Visualizzazione post con etichetta pas de souci. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta pas de souci. Mostra tutti i post

lunedì, aprile 30, 2012

I calzini dell'arciduchessa S01E01

Ieri, quando siamo scesi per fare la spesa, abbiamo incontrato il ragazzo indiano del negozietto sotto casa.
Bonjour, ha detto Sua Cinicità stringendogli la mano, comment ça va?
E fin qui.
Poi però ha aggiunto: "J'aime beaucoup le chapeau de votre frère".
Così.
Naturalmente del fratello neanche l'ombra, figuriamoci se si vedeva un cappello.

Idee per una serie tv di successo. Attenzione perché è di successo.
La protagonista batte la testa in Italia e si risveglia in Francia, in una vita che ricalca gli esempi di un corso di grammatica, piena di ordinazioni di pastis e di conversazioni con la moglie e la segretaria di Monsieur Legrand – uno che quando lo cerchi in ufficio non c'è mai e quando lo cerchi a casa scopri che è appena andato in ufficio – mentre les hirondelles sfrecciano sotto una pioggia battente senza mai fare primavera.
In ciascun episodio la protagonista tenta la fuga ma finisce invariabilmente incastrata in problema morfo-sintattico, in uno sciatto falso amico (bambini che correndo hanno rotto il ghiaccio nel corridoio), in un malinteso da Bagaglino (la solita Gisèle che vive in provincia, non in Provenza) o nella trappola del Nom-Prénom.
Sarebbe una via di mezzo tra Life on Mars e Il Prigioniero, ma con tanti bei formaggi dal nome maleodorante e pronunciato male, dolcissimi macellai sfregiati e una rete clandestina di giocatori di pétanque mascherata da cellula di Al Qaida.
No Amélie Poulain.
No fisarmoniche.
No rap francese.

Nel pilot c'è un buon cacciatore che sa cacciare anche senza il suo cane.

lunedì, aprile 16, 2012

Anche senza volerlo


– Ciao sono stata al battesimo! C'era anche la messa.
– Be'.
– Così adesso, anche senza volerlo, vi canterò delle canzoni religiose.
– Ne sai tante?
– Non a memoria.
– Comunque com'è stato?
– Insomma.
– Insomma.
– Non proprio "ahahahah".


sabato, marzo 31, 2012

Osservazioni

A Gorizia è riapparso il Vecchio del Mossad. Sai, ho detto a mio padre, il vecchio non è morto per niente. L'ho visto che pettinava le aiuole con la scopa. Però nell'altra mano aveva un bastone, forse adesso zoppica. Controlla che non sia uno di quei bastoni con il chiodo per raccogliere le foglie e le cartine, ha detto lui senza scomporsi. Era un bastone con il chiodo.

A Parigi è riapparso il dirimpettaio vecchio, invisibile da mesi causa rifacimento facciata. Il Vecchio passa il tempo alla finestra, dalla quale osserva minuziosamente il nulla o agita uno straccetto per allontanare un certo tipo di piccioni. Per lui i piccioni si suddividono in piccioni sì e in piccioni no. I piccioni no li scaccia, con quelli sì ha brevi e civilissime conversazioni. Un tempo il tizio del piano di sotto teneva appesi alla finestra tre o quattro cd per terrorizzare i piccioni sì e no e per abbagliare il vicinato. Li ha tolti.

Alla finestra che sta sopra quella del vecchio è apparso il Braccio penzolante. È un braccio nudo, con appena un accenno di mezza manica blu, e sta praticamente immobile. A un'estremità c'è una sigaretta accesa. All'altra estremità deve invece esserci un uomo. Però io l'uomo non l'ho ancora visto.

Oggi il Vecchio si è affacciato per allontanare una pattuglia di piccioni no, poi ha guardato in su e ha messo a fuoco il Braccio penzolante. Ha fatto una faccia che significava "cosa mi tocca vedere", "dopo tutto siamo in un paese libero". Poi è scomparso nuovamente nel buio della stanza. Il Braccio ha continuato a fumare.

La mattina quando faccio il caffè controllo se c'è il Vecchio. C'è. Poi alzo di poco lo sguardo e faccio una breve ricognizione del Braccio. C'è. Dopo tanto penzolare all'aria aperta si sta leggermente abbronzando. Tutto questo osservare può far sì che il cucchiaino manchi di poco il filtro e che il caffè cada sul ripiano della cucina. Ma per questi piccoli dispiaceri c'è il mini aspirapolvere Black&Decker, quello che secondo Sua Cinicità deve stare in tutte le case, perché il Black&Decker non ti tradisce mai.

Intanto il Braccio ha fatto cadere un po' di cenere di sigaretta sulla pelata del Vecchio. Cosa stai combinando con il Black&Decker, chiede Sua Cinicità. Cenere, rispondo.


martedì, ottobre 25, 2011

In Giorgio we trust

"In tartiflette we trust."
Così stava scritto, bianco su rosso, sul casco del motociclista che stava davanti a noi in fila dal tabaccaio. Volevo farlo notare a Sua Cinicità, ma siamo stati distratti dal fatto che il tabaccaio continuava chiamarlo madame. Lo chiamava madame e poi si scusava, madame e désolé, madame e désolé. Poi siamo andati a prendere i kebab. Il Cinicità non si ricorda mai dove sta, l'arabo, bisogna percorrere un paio di vie dall'aria serale e confusamente pericolosa e poi andare a caso. Sua Cinicità dice sempre "adesso ci menano", ma a dire il vero non ci menano mai.

L'arabo chiama Sua Cinicità "Giorgio". Come Giorgio Armani, dice, mica posso chiamarti Berlusconi. Bunga bunga, spiega. A quel punto i suoi cinque avventori impegnati a guardare a Napoli-Bayern si voltano pigramente. Bunga bunga, ripetono, prima di tornare a fissare lo schermo appollaiati sugli sgabelli vagamente pop di plastica lucida color caffelatte.
E tu come ti chiami, già?, chiede il Cinicità all'arabo. Giorgio Armani anch'io, risponde lui come sempre. Allora me stavolta chiamami Sergio. Per cambiare.

Quando siamo ormai a casa mi ricordo della scritta sul casco.
La tartiflette è una delle invenzioni più tristi dei francesi, dice Sua Cinicità. Patate, formaggio, pancetta. Che tristezza. E il frico friulano, allora? Non è triste come la tartiflette, dice lui. Vedremo, penso io.

Il giorno dopo incrociamo Giorgio Armani davanti a Monoprix.
Sergio, ma sei ancora vivo?
Quel kebab me l'hai consigliato tu, dice il Cinicità.
No, io ho consigliato quello di madame.

Ciao, Sergio, dice Giorgio Armani.
Poi se ne va.