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giovedì, dicembre 24, 2009

Omaggio alle nostre radici alcoliche

presepe_alcolico


Ricetta di Samogon brulé è semplice: aggiunge pepe speziato di Maribor a liquore artigianalmente distillato Samogon, mette su fuoco, lascia incendia, beve ribollente fino a papilla diventa insensibile.

Buone feste, vaghe stelle dell'URSS.

lunedì, dicembre 21, 2009

Santa Claus is comin' to town (paura)

Per entrare nello spirito giusto, il miglior blog di sempre: Sketchy Santas.
Scatti imbarazzanti, terrificanti, inquietanti o quietamente squallidi di bambini che vorrebbero essere da un'altra parte e di. Come vogliamo chiamarli. Babbi Natale.


giovedì, dicembre 27, 2007

L'Anno della Pantofola

Da circa un mese mi domandava insistentemente "Tu come stai a pantofole?". Benissimo, rispondevo io, ne ho un paio di plastica, indistruttibili. "Ma se ti stufi?". Se mi stufo ho i calzettoni antiscivolo: la Bionda è furba.
Questo era in effetti l'anno delle pantofole. Ne ha regalate a tutti, di tutti i tipi, colori, fantasie (scene di caccia all'orso, cucciolate di cocker spaniel, apoteosi di cuori e rombi, Achille che piange Patroclo, dettagli del Cenacolo) e forme (scarponcino ortopedico: incluso).
Ma a me niente, perché avevo autocertificato di possederne un paio di indistruttibili.
A me, che sono una piccola imperatrice, un portadocumenti con tasche a soffietto. Il Dono Utile.
Come? Tipo moleskine?
No.
In lana cotta.
Arancione.
Con alamaro di cordone da tappezzeria, in tinta.
Realizzato a mano da certa Addolorata Sofonisbola d'Erborè [nome di fantasia perché abbiamo scoperto con sgomento che l'artista esiste davvero, N.d.C.].
Lo so, non era facile battere il regalo dello scorso anno, la paletta tagliatorta con l'alce discesista.
Ma adesso possiedo un portadocumenti invernale, perché non si sa mai che le carte, le puttanatine e tutte quelle robe lì prendano freddo (lo preferivo in lycra, forse? in cotonina? in misto lino? a dicembre? sono matta?).

L'Addolorata me la immagino che tenta di foderare di lana cotta anche il microonde; suo marito torna a casa la sera e trova il plasma 42 pollici ingentilito da uno stencil rinascimentale mentre il gatto gira per casa in vestaglia di ciniglia bleu con il monogramma. Sento che i d'Erborè hanno i centrini all'uncinetto anche sui poggiatesta della Volvo, l'arbre magique a disegni cashmere e il coprivolante in loden.

lunedì, dicembre 25, 2006

Vigilia 1.0, + 1 giorno



Sopravvissuta con onore.
Che donnino, il Capo.

Nella foto, reperto A: una paletta tagliatorte con impugnatura costituita da renna sorridente vestita con casacca e berretto da Babbo Natale, sciarpa a righe, pantaloni da golfista con risvolto impegnativo e scarponi ornati da due teste sorridenti di Babbi Natale imberbi forniti di vistose orecchie a sventola. Il cervide evoluto regge un paio di sci imitazione legno (sono visibili i rudimentali attacchi). Il tutto rende l'oggetto (nome convenzionale, "regalo"), adatto a un uso intensivo due soli giorni l'anno. Porca paletta.

venerdì, dicembre 22, 2006

Vigilia 1.0, -2 giorni



Allora è deciso. Ho trovato il pesce che fa per me, il più Ikea che esista, che mi è stato venduto in comodi tranci con istruzioni per il montaggio: il salmone. Lo faccio al forno, con le erbette. A parte, salsina alla panna e capperi.
Come primo, mi produrrò in un pasticcio vegetariano alla goriziana, per le verdurine di antipasto e di contorno mi affido ai consigli di rob e per i biscotti salati alla ricetta di anna. Più una torta salata alle bietoline e al salmone (non sempre lui, un altro).
Al dolce ci penso, magari della frutta flambée (facile).
Il pane, lo faccio.
Naturalmente al momento non c'è ancora nulla, eccetto il Salmö ibernato (perché comprato martedì. Alla domanda "non potevi semplicemente prenotarlo?" non ho saputo rispondere) e una lunga lista della spesa da fare alla Coop tonda, secondo i precetti del Food Master. [Fuori lista, due (2) confezioni di Gocciole Extradark per eventuali carenze affettive].

Avevo sottovalutato il piacere perverso di tenere sulla corda gli invitati, che consiste nel replicare a qualsiasi riferimento alla "cena di domenica sera" con un "cena? quale cena?" abbinato alla mia espressione preferita (quella "non ti voltare, fai finta di nulla, alle tue spalle c'è un coniglio di peluche rosa alto due metri"; occhi, naturalmente, a palla).
Albero di Natale: assente.
Decorazioni festive: assenti.
Babbi Natale che si arrampicano sulle finestre: per l'amor di dio.
Mi sono limitata a una stella rossa sulla porta, riuscendo a impressionare anche mia madre (che pure è abituata). Le falci e i martelli, a quanto pare, li avevano finiti.

E adesso fuori lo spiritoso che ha cercato questo:



Nota: io resterò qua incatenata ai fornelli per i prossimi giorni, se volete cominciamo a darci i bacetti di auguri oggi e finiamo - diciamo - tra una settimana circa. Manina.

martedì, dicembre 19, 2006

Vigilia 1.0, - 5 giorni

Ora, uno dei lati positivi della cena della Vigilia chéz Mir è che per una volta non sarò costretta a mangiare il solito cocktail di gamberetti tiepidi in salsa salmonella ricomposti in coppa di vetro celeste con sottocoppa all'uncinetto.
Però.
– Abbiamo deciso di contribuire alla cena della Vigilia!
– Ma no, grazie, sono perfettamente organizzata. [Sorriso deciso, sguardo fisso, è fondamentale non sbattere le ciglia. Utilissimi il mascara estremo Magnetic Paralyzer e l'ombretto perlato Still Life al botulino]
– Ma l'altro giorno all'Emisfero abbiamo trovato una cosa che a Milano esiste da decenni, mentre qui non si usava.
– Ah! [Brivido]
– Il panettone gastronomico! Adesso vado a prenderlo.
– No, non ti preocc...
[Torna con un sacchetto di pane finto, a forma di panettone ammaccato, già tagliato a fette].
– Vedi, si farcisce ogni strato e poi si taglia a fette come un panettone. Un'usanza che qui non aveva mai preso piede. [Scuote la testa: selvaggi, slavi, questi hanno ancora lo zucchero di zona franca e le tessere della carne, sicuro]
– Chissà come mai. Bene, grazie, lo farcirò con ingredienti di fantasia.
– Ma no, te lo farcisco io: uno strato di insalata russa, uno di prosciutto, uno di cocktail di gamberetti...
[Si allontana. Resto in piedi al centro della sala da pranzo, a fissare l'indecente alberello musicale a fibre ottiche e il babbo natale grande come un cicciobello che si agita cantando una versione spettrale di Jingle Bells Rock. Il genere di pupazzetto che scatta in azione nei film dell'orrore, in genere poco prima della mattanza. O poco dopo. O anche durante, se armato di lunga lama affilata. Suocera è scivolata silenziosamente al mio fianco, dondolando al ritmo di Jingle Bells Rock. Sobbalzo].
– Bicchieri?
– Dodici acqua e dodici vino, vetro. Possiedo.
– Tovaglia?
– Da dodici, con tovaglioli.
– Decanter?
– Regalato tu. Natale scorso.
[Dondola emettendo una breve stringa di versi compiaciuti. Poi indica l'abete fricchettone modello "Mamma mia"]
– L'albero di Natale ce l'hai, sì?
– A posto, grazie.

Prima di uscire ho tirato un pugno a Babbo Natale cicciobello psychokiller. Per quest'anno aveva cantato abbastanza.

lunedì, dicembre 18, 2006

Vigilia 1.0, - 6 giorni

Dopo un allarme subito rientrato (era infatti emerso che non faccio uso di una bilancia per pesare gli alimenti, ed è stato necessario accordarsi sull'unità di misura, ora ufficialmente il pugnomir), il Food spammer dice che va meglio, che adesso mangio ma che bisogna ancora lavorare sui tempi. Non si può far durare un'ora ottanta grammi (tre pugnomiri) di farfalle, dice. C'è un limite.
Io gli ho chiesto in quale modo il tempo influisca, e lui ha detto semplicemente: "Influisce". Comincerò a preoccuparmi quando si presenterà con un fischietto e un cronometro.
Sono piccole ombre, queste, che non turbano il mio pacifico transfert e la sua cristallina fiducia nel potere taumaturgico delle penne rigate.

Ormai è tutto lavoro di rifinitura: per esempio, vada per lo yogurt grasso, ma dev'essere prodotto con latte munto da vacche felici (le sudtirolesi sono felici e pascolano perfettamente integrate nel loro contesto, le slovene sono macilente, depresse, compresse e troppo responsabilizzate); e la pasta meglio di una certa marca pressoché introvabile, e la spesa in generale meglio farla alla Coop, ma quella con le "o" tonde che per qualche motivo che non ricordo è di gran lunga preferibile a quella graficamente spigolosa. Insomma, a quanto pare finora ho vissuto in un mondo parallelo malevolo come la realtà alternativa di Silent Hill. E i mandarini, per carità, smettila di scaldarli nel microonde che ti sputtani la vitamina C. Così adesso quando mi viene voglia di un mandarino e lo prelevo dal frigo devo alzare il termostato e contribuire al riscaldamento globale, creando disagio anche alle vacche di Sand in Taufers (e no, non c'è ancora un grado di premeditazione sufficiente a far sì che io tolga dal frigo un tot di mandarini un tot di ore prima).
Di F. non gli ho neanche raccontato, perché lo metterebbe tra i contagiosi e gli infrequentabili. F., giorni fa, sapendo che avrebbe fatto tardi e che non avrebbe potuto cenare prima delle dieci, si è portato al lavoro un bagigio. E alla domanda perplessa "Ma un bagigio? Cosa vuoi che sia un bagigio?" lui ha risposto calmissimo "Dentro ce ne sono due, comunque".
Non glielo dico, di F., neanche per sogno. Poi si fissa.

Ma sono cose minime.
La vera catastrofe alimentare è un'altra. Oggi mi sono ricordata che la cena della Vigilia – per un motivo confuso e certamente legato a un episodio di spensieratezza alcolica – si farà qui. Si allunga e si apparecchia festosamente il tavolo, arrivano nove persone, ci si saluta, si fanno due convenevoli, si commenta la disdicevole assenza di tende qua e là a un anno dal trasloco, si osserva ammutoliti la perturbante mancanza di cuscini decorativi e di soprammobili, il tutto mentre il signor G. sfila con grazia anoressica sbuffando leggermente con il naso prima di scivolare in curva e sbattere goffamente contro una parete.
E infine si mangia. Voglio dire: queste brave persone vengono qui con l'intenzione di mangiare. E visto che è la vigilia vorranno mangiare di magro: che non significa mangiare poco, tipo due bagigi e un mandarino a testa, ma pietanze a base di pesce. Sushi escluso.
Io non so cucinare il pesce. So cucinare molto bene alcune cose, sono specializzata in piccole porzioni da mangiare lentamente in completo relax a orari strani. Non possiedo casseruole, pentole, teglie, coperchi. Io apro buste, scarto vaschette, scongelo, riscaldo. Faccio il pane. Punto. Dopo tutto, ho un passato da digiunatrice di quinto livello.
Mancano sei giorni, e oggi non lo conto: oggi sarà la giornata dedicata alla riflessione sui temi "cosa ho fatto di male?", "esiste forse un dio, ma soprattutto esistono pesci senza spine?" e "dov'è finito il numero della rosticceria?".

Penso alla mucca che mantengo felice a forza di comprare yogurt grassi certificati ISO e me la vedo che rumina spensierata nel tepore di un mondo pacificamente curvilineo, la maledetta, mentre io mi affanno a schivare gli spigoli.

domenica, dicembre 26, 2004

Memo del 26 di dicembre

Scrive il gatto di Babsi nei commenti:
"E dire che questo Cristo era persino un Capricorno".

Non solo Cristo era un Capricorno. Perfino mia suocera lo è.
E questo - tanto per non arrendersi al caos - ha probabilmente la stessa spiegazione del colesterolo buono e del colesterolo cattivo.

Appunti:
1. la prossima volta che si parla delle grandi scoperte dell'umanità, oltre alla penicillina ricordarsi di nominare l'Alka Seltzer;
2. dopo due giorni di incontri ravvicinati con salmone, scampi, gamberi e gamberetti, guardare Alla ricerca di Nemo non è una buona idea;
3. lo so benissimo, che l'anatra segnaposto non è un regalo; chi l'ha messa nella mia borsetta voleva incastrarmi.

giovedì, dicembre 02, 2004

Christmasholic



Una certa persona di famiglia potrebbe essere definita natalomane: lo si nota dagli addobbi nel salotto, dal redivivo alberello a fibre ottiche, da una lampada dai colori pastello che emette fasci di luce e musica, dai presepi improvvisati un po' ovunque, mentre Ella la cagnolina sfoggia un berretto da babbo natale. L'anno scorso ho scambiato per una saliera un pastore di ceramica con pecora in spalla (un consiglio: tutto quello che si trova nei paraggi di una cometa non è commestibile). La cena della Vigilia ci si sente un po' come i personaggi di un presepio vivente postmoderno. Saranno anche le musiche natalizie in sottofondo, ma se in quel momento mi apparisse un biondino alato e riucciuto in abito lungo con lo striscione "Pace in terra agli uomini di buona volontà" lo troverei anche normale ("ancora un po' di parmigiano?" "no, quella non è una saliera, caro").
Quella certa persona di famiglia da qualche anno ha deciso di imboccare la strada (dovrei dire il tunnel) dei regali utili, dei regali di coppia.
L'espressione "regalo per la coppia" in questo contesto evoca tante cose letalmente tediose: che ne so, ciabatte in tinta, pigiami abbinati, una trapunta doppia, due tazzone per il caffelatte... Mai che venga in mente a nessuno che magari a tutti e due piacerebbe il dvd di Tetsuo.
E che insidioso sa essere l'aggettivo "utile".
"Vi serve una piccola aspirapolvere raccoglibriciole?" (disperatamente)
"Vi piacerebbe, vero, una pentola a pressione per due persone?" (mi hai letto nel pensiero)
"E un cestello per cuocere a vapore nella pentola a pressione per due persone che vi ho regalato lo scorso anno?" (chi lo immaginava che una pentola a pressione potesse avere più optional di una Smart?)
"E un decanter per il vino rosso?" (e l'apribottiglie, quando?).
Quest'anno l'interrogatorio è stato più complesso, e rivelava una discreta conoscenza delle tecniche della CIA.
"Un ferro da stiro da viaggio?" (nnn-nnn)
"Un asciugacapelli da viaggio?" (mi chiedo se voglia mandarci a tutti i costi in esilio)
Poi, dopo breve riflessione, di fronte alla mia faccia sgomenta:
"Ah, ecco!"
"Eeee....?"
"Un'affettatrice!"
"..."
"E per te, A., pensavamo a un set per la bourguignonne".
"Mamma, ma vivo solo" (immaginarsi, prego, la scena di A. che rincasa la sera tardi e si prepara una bourguignonne per uno).
"Puoi sempre invitare qualche collega-a" (e per collega-a intende collega donna, con relativa fantasia sul figlio che rincasa e allestisce una bourguignonne per quattro seducenti donne manager, in una sala da pranzo illuminata dalla luce delle candele).
Ho 22 giorni per dirottare l'affettatrice che mi sta puntando come un meteorite.
Io dico che quell'asciugacapelli da viaggio potrebbe servire.

lunedì, gennaio 05, 2004

The Nightmare after Christmas

Il film della Vigilia di Natale a casa dei suoceri è quasi pronto (sottotitolo: "te piace 'o alberello a fibre ottiche?").
Viola almeno tre regole del Dogma ma pensavo di più.
In compenso, noto con delizia che dopo anni di duro lavoro sul personaggio ho messo su una discreta odiosa faccia di culo.
Il prossimo anno propongo un ritorno al muto.

martedì, dicembre 23, 2003

Enough is enough

Anche quest'anno le intenzioni erano buone. Ho perfino comprato e addobbato un albero ecologico alto 180cm modello "zar della steppa" (mettendo da parte per una volta le simpatie bolsceviche). Ho dedicato due giornate alla scelta di regali sensati se non fantasiosi.
Ma oggi ne manca uno alla vigilia, e non sopporto:
– le mail di lavoro con gli auguri di buon Natale;
– in particolare, quello che per fare l'originale mi ha mandato la ricetta del panettone (perché non poteva allegarlo);
– e quelli che sentono la necessità di scrivere BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO tutto maiuscolo;
– i pixel e pixel di babbi natale, renne, slitte, pupazzi di neve e abeti variamente addobbati, ovunque;
– gli uomini che anche quest'anno in ufficio o in redazione si sono fatti fotografare nudi dalla cintola in su, con il berretto di Babbo Natale e le pance pallide esibite sotto una luce al neon effetto-morgue;
– le donne che si fanno fare il calendario "per regalarlo al fidanzato";
– le donne che l'altr'anno si sono fatte fare il calendario, e quest'anno il puzzle. "Per regalarlo al fidanzato";
– il traffico di sms la sera della vigilia;
– le cene che cominciano con i gamberetti, continuano con il salmone, e da un momento all'altro ti aspetti che salti fuori il coniglio con le cozze;
– il concerto di Natale in Vaticano alla tv come tragico sottofondo.
Ne manca uno alla vigilia e darei volentieri fuoco allo zar della steppa. A giudicare dal raschiare asmatico delle luci intermittenti, credo che ci penserà da solo.

lunedì, dicembre 15, 2003

- 9 alla Vigilia

Nota bene
Oggi non parlerò del Bafometto estratto dalla cantina di Tikrit questo weekend. Ma, ma... sento sospiri di sollievo?

Das Unheimliche
Il ritorno del rimosso, la coazione a ripetere, il familiare che improvvisamente cambia senso e diviene spaventoso e angosciante. È il perturbante secondo Freud.
Ma metteteci un alberello a fibre ottiche e un eccesso di decorazioni ed è il Natale a casa di mia suocera.

La mia impassibile metà anche quest'anno per il suo compleanno ha ricevuto un maglione da perfetto catechista (girocollo, color cincillà suicida, più grande di due misure) con la solita compostezza tibetana.
Intanto per Natale ci è stato prospettato con una certa insistenza un regalo inquietante: una pentola a pressione per due persone ("è una di quelle cose che se non te le regalano non te le compri": chiediti se c'è un motivo valido). L'oggetto domestico ha cominciato a visitare la mia coscienza, portando con sé due rivelazioni di un certo impatto:
1. il concetto di sorpresa: forget about it.
2. Babbo Natale: è mia suocera.
- 9 alla Vigilia. Il gioco si fa duro.