Mechanic: Somebody set up us the bomb.
Operator: We get signal.
Captain: What!
Operator: Main screen turn on.
Captain: It's you!!
CATS: How are you gentlemen!! All your base are belong to us.
Versione europea per Sega Mega Drive di Zero Wing (1989)
Quanta pazienza deve avere una collezionista di braccidestri di fronte a notizie come questa? Deve mollare tutto per la scoperta di due portavoce di al Qaeda a Bari?
Scoperti: come la penicillina.
Non uno: due.
Non vice, non organizzatori: portavoce.
Che da Bari mi vogliono distruggere l'aeroporto principale di Parigi.
E che reclutano terroristi suicidi per l'Iraq e l'Afghanistan.
Arruolare coltivatori d'oppio pashtun disoccupati oppure orfani sunniti o sciiti sarebbe banale, prendiamo baresi e parigini e li paracadutiamo a Helmand e a Mosul, dai. Ci conviene. E poi pensateci: non è scontato.
Già che c'erano, i due trafficavano anche in clandestini (per i lettori di Spazio Azzurro: sì, stiamo parlando di estracomunitari sturpatori).
Bassam Ayachi: 62 anni, sceicco, "impegnato in un'instancabile opera di proselitismo". E già questo.
Raphael Gendron: 33 anni, "ingegnere informatico convertito particolarmente impegnato nella propaganda sul web". Ecco, passi per lo sceicco pensionato, ma agli ingegneri informatici convertiti non riesco a resistere. Gente che con la scusa di installarti Ubuntu ti mette nei preferiti un sacco di roba alcaidista, tipo questo sito ribaat.org che secondo il Corriere significa "avamposto" e dev'essere qualcosa di simile alla Torre di Guardia dei Testimoni di Geova. Che ti lascia in casa pennette usb piene di proclami compromettenti spacciandoteli per "Ten riedizione deluxe, con i vecchi pezzi leggermente riarrangiati e un sacco di bonus tracks". Che ti fa gli occhi dolci e ti dice ma come non ce l'hai il tema di Firefox con i gattini red flavor e ti installa il plugin Jihad 5.1 che si connette con il Mullah Omar via Skype tutti i giorni ore pasti.
Ed è belga.
Io adoro gli ingegneri informatici belgi convertiti ad al Qaeda.
Ma il Charles De Gaulle, vi prego. Ci serve. Facciamo Beauvais, che è decentrato ma è comunque un aeroporto. D'accordo, sta nel mezzo della pampa francese a un'ora di autobus da tutto. Ma è comunque un aeroporto.
La pazienza che ci vuole è tanta.

Dunque qui ci serve subito una trama. Di solito lo faccio nei commenti perché a metterla nei post mi vergogno (alla deficienza c'è un limite, e temo di prendermi uno zero in condotta e una bacchettata con il righello - merde! - da quello degli dei che scrive di cinema e che sta 39 scalini sopra il Mereghetti), ma oggi va così.

La giovane Annette studia Religioni Orientali Applicate a Parigi. Suo fratello Pierre la porta a una festa dove conosce Bassam, attempato sceicco fuggito dall'Iraq, e Raphael, misterioso smanettone belga, accompagnato dalla fatalona Terry. Durante la festa (che è una di quelle feste dove le ragazze hanno perturbanti gonne al ginocchio e golfini di angora rosa pallido, si vede che sono rosa pallido anche se il film è in uno schietto e luminoso bianco e nero), tanto per alleggerire l'atmosfera si discute del suicidio di Mohammed, amico di Bassam e Raphael ed ex moroso di Terry. Pierre avverte sua sorella che anche Rapahel corre il rischio di essere suicidato. Ma a cosa servono i fratelli maggiori, se non a restare inascoltati? Allora Annette si mette a indagare sulla morte di Mohammed, e scopre che nel suo ultimo messaggio si cela la password per accedere a un sito internet specializzato in reclutamento di portuali baresi.
Lei più di tanto non si stupisce, perché lo sanno tutti che Parigi se avesse il mare sarebbe Bari.
Dunque anche Raphael sa troppo? Perché indossa quegli strani gilet molto imbottiti? Perché si è fissato con la messa in scena del Pericle, che non è stato neanche scritto tutto da Shakespeare (ve lo dico io)? Perché non Cimbelino, per esempio? Non sarà mica perché Pericle viaggia tanto? "Il pensiero della morte è come uno specchio, in cui la vita è apparenza, breve come un sospiro": abc del martirio? Chi è Terry, una a cui vorremmo sbullonare i cerchioni dell'utilitaria? Qual è il ruolo dell'instancabile sceicco?

Film imperfetto, lungo e fondamentale. Verrà citato e omaggiato nel capolavoro del jihad banlieuista, I 400 corpi, nel quale finalmente si svela il segreto del gilet troppo imbottito.

mercoledì, maggio 16, 2007

A qualcuno piace il caldo (con piccolo sci-fi trip)

Arrivo. Freccia. Parcheggio in dieci manovre occupando precisamente un posto e mezzo. Folle, freno a mano, spegnere fari, tirar su finestrini, spegnere motore. Aprire portiera. No. Togliere cintura. Aprire portiera. Scendere. Risalire. Prendere chiavi. Fa caldo.
Cercare parchimetro. 5 euro per tutta la giornata, fatto bene a occupare un posto e mezzo. Esporre ticket, cambiare scarpette con sandali, prendere borsa e asciugamano. Chiudere macchina. Compiere giro rituale per ammirare parcheggio e, se necessario, fare autocritica. Sono una principiante.
Fa caldo. Spiaggia. Lettino.
– Dove ti metto oggi?
– Mi piacerebbe avanti ma non avantissimo.
– Non avantissimo.
– Perché pomeriggio si alza il vento.
– Ti sei studiata la situazione.
– Sì.
– La seconda volta che vieni. E.
– Esatto.
– Pomeriggio dovrebbe calare.
– Se ho caldo sto zitta.
– Se hai caldo ti compri un ghiacciolo.
– Sì.

Pomeriggio ho caldo. Però è ancora primavera, la spiaggia è un mondo a parte, un mondo in cui si sta in costume e ci si spettina. Sembra di stare in uno di quei film in cui all'improvviso si mette a fare troppo caldo, la gente va al mare fuori stagione, organizza grigliate all'aperto e fa il bagno di mezzanotte solo per scoprire che:
a) il sole si sta incazzando, e bisognerà centrarlo con venti bombe atomiche per riavere indietro le mezze stagioni;
b) un meteorite infuocato si sta avvicinando alla Terra, e per deviarlo toccherà mandar su una disperata spedizione suicida (se si tratta di un film europeo) o due astronauti che si contendono la stessa donna (se si tratta di un film americano);
c) il malvagio presidente russo Zvonimir Tupin, dopo aver avvelenato e ucciso la civile opposizione democratica, ha innescato il decrepito e mal custodito arsenale nucleare sovietico costringendo la popolazione a rifugiarsi sotto terra; fortunatamente gli americani hanno scoperto la Formula™ per riprodurre la vita e moltiplicare la vegetazione anche sotto la superficie terrestre (stranamente la Formula™ è molto simile a quella del milk-shake alla banana, bizzarra e miracolosa semplicità della scienza) e tutto è bene ciò che finisce bene (tranne che per un gruppo di musulmani, subito messo in minoranza);
d) gli ufi stanno facendo degli esperimenti sulle nostre capacità di termoregolazione; verso la fine del film si scoprirà che l'unico modo per sconfiggerli è sfruttare la loro allergia a cose banali come l'insalata trocadero, la frutta sciroppata o i ghiaccioli alla frutta.

– Ciao, un Solero giallo.
– Non ce l'ho, il Solero, mi dispiace. È troppo presto.
Troppo presto per un Solero giallo? È più freddo degli altri gelati, non fa voglia? E la granita, allora? Sta lì dentro a girare da settembre?
– Bòn, allora una granita all'arancia.
– Amarena.
– Amarena.
Pago.
– Io un cono da una pallina.
Indica con il dito.
– Un cono al pistacchio?...
– A me, non al pistacchio!
Lo guardo meglio. Piccolo, magro, sette anni mal portati.
– Momento.
Mi fissano tutti e due con curiosità.
– Offro io.
E poi, ti pareva se non si alzava il vento.