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venerdì, dicembre 21, 2007

La stella e la luna



La scorsa notte proiettavano vecchi filmati sul muro di una casa che sta(va) nella terra di nessuno tra le due sbarre del valico del San Gabriele. Niente di raffinato o di ufficiale, molta gente, per la maggioranza sloveni anziani, un gran bel traffico di bicchieri di vino, fette di prosciutto e panettone.
Una signora ("Son dada de là, ma že giovani che sona musica de giovani; la sa, musica - me perdoni - con parolacie") mi ha raccontato come nel '54 sia riuscita a venire in Italia, con due valigie caricate su un carro trainato da un cavallo. "Iera miseria, mi go fato poche škole, per guera". "E come ghe par, adesso, signora?" "Že bel. Mi digo che že bel. No? Sarà come ndar in Austria co la gita".

Mi piace questo scatto casuale che contiene la notte, una stella, una casa, l'ombra della rete, la luna, il confine, Gorizia, Nova Gorica, la Jugoslavia, il fiato di tante persone accalcate nel buio a fissare quel muro.

giovedì, marzo 24, 2005

24 marzo

"Like it or not, we are at war with the Serbian nation (the Serbs certainly think so), and the stakes have to be very clear: every week you ravage Kosovo is another decade we will set your country back by pulverizing you. You want 1950? We can do 1950. You want 1389? We can do 1389 too".
Thomas Friedman, New York Times.

"Vorrei ricordare che quanto a impegno nelle operazioni militari noi siamo stati, nei 78 giorni del conflitto, il terzo Paese, dopo gli USA e la Francia, e prima della Gran Bretagna. In quanto ai tedeschi, hanno fatto molta politica ma il loro sforzo militare non è paragonabile al nostro: parlo non solo delle basi che ovviamente abbiamo messo a disposizione, ma anche dei nostri 52 aerei, delle nostre navi. L'Italia si trovava veramente in prima linea."
Massimo D'Alema.

Il mio post di oggi (e il solo) è per tutti quelli che il 24 marzo, da sei anni a questa parte, diventano nervosi, si vergognano, provano la rabbia, la delusione e la disperazione di allora.
Io spero che siano in tanti e che non dimentichino.
E per quanto riguarda quelli come D'Alema, quelli che proprio in quell'occasione sentirono di essersi affrancati gloriosamente dal "tabù pacifista", io volentieri li riporterei indietro al giorno più doloroso della loro vita, e ce li chiuderei dentro per sempre - in una versione estrema di quel film con Bill Murray, e senza marmotte. A ciascuno le sue fantasie.

domenica, giugno 27, 2004

Quelli che scrivevano sui monti

La scritta Nas Tito sul monte Sabotino l'altro ieri è scomparsa.
Per non buttare via niente, è stata solo in parte distrutta: quel che avanzava è stato ricomposto in SLO.
Ovvero, come la Slovenia decise di chiudere con il passato e diventare un grande, entusiasta, europeo, soleggiato e verde agriturismo (con tanti tanti casinò).
Mi hanno detto che un Nas Tito è riapparso pochi giorni fa sul Monte Concusso, a Basovizza, vicino a Trieste.
Ma la storia facciamola finire qui.

domenica, maggio 30, 2004

Qualsivoglia

A Opatija/Abbazia non ne possono più: un quotidiano locale rivela che il problema della "prima signora del turismo croato" è costituito dalle condizioni delle spiagge. "Il mitico Lido versa in una situazione da incubo, con rifiuti in ogni dove, ombrelloni spezzati, le famigerate bottiglie di plastica disseminate a decine" e via allegramente dicendo. Tanto che Branko Bevanda (il quale, nomen omen, è un noto ristoratore e non uno degli avatar di DRoaster) tuona contro le autorità cittadine: "È una vergogna! Abbazia assomiglia a una qualsivoglia località balcanica. I responsabili di questo scempio andrebbero puniti".
Abitanti e simpatizzanti delle qualsivoglia località balcaniche si concedano cinque minuti di indignazione.

domenica, maggio 02, 2004

Incantesimo balcanico

Il concerto di Goran Bregovic è stato bello. Lo è stato anche per un motivo speciale che ora dirò.

Senza farci caso (intenti a studiare la postazione migliore, e sempre lì a far foto) eravamo finiti nella zona slovena. Mi spiego: sulla piazza della Transalpina da ieri è possibile passeggiare liberamente; a ricordare il confine (il cippo 57/15 e la rete che non ci sono più) resta solo una linea simbolica tracciata sul mosaico e sull'asfalto. Prima del concerto, però, sloveni e italiani si sono spontaneamente disposti ciascuno sul proprio versante, con poche sbadate eccezioni. Gli uni provenivano dal valico di Salcano, gli altri dalla via Caprin. Sul lato italiano si poteva comprare una birra al bar Transalpina (dove c'era una coda lunghissima), sul lato sloveno c'era un chiosco accanto alla stazione (dove c'era una coda lunghissima). Tenere le distanze viene ancora naturale.
Così ci siamo ritrovati accanto all'edificio della Stazione, in piena "zona B" ("mi sembra di essere all'estero", ha commentato T.).

Immaginate l'edificio della stazione (lo vedete bene nella foto di Luca, qua sotto); pensate alla città di G., che non è una città come le altre; aggiungeteci una notte tiepida e asciutta; metteteci la luna tra poche nuvole veloci.

Abbiamo capito subito che gli sloveni non sarebbero stati un pubblico facile. A concerto iniziato molti (giovani e meno giovani) continuavano a chiacchierare a voce alta, a fischiare, a commentare i vestiti delle cantanti bulgare: in breve, sfoggiavano emancipato distacco in quel modo brusco con cui a volte trattano gli italiani. Tutto Troppo Balcanico? Troppo zum-zum? Chi lo sa. Questi altissimi giovani sloveni sembravano proprio un po' scocciati.

Poi si sono scatenati. Hanno cantato, saltato, applaudito.

Alla fine ci siamo incamminati, due folle divise, su via Caprin e verso Salcano. In testa due cose: "bum bum bum bum" e "dove cazzo ho lasciato la macchina?".

La Slovenia è entrata in Europa emancipandosi con destrezza dal suo passato, eppure Gorizia non è mai stata così slava come in questi giorni.

Oggi pomeriggio siamo tornati alla Transalpina. Alla gente non è ancora passata la voglia di attraversare e riattraversare quella linea simbolica sulla piazza. C'era molta gente, sul palco tutti i cori di Gorizia e Nova Gorica uniti.
Si era detto che sulla piazza si può "passeggiare, ma non passare": qui non c'è un valico. Però oggi era possibile entrare nella stazione: l'ho fatto per la prima volta, ho sostato accanto al binario, gironzolato nell'atrio che sapeva di vernice fresca. Dalle vetrate dell'ingresso ho osservato a lungo la piazza dall'altra parte.
Io ho un carattere un po' sognatore, a volte, e mi piace la musica corale. Così per un attimo la città di G. - insolitamente aperta, stranamente bella - mi è sembrata un luogo in cui vivere volentieri, e non senza serenità. Un quarto d'ora a mezzanotte. Domani torno cattiva.

sabato, maggio 01, 2004

Cronache delle città di G e di N.G./This is the end




Ecco fatto. Siamo arrivati sotto una pioggia sottile giusto in tempo per sentire il sottosegretario agli Esteri Roberto Antonione pronunciare nel suo discorso il nome di Silvio Berlusconi ed essere sommerso da fischi e da proteste ("buffone!", o anche semplicemente "buuu" e "a casa!").
Il goriziano-base, in faccende di dissenso, ha due atteggiamenti tipici:
– si sente un trasgressivo, un rivoluzionario. In pratica, un bolscevico; si aspetta di essere messo su una lista nera, e che domani mattina due agenti in divisa (due giustizieri) passeranno a prelevarlo a casa (lo getteranno in una fossa);
– si stupisce che altri condividano il suo legittimo malumore (ancora mezz'ora dopo un signore, in chiaro aftermath adrenalinico, commentava incredulo alla moglie: "ma te ga sentì aha come che lo gavemo fis'cià").

Continuava a venir giù una pioggia sottile. A un certo punto, da una gru sono scesi anche due angeli biancovestiti, agitandosi un po'. Lontana citazione del Cielo sopra Berlino? Saperlo.
Poi gli inni (riusciremo mai a ricordarci quello sloveno?), il conto alla rovescia (che fa tanto capodanno in piazza), l'Inno alla gioia. Presentava l'Alessandro Cecchi Paone (con espressioni universali come "All together now!": il tipo accanto a me si è messo a canticchiare la musica di "Giochi senza frontiere").

Alla fine - nonostante tra i goriziani, per stile di vita e per costituzione, serpeggiasse un certo scetticismo ("i sarà bagnadi!") – i fuochi artificiali, molto belli.
Ho sentito di persone che ieri hanno attraversato il confine solo per usare l'ultima volta il lasciapassare; ho visto la bandiera slovena sulla scritta Nas Tito; ho visto moltissimi tricolori fuori luogo, tra i quali anche alcuni listati a lutto, e poche bandiere europee; qualcuno ha avuto l'idea di mettere in vendita a dieci euro una maglietta con la scritta Gorizia nelle diverse lingue e il simbolo dell'Europa.
Però i fuochi erano belli; poi, tra tanta pioggia, una lacrima cosa volete che sia.

L'immagine di apertura è di Luca d'Agostino, il miglior fotografo in circolazione (grazie!).

venerdì, aprile 30, 2004

Esco, piove

Domani 1° maggio tutto confermato: Goran Bregovic con la W&F Band, ore 21.00, piazza Transalpina a Gorizia e Nova Gorica.
Se non vi secca, il matrimonio e il funerale noi li celebriamo stasera a mezzanotte. Na zdravje!

L'ora è giunta

Draga: "Finalmente, lo desideravano così tanto!"
Mirko: "Sì, perchè chiudersi quando il mondo vuole qualcosa da te".
Draga: "Tutta la città è in festa, mio caro".
Mirko: "E il mondo dopo di loro".

Da Per un Grande Isonzo, di Gigi Molinar e Blanco Kusterle

venerdì, aprile 02, 2004

28 giorni prima

"30 aprile: Ciampi non ci sarà, potrebbe spuntare Berlusconi". La visita a Gorizia non è nel calendario degli impegni del Presidente della Repubblica. Neanche in quello di Pier Ferdinando Casini. Palazzo Chigi è possibilista: "Berlusconi decide all'ultimo momento e all'ultimo momento cambia anche idea" (evviva).
Il sindaco della città di G. ha un problema: vuole organizzare una cena di gala, "Ma se da Roma non viene nessuno, con chi dovrei farla?" si chiede.
Le cose erano partite in un certo modo, sapete: scartato il troppo poco classico Peter Gabriel si accarezzò per un certo tempo l'idea della triade di cantautori alpeadrici De Gregori-Kreslin-Dragoevic, mentre a Nova Gorica la direzione dei locali Casinò portava avanti trattative segrete con gli U2 (dovrei verificare, ma credo che un cambio di vestiti di Bono costi più del restyling urbanistico di Piazza Vittoria). Per fortuna all'Hotel Casinò Park è riuscito un altro colpaccio: Toto Cutugno. "All'entrata della Slovenia nell'EU. Serata speciale animata dal popolare cantante, famoso non solo in Italia ma in tutto il mondo. Non si scordano i suoi successi come 'L’Italiano', 'Serenata', 'Voglio andare a vivere in campagna', 'Insieme'...": mica bagigi, e chi se li scorda. Cutugno in versione europeista è l'autore della fondamentale Insieme, United United Europe:

"L'Europa non è lontana, c'è una canzone italiana, per noi
Insieme, United United Europe, sempre più liberi noi, le nostre stelle e una bandiera sola.
Sempre più forti noi, dammi una mano e vedrai si vola.
L'Europa non è lontana, c'è una canzone Italiana, per voi
Insieme, United United Europe..."

Su a Kranjska Gora, invece, festeggeranno l'ingresso nella UE con Bobby Solo. Che serata.

martedì, marzo 30, 2004

L'amara verità sul muro di G.

Per quelli che cercano "muro+gorizia+pezzi+rete": il muro non esiste, il cippo è stato spostato, la misera rete è stata tolta e sarà tagliata in cento pezzi da inviare ai "grandi della terra" (credo in abbinamento con le solite bottiglie di vino della pace o di picolit). Ammesso che i "grandi della terra" siano così tanti.

lunedì, marzo 29, 2004

Guns and roses

Con qualche forzatura, sul Washington Times.

Lo and behold

Qualche giorno fa con U. discutevamo dell'uso circoscritto (a un luogo: Gorizia; e spesso a un'unica generazione: la nostra) di alcune espressioni.
Per esempio: l'infantile "che divo!" per riferirsi a qualcosa di fighissimo.
Oppure l'esclamazione "Illu!", che richiede occhi sbarrati, ostentazione di stupore e tono ascendente. "Guarda lì, mi stupisco": ricorda il Middle English "lo" ("used to call attention or to express wonder or surprise" spesso "in a literary or humorous way", secondo il Webster e il Collins), per strano che possa sembrare.
"Illu!" è quello che ho detto ieri pomeriggio, lo sguardo dapprima posato distrattamente sul panorama, poi messo a fuoco. Sul monte Sabotino è riapparsa la scritta "Naš Tito", tracciata con grandi sassi bianchi negli anni Settanta e poi lasciata a confondersi tra la sterpaglia. Susciterà malumori da una parte e dall'altra.

Io nei prossimi giorni fisserò quel mio orizzonte emotivo risistemato e sussurrerò tra me e me "illu!" più e più volte. Forse, ma senza farmi sentire e con più di un mezzo sorriso, anche "che divo".

sabato, marzo 27, 2004

Goodbye, Tito?

Lui di tanto in tanto si univa a qualche allegra comitiva e partiva per l'Est in uno di quei viaggi organizzati vecchia maniera che usavano allora. Ogni volta era come se avesse in tasca un biglietto di sola andata per il Sol dell'avvenire. Ritornava con i regali più prevedibili: matrioške, bamboline in costume tradizionale, copricapi, babbucce artigianali, banconote stropicciate.
Lei si spostava poco. I viaggi la turbavano: era come se si aspettasse che in sua assenza la casa potesse trasferirsi in un'altra dimensione con il suo carico di canarini, ortensie e vecchi libri di Delly - una specie di sfratto metafisico.
Come tanti, incollavano con pazienza francobolli in album di similpelle rossa, nei pomeriggi d'inverno. Ce ne sono pagine e pagine di ungheresi, di romeni, di cecoslovacchi, di jugoslavi, di sovietici. Qua e là il rigore della catalogazione conosce piccole eccezioni, che assecondano le infatuazioni disneyane di una bambina.

Questo è del 1965, con timbro postale di Belgrado.
Non è il più bello, eppure.

mercoledì, marzo 24, 2004

Oggi, 24 marzo

Oggi, per portarvi qui, digiterò quello che piace ai più: soluzioni di Dark Chronicle, Final Fantasy X-2, Prince of Persia, Broken Sword, e la magica parola, gratis. Se non vi è bastato confesserò che sì, sono Belle de Jour anch'io, indosso lingerie provocante e sto scrivendo un libro.

Oggi è il quinto anniversario dei bombardamenti su Belgrado; in Kosovo continua il genocidio della popolazione serba.
Di quella pace che sventola dai balconi e marcia per le strade nel calduccio primaverile proprio non so che farmene.
Cinque anni fa per la prima volta mi vergognavo davvero, in prima persona e proprio con quel governo, di essere italiana ed europea. Non posso dire che le cose siano migliorate, nel frattempo.

Oggi questo blog, chiuso per lutto, tace.

martedì, marzo 23, 2004

SOS Kosovo

"Vi chiediamo di attivarvi in qualsiasi modo e forma per contribuire a cercare di fermare l’orrore e il bagno di sangue, causati da queste forze terroristiche che distruggono, incendiano, uccidono e lapidano uomini e donne che da sempre vivono qui. vi chiediamo di informare correttamente su quali sono le verità e la realtà di quanto sta accadendo, di chiedere a tutte le persone oneste e che credono nei diritti umani nel vostro paese di aiutare il nostro popolo a non subire un vero e proprio genocidio. distruggono anche gli ultimi cimiteri, monumenti e monasteri della cultura ortodossa che ancora non avevano distrutto in questi anni. siamo stanchi di vedere i nostri campi e le nostre case bruciate, di essere vessati, uccisi, perseguitati con la sola colpa di essere serbi e di voler continuare a vivere dove da centinaia di anni abbiamo sempre vissuto. in una terra per la cui difesa dalle aggressioni e dalle occupazioni degli stranieri invasori, nella storia, sempre abbiamo versato fiumi del nostro sangue. siamo stanchi ma non consegneremo ad assassini e terroristi estremisti, la nostra terra, le nostre vite, le nostre radici, la nostra dignità. dovranno ucciderci tutti, anche i nostri figli e le nostre mogli. è un nostro diritto. vi chiediamo di divulgare queste parole, di dare voce a noi, semplici cittadini, stranieri a casa propria, di un popolo senza voce, senza televisioni, senza neanche più la forza per urlare la nostra indignazione e le nostre ragioni. ma determinati a non cedere. nel nostro ospedale di kosovska mitrovica non ci sono più posti liberi, non ci sono sufficienti medicinali, non c’è sufficiente sangue per colmare quello versato dagli estremisti albanesi; da ogni angolo di questo kosovo crocefisso questo è l’ultimo lembo di terra dove confluiscono i nostri fratelli e sorelle scacciati dalle bande assassine, che dopo averli terrorizzati e incendiato le case, non sono riusciti ad assassinare. nelle nostre case scarseggia tutto, i nostri figli non hanno più nulla che non sia paura e angoscia. aiutateci a fermarli, che la gente onesta e buona si alzi per gridare basta, la nostra amicizia e fratellanza sarà eterna. noi siamo ancora in piedi e fermi nella volontà di fermarli, di resistere, ma siamo soli con i nostri fratelli della serbia. ci dicono gli internazionali di qui, perché siamo serbi. sappiamo che voi e le vostre associazioni non la pensate così, per questo confidiamo sulla vostra amicizia e impegno. ma fate presto. con rispetto e tanta amicizia."

sabato, marzo 13, 2004

Novosti

La sezione nordorientale del babsi fan club saluta con entusiasmo il rinnovato blog.
Nell'immagine, una delegazione festante.



[nota del 18/12/2010: adesso quell'indirizzo c'è The Blog For Skin Scalp and Hair. Fa un effetto strano. Scriveva ieri Zu su friendfeed che non c'è bisogno di reincarnarsi "per vivere più vite e morire più morti". È così. Firmato: la Miru dal futuro.]

martedì, febbraio 24, 2004

Dialogare da lontano

Ho scoperto i sondaggi di goriziaonline.it, nei quali riconosco l'inconfondibile cocktail di paranoia e umorismo involontario di noialtri.



36 persone su 844 preferirebbero "dialogare da lontano". Tipo, segnali di fumo sul monte Sabotino?

giovedì, febbraio 19, 2004

57 barrato 15

Il cippo 57 barrato 15 sul confine della Transalpina è ancora lì, parte in territorio italiano, parte in territorio sloveno. Ieri doveva essere rimosso dopo 57 anni – alla presenza di sindaci, troupe televisive e un discreto pubblico – ma la Commissione mista italo-slovena non aveva ancora preso una decisione sul suo destino. Spezzarlo in due? Escluso. Lasciarlo dov'è? No ("il mosaico della nuova piazza prevede la raffigurazione simbolica dell'esplosione del numero 57 barrato 15... non rimuoverlo farebbe fallire l'idea dell'artista"). Conta il fatto che fosse stato ricavato da un pezzo di pietra proveniente da una cava italiana? Insomma.
Il blocco di cemento piantato lì il 15 febbraio 1947, per il momento resta dov'è, protagonista di uno strascico di guerra fredda tra poveracci. Il consigliere comunale di Forza Italia fa sapere che "questa è la dimostrazione dell'espansionismo slavo, anche su 50 centimetri quadrati di un cippo", ed è già Görz Kabarett.
Ci si rivede per la tavolata con i prodotti tipici della gastronomia locale, che sarà allestita il 4 marzo sul piazzale della Transalpina in occasione della trasmissione Linea Verde. "Sarà una festa di popolo", annuncia il sindaco.
Speriamo per il consigliere di FI che sia anche genuinamente italica.

giovedì, febbraio 12, 2004

Scion-scion

Ricordate il sindaco di Stromboli, in Caro Diario, che sogna di rilanciare l'immagine dell'isola con una colonna sonora scritta da Morricone e la fotografia di Storaro? Quello che saluta Moretti alla banchina dell'aliscafo cantando "scion-scion, scion-scion"? Beh, a Gorizia aspettiamoci anche idee peggiori, per il prossimo primo maggio. La diretta televisiva, l'eurovisione, i sindacati, Prodi a picconare il nulla: non ne usciremo indenni, noi statici per definizione.
Per esempio: ci si è ricordati che il torrente Corno, beh, puzza. È una fogna a cielo aperto che tormenta da sempre gli abitanti di Straccis e di via San Gabriele. E via San Gabriele è proprio sul confine, vogliamo forse ammorbare Prodi, procurare uno svenimento alla signorina presentatrice di turno? Allora a breve partirà una cura anti-puzza a base di enzimi: due chili di prodotto al giorno nel Corno e saremo più presentabili. Una spruzzata di deodorante e via, potenza della kermesse.
Oggi cominciano i lavori di smantellamento della rete che divide il piazzale della Transalpina.
Io? Io non ho ancora elaborato la scomparsa della stella rossa sul tetto della stazione, sopra la scritta "Noi costruiamo il socialismo". Prima le è stata aggiunta una coda per trasformarla in cometa (era Natale), poi è caduta e non è stata più rimessa. Scion-scion.

L'uomo elettrico

"A parer mio, l'elettrificazione è il più importante di tutti i grandi compiti che ci stanno dinanzi", diceva Lenin. Ma aveva in mente il sistema industriale, no? Il potere dei Soviet più l'elettrificazione del paese.
Il croato Ivica Saric, che evidentemente la sa più lunga, si è invece inventato l'uomo elettrico (fonte: Vecernji List).
La sua invenzione consiste in un paio di scarpe che con il movimento producono energia per alimentare un abito climatizzato e provvisto di spine per vari impianti (o voi che avete riso delle "prese tedesche" sul corpo di Morpheus, pentitevi). L'uomo elettrico camminando potrà produrre elettricità che dalle scarpe passerà all'abito, mentre alle spine potranno essere connessi computer portatili, caricabatterie e lettori di musica.
L'invenzione è stata brevettata negli Stati Uniti e sembra che anche l'esercito americano abbia dimostrato interesse: l'abito climatizzato sarebbe fatto proprio apposta per il clima del deserto.
Gioisco all'idea.