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venerdì, marzo 17, 2006

Come maltrattare Google e vivere felici/4

Ma non avete proprio ritegno. Io scherzavo, quando dicevo che volevo panificare il corpo di Cristo: ero certa che a quella festa di battesimo si sarebbero accontentati dei panini alle olive e delle focacce al rosmarino.
"Macchinetta per cucinare ostie", su. Che fate, invitate gli amici a cena e invece di giocare a Trivial confessate nell'armadio guardaroba? Mettete vostra moglie all'organo mentre gli invitati fanno la fila in corridoio per la comunione? Invece di farfugliare "si è fatto tardi" risolvete con uno sbrigativo "andate in pace"? Scommetto che poi i bambini prima di andare a dormire contano i soldi delle elemosine.



venerdì, luglio 29, 2005

Musa offresi, casa vendesi: the summer files

Troppo sintetica
Ho sempre avuto una tendenza a sottrarre. Da quello che leggo normalmente riesco a ricavare poche righe di commento, povere stringhe laconiche. Al professor B. piaceva la mia capacità di sintesi: sembrava colpito dal fatto che andassi spedita al nocciolo senza divagazioni né compromessi. Poi, una mattina, gli feci scivolare sotto il naso un foglio protocollo riempito a metà sul bifrontismo tassiano. La prima facciata, riempita a metà. "Ottimo. Forse troppo sintetico".
Lo giudicai un friendly warning da prendere in considerazione: ho cercato di imparare da allora l'utilità della ridondanza e dell'abbellimento, con risultati alterni e scarsa soddisfazione personale. Se posso, ricado nel vecchio vizio della scrittura senza fronzoli, informativa, di pura segnalazione (e - se sono in vena - di divertito commento). E visto che miei diari o taccuini si sono sempre interrotti tutti alla data del primo gennaio ("Propositi per il nuovo anno", e altre 364 pagine bianche), mi stupisce il fatto di esser riuscita finora a riempire un blog. Spero che il professor B. abbia di meglio da fare che passar di qui (credo che sia diventato preside, nel frattempo, e mi auguro che sia uscito dal tunnel della Gerusalemme Liberata), però c'è da dire che non avrebbe dovuto assecondarmi.

The Summer Files
Quando poi fa molto caldo e i miei neuroni stanno al parco giochi o in fila davanti all'acquasplash vado in eccesso di sottrazione: saltano i nessi, si moltiplicano i vuoti, e può sembrare che la logica vada per i cavoli suoi. Questo significa che mi accontenterò di riportare alcune cose interessanti che leggo qua e là, con e senza commenti e/o conclusioni. Fate finta che stia ragionando tra me: i tempi sono confusi e difficili, restare indifferenti mi sembra impossibile e non mi pare che ci siano facili spiegazioni a portata di mano. Tra sparizioni e riapparizioni estive conto di continuare a raccogliere del materiale, in modo intermittente e meno sistematico del solito. Potreste aspettarvi fonti disparate, sporadici rants, imbarazzanti dichiarazioni d'amore ad attori orientali o a scrittori anglo-pachistani e playlist fricchettone: oppure anche no, e potrebbe venirne fuori qualcosa di interessante.

Vendo casa
Due giorni fa ho firmato la procura a vendere casa. Perché c'è bisogno di spazio per il lavoro e tutti questi libri, e il vicino del piano di sotto non sarebbe entusiasta del crollo del soffitto suo/pavimento mio: immaginatevi uno che un secondo prima si guarda la replica di Don Matteo con un birrino in mano, e un secondo dopo si ritrova in braccio il Miro in braghette da casa, il signor Giti in tenuta sportiva e venti volumi dell'Enciclopedia Utet più la Cronologia Universale. Queste cose si mettono poco a trasformarsi in tragedia, e io mica voglio le telecamere di Mimun sotto le finestre.
Quindi cambio casa, devo separarmi da questa qui, e tanto per dire ho già staccato dal muro il ritratto del maresciallo Tito: ché da queste parti sono parecchio sensibili all'argomento e con la sfiga che ho mi ritrovo come possibile acquirente il nipote di uno dei duemila di Monfalcone, come minimo. Mi consolo pregustando il trasloco nel borghesissimo condominio nuovo e l'entrata impettita in ascensore con il famoso ritratto sotto gli occhi allarmati dei nuovi vicini. Prima o poi ve lo fotografo, il mio Tito, perché merita.
Ma insomma, non so come farò a lasciare questo posto. Il vicinato un po' pazzo da casa di periferia. La coppia di mezz'età - lui foggiano, lei istriana - che litiga rispettando l'orario condominiale. Il rompiballe che in assemblea si porta il dizionario dei sinonimi e quello che vuole portare il bilancio di fine anno "alla Corte dei Conti". Il ramo di ciliegio che nella stagione giusta arriva proprio all'altezza giusta. Gli stipiti della porta con i segni lasciati dalla signorina Silvestra che ci si arrampicava con gusto. Come accidenti si smontano, gli stipiti?
E il signor G. non lo sa ancora.
Mi rendo conto che sto facendo la lagna. Per esempio Lia se la sta cavando alla grande. Soffermatevi solo un attimo a immaginarmi nei suoi panni: mi vedete mentre percorro la strada verso l'aeroporto baciando ogni centimetro di suolo egiziano, piangendo esageratamente e invocando Allah? O mentre tento di convincere l'addetto al check in che un materasso di quattro metri quadri è classificabile come bagaglio a mano?

Peggy G.
D. è andato da un indovino, e il vegliardo ne ha azzeccate parecchie. Poi se n'è uscito con la faccenda della scrittura: "sei destinato a scrivere, ma c'è un ostacolo: se procederai da solo quell'ostacolo si rivelerà insuperabile, non riuscirai a giungere alla forma finale. Vedo però una donna che ti aiuterà a superarlo". Una donna che non è l'amata, non è la mamma, non è la sorella, non è la nonna. Ergo, conclude il D. dopo breve riflessione, non può essere che il Miro. Eccomi dunque nei panni di lettrice, con la licenza di incalzare, criticare, pungolare, correggere, smontare, rimontare, riscrivere. E pensare che io già cullavo la fantasia di diventare una musa part time, immagine che nella mia mente si associa a lunghe tuniche, capelli spettinati ad arte, cavigliere d'argento e sigarette con il bocchino. No, dice D., saresti più una specie di Peggy Guggenheim (intesa come occhialuta rompicoglioni nevrotica, non come collezionista milionaria). Ecco.
Il vegliardo dice che il tutto si spiega con il fatto che D. è un saturnino. Ma non dovrebbe essere il suo lavoro, sapere che sono saturnina anch'io?
E gliela devo raccontare, a D., la faccenda della sintesi? Ché qui non siamo mica Pound e Eliot, e non so quanto potranno giovargli le mie operazioni cesaree su quelle che lui continua a chiamare "le [sue] quattro righe".
La mia tentazione è di farci un blog, su questa vicenda tutta saturnina di talenti attempati, di appiccicarci su una licenza Creative Commons e di vedere un po' l'effetto che fa. Almeno fino a quando D. non consulterà un lettore di rune o un facitore di oroscopi celtici che sbotterà: "Quella lì? Ma scherziamo?", mi verrà revocata per sempre la licenza di Peggy e io tornerò a sognare impossibili tuniche e cavigliere d'argento. Nel frattempo, potrei anche divertirmi.

lunedì, giugno 20, 2005

I preti sognano campane elettriche

Il battesimo di Michele Giacomo è filato liscio, merito di un Michele Giacomo straordinariamente composto e di partecipanti eccezionalmente disciplinati, disposti a scandire all'unisono una serie di "rinuncio!" e "credo!" da far invidia a una convention di Forza Italia. Il petit a forza di sentirsi tracciare segni della croce sulla fronte e di farsi aspergere di ingredienti benedetti come un'insalatina gentile si è solo un po' innervosito.
E siccome non c'era da cantare, io mi sono lasciata distrarre dagli affreschi romanici e dal più molesto pensiero del pane chiuso nel bagagliaio sotto il sole.
A cerimonia finita, il parroco ha calato l'asso:
"E adesso faccio anche suonare le campane, visto che sono elettriche".
E via con un dj set che ha stordito tutta Summaga.

Mai credere a D. quando dice: "ci saranno trenta-trentacinque persone, ma il pane fallo per dieci". Che fanno gli altri venti-venticinque, giocano a chi arrotola meglio il San Daniele sulle patatine? E poi, come previsto, JC non si è fatto vedere (il caldo, i playoff di B, il Bossi Umberto da miracolare) quindi la moltiplicazione era esclusa.
In breve, il pane era tanto, gli invitati apparentemente contenti.
Naturalmente il padrone di casa è stato di parola:



Che soddisfazione.

Nell'afa del dopopranzo Mik dormiva sul divano, protetto dall'ombra fresca del salotto; penso che sognasse la mamma, con tenerezza e concentrazione.

giovedì, giugno 16, 2005

Il buon pane del Mulino Rosso

Io ai battesimi e ai matrimoni religiosi sono una mina vagante. C'è sempre il pericolo che faccia qualcosa di sbagliato, che mi accodi a un'altra sfilza di invitati, che faccia incavolare il prete perché stono l'alleluia o al contrario esaspero il labiale. Ecco perché gli amici mi trovano sempre qualcosa da fare: vogliono tenermi occupata. Domenica mattina si battezza il piccolo Mik, con festicciola e rinfresco nel giardino di casa, e B. e D. devono essersi detti:
– la madrina è fuori discussione, ché è comunista;
– affidarle la bisnonna, no, perché è capace di sfinirla con la condizione della donna nell'Ottocento o con i canti delle mondine;
– farle fare le foto, no, perché poi finiamo tutti su Flickr.
Insomma, qualsiasi cosa, ma teniamola lontana dal bambino per carità.
Possiamo chiederle di fare il pane. (competenza, questa, assai sopravvalutata, n.d.a.).
E così me l'hanno chiesto con grande delicatezza:
"Ci farebbe molto piacere se tu potessi fare il pane."
"Solo se posso fare anche le ostie della comunione."
"No, non puoi fare le ostie della comunione, quelle possono farle solo le suore."
"Io sono una suora laica zapatista."
"Ecco."
"Va bene, lo faccio. Ma solo se piantate sulla statale un cartello con su scritto 'degustazione pane del Mulino Rosso, km 1'."
"Si può fare."
Così faccio il pane. È una settimana che faccio pane, che poi surgelo: classico, integrale, con i cereali, con i semini di papavero, con il sesamo, con le olive, con il rosmarino. Impasto e rivedo testi, correggo bozze, controllo vedove e orfane, faccio postscript, distillo pdf e ogni tanto dimentico anche il pane in forno. Dopo due giorni di trambusto, il giudizioso signor G. ha imparato ad aprirsi le scatolette da solo.
Il capricorno sconsolato e un po' isterico che è in me vorrebbe che questa roba bastasse per tutti gli invitati, ma chi lo sa.
"D., ma dopo il battesimo si ferma anche quel vostro amico?"
"Ma chi?"
"Il Gesù Cristo."
"..."
"Dicono che con il pane fa miracoli."
No, nemmeno io mi sopporto, a volte.



Disclaimer per B. e D.: d'accordo, niente di tutto questo è vero, a parte il battesimo, il labiale, il pane, la bisnonna, le bozze, la preoccupazione del signor G. e l'invocazione allo special guest dalle decantate facoltà paneplastiche. La schiacciata al rosmarino nell'immagine è - naturalmente - vera. Se le ostie sapranno di poco, non venite a piangere sulla mia spalla. E ricordatevi il cartello sulla statale.