Visualizzazione post con etichetta VVP. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta VVP. Mostra tutti i post

mercoledì, aprile 11, 2012

VVP e lo sciopero della fame

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ telefonò al presidente della Commissione elettorale centrale Vladimir Evgen'evič Čurov.
– Pronto, fratello, – disse Vladimir Vladimirovič™, – Cos'è che combini?
– Sto elaborando un nuovo calcolo statistico, – rispose Vladimir Evgen'evič , – Io lo chiamo "calcolo di  Čurov".
– Calcolo di  Čurov? – indagò Vladimir Vladimirovič™.
– Sì! – disse il presidente, – Si baserà non sulle previsioni matematiche, ma sulle previsioni nostre!
– Fico, – disse Vladimir Vladimirovič™, anche se non ci aveva capito nulla, – Ascolta, ti chiamo perché... Mi è arrivata una lettera. Cos'è che succede ad Astrachan?
– Ad Astrachan? – si meravigliò Vladimir Evgen'evič, – Ma niente...
– Be', si sono messi a fare lo sciopero della fame... Vediamo... – Vladimir Vladimirovič™ scartabellò un poco, – Ecco. Un certo Šein Oleg Vasil'evič, del partito "Russia Giusta".
– Ma sì, quello continua a digiunare, – borbottò il presidente, – Gli telefono tutti i giorni, ci ragiono...
– Bisogna risolvere 'sta cosa, no? – disse Vladimir Vladimirovič™ , – La gente si preoccupa!
– E dov'è che si preoccupa, la gente? – trasecolò Vladimir Evgen'evič, – Ad Astrachan?!
– Ma sì, – rispose Vladimir Vladimirovič™.
– Bratello, – disse sorridendo il presidente, – Ad Astrachan la gente si preoccupa quando fanno lo sciopero della fame i lucci. O, Dio non voglia, le aringhe. Se Šein digiuna, ad Astrachan non si preoccupano mica. Affumicarlo non lo si affumica, caviale non ne tiene. Inutile preoccuparsi.
– Ah, vabbe', – Vladimir Vladimirovič™ si strinse nelle spalle, – Tu ne sai più di me.
E Vladimir Vladimirovič™ riattaccò.

mercoledì, dicembre 07, 2011

VVP e il niente

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin si svegliò nella sua residenza di Novo-Ogarёvo.
Silenzio.
Vladimir Vladimirovič™ si alzò, si gettò sulle possenti spalle la cappa di ermellino con ricami dorati di aquile bicipiti, infilò i piedi nelle pantofole di pelle cecena e uscì dalla camera da letto.
Silenzio.
– Guardia! – chiamò Vladimir Vladimirovič™.
Nessuna risposta.
Vladimir Vladimirovič™ inarcò un sopracciglio, sorpreso.
– Ljudmila! – chiamò Vladimir Vladimirovič™.
Nessuna risposta.
Vladimir Vladimirovič™ inarcò sbalordito l'altro sopracciglio.
– C'è qualcuno? – gridò Vladimir Vladimirovič™.
Silenzio.
– Non ho capito, – bofonchiò Vladimir Vladimirovič™, – Dove sono tutti?
Vladimir Vladimirovič™ si avvicinò al telefono che lo metteva in comunicazione diretta con il presidente della Federazione Russa e alzò il ricevitore.
Silenzio.
Vladimir Vladimirovič™ si precipitò in camera da letto e agguantò il dispositivo mobile presidenziale, quello con l'aquila a due teste al posto della tastiera, e premette il pulsante di chiamata unica. 
Silenzio.
Vladimir Vladimirovič™ uscì dalla camera, attraversò di corsa la sala da pranzo, percorse a grandi balzi l'atrio e spalancò la porta d'ingresso.
Non c'era più niente.
Non c'era la limousine. Non c'era il vialetto nel quale avrebbe dovuto trovarsi la limousine. Non c'erano alberi, non c'erano recinzioni, non c'erano guardie del corpo.
Non c'era la terra, non c'era il cielo.
C'era soltanto un vuoto grigio.
– ААААА!!!!!!! – gridò Vladimir Vladimirovič™, cercando disperatamente di svegliarsi.
Non ci riuscì.

mercoledì, ottobre 05, 2011

VVP e il sistema politico

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin andò nel suo futuro ufficio presidenziale per parlare con Dmitrij Anatol'evič Medvedev, il presidente ancora in carica.
Dmitrij Anatol'evič appariva molto turbato.
– Ancora stai lì a tormentarti? – sorrise Vladimir Vladimirovič™, – Ma piantala! Al secondo mandato non ci arriva neanche Obama.
– Cosa c'entra adesso Obama... – borbottò il Presidente, – Pensavo... tutti credevano che sarebbe uscito l'iPhone 5! E invece hanno presentato ancora il 4. Mi secca parecchio.
– Che? – Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
In quel momento la porta si aprì. Era il vice capo dello staff presidenziale, Vladislav Jur'evič Surkov.
– Si può? – chiese Vladislav Jur'evič.
– Evviva! – si rallegrò Vladimir Vladimirovič™, – Entra!
– È ancora il mio ufficio, comunque, – disse il Presidente senza rivolgersi a nessuno in particolare, – E questo qui è ancora il vice capo del mio staff.
– Scusa, scusa, – Vladimir Vladimirovič™ allargò le braccia, – Abitudine.
Vladislav Jur'evič si avvicinò alla scrivania e vi posò un piccolo forziere di legno.
– Cos'è? – chiese il Presidente.
– Mi avete chiesto di elaborare un sistema politico che rispondesse ai problemi che attualmente ci affliggono, – rispose Vladislav Jur'evič, – E io l'ho elaborato.
Con queste parole Vladislav Jur'evič aprì il forziere. Vladimir Vladimirovič™ e Dmitrij Anatol'evič vi guardarono dentro con aria preoccupata.
Nel forziere, su uno strato di marocchino blu, c'erano due dadi di platino.
Sulle facce di uno dei dadi c'era il ritratto di Vladimir Vladimirovič™.
Sulle facce dell'altro c'era il ritratto di Dmitrij Anatol'evič.
– E allora? – sbottò Vladimir Vladimirovič™, – A cosa servono?
– A tirarli, – disse Vladislav Jur'evič, che li prese e li lanciò sulla scrivania.
Su un dado uscì la faccia di Vladimir Vladimirovič™. Sull'altro, la faccia di Dmitrij Anatol'evič.
– Adesso io! – disse il Presidente agguantando i dadi e lanciandoli.
Su un dado, Dmitrij Anatol'evič. Sull'altro, Vladimir Vladimirovič™.
– Ma geniale! – esclamò Vladimir Vladimirovič™, – Anch'io, anch'io!
Vladimir Vladimirovič™ prese i dadi e li lanciò.
Su uno uscì Vladimir Vladimirovič™. Sull'altro, Dmitrij Anatol'evič.
– Bòn, allora io vado, – disse Vladislav Jur'evič, lasciandosi alle spalle il rumore dei dadi che rotolavano sulla scrivania.

mercoledì, marzo 30, 2011

VVP e gli orologi

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin e il Presidente della Federazione Russa sedevano ai lati opposti di un lungo tavolo e si guardavano negli occhi, zitti.
– Ascolta, bratello, – esordì lentamente Vladimir Vladimirovič™ dopo un bel po', - Dobbiamo decidere qualcosa. I politologi hanno già analizzato la situazione. Stanno preparando vari rapporti. Dicono che andrà tutto male...
– Io so cosa fare, – rispose il Presidente.
– E cosa? – chiese Vladimir Vladimirovič™.
– Bisogna mettere avanti gli orologi, – spiegò Dmitrij Anatol'evič.
Vladimir Vladimirovič™ sospirò deluso.
– Ma no, non capisci! – disse pacato ma deciso il Presidente, – Ho sperimentato a lungo lo spostamento delle lancette, e finalmente ho trovato una soluzione! Le sposteremo subito di dodici ore!
– Perché? – chiese stancamente Vladimir Vladimirovič™.
– Secondo te? – disse il Presidente, – Tutti gli altri hanno il giorno, e noi abbiamo la notte! Capisci? Mentre loro litigano noi dormiamo. Quando loro dormono noi ci modernizziamo! Ci sviluppiamo! Ora butto subito giù un decreto…
E Dmitrij Anatol'evič tirò a sé un foglio di carta intestata con lo stemma presidenziale.
Vladimir Vladimirovič™ sospirò di nuovo e guardò fuori dalla finestra.
Dietro i vetri, nuvole bianche solcavano lente il cielo azzurro.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

venerdì, dicembre 10, 2010

VVP e la lettera del bambino australiano

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio e leggeva su Twitter la conversazione del deputato della Duma Alelsandr Evseevič Chinštein con se stesso. A un tratto le imponenti porte dello studio si spalancarono e fece il suo ingresso un corriere militare.
– Posta! – disse il corriere, porgendo a Vladimir Vladimirovič™ un vassoio d'argento con su incise le aquile a due teste.
Sul vassoio c'era una busta azzurra.
Vladimir Vladimirovič™ prese la busta e fece un brusco cenno con il capo.
Il corriere uscì.
Vladimir Vladimirovič™ strappò la busta, estrasse una lettera, la spiegò.
– Vi prego di leggere questa lettera – lesse Vladimir Vladimirovič™. – Questa lettera è apparsa qualche anno fa a Londra. Da allora ha fatto cinque volte il giro completo del mondo. È stata scritta da un bambino australiano, Julian, che ha deciso di donare la felicità a tutti.
Vladimir Vladimirovič™ sospirò.
– Per ottenere la felicità – continuò a leggere Vladimir Vladimirovič™ – Dovete subito spedire cinque bei telegrammi diplomatici.
Vladimir Vladimirovič™ fece un altro sospiro. Era sul punto di gettar via la lettera quando lesse la frase successiva.
– Vi prego, non cestinate questa lettera! – recitava la frase successiva. – Perché questa è una storia vera. Michael Jackson non ha spedito i telegrammi ed è morto. Mark Zuckerberg li ha spediti a tutti su Facebook e ha fatto un miliardo di dollari.
Vladimir Vladimirovič™ interruppe la lettura e gettò uno sguardo malinconico alla finestra. Fuori era grigio e umido.
– Se spedirete subito cinque bei telegrammi diplomatici – riprese a leggere Vladimir Vladimirovič™. – Tra un anno riceverete duecentocinquantamila bei telegrammi diplomatici. E se manderete una lettera alla vostra metà tra due anni sarete felici.
– Ma no – borbottò Vladimir Vladimirovič™. - Non può essere così semplice.
Vladimir Vladimirovič™ prese la busta che conteneva la lettera e lesse l'indirizzo del mittente. C'era scritto: "Mosca. Cremlino. Presidente della Federazione Russa".
Vladimir Vladimirovič™ posò lentamente la busta sulla scrivania e chiuse gli occhi.
Fuori nevicava.
Vladimir Vladimirovič™ aprì gli occhi. Erano più freddi della neve.
Vladimir Vladimirovič™ aprì una scatola e prese un foglio di carta.
Vladimir Vladimirovič™ sfilò la penna dal taschino della giacca.
– Purtroppo sono costretto a dire ciò che per tanto tempo non ho avuto il coraggio di confessare neanche a me stesso – scrisse Vladimir Vladimirovič™. – Penso di essere gravemente malato. Ogni quattro anni ho dei forti attacchi, in seguito ai quali non ricordo niente e non so quello che faccio.
Vladimir Vladimirovič™ rilesse quello che aveva scritto, ne fu soddisfatto e proseguì.
– Ne sono inorridito – scrisse Vladimir Vladimirovič™. – E solo ora comprendo che devo assolutamente curarmi. Voglio personalmente e pubblicamente chiedere scusa a tutti i cittadini russi e ai paesi amici. Sono desolato per l'accaduto. Comprendo che in una situazione simile non parrà così rilevante, ma per me è un primo passo verso la guarigione.
Vladimir Vladimirovič™ rifletté per qualche istante.
– Vi assicuro che non sto bene – proseguì Vladimir Vladimirovič™. – Chiedo scusa a tutti coloro che ho contrariato con questa condotta inadeguata. Non so come mi sia possibile continuare a vivere.
Vladimir Vladimirovič™ rilesse tutto dall'inizio alla fine.
E poi aggiunse in lettere maiusole:
NON MI RICORDO PERCHÉ L'HO FATTO PRESIDENTE.

Link: Владимир Владимирович™

martedì, dicembre 07, 2010

VVP e la modernizzazione

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin e il Presidente della Federazione Russa Dmitrij Anatol'evič Medvedev sedevano nello studio presidenziale davanti al solito tavolo decorato con aquile a due teste.
Sul tavolo c'erano: una caraffa di cristallo piena di whisky "Jim Beam", una caraffa appannata piena di "Coca-Cola light" preparata secondo la speciale ricetta dello chef presidenziale, due grossi hamburger con tartufi e carne di renna e una grande brocca di platino piena di cubetti di ghiaccio a forma di testa del presidente georgiano Michail Nikolaevič Saakašvili.
– Non capisco – disse Vladimir Vladimirovič™, indicando con lo sguardo il tavolo. – Come fai a bere questa schifezza?
– Modernizzazione – rispose Dmitrij Anatol'evič servendo a entrambi un dito di whisky, tre dita di Coca-Cola e buttando in ciascun bicchiere due teste di Saakašvili che cominciarono subito a sciogliersi.
– Capisci – disse il Presidente sollevando il suo bicchiere – Da noi si beve vodka tutta la vita e non va mai, mai bene niente! Son caduti perfino i satelliti. Invece gli americani bevono whisky e a loro va tutto bene!
– E coltivano il mais, loro – disse Vladimir Vladimirovič™, annusando sospettoso il suo bicchiere – Bella pensata, questa di Mišiko. Simpatico.
I due uomini ammirarono per un po' le teste di Saakašvili che si scioglievano nella bevanda.
– Be' – disse Vladimir Vladimirovič™ – Ai mondiali di calcio!
E bevve.
– Che schifo! – tossì Vladimir Vladimirovič – Ma è disgustoso!
– Bourbon – disse con rispetto Dmitrij Anato'evič, – Come appena uscito dalla pannocchia.
– Che schifo – ripeté Vladimir Vladimirovič™ addentando l'hamburger – Invece il panino non è male. Anche se non è caviale, certo, non è caviale...
– Oh, ma quel Mutko! – disse il Presidente addentando a sua volta l'hamburger – Let mi, dice, spik from mai hart.
– Fo FIFA – aggiunse Vladimir Vladimirovič™ scoppiando a ridere.
– Sì... Fo FIFA! – gli fece eco Dmitrij Anatol'evič ridendo – Mica male quella FIFA, aha, cinquanta miliardi.
Vladimir Vladimirovič™ prese dalla brocca di platino una testa di Michail Nikolaevič e la posò sul palmo della mano.
– Ci risiamo, adesso ci tocca dividere questi miliardi... – borbottò Vladimir Vladimirovič™, osservando più da vicino il palmo.
La testa di Saakašvili si squagliava lentamente in una pozza d'acqua limpida, acqua proveniente dalla torre idrica del Cremlino recentemente riaperta.
– Dai, dividiamo – disse prontamente il Presidente, estraendo da una tasca interna della giacca un oggetto piccolo e piatto.
– Cos'è 'sta roba? – domandò Vladimir Vladimirovič™ – Una calcolatrice?
– È l'Ipad Apple – rispose il Presidente – Me l'ha regalato Steve Jobs. Ho semplicemente fatto mettere un rivestimento di platino.
– E a che serve? – Vladimir Vladimirovič™ non capiva – Pensavo che avessimo bisogno di una calcolatrice.
– Età della pietra – rispose Dmitrij Anatol'evič – Qua dentro c'è anche la calcolatrice!
Vladimir Vladimirovič™ sospirò, gettò nel bicchiere quel che restava della testa di Saakašvili, prese la caraffa e si versò del whisky.
– Non ho capito – brontolò il Presidente, rigirando tra le mani il suo Ipad, - E dove sta la calcolatrice? Non esiste che non ci sia la calcolatrice!
Vladimir Vladimirovič™ guardava Dmitrij Anatol'evič con un sorriso di lieve compassione.
– E va bene! – disse il Presidente, versandosi da bere – Niente calcolatrice, e però c'è Twitter!
– E cos'è? – Vladimir Vladimirovič™ ancora una volta non capiva.
– È questo posto dove puoi scrivere – spiegò Dmitrij Anatol'evič – Tutto quello che ti pare. Vai lì e scrivi.
– Cosa? – si stupì Vladimir Vladimirovič™ – Vai lì su 'sto coso e scrivi? Ma tu sei presidente!
– E che? Un presidente non è forse un uomo? - esclamò Dmitrij Anatol'evič arrossendo leggermente.
– Insomma – borbottò Vladimir Vladimirovič™, guardando i cubetti di ghiaccio, – Dipende dal presidente.
Dmitrij Anatol'evič gli lanciò uno sguardo offeso.
– E va bene, va bene – disse Vladimir Vladimirovič™ – Fammi vedere quello che scrivi lì dentro.
Dmitrij Anatol'evič si rasserenò e passò l'Ipad a Vladimir Vladimirovič™.
– Certo che se avevamo della vodka con i funghetti e il pane casereccio era più piacevole, - disse Vladimir Vladimirovič™ guardando il display – Ma insomma...
Dmitrij Anatol'evič riempì i bicchieri.
– "Ho incontrato i giornalisti, – lesse Vladimir Vladimirovič™ – per un colloquio franco e tagliente. Mi hanno chiesto chi potrebbe essere presidente nel 2012. Gliel'ho detto."
Vladimir Vladimirovič™ alzò lentamente lo sguardo su Dmitrij Anatol'evič. Dmitrij Anatol'evič rimase immobile con la caraffa in mano.
– Cosa... – disse il Presidente senza capire.
– Be' – disse piano Vladimir Vladimirovič™, guardando Dmitrij Anatol'evič negli occhi – Adesso dillo a me.
Il Presidente impallidì.

Link: Владимир Владимирович™

lunedì, novembre 29, 2010

VVP e il Capitano Ovvietà

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin si trovava nella sua residenza suburbana di Novo-Ogarevo e seguiva sul canale di Stato il discorso di ringraziamento del famosissimo giornalista televisivo Leonid Gennad'evič Parfenov durante la cerimonia di assegnazione del Premio List'ev.
– I temi giornalistici, e con essi tutta nostra la vita, si giudicano ormai in base ai passaggi in TV – Leonid Gennad'evič leggeva dal suo foglietto, – Il giornalista di un canale televisivo federale non deve più ubbidire ai fatti e alle notizie, ma ai capi del suo capo.
Vladimir Vladimirovič™ annuì energicamente, sfilò dalla tasca il telefono portatile presidenziale con l'aquila a due teste al posto della tastiera e premette il pulsante di chiamata dell'addetta stampa del Presidente Natal'ja Aleksandrovna Timakova.
– Sorellina – esordì affabile Vladimir Vladimirovič™, – Ascolta, ma chi è che scrive questi bei discorsi, adesso? Ho sentito che ha parlato anche Dima, ce l'aveva con la stagnazione della democrazia che c'è da noialtri, robe così. E adesso c'è Parfenov, lui dice che la stagnazione ce l'abbiamo anche nel giornalismo, ce l'abbiamo.
– È un nuovo assistente – rispose Natal'ja Aleksandrovna, - L'hanno mandato... dall'FSB.
– Dall'FSB? – si meravigliò Vladimir Vladimirovič™, - E con che grado?
– Capitano – rispose Natal'ja Aleksandrovna, – Ha un cognome ben strano... un momento... Ah, sì: Ovvietà. Capitano Ovvietà.
– Ovvietà? – ripeté Vladimir Vladimirovič™, - Cognome niente male. Ma pensa, solo capitano e già così sicuro di sé. Senti, ma. Non potrebbe scrivere qualcosa anche per me?
– E perché? – Natal'ja Aleksandrovna non capiva.
– Mah, così... – borbottò perplesso Vladimir Vladimirovič™, – Dima ha parlato, tutti dicono che sta per iniziare una nuova fase. Parfenov ha parlato, tutti dicono che ha compiuto un gesto civile. E io?
– Be'... – si impappinò Natal'ja Aleksandrovna, – Allora bisogna concordare i punti principali. Cos'è che vorrebbe dichiarare?
– Si potrebbe dire qualcosa delle elezioni presidenziali – propose Vladimir Vladimirovič™, – Ma meglio ancora del gas! Di là in Europa hanno ricominciato a complottare...
– Allora potrebbe essere una cosa del genere – disse dopo una breve pausa Natal'ja Aleksandrovna, – Cari amici. L'inverno è alle porte. Cadrà la neve. Ed è finalmente giunto il momento di dirlo con franchezza. L'inverno è freddo e bisogna scaldarsi. E per scaldarsi serve il gas.
– Ecco ecco ecco! – esclamò Vladimir Vladimirovič™ – Perfetto! È quel che ci vuole! Dai, mandalo a coso, lì, al capitano! Che mi scriva il discorso!
E Vladimir Vladimirovič™ chiuse la chiamata.

Link: Владимир Владимирович™

mercoledì, febbraio 10, 2010

VVP e i soldi

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo ufficio e mangiava bliny e caviale. A un tratto le imponenti porte dello studio si spalancarono e fece il suo cauto ingresso il ministro delle finanze Aleksej Leonidovič Kudrin.
- Bratello! - esclamò allegramente Vladimir Vladimirovič™.
- Non ci sono soldi, - rispose subito Aleksej Leonidovič, e dopo qualche secondo aggiunse - E non ce ne saranno.
- Ma perché parli di soldi tutto il tempo? - fece Vladimir Vladimirovič™ perfino un po' offeso - Assaggia qua, che bliny! Ho appena letto su internet che quest'anno la Maslenica cade appena una settimana prima della Quaresima! Bisogna dirlo al patriarca...
- Non ho tempo per mangiare bliny, - disse il ministro, - Io c'ho il bilancio.
E Aleksej Leonidovič sventolò la mano verso un punto indefinito.
- Ed ecco perché sono qui, - continuò il ministro, - Non è che puoi farmi una raccomandazione?
- Una raccomandazione? - sorrise Vladimir Vladimirovič™, tirando a sé un foglio di carta, - Certo che posso! Dove vuoi andare?
- Nel partito, - disse piano Aleksej Leonidovič.
Il sorriso svanì dal volto di Vladimir Vladimirovič™, che strinse le labbra e allontanò il foglio di carta.
- Nel partito, dici? - domandò Vladimir Vladimirovič™ guardando attentamente il ministro, - Ma te lo meriti? Sei degno di questo partito?
- E dai, su, - si confuse Aleksej Leonidovič, - Che ti prende?
- No, bratello, - disse seccamente Vladimir Vladimirovič™ alzandosi dalla sedia, - La raccomandazione non te la do. Nel partito non ci servono quelli come te.
- Quelli come? - arrossì Aleksej Leonidovič.
- Quelli… be' -Vladimir Vladimirovič™ agitò le braccia, - Quelli senza soldi.
Aleksej Leonidovič impallidì.
Vladimir Vladimirovič™ lo guardò dritto negli occhi.

Fonte: vladimir.vladimirovich.ru

mercoledì, gennaio 30, 2008

VVP e i dibattiti

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin telefonò al primo vice primo ministro Dmitrij Anatol'evič Medvedev.
- Ascolta, bratello, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Cos'è che stai facendo?
- Ma così, - rispose Dmitrij Anatol'evič, - Mi preparo ai dibattiti televisivi con i miei avversari.
- Cosa? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva, - Ma quali dibattiti? Mi hai visto una sola volta partecipare a un dibattito con qualcuno, eh?
- No, - rispose francamente Dmitrij Anatol'evič.
- Ah, ecco, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Scordateli, i dibattiti. Ne hai, di cose da fare!
- Però non capisco, - borbottò Dmitrij Anatol'evič, - Perché non dibattiamo mai con nessuno, noi?
- Perché, - rispose Vladimir Vladimirovič™, - Perché noi non negoziamo con i terroristi.
E Vladimir Vladimirovič™ riagganciò.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

[Intanto, nel mondo reale...]


lunedì, gennaio 28, 2008

VVP e la torre petrolifera

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin entrò nello studio del vice capo della sua Amministrazione Vladislav Jur'evič Surkov.
- Ascolta, bratello, - disse un po' esitante Vladimir Vladimirovič™, - Avrei pensato una cosetta…
Vladimir Vladimirovič™ si avvicinò alla scrivania di Vladislav Jur'evič e vi posò alcuni fogli di carta con lo stemma presidenziale.
Vladislav Jur'evič gettò un'occhiata a un foglio. Vide il disegno del Cremlino moscovita: al centro, al posto del campanile di Ivan il Grande c'era un'enorme torre petrolifera sormontata da una cupola dorata.
- Cos'è 'sta roba? - Vladislav Jur'evič non capiva.
- Una mia piccola creazione… - bofonchiò Vladimir Vladimirovič™ arrossendo, - La cupola d'oro del petrolio...
- Come? - si stupì Vladislav Jur'evič, - Cupola d'oro del petrolio?!
- Ma sì, - si affrettò a spiegare Vladimir Vladimirovič™, - Sai, pensa che ti pensa mi sono chiesto: quali sono le cose più importanti per la Russia? Le cose più importanti per la Russia sono il petrolio e l'ortodossia. Se sono così importanti, bisogna unirli in qualche modo.
- Per esempio? - domandò Vladislav Jur'evič.
- Be', per esempio, - continuò Vladimir Vladimirovič™ tutto ispirato, - Per esempio potremmo costruire dei monasteri attorno ai pozzi petroliferi. Un tempo li costruivano accanto alle sorgenti, adesso attorno ai pozzi. Monastero di San Neftejugansk. Eh?
- Interessante, - annuì Vladislav Jur'evič, - Continua.
- L'aquila dello stemma russo ha due teste, - proseguì Vladimir Vladimirovič™, - Una è l'ortodossia. L'altra il petrolio. In una zampa ci mettiamo la croce, nell'altra una torre petrolifera. Questa è la Russia del futuro come io la vedo: solo torri petrolifere e monasteri. E nient'altro! Le torri estraggono e i cittadini pregano.
- E noi? - domandò Vladislav Jur'evič.
- E noi teniamo d'occhio tutto questo! - rispose Vladimir Vladimirovič™.
- Bratello, - disse piano Vladislav Jur'evič, - Dimmelo sinceramente, ma che sei venuto a fare? Cos'è 'sta gran pensata improvvisa? Questo è il mio lavoro.
- E io cosa faccio? - sbottò Vladimir Vladimirovič™, - Cosa faccio, io? Mi sento inutile! Tutti Dimočka Dimočka e invece da me non viene mai nessuno! Perché tu non vieni mai da me, eh?
- Ma così... - borbottò Vladislav Jur'evič, - Sai, le elezioni... Dimoč…
- Ecco! - strillò Vladimir Vladimirovič™, - Anche tu! E io dove vado?! Cosa faccio, io?! Tutti voi restate! Tu resti! Dima resta! E io no! Restano tutti all'infuori di me!
Vladimir Vladimirovič™ singhiozzò.
- E poi, - Vladimir Vladimirovič™ indicò il foglio di carta intestata con il disegno della torre petrolifera, - Se questo è il tuo lavoro perché non te lo sei inventato tu, allora?
Vladislav Jur'evič sospirò, aprì un cassetto della scrivania, tirò fuori un libro e lo gettò davanti a Vladimir Vladimirovič™. La copertina aveva la doratura sontuosa dei testi ecclesiastici.
Al centro della copertina stava scritta un'unica parola: "Petrolio".

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

giovedì, gennaio 24, 2008

VVP e la bambolina

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin si avvicinò a una parete del suo studio all'interno del Cremlino e aprì una porticina dall'aspetto poco vistoso. Vladimir Vladimirovič™ fece scorrere la presidenziale mano sulla superficie grezza del muro, premette un interruttore e lo stanzino presidenziale si illuminò di una luce fioca. Vladimir Vladimirovič™ entrò e si fermò davanti a un'antica vetrinetta. Dietro le ante polverose si intravedevano il piede di Šamil Basaev, la mano di Ruslan Gelaev e un cofanetto con l'occhio di Aslan Maschadov. Vladimir Vladimirovič™ aprì con cura le porticine scricchiolanti, spostò il cofanetto e prese una scatola di scarpe. Poi Vladimir Vladimirovič™ chiuse la vetrina, uscì dallo stanzino e appoggiò la scatola sulla scrivania presidenziale. Vladimir Vladimirovič™ sedette sulla poltrona e sollevò il coperchio della scatola. Nella scatola c'erano alcune bambole. Vladimir Vladimirovič™ frugò nella scatola e ne estrasse la bambola dell'ex vice-presidente della compagnia Jukos Vasilij Georgevič Aleksanjan.
Negli occhi della bambola erano conficcati due spilloni d'oro. Altri due spilloni spuntavano dal petto del vice-presidente, uno era piantato a sinistra sotto il costato. Vladimir Vladimirovič™ rigirò la bambola tra le presidenziali mani.
- Allora, dici che ti resta ancora poco da vivere... - bofonchiò Vladimir Vladimirovič™ con voce appena udibile. Poi prese dalla scatola un altro spillone e lo conficcò nella bambolina di Vasilij Georgevič.
Esattamente nel punto in cui nelle persone normali si trova il cuore.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

venerdì, gennaio 18, 2008

Inverno, buio, gelo, gasdotto

Inverno. Buio. Gelo. La distesa innevata è attraversata da un voluminoso gasdotto. Molto voluminoso. Accanto al gasdotto c'è un falò acceso. Attorno al falò sono seduti Žirik, Zjuganov, Medvedev e Kas'janov.
Didascalia: Siberia. Campagna elettorale dei candidati alla presidenza della Russia.Žirik: - Che freddo! Meno trenta, se l'annunciatore non mente!
Didascalia: Candidato Vladimir Vol'fovič Žirinovskij.
Zjuganov: - Epifania! Vero freddo ortodosso! Piace!
Didascalia: Candidato Gennadij Andreevič Zjuganov.
Kas'janov: - Vergogna! L'infrastruttura va a pezzi e le autorità ce lo nascondono!
Didascalia: Candidato Michail Michajlovič Kas'janov.Žirik: - E perché non l'ha sistemata lei, l'infrastruttura, Michail Michajlovič, quando era al potere, eh?
Kas'janov: - Dovevo pagare i debiti! Non c'erano i soldi, per le infrastrutture!
Zjuganov: - Avete mandato in malora tutto il paese. Ci scaldiamo accanto ai fuochi, come a Pietrogrado nel diciassette. E gli oligarchi ingrassano. Se fossi io il presidente, sbatterei dentro tutti gli oligarchi!
Žirik: - Li metterebbe dentro, e allora? Farebbe più caldo?
Zjuganov: - Forse non farebbe più caldo. Ma almeno non sarebbe così offensivo!
Žirik: - Sì, fa l'offeso lui... ma se è tutto contento che sia come nel diciassette. Romanticismo rivoluzionario!
Zjuganov: - Sì, sono contento! Epifania e rivoluzione, bellissimo! E il popolo russo sopravviverà. Anche al freddo.
Kas'janov: - No, se fossi io il presidente comprerei a tutti i cittadini dei biglietti per i paesi caldi. Tutti gli inverni.
Žirik: - Perché comprarli? E vuole diventare presidente... No, se fossi io il presidente ci bagneremmo già i valenki... pfui, gli stivaletti nell'Oceano Indiano! A Goa! Freddo è freddo... bisognerebbe bere qualcosa, eh?
Kas'janov: - Non c'è niente da bere. La vodka si è congelata. Ma come mai se ne sta zitto, il nostro Dmitrij Anatol'evič? Non ha niente da dire, è così?
Medvedev: - Penso. Concepisco un nuovo progetto nazionale. Lo chiamerò "Calore accessibile". Ce l'abbiamo un piccone? Un'accetta?
Titolo: Candidato Dmitrij Anatol'evič Medvedev.Medvedev prende l'accetta, si alza, si avvicina al gasdotto e ci fa un buco. Dal tubo si alza un'enorme fiammata, tutto si illumina, la neve si scioglie, spunta l'erba, sbocciano i fiori e crescono gli alberi.
Kas'janov: - Dmitrij Anatol'evič, ma che è?! Adesso ci arrivano i corpi speciali! L'OMON! Lo sa, cos'è l'OMON? Lo so io, lo so!
Medvedev: - Non c'è da preoccuparsi, Michail Michajlovič. Questo è un gasdotto. Significa che è NOSTRO!
Žirik (brandendo una bottiglia): - Signori candidati! Guardate qua, la vodka si è scongelata! Possiamo bere!
Dissolvenza al nero. Sullo schermo appare la scritta:


ATTENZIONE!
VOI
A CASA
NON
FATELO!
Originale: vladimir.vladimirovich.ru

giovedì, gennaio 17, 2008

VVP e i Progetti Nazionali

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin telefonò al primo vice primo ministro Dmitrij Anatol'evič Medvedev.
- Ascolta, bratello, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Pensavo una cosa. Perché non trasformiamo i tuoi progetti nazionali in programmi di governo, eh?
- E perché? - domandò Dmitrij Anatol'evič con un voce leggermente offesa.
- Ma l'hai detto tu che i progetti prioritari sono già stati realizzati, - disse Vladimir Vladimirovič™, - L'hai detto?
- Va bene, l'ho detto, - rispose Dmitrij Anatol'evič.
- E allora! - disse soddisfatto Vladimir Vladimirovič™, - I progetti nazionali si sono realizzati, mentre i programmi di governo ancora no. Trasformiamo i progetti nazionali in programmi di governo, così si realizzano anche loro.
- E allora? - Dmitrij Anatol'evič non capiva.
- Ma come, allora, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Quando i programmi di governo si realizzano li trasformiamo in programmi nazionali. E quando anche i programmi nazionali si realizzano li trasformiamo in progetti di governo. Capito?
- No, - rispose onestamente Dmitrij Anatol'evič.
- Già... - sospirò Vladimir Vladimirovič™, - Su questa cosa dobbiamo ancora lavorare parecchio, io e te... non sei pronto per fare il presidente. Subito nel mio studio!
E Vladimir Vladimirovič™ riattaccò.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

sabato, gennaio 12, 2008

VVP e le vacanze invernali

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino. Davanti a Vladimir Vladimirovič™ sedeva il vice capo della sua Amministrazione Vladislav Jur'evič Surkov. Tra Vladimir Vladimirovič™ e Vladislav Jur'evič, sul grande tavolo presidenziale, c'erano: una bottiglia di vodka "Glavspirtrest", due bottiglie di birra "Baltika" numero tre, un vasetto aperto di cetriolini bulgari e mezza pagnotta di borodinskij. Su un foglio di carta intestata per i decreti presidenziali c'era una vobla essiccata privata della testa.
- E che, niente caviale? - domandò sorpreso Vladislav Jur'evič, mandando giù un sorso di vodka seguito da un sorso di birra.
- Eccolo, - rispose Vladimir Vladimirovič™, prendendo la bottiglia di vodka dalle mani di Vladislav Jur'evič e mandandone giù un sorso, - Bisogna pulirla.
- Pulirla? - si stupì nuovamente Vladislav Jur'evič, addentando la pagnotta, - Pulire cosa?
- La vobla, - Vladimir Vladimirovič™ indicò con gli occhi il pesce, - Eccolo lì, il caviale.
- Ma io parlavo di quello nero, - Vladislav Jur'evič era perfino un po' offeso.
- Ma quale nero, bratello! - sorrise penosamente Vladimir Vladimirovič™, - Siamo sbronzi da due settimane! Non ce n'è più... E poi lo scorso anno abbiamo decretato che non si poteva più mangiare il caviale nero...
- Sul serio? - si stupì nuovamente Vladislav Jur'evič, - Non ricordo... Non ricordo nulla...
- Bisogna fare qualcosa con queste vacanze, - brontolò Vladimir Vladimirovič™ sorseggiando la birra, - Il paese va a rotoli...
- Lascia che adesso ci pensi Dima, - rispose Vladislav Jur'evič, - Magari lui è sobrio...
- Ma quando mai, - Vladimir Vladimirovič™ agitò una mano, - Ancora in dicembre gli ho detto: bevi, Dima, bevi come se fosse l'ultima volta. Perché poi per i prossimi otto anni non ne avrai il tempo.
A un tratto le imponenti porte si spalancarono e nello studio presidenziale entrò incespicando il primo vice primo ministro Dmitrij Anatol'evič Medvedev con una bottiglia di champagne Cristal tra le mani tremolanti. Dmitrij Anatol'evič indossava una barba finta di ovatta bianca e il copricapo del Patriarca di Tutta la Russia con i serafini dalle sei ali sulla fronte.
- Bratellos! - esclamò Dmitrij Anatol'evič, - Pensavo una cosa, pensavo...
- Cosa pensavi? - domandò Vladimir Vladimirovič™, - Come abrogare le vacanze invernali?
- Ma quali vacanze! - Dmitrij Anatol'evič agitò la bottiglia. Dal collo dorato uscì un getto di champagne che finì sibilando e schiumando sul presidenziale tappeto, - Pensavo e non riesco proprio a decidermi su cosa sia meglio: una femmina o un nero?
Vladimir Vladimirovič™ e Vladislav Jur'evič fissarono allibiti Dmitrij Anatol'evič.
- Ma... - bofonchiò Vladislav Jur'evič, - In che senso, cos'è meglio?... Meglio per cosa?...
- Ma come, per cosa? - si imbarazzò Dmitrij Anatol'evič, - Per i... come cavolo... per i rapporti...
Vladislav Jur'evič fu lì lì per strozzarsi.
- Per quali rapporti, Dima? - sussurrò con orrore Vladimir Vladimirovič™.
- Ma chiaro, per quali, - Dmitrij Anatol'evič si strinse nelle spalle - Per quelli internazionali. Devo vedermela io con loro ai summit...
Vladimir Vladimirovič™ fece un sospiro di sollievo.
Vladislav Jur'evič mandò giù un altro bel sorso di vodka.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

martedì, gennaio 01, 2008

VVP e il discorso di fine anno

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin stava in piedi davanti all'Edificio del Senato. In mano aveva un calice di champagne.
- Ecco che ci troviamo ancora una volta a dare il benvenuto al Nuovo Anno, - disse Vladimir Vladimirovič™, - Un anno di grandi cambiamenti per il vertice del potere esecutivo russo. Un anno di nuove speranze e nuove realizzazioni. E oggi voglio esprimere aluni auspici. Innanzitutto, ricordiamoci che il potere della Russia non deve far paura. Esso ci appartiene, e possiamo usarlo secondo la nostra discrezione. L'abbiamo scelto e siamo noi a esercitarlo.
Vladimir Vladimirovič™ sorrise, ammiccò e proseguì.
- In secondo luogo, è bene non dimenticare la responsabilità personale, - disse Vladimir Vladimirovič™, - La Russia è nostra. Le dobbiamo la nostra prosperità. Se lavoreremo bene insieme, anche la Russia starà bene. Ma se ci scorderemo della Russia non ci sarà alcuna Russia. In terzo luogo, mi auguro un comportamento responsabile nelle elezioni di marzo. Solo da quello dipenderà il futuro.
Capito tutto, Dmitrij Anatol'evič?
E Vladimir Vladimirovič™ ancora una volta ammiccò.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

[Qui un montaggio dei discorsi di fine anno di Brežnev, Gorbačëv, Elc'in e Putin. Lo sguardo ciucco e le pause di Elc'in varrebbero da soli la visione].

lunedì, dicembre 17, 2007

VVP e la Cassa Nera

[Fatti a cui si riferisce questo VVP:

La scorsa settimana è stato diffuso il rapporto di Andrew Kuchins, Direttore del programma eurasiatico del Centro per gli Studi Strategici e Internazionali, "Futuri alternativi per la Russia fino al 2017". Lo studio contempla tre possibili scenari:
- Putin lascia l'incarico nel 2008, il suo successore riceve una valanga di voti, Putin diventa presidente di Russia Unita ed entra nel consiglio di amministazione delle principali corporazioni russe. (Sarebbe lo scenario "Oh wow it's happening!").
- Putin viene assassinato nella Cattedrale di Cristo il Salvatore durante la messa di Natale (7 gennaio 2008) e salgono al potere i siloviki (Sečin, Patrušev, Ivanov); Russia Unita viene ribattezzata Gloria alla Russia e al suo vertice viene nominato Jakunin, che diventa presidente. (Sarebbe lo scenario "Speriamo che almeno lo giri Michael Mann").
- L'incompetenza e la cattiva gestione hanno la meglio: l'era di Putin tramonta. (E questo sarebbe lo scenario "trionfo della democrazia").

La giornalista moldava Natalija Morar' si è vista rifiutare l'ingresso in Russia all'aeroporto di Domodedovo dopo essersi assentata dal paese per un viaggio in Israele. Secondo la giornalista, collaboratrice del giornale New Times, il divieto sarebbe da collegare al suo ultimo articolo, "La cassa nera del Cremlino", che descrive nei particolari come le elezioni siano state finanziate dall'amministrazione presidenziale].

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin rientrava in aereo dalla sua residenza presidenziale di Soči e passò per la sala arrivi dell'aeroporto "Domodedovo" portando una grande borsa sportiva. Su una delle panchine Vladimir Vladimirovič™ vide una bella ragazza che dormiva avvolta nel proprio cappotto.
- E quella chi è? - domandò Vladimir Vladimirovič™ al direttore dell'aeroporto che gli trotterellava accanto.
- Una giornalista moldava, - rispose il direttore, - Fa Morar' di cognome. La polizia di frontiera le ha vietato l'ingresso in Russia.
- E perché non la lasciano entrare? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - È così carina…
- Dicono che avr... ebbe scritto delle cose..., - farfugliò il direttore, - Sulla ehm ...ssa nera.
- Su cosa?! - Vladimir Vladimirovič™ si fermò di colpo e impallidì, - Sulla messa? Ancora quella messa?! Nella Cattedrale di Cristo Salvatore?! Il sette di gennaio?!?
- Quale messa? - si stupì il direttore, - Ma, no, non sulla messa! Sulla cassa! Sulla cassa nera del Cremlino!
- Ffffh, accidenti a te, - sospirò sollevato Vladimir Vladimirovič™, - Mi hai messo una paura...
E Vladimir Vladimirovič™ attraversò speditamente la sala arrivi, portando con le presidenziali braccia il borsone sportivo, mentre il direttore dell'aereoporto arrancava alle sue spalle.
- Ma pensa, ha scritto della cassa…, - riuscì a udire il direttore, - Ma certo che abbiamo le casse... una nera, una bianca, ma anche quella azzurra, la rossa... e anche la verde...
Il direttore dell'aeroporto fissò strabiliato Vladimir Vladimirovič™.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

mercoledì, dicembre 05, 2007

VVP e la saldatina

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino e stava decidendo cosa avrebbe mangiato per cena.
A un tratto le imponenti porte dello studio si spalancarono ed entrò con passo veloce il vice capo dell'Amministrazione di Vladimir Vladimirovič™, Vladislav Jur'evič™ Surkov. Indossava un camice bianco e teneva in mano un saldatore. Vladislav Jur'evič™ si avvicinò a Vladimir Vladimirovič™ e senza dire una sola parola gli ficcò il saldatore nel presidenziale orecchio.
- Eeeeh, bratello! - strillò Vladimir Vladimirovič™, - Cosa stai cacciando nell'orecchio del presidente!
- Di chi? - si stupì Vladislav Jur'evič™, - Io non caccio niente nelle orecchie dei presidenti. Non è competenza mia. Tu però adesso sei un deputato della Duma di Stato, e io devo darti una saldatina.
- Quale saldatina? - Vladimir Vladimirovič™ fece un salto sulla presidenziale poltrona, - Non si saldano gli esseri umani!
- Non si saldano gli esseri umani, - confermò Vladislav Jur'evič™ con un cenno del capo, - Ma gli androidi qualche volta sì. Smettila di saltare, potrei danneggiarti. Poi potrai scrivere duecento nuove leggi...
Vladimir Vladimirovič™ vide con orrore che dal saldatore di Vladislav Jur'evič™ usciva del fumo grigio-azzurro. Vladislav Jur'evič™ si avvicinò lentamente, puntando il saldatore verso l'occhio di Vladimir Vladimirovič™. Vladimir Vladimirovič™ si scansò con un salto e scappò dallo studio.
Il lungo familiare corridoio cremliniano era irriconoscibile. Lungo le pareti erano allineate tante barelle bianche, sulle quali erano distesi dei corpi nudi. Sul petto di ciascuno era stato aperto un piccolo foro attraverso il quale si scorgeva una vivace matassa di fili colorati.
Vladimir Vladimirovič™ corse accanto a una delle barelle. Là giaceva il professionista Konstantin Igorevič Rykov, che solo pochi giorni prima aveva fatto a Vladimir Vladimirovič™ alcune domande a proposito di internet.
- Bratello! - strillò Vladimir Vladimirovič™ scuotendo la barella, - Alzati! Dobbiamo scappare! Quello ci vuole saldare tutti!
Vladimir Vladimirovič™ scosse la barella di qua e di là. La testa di Konstantin Igorevič oscillò di qua e di là. Konstantin Igorevič taceva.
Vladimir Vladimirovič™ cominciò a sudare e con uno strattone allentò il nodo della presidenziale cravatta. Era terrorizzato.
Vladimir Vladimirovič™ afferrò i risvolti della presidenziale camicia e la strappò. I bottoni saltellarono allegramente sul pavimento del corridoio del Cremlino. Vladimir Vladimirovič™ chiuse gli occhi, abbassò la testa e dopo aver inspirato profondamente li riaprì.
Sul proprio presidenziale petto Vladimir Vladimirovič™ vide un piccolo foro.
- Su, dove sei finito? - Vladimir Vladimirovič™ udì la voce di Vladislav Jur'evič™.
Nel corridoio si diffuse un vago odore di colofonia liquefatta.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

martedì, novembre 13, 2007

VVP e l'arma strategica - 2

[per la prima parte, scalate di un post]

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino e osservava pensosamente le fotografie delle conseguenze dell'imposizione delle mani di quel tizio misterioso, Petrovič, sul suo presidenziale mappamondo.
- E adesso che fare? - brontolò Vladimir Vladimirovič™ esaminando le immagini delle petroliere naufragate.
A un tratto le imponenti porte si spalancarono e nello studio presidenziale entrò con passo veloce il ministro della difesa Anatolij Eduardovič Serdjukov.
- Bratello! - esclamò tutto contento Anatolij Eduardovič.
- Di nuovo tu?! - strillò Vladimir Vladimirovič™.
- E allora? - si stupì il ministro, - Non sei contento? Ho avuto un'altra idea. Geniale!
- Con le tue idee ci hai distrutto mezza flotta, - rispose Vladimir Vladimirovič™, - Non occorre far di meglio.
- Occorre, occorre, - disse Anatolij Eduardovič, avvicinandosi alla scrivania presidenziale e mettendosi a sedere, - Ho preparato un piano di azionariato per il ministero della difesa.
- Cosa?! - Vladimir Vladimirovič™ non capiva, - In che senso, azionariato?! Ma mi siete andati tutti fuori di testa, in quel ministero?!
- Tu non capisci, - il sorriso di Anatolij Eduardovič si allargò, - Quando commerciavo in mobili ho avuto a che fare con dei banditi. E sai cosa ho fatto per impedire che non dessero fuoco al nostro magazzino e lo risparmiassero?
- Hai pagato i banditi? - azzardò Vladimir Vladimirovič™.
- Esatto! - esclamò il ministro della difesa.
- Ma cosa c'entra il ministero della difesa? - Vladimir Vladimirovič™ continuava a non capire.
- Che differenza c'è tra il ministero della difesa e il magazzino di un mobilificio? - Anatolij Eduardovič allargò le braccia, - Il mio piano è semplice semplice. Trasformiamo il ministero della difesa in una società per azioni, poi andiamo in borsa e gli altri comprano!
- Comprano. E cosa, comprano? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Comprano che a nessuno venga mai l'idea di farci la guerra! - spiegò solennemente il ministro della difesa, - E il sistema anti-missile nella Repubblica Ceca e in Polonia ci difenderà! E anche tutta la NATO ci difenderà!
- Hm... - bofonchiò Vladimir Vladimirovič™, - Piano pericoloso. Non so neanche se...
- Cosa c'è da sapere?! - Anatolij Eduardovič si alzò di scatto dalla sedia, - Quegli altri riuniranno la NATO e ci proteggeranno! E noi manderemo a casa l'esercito, chiuderemo le basi militari, risparmieremo un fracco di soldi! E poi...
- E poi, cosa? - domandò terrorizzato Vladimir Vladimirovič™.
- E poi... - il ministro della difesa fece una breve pausa a effetto, - E poi scateniamo Petrovič!
Vladimir Vladimirovič™ sbiancò.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

VVP e l'arma strategica

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino e pensava dove avrebbe potuto spedire il primo ministro Viktor Alekseevič Zubkov per impedirgli di diventare troppo potente.
A un tratto le imponenti porte dello studio presidenziale si spalancarono per lasciar entrare il ministro della difesa Anatolij Eduardovič Serdjukov e uno sconosciuto che indossava un giubbotto imbottito.
- Ascolta, bratello, - disse tutto allegro Anatolij Eduardovič, - Va' chi ho trovato.
E Anatolij Eduardovič diede una piccola pacca sulla schiena dello sconosciuto, che fece un passo avanti.
- Chi è 'sto qua? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
- Arma strategica, - il ministro della difesa abbassò la voce, - Petrovič, il nome è segreto. Lavorava da noi nel reparto spedizioni.
- E cosa sa fare? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Sa provocare tempeste, - rispose in un sussurro Anatolij Eduardovič.
- Tutto qua? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - Ma guarda che tanti lo sanno fare. Li ho visti al cinema. Si chiamano X-Men.
- Tu non capisci, - sorrise il ministro, - Lui sa farlo a distanza. Hai una cartina?
- Quale cartina? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
- Una cartina qualsiasi, - rispose Anatolij Eduardovič, - Su, per esempio quel mappamondo...
Vladimir Vladimirovič™ fece un cenno col capo in direzione dell'enorme mappamondo situato in un angolo del suo studio. Anatolij Eduardovič diede un'altra piccola pacca sulla schiena dell'uomo. Questi si avvicinò al mappamondo e vi appoggiò sopra il palmo ruvido.
- Eh, ma vacci piano! - esclamò preoccupato il ministro della difesa, - Guarda dove hai messo le mani! Questa è la Russia! Mettile sull'Africa, mettile!
Petrovič staccò la mano dal mappamondo e osservò pensosamente la superficie colorata.
- L'Africa, e dov'è? - domandò con voce rauca al ministro.
- Ma sì, ma sì, al diavolo l'Africa, va', - borbottò Anatolij Eduardovič, - Basta, per ora.
- Come? - domandò Vladimir Vladimirovič™ senza capire, - E adesso cosa succede?
- Accendi la radio, - disse Anatolij Eduardovič, - Dovrebbe essere... cos'è che abbiamo da quelle parti... Kerč? Mar Nero? Beh, vorrà dire che lì ci sarà una tempesta. Noi comunque adesso andiamo, sì? Lo chiudo da qualche parte ché non si sa mai. Tipo. E poi torno, eh.
Il ministro e Petrovič uscirono.
- Ma facessero qualcosa di utile, - brontolò Vladimir Vladimirovič™, stringendosi nelle presidenziali spalle, - No, invece trascinano qua un povero diavolo... ma che casino.
E Vladimir Vladimirovič™ tornò a pensare dove avrebbe potuto spedire il primo ministro Viktor Alekseevič Zubkov per impedirgli di diventare troppo potente.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru

[Nota: Zubkov è stato spedito a Kerč]

mercoledì, novembre 07, 2007

VVP e i Quaderni

Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin si avvicinò a una parete del suo studio all'interno del Cremlino e aprì una porticina dall'aspetto poco vistoso. Vladimir Vladimirovič™ fece scorrere la presidenziale mano sulla superficie grezza del muro, premette un interruttore e lo stanzino presidenziale si illuminò di una luce fioca. Vladimir Vladimirovič™ entrò, superò un'antica vetrinetta dov'erano custoditi il piede di Šamil Basaev, la mano di Ruslan Gelaev e un cofanetto con l'occhio di Aslan Maschadov. Vladimir Vladimirovič™ passò oltre una cassaforte nella quale era conservata la pistola con cui era stato ucciso il cantante Igor' Vladimirovič Tal'kov.
Vladimir Vladimirovič™ si accostò a una cassa che conteneva la terra santa donata a Lenin dai mahatma himalayani, spostò gli sci con su scritto "Putin" e si chinò. Vladimir Vladimirovič™ afferrò con le presidenziali mani la cassa piena di terra e la scostò faticosamente dalla parete. Dietro alla scatola si trovava una porticina simile a quella di una stufa, una porticina di platino con falce e martello dorati sulla superficie opaca. Vladimir Vladimirovič™ girò la maniglia, aprì la porticina, infilò il palmo della mano nell'apertura ed estrasse due grossi quaderni ingialliti dal tempo. Vladimir Vladimirovič™ appoggiò i quaderni per terra, chiuse la porticina, rimise a posto la cassa piena di terra e gli sci. Poi Vladimir Vladimirovič™ prese i quaderni, uscì dallo stanzino, spense la luce e chiuse la porta.
Vladimir Vladimirovič™ si avvicinò alla scrivania presidenziale e vi appoggiò sopra i quaderni. Sulla copertina del quaderno di sinistra era scritto con il latte: "Piano di Lenin". Sulla copertina del quaderno di destra era scritto con la matita chimica: "Piano di Stalin".
Vladimir Vladimirovič™ sedette sulla sua poltrona presidenziale, aprì un cassetto della scrivania e ne estrasse un grosso quaderno. Sulla copertina di quel quaderno Vladimir Vladimirovič™ scrisse con la presidenziale stilografica "Parker": "Piano di Putin".
Poi Vladimir Vladimirovič™ aprì i tre quaderni e si mise a copiare.

Originale: vladimir.vladimirovich.ru