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martedì, febbraio 14, 2006

Il Grande Fungo/L'attesa terza parte

(L'antefatto è qui)

-- terza parte --
"(dove si prende una piega lievemente splatter, perché nessuna religione vale niente senza un po' di sangue e due teste mozzate)
L'umanità continuava a proliferare sulla testa di Calaverbert, con suo sommo disgusto. Non nascondeva un certo gusto quando quella melma in cui si trasformavano quei corpi morti entrava a far parte di lui, ma lo stesso, quelle presenze erano per lui ormai una ossessione che gli toglieva il respiro, ammesso che i funghi respirino.
Calaverbert era tutto preso dalla sua crescita e dalla produzione di nuove spore, quando si accorse che lassù qualcosa di strano stava succedendo: ora il sangue nutriente era molto di più, e anche i cadaveri... c'era qualcosa che stava uccidendo meglio lassù, e non era lui: doveva scoprire, e imparare.
Per la seconda volta (la prima era stata quando aveva visto i bipedi. sennò non avrebbe saputo che erano bipedi. oh insomma, stiamo attenti?) emerse da terra: come il periscopio di un sottomarino, un piccolo fungo bianco spuntò sotto una quercia, a guardare cosa stava succedendo. Nuovi uomini popolavano quella terra: avevano molta più stoffa addosso, e dei tubi di metallo che scoppiavano, facendo così tanto rumore! Calaverbert li odiava ancora di più degli altri, quelli di prima. Era deciso a fare qualcosa per liberarsene.
Nel locale dell'inizio, le luci si abbassano: la storia è ancora lunga, ma si inizia ad intravedere un losco piano."

-- fine della terza parte --

Paura?

La commovente storia di un fungo

Tutto cominciò un pomeriggio di febbraio (beh, ieri), quando Anna disse: "ho una storia interessantissima sui funghi. a qualcuno va di sentirla?"

Riassunto delle puntate precedenti:

"C'era una volta un locale, dove l'Anna andava di tanto in tanto. Quella sera, per una serie di coincidenze che non esiterei a definire magiche, si trovavano lì alcuni amici che non vedeva da un po'. si sedette, e iniziarono a conversare. tutto ad un tratto, per un incrocio di destini, venne fuori che tutti avevano visto quella particolare puntata del programma Gaia in cui - fra morti e distruzioni varie, ed entusiasmanti nuovi modi di immaginare il collasso del pianeta - si raccontava anche la commovente storia di un fungo, che per rispetto della privacy chiameremo Herbert.
Herbert era nato come nascono tutti i funghi, ovvero in un modo certamente complicato e che ignoro completamente, in un piccolo paese dell'Oregon (sì ragazzi, credo anch'io si tratti della Castle Rock di Stand by me).
Ma Herbert non era come gli altri funghi, Herbert aveva un sogno: diventare l'organismo vivente più graaaande della terra."

-- fine prima parte --

A questo punto l'Autrice propose un sondaggio:
digitate:
a) se volete proseguire la storia.
b) se piuttosto la morte.
c) se volete far entrare nella storia il simpatico omino dei popcorn.
d) se volete che il nome del fungo diventi Calaverbert.

per un complicato sistema di voto, i risultati furono una e) e una d).
Vinse la d), che comunque valeva doppio.

-- seconda parte --

"(Dove due piani di realtà si intersecano, rendendo il tutto piuttosto confuso e anche per questo attuale e fico)
Nel locale dell'inizio si ordinano altri spritz, i giovini si siedono più vicini, e come un oscuro mantra si ripetono l'agghiacciante storia del fungo.
Quando Calaverbert era nato, il suolo sopra di lui ospitava solo qualche bisonte, una sequoia, tre scoiattoli e otto cimici. Nessuno di loro si era interessato alla nascita del nostro eroe. Ma il nostro eroe, sotto i tre metri di terra che lo proteggevano, se la rideva: ah ah ah(a)! Sciocchi esseri mobili! Sprecate pure le vostre vite a passeggiare e mangiare e riprodurvi. Verrà il tempo che le vostre carcasse diventeranno fertile humus per i miei denti!
Calaverbert, come tutti i funghi, era terribilmente invidioso e soffriva di un forte senso di inferiorità nei confronti di tutti gli esseri mobili. Diversamente dagli altri funghi, però, era terribilmente megalomane: questo l'avrebbe reso una minaccia per la vita mobile di quella parte di pianeta. (Qui l'autore spinge un po' sul tasto del terrore per ricordare agli spettatori che la fonte della storia è Gaia, e anche un po' per tenere la tensione alta e la palpebra vibrante)
Come aveva ragione Calaverbert! Dalla sua posizione privilegiata vide secoli di vita mobile nascere e morire, decomporsi e divenire cibo per lui. E come gli sembravano brevi e inutili quelle creature! Certo, in qualche modo le ringraziava, parché senza di loro il suo sogno di potere non si sarebbe mai realizzato.
Passarono i secoli, Calaverbert era ormai grande come la provincia di Parma, e continuava a crescere. Era ancora il solo ad essere conscio della propria importanza. Quand'ecco, una nuova creatura iniziò a calpestare il suo suolo: camminava eretto, era senza peli, e articolava una varietà di suoni a lui ignota. Proprio per questi suoni Calaverbert iniziò ad odiare questa specie più di quanto avesse fino ad allora odiato tutti i mobili."

-- fine della seconda parte --

A questo punto avevamo già sperimentato sulla nostra pelle che il fungo è il vero oppio dei popoli. E i popoli chiedevano a gran voce il seguito, con ife e spore in quantità, al suono di slogan come: "SA-PRO-FI-TI! SA-PRO-FI-TI!", "FUNGARE TUTTI FUNGARE MENO", "ANNA CE L'HA INSEGNATO, PARLAR DI FUNGHI NON È REATO", "O FUNGO O DEFUNGO!", "MORE ROOM FOR MUSHROOM!".

E così, Anna disse:
"Il fungo arriverà.
Verso le due del pomeriggio.
Ho detto."
Misteriosamente, però, si firmò Ghezzi Enrico.