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giovedì, dicembre 20, 2012

Per un qualche motivo


Le astronavi viaggeranno regolarmente 
e le teste di Babbo Natale saranno tutte in strada 
come sempre. 
Le renne invece sentiranno qualcosa 
e resteranno tappate al tappeto, 
come tutti gli animali vivi o morti del resto. 
Quindi presumo che anch'io tapperò.
Nel dubbio, stai lontana dalla Senna 
e regala candele per Natale. 
E fai il pieno e ricordati 
che siamo cresciuti a Simmenthal 
per un qualche motivo.

                                D.M., mail.

lunedì, aprile 30, 2012

I calzini dell'arciduchessa S01E01

Ieri, quando siamo scesi per fare la spesa, abbiamo incontrato il ragazzo indiano del negozietto sotto casa.
Bonjour, ha detto Sua Cinicità stringendogli la mano, comment ça va?
E fin qui.
Poi però ha aggiunto: "J'aime beaucoup le chapeau de votre frère".
Così.
Naturalmente del fratello neanche l'ombra, figuriamoci se si vedeva un cappello.

Idee per una serie tv di successo. Attenzione perché è di successo.
La protagonista batte la testa in Italia e si risveglia in Francia, in una vita che ricalca gli esempi di un corso di grammatica, piena di ordinazioni di pastis e di conversazioni con la moglie e la segretaria di Monsieur Legrand – uno che quando lo cerchi in ufficio non c'è mai e quando lo cerchi a casa scopri che è appena andato in ufficio – mentre les hirondelles sfrecciano sotto una pioggia battente senza mai fare primavera.
In ciascun episodio la protagonista tenta la fuga ma finisce invariabilmente incastrata in problema morfo-sintattico, in uno sciatto falso amico (bambini che correndo hanno rotto il ghiaccio nel corridoio), in un malinteso da Bagaglino (la solita Gisèle che vive in provincia, non in Provenza) o nella trappola del Nom-Prénom.
Sarebbe una via di mezzo tra Life on Mars e Il Prigioniero, ma con tanti bei formaggi dal nome maleodorante e pronunciato male, dolcissimi macellai sfregiati e una rete clandestina di giocatori di pétanque mascherata da cellula di Al Qaida.
No Amélie Poulain.
No fisarmoniche.
No rap francese.

Nel pilot c'è un buon cacciatore che sa cacciare anche senza il suo cane.

sabato, marzo 31, 2012

Osservazioni

A Gorizia è riapparso il Vecchio del Mossad. Sai, ho detto a mio padre, il vecchio non è morto per niente. L'ho visto che pettinava le aiuole con la scopa. Però nell'altra mano aveva un bastone, forse adesso zoppica. Controlla che non sia uno di quei bastoni con il chiodo per raccogliere le foglie e le cartine, ha detto lui senza scomporsi. Era un bastone con il chiodo.

A Parigi è riapparso il dirimpettaio vecchio, invisibile da mesi causa rifacimento facciata. Il Vecchio passa il tempo alla finestra, dalla quale osserva minuziosamente il nulla o agita uno straccetto per allontanare un certo tipo di piccioni. Per lui i piccioni si suddividono in piccioni sì e in piccioni no. I piccioni no li scaccia, con quelli sì ha brevi e civilissime conversazioni. Un tempo il tizio del piano di sotto teneva appesi alla finestra tre o quattro cd per terrorizzare i piccioni sì e no e per abbagliare il vicinato. Li ha tolti.

Alla finestra che sta sopra quella del vecchio è apparso il Braccio penzolante. È un braccio nudo, con appena un accenno di mezza manica blu, e sta praticamente immobile. A un'estremità c'è una sigaretta accesa. All'altra estremità deve invece esserci un uomo. Però io l'uomo non l'ho ancora visto.

Oggi il Vecchio si è affacciato per allontanare una pattuglia di piccioni no, poi ha guardato in su e ha messo a fuoco il Braccio penzolante. Ha fatto una faccia che significava "cosa mi tocca vedere", "dopo tutto siamo in un paese libero". Poi è scomparso nuovamente nel buio della stanza. Il Braccio ha continuato a fumare.

La mattina quando faccio il caffè controllo se c'è il Vecchio. C'è. Poi alzo di poco lo sguardo e faccio una breve ricognizione del Braccio. C'è. Dopo tanto penzolare all'aria aperta si sta leggermente abbronzando. Tutto questo osservare può far sì che il cucchiaino manchi di poco il filtro e che il caffè cada sul ripiano della cucina. Ma per questi piccoli dispiaceri c'è il mini aspirapolvere Black&Decker, quello che secondo Sua Cinicità deve stare in tutte le case, perché il Black&Decker non ti tradisce mai.

Intanto il Braccio ha fatto cadere un po' di cenere di sigaretta sulla pelata del Vecchio. Cosa stai combinando con il Black&Decker, chiede Sua Cinicità. Cenere, rispondo.


venerdì, dicembre 23, 2011

Una solitudine di idee

– È tornato a casa il padre di Pippi Calzelunghe, adesso sarà tutto meno buffo.
– Perché?
– È una sensazione. Sai, io ho tutta una solitudine di idee.
– ...
– Sono una poeta, lo so.

lunedì, ottobre 31, 2011

L'amour en anglais

Nel bagno, cioè nel modulo lunare per fantini, si è materializzato questo biglietto:


Forse è un messaggio dal futuro, come il fossile di polpetta. 
Forse no.
Chissà se dietro l'amore si nasconde anche una riserva di accenti acuti.


martedì, ottobre 25, 2011

In Giorgio we trust

"In tartiflette we trust."
Così stava scritto, bianco su rosso, sul casco del motociclista che stava davanti a noi in fila dal tabaccaio. Volevo farlo notare a Sua Cinicità, ma siamo stati distratti dal fatto che il tabaccaio continuava chiamarlo madame. Lo chiamava madame e poi si scusava, madame e désolé, madame e désolé. Poi siamo andati a prendere i kebab. Il Cinicità non si ricorda mai dove sta, l'arabo, bisogna percorrere un paio di vie dall'aria serale e confusamente pericolosa e poi andare a caso. Sua Cinicità dice sempre "adesso ci menano", ma a dire il vero non ci menano mai.

L'arabo chiama Sua Cinicità "Giorgio". Come Giorgio Armani, dice, mica posso chiamarti Berlusconi. Bunga bunga, spiega. A quel punto i suoi cinque avventori impegnati a guardare a Napoli-Bayern si voltano pigramente. Bunga bunga, ripetono, prima di tornare a fissare lo schermo appollaiati sugli sgabelli vagamente pop di plastica lucida color caffelatte.
E tu come ti chiami, già?, chiede il Cinicità all'arabo. Giorgio Armani anch'io, risponde lui come sempre. Allora me stavolta chiamami Sergio. Per cambiare.

Quando siamo ormai a casa mi ricordo della scritta sul casco.
La tartiflette è una delle invenzioni più tristi dei francesi, dice Sua Cinicità. Patate, formaggio, pancetta. Che tristezza. E il frico friulano, allora? Non è triste come la tartiflette, dice lui. Vedremo, penso io.

Il giorno dopo incrociamo Giorgio Armani davanti a Monoprix.
Sergio, ma sei ancora vivo?
Quel kebab me l'hai consigliato tu, dice il Cinicità.
No, io ho consigliato quello di madame.

Ciao, Sergio, dice Giorgio Armani.
Poi se ne va.

venerdì, ottobre 07, 2011

Great meatballs of fire



Ieri, sotto lo sguardo saccente di Pinocchio e del suo doppelgänger, ho infine avvitato tutto l'avvitabile e sono stata trascinata fuori dal modulo perfettamente incolume.

Però in una cavità poco accessibile dietro il wc ho trovato una cosa strana. 
Sarebbe stato bello imbattersi in un oggetto dolcemente sinistro come un origami, una trottola, una clessidra, uno spettrale carillon.

Invece ho trovato una polpetta. 

Dice Sua Cinicità: "Non scriverlo perché la gente capisce altro". Invece è proprio un'innocente polpettina. Ormai perfettamente fossilizzata, ma ancora integra nella sua polpettità. Inodore. Del peso e della consistenza di una palletta di gesso.
La gente qui chiede dov'è il bagno e ci nasconde le polpette.
E la cosa davvero strana è che noi le polpette non le facciamo mai, al limite estremo e conradiano le compriamo surgelate da Picard, e quelle di Picard sono più piccole.
La gente qui si porta le polpette da casa e le nasconde nel bagno, sotto lo sguardo omertoso dei due Pinocchi.

Magari la casa era abitata dal demone della polpetta, uno spirito dispeptico che portava infelicità, allentava le viti, faceva scuocere la pasta e asciugava l'acqua nella caffettiera. Magari adesso abbiamo risolto.

Però, nonostante tutta questa fatica costellata di scoperte, la tavoletta si muove ancora. 
Il Cinicità ha detto: "Sei stata bravissima. Inutile ma bravissima".
Mia madre ha mandato un sms di conforto: "Anche noi nel 2 bagno si muove ed è di plastica. Baci".

giovedì, ottobre 06, 2011

Que reste-t-il de nos armoires?


Qui ogni dieci metri c'è una brocante. È tutto un raccogliere, scaricare, riparare e ridipingere tavoli zoppi, sedie miserabili, mobiletti che sembrano fatti solo per reggere centrini bucati o gondole di plastica. Sospetto che questo spreco di impregnante sia una pacata forma di disoccupazione.

Qui il sabato e la domenica si pedonalizza tutto e si fa un bel vide-grenier, occasione perfetta per bighellonare travestiti da fricchettoni vegani e svuotare con solenne sprezzatura le proprie cantine per riempirle con la roba vecchia altrui.

Quel che resta va a finire in una vetrina sporca di segatura dove si trasforma in ironia.

venerdì, settembre 23, 2011

Andare a Parigi

E così, dopo due anni di idillio e di voli low-cost, Sua Cinicità ha scoperto le sue carte.
Come sei magra, come sei flessuosa, diceva.
Mia coniglietta.
Quand'è che vieni?

Ora mi trovo qui, in compagnia di buona parte del mio guardaroba autunnale, per fissare meglio la tavoletta di un water. Il water si trova in un luogo minuscolo, punitivo e illuminato bene – sostanzialmente un modulo spaziale per fantini ascetici – situato a metri e metri di distanza dal bagno, quello che ha la vasca al posto giusto e il cesto della biancheria al posto del bidet.

La tavoletta del water si muove un po' perché la vite che la tiene al suo posto si è leggermente allentata. La vite va riavvitata. La vite è naturalmente inaccessibile a chiunque non sia un nano molto smilzo o un coniglio biondo di 43 chili.

Amore, devi infilarti lì sotto, vedi? Devi entrarci strisciando, supina, con il braccio già alzato dietro la testa e pronto ad avvitare. Senso orario, mi raccomando. Fa' vedere com'è, orario? Bene. E avviti. L'inferno è che non la vedi, la vite. Sei completamente alla cieca. Poi probabilmente dovrò estrarti tirandoti per i piedi. Magari telefoniamo a tuo padre per l'assistenza remota, non si sa mai.

Ma come non si sa mai.

Ah, naturalmente ti tolgo di mezzo lo scopino.

Naturalmente.

Le nonne, quando volevano alludere alle proprie funzioni fisiologiche, dicevano con provinciale eleganza "vado a Parigi". Con permesso, devo andare a Parigi. Com'è signora, tutto bene? Ah, dottore, vado a Parigi tutte le mattine.

Bene.

Sono a Parigi, con il braccio già alzato e un cacciavite in mano.
Se posso scrivo.
Se non scrivo telefono.
Se non telefono mandate un fantino.

giovedì, dicembre 31, 2009