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sabato, settembre 07, 2019

La calma silenziosa del centro

Questo Bloodborne in cui si finisce squartati e dissanguati di continuo è poi un grande gioco. Il senso è proprio morire all'infinito, liquefarsi in una marana di sangue per poi riformarsi, contemplare la sempre bella e terrorizzante scritta rossa SEI MORTO, ritrovare il senso del gioco "difficile", disinibito, privo di elaborate narrazioni e di deliri testuali, duro, labirintico e mutante.

Poi bisogna pur morire di qualcosa. L'importante è fare ritorno al Sogno del Cacciatore, un idilliaco giardinetto dove fioriscono gli ellebori e dove tra le altre cose ci sono i Messaggeri della vasca, piccoli scheletri miserabili che emettono gorgoglii incomprensibili e accolgono a braccia tese e bocca spalancata il nostro Zozzone. I Messaggeri sono in sostanza un prosaico Negozio, ci compri e ci vendi di tutto.

Il film giapponese d'animazione con protagonisti due malinconici gatti antropomorfi chiamati Giovanni e Campanella è finito male come previsto. Ne abbiamo iniziato un altro, del quale non sapevamo nulla. Dapprima non ci ha insospettiti il titolo, L'isola di Giovanni. I due fratellini protagonisti si chiamano in effetti Giovanni e Campanella pure loro, sta' a vedere che va' a finire male anche questo qua, e che Campanella muore in tutti gli universi possibili. Non l'abbiamo finito perché io ho finto di avere sonno, in realtà volevo vedere "La lunga strada del ritorno" di Alessandro Blasetti su RaiStoria, che poi non era neanche cominciato. Abbiamo quindi incrociato la fine di un brutto documentario mal doppiato su Herman Melville, e fatto in tempo ad ascoltare quel brano di Moby Dick in cui Ismaele e i suoi compagni, giunti in una zona del mare detta liscio o lago, si sporgono a guardare nell'acqua e uno strano mondo colpisce i loro occhi.

"Perché sospese in quei sotterranei d'acqua fluttuavano le forme delle madri che allattavano, e di quelle che per la loro circonferenza enorme parevano prossime a diventare madri. Il lago, come ho accennato, era straordinariamente trasparente fino a una profondità considerevole, e come i neonati umani quando poppano fissano calmi e immobili altrove che non sul seno, come se vivessero insieme due esistenze diverse, e mentre prendono il cibo mortale si nutrissero sempre in spirito di qualche ricordo ultraterreno, allo stesso modo i piccoli di queste balene pareva guardassero verso di noi, quasi non fossimo altro, ai loro occhi appena nati, che un pezzetto d'alga del Golfo."

Pure Ismaele, dice, in mezzo all'Atlantico burrascoso del suo essere si rallegra della calma silenziosa del centro, e mentre pianeti pesanti ed eterni di dolore gli ruotano attorno, giù nel profondo e nell'entroterra lui continua a bagnarsi in un'eterna soavità di gioia.

Ho poi dormito tra balenotteri trasognati, ferrovie galattiche e provvisorie resurrezioni.

giovedì, dicembre 09, 2004

Aquile e balene

Sfogliando vecchi appunti ho trovato una frase di Herman Melville che mi piace molto, "I love all the men who dive", io amo tutti gli uomini che si tuffano, che vanno in profondità. E, parafrasando e riassumendo, prosegue così: tutti i pesci sono capaci di nuotare vicino alla superficie, ma ci vuole una balena per scendere giù per cinque miglia o più; e se non riesce a raggiungere il fondo non ci riuscirà neanche tutto il piombo di Galena.
Melville amava i tuffatori del pensiero, coloro che dalle origini del mondo non hanno fatto altro che tuffarsi per poi riemergere con gli occhi iniettati di sangue, tuffarsi e riemergere.
Mi rendo conto che questo corrisponde anche alla mia idea di vera scrittura, che dev'essere per forza correre rischi, affrontare fatiche, opporsi agli attriti: e per tanti che nuotano a filo d'acqua ce ne sono pochissimi altri che tornano su dal fondo con gli occhi arrossati. Melville, cantore di balene e di aquile - le aquile di montagna che anche gettandosi nelle gole più oscure volano più alte degli uccelli di pianura - era uno di loro.
Anch'io amo coloro che si tuffano.
Chissà cosa penserebbero gli oggetti della mia ammirazione sentendosi entusiasticamente catalogare come cetacei.

"Uomo, ammira dunque la balena e modella te stesso su di essa. Cerca anche tu di restare caldo in mezzo al ghiaccio. Vivi anche tu in questo mondo senza farne parte".
Herman Melville, Moby Dick

sabato, febbraio 14, 2004

23.30

There is a wisdom that is woe; but there is a woe that is madness. And there is a Catskill eagle in some souls that can alike dive down into the blackest gorges, and soar out of them again and become invisible in the sunny spaces. And even if he for ever flies within the gorge, that gorge is in the mountains; so that even in his lowest swoop the mountain eagle is still higher than other birds upon the plain, even though they soar.

[c'è una saggezza che è dolore; ma c'è un dolore che è pazzia. E in certe anime c'è un'aquila dei Catskill che può sia tuffarsi nelle gole più oscure, sia risalirne fuori e librarsi invisibile negli spazi del sole. E anche se voli per sempre nella gola, quella gola è tra le montagne, sicché perfino nel suo tuffo più fondo l'aquila montana è sempre più alta degli altri uccelli della pianura, per quanto possano salire]
Herman Melville, Moby Dick