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giovedì, aprile 04, 2013

Va bene



Nadia Comaneci

di Carmine Vitale

Alla "Flacăra" arrivasti che avevi solo tre anni
Ti avevano vista giocare nel cortile della scuola
poi un lungo volo sulle acque
calme dell'oceano ti portò in luoghi che non avevi visto mai.
I computer dell'epoca erano stati programmati fino al 9,99:
il dieci non era assolutamente previsto.

Una farfalla ha toccato la tua bocca muta
e la speranza del tuo nome cerca ancora la felicità,
come se a 14 anni si potesse essere tutto meno che felici.
Tu bambina dei sogni li sognavi quei giorni,
come quadri di Brueghel
– limpidi minuziosi lontani –
a portata di mano.

"Ma non ce ne furono 
e dubito che ne spunterà qualcuno:
il tempo passa, l'età vaneggia con sospetto
di un lirismo delicato,
sulle foto di Montreal, come una macchia di colore, appare
il bubbone della malattia del secolo: la giovinezza"

Un bambino che bagna il letto nel sonno, l'infanzia
vista da qui e di seguito: una risonanza magnetica,
le foglie andate, l'ultimo volteggio, le parole su carta,
strappate da una poesia da dedicarti,
che sembrano dire: va bene, forse torneremo a vivere ancora

Da Il Leviatano di Melville e altre poesie, L'arcolaio, Forlì 2012.

Carmine Vitale è nato a Salerno nel 1965. Nel 1999 ha vinto il premio internazionale Emily Dickinson. Una volta ha incontrato Hrabal alla Tigre d'oro, a Praga. E, dopo vent'anni di inseguimento, Wisława Szymborska a Bologna. Vive con la sua famiglia in un piccolo paese sul mare.

[Grazie a Sten per Vigo.]

mercoledì, dicembre 19, 2007

Kana Kana Hak-Liha!

A parte le tarde eccezioni presentate e commentate qualche giorno fa (conto che i pregi del Reguljator, della manifattura Kompan'ony e del walkman da mezza tonnellata siano ancora vivi nella nostra memoria) nell'Unione indistruttibile di libere repubbliche non esisteva la pubblicità come noi la conosciamo: le fabbriche erano controllate dai ministeri, ed erano questi a imporre la quantità di beni da produrre per soddisfare il piano quinquennale e le quote di produzione. In un'economia pianificata non avrebbe avuto senso una competizione secondo le regole del libero mercato. La pubblicità si limitava a esporre l'articolo e a raccomandarne l'uso, magari per contrastare il consumo di prodotti di bassa qualità fabbricati in casa.
Per esempio:

Fumate sigarette, I. Rosanov, S. Sakharov, 1950



Ora, per ragioni di completezza questo blog deve rischiare il già visto e il già noto ricordando il folle, pruriginoso, psichedelico lavoro di Harry Egipt, cioè i filmati pubblicitari dell'Estonia sovietica: nessuna marca, neanche qui, ma l'influsso della vicina corrotta Finlandia si fa sentire per una cert'aria disinvolta e malandrina. Il bello di queste pubblicità è costituito dalla difficoltà di capire cosa esattamente pubblicizzino e dall'involontario senso dell'umorismo.

Alcuni voli di fantasia del leggendario Harry, vi avverto, ci faranno rischiare la bandierina nera di Blogger e la visita del Grande Revisore.

Comincerei con una cosa tosta.
Però.
Mandate a letto i bambini.
Fatto?
Adesso nascondete tutti i coltelli che avete in casa.
Voglio dire, a Charles Manson è bastato Helter Skelter e noi non vorremmo finire su un dossier di Repubblica Online, no?
Fatto?
Bene.
Enjoy.



Brividi lungo la schiena, sgrisoli dietro la nuca, veganizzazione [waiting... ] almost completed.
Il messaggio dovrebbe essere "mangiate carne macinata", quello subliminale è "facciamo sacrifici umani" e "la carne di bambino è buona".
Adesso per qualche giorno urlerete "KANA KANA HAK-LIHA! KANA KANA HAK-LIHA! KANA KANA HAK-LIHA! KANA KANA HAK-LIHA!"
È perfettamente normale.

mercoledì, giugno 06, 2007

Salve radar, feat. Vlasta Parkanova

E tanto fu l'entusiasmo del ministro della difesa della Repubblica Ceca Vlasta Parkanova per Bush e per il radar del sistema di difesa missilistico americano che ella compose una canzone. Solo le parole, perché la musica è quella di "Dobrý den, majore Gagarine!" ("Salve, maggiore Gagarin!"), ascoltabile qui.
Eccone alcune poetiche strofe:
"Salve, bandiera a stelle e strisce che su di noi ti sei spiegata,
salve, bandiera a stelle e strisce, con le jeep ti abbiamo salutata...
Salve, radar, e benvenuto, ti abbiamo tanto atteso e sei arrivato,
Salve radar, sventolan le mani dei miei amici e tra gli applausi io ti saluto".
Il fatto che la Parkanova in una vita precedente facesse la cantante di jazz non la giustifica. Da noi c'è gente che in una vita precedente cantava sulle navi da crociera, e non per questo dedica canzoni napuletane alle basi militari americane o allo sguardo balisticamente impreciso di Bush-figliolo. Ha. (Di questa affermazione mi pentirò con comodo, nei prossimi giorni).

Link


lunedì, maggio 28, 2007

Pop, politica, panna montata: il magico mondo di Eurovision

Di Verka Serdjučka mi sono accorta in ritardo. Navigavo ancora a vista nel tunnel del soldato di bronzo e della crisi Russia-Estonia quando mi sono imbattuta nelle foto di alcuni manifestanti scattate a San Pietroburgo: scritte più o meno filoestoni, slogan che invitavano alla pacifica convivenza tra i due popoli. "Vogliamo vivere in pace con i nostri vicini" e "Giù le mani dall'Estonia", mh-mh, solite cose. Solo quando ho notato il ricorrere di "tumbaj, lasha" e "lasha, tumbaj" mi è parso di ricordare un tunz-tunz molesto che prendeva da tempo a testate la mia residua integrità postsovietica.

Bene.
Una breve ricerca mi ha portata su YouTube.
E ci ho trovato la Pia™, storica amica di mia suocera, abbigliata e accessoriata da Pia™: occhiali panoramici, collo di leprotto, tailleur metallizzato, collant coprente setificato e copricapo esuberante. In pratica, Verka Serdjučka, cioè Andrej Michailovič Danilko, popolare travestito, comico e performer ucraino che con "Dancing Laša Tumbaj" è arrivato secondo al festival della canzone europea (dopo la serba Marija Šerifović con "Molitva" e prima delle Serebro, le solite ragazzine russe in overknees, e neanche a righe).

E qui veniamo alla Russia. Perché secondo Danilko l'espressione "Laša Tumbaj" significa semplicemente "panna montata" in mongolo, però ha una sospetta somiglianza fonetica con "Russia, goodbye" e suonerebbe provocatoria, tanto più se pronunciata da un ucraino. Ecco il perché delle scritte alla manifestazione filo-estone. Capito.

Naturalmente, come spiega bene Kirill Pankratov su Exile.ru (la sopravvivenza di questa rivista per me è la prova dell'esistenza in vita della libertà di stampa in Russia), l'Eurofestival - oltre a essere un gran baraccone "in grado di far sembrare American Idol un lugubre sermone metodista" - è terreno fertile per le più fantasiose teorie, del complotto e non. C'è chi lo vede come l'ultimo rifugio dei romantici, c'è chi non riesce a dimenticare l'esibizione dei lettoni boccellizzati Bonaparti, e c'è chi calcola (come per le Olimpiadi e per il Partito Comunista alle elezioni) quanti paesi facevano parte dell'Unione Sovietica o sono ex-repubbliche socialiste (rispettivamente 8 e 15, l'ho letto sul blog di Kononenko) e quanti sono i paesi ortodossi tra i primi dieci (8, dice lui, che però ha incluso l'Armenia). Nel magico mondo di Eurovision la vittoria serba viene vista come un modo per addolcire l'amaro calice dell'incombente indipendenza del Kosovo (e la finale si è tenuta in Finlandia, il paese di Martti Ahtisaari!), cose così.

Il Miro, nel frattempo, entrava nel tunnel delle dichiarazioni e del vissuto di Danilko/Serdjučka, avvalendosi di fonti sitografiche autorevoli come le pagine di wikipedia in russo e in inglese a lui dedicate, ma soprattutto il fondamentale articolo di Zizn'.ru intitolato: "Perdonami, Russia!" (la foto dimostra ancora una volta che Verka è la Pia™, di questo sono sempre più convinta). Andrej dice che lui non aveva intenzione di alludere a "Russia, goodbye", ma che la frase gli è venuta da sé dopo le parole "I want to see"; poi qualcuno gli ha detto che "Laša tumbaj" in un dialetto mongolo significa "sbatti il burro", e quindi il tutto è diventato "Voglio vederti mentre sbatti il burro", con coreografia e movimenti delle braccia adeguati. Seguono pareri di esperti a vario titolo, tra i quali una docente di lingua mongola ("in mongolo non esiste niente del genere"). Sulla Gazeta po-kievski la lingua da mongola diventa moldava e Danilko è categorico: non intendo scusarmi con lo show-business russo, non ho fatto niente! Pensavamo che ci avrebbero accusato di filonazismo, mica di queste cose qui. E c'ho uno spettacolo da preparare, mica posso pensare a queste insinuazioni. E comunque sbaglia chi dice che mi sono giocato il pubblico russo. Pare in effetti che Verka in Russia sia ancora più seguita che nel suo paese, non unanimamente felice di essere rappresentato da una drag queen in una manifestazione peraltro così sobria ed elitaria. Eh.

Potremmo continuare con le rivelazioni sulla vita sentimentale di Andrej, che dice di aver vissuto con una donna per otto lunghi anni e di esserne rimasto segnato per la vita ("È stata una prova pesante"... "Dio dà qualcosa e toglie qualcos'altro" ... "La mia arte ci ha guadagnato"). Però ce le teniamo per eventuali sviluppi: Verka/Pia™ entra di diritto nel novero dei nostri donnoni-alfa, con la Matvienko, la Pugačëva e poche altre (temo che Ljudmila non ce la farà, benché a Volgograd abbiano avuto l'idea di proporla come successore del marito per risolvere il problema del terzo mandato).
Dunque, almeno per oggi, "O-key, eppy end". Benché l'Ucraina con la sua rivoluzione Pantone™ abbia poco da ridere, detto tra noi.

lunedì, maggio 07, 2007

Il punto di vista estone

Il punto di vista estone è ben espresso da Itching for Estimaa, che mette in rilievo la multietnicità dell'Estonia:

"Tanto per cominciare, farò un'affermazione di carattere generale. L'Estonia è stata multietnica per secoli. Gli estoni costituiscono in sé un gruppo etnico, ma il territorio ha ospitato vari altri gruppi, soprattutto svedesi, tedeschi e russi.
A complicare le cose, anche il processo di integrazione va avanti da secoli, e precede di molto le 'draconiane' leggi sulla cittadinanza dei primi anni Novanta. La maggioranza degli estoni non è 'etnicamente pura'. Anzi, i loro antenati provengono spesso da paesi diversi.

L'ambasciatore estone Marina Kaljurand, che è stata assediata nell'ambasciata di Mosca, non è d'etnia estone. È metà lettone e metà russa. Il sindaco di Tallinn Edgar Savisaar è per metà russo. Lennart Meri, il secondo presidente dell'Estonia, era svedese da parte di madre. Nelle famiglie, come si sa, si intrecciano spesso elementi tedeschi ed estoni. E, per complicare ulteriormente, anche molti membri russofoni della comunità russa d'epoca sovietica hanno seguito questo percorso di integrazione. Si sono sposati con persone di etnia estone o semplicemente 'estonizzati'.

Due esempi: i politici estoni Mihhail e Aleksei Lotman sono figli del semiotico originario di San Pietroburgo Jurij Lotman. Etnicamente sono ebrei russi. Però Mihhail è entrato nel partito di destra Isamaa-Res Publica e Aleksei rappresenta il partito dei Verdi al Parlamento. Dunque le origini non hanno impedito loro di farsi strada nella società estone.

Chi ha origini miste in Estonia spesso parla più lingue: oltre all'estone conosce il russo e a volte l'inglese. Chi ha legami con altre minoranze parla magari il finlandese o lo svedese. Nel distretto di Noarootsi, nell'Estonia occidentale, c'è una scuola superiore esclusivamente svedese, e in quell'area vivono solo 50 persone di etnia svedese.

Nonostante il patrimonio multietnico dell'Estonia, il paese è ancora piuttosto omogeneo. In 13 delle 15 regioni, gli abitanti di etnia estone compongono più dell'80% della popolazione. Questo è anche il caso della seconda città dell'Estonia, Tartu. Come si è sentito spesso dire la scorsa settimana, le zone in cui si concentra prevalentemente l'etnia russa sono Tallinn e la regione di Ida Viru, a nord-ovest. L'Estonia è composta per il 69% dall'etnia estone e per il 26% da quella russa. Quel 26% vive per lo più in queste aree urbane.

Tallinn è un esempio interessante di come la demografia estone possa cambiare rapidamente. Nel 1989 a Tallinn vivevano quasi 500.000 persone. Lo scorso anno aveva 396.000 abitanti. Sei anni prima gli abitanti erano 400.000. Tra quei 4000 abitanti in meno in sei anni, il declino demografico è stato maggiore tra la popolazione di origine russa.

A Tallinn la popolazione di etnia estone è di 216.000 persone, quella russa di circa 144.000. In sei anni la prima è diminuita di 1000 unità, la seconda di quasi 3000. [...]

Io interpreto la situazione così: invece di sentirsi più forte grazie all'appoggio di una Mosca in ripresa, la comunità russa di Tallinn si sente in realtà più debole in quanto l'equilibrio demografico si sposta costantemente a favore dell'etnia estone. Quindi i russofoni che parlano una sola lingua si scontrano più frequentemente con la realtà del loro status minoritario. Questo accentua la frustrazione, che produce effetti come le rivolte della scorsa settimana.

Un altro fattore è che la politica estone è controllata da individui che non vengono da aree vicine alla minoranza russa. Andrus Ansip è di Tartu. Mart Laar è nato a Viljandi. Il President Toomas Hendrik Ilves è nato a Stoccolma, anche se pare non abbia mai voluto ottenere la cittadinanza svedese.

Dunque, nella recente controversia, sono stati dei politici di Tartu, come Ansip e il ministro della difesa Jaak Aaviksoo, a prendere decisioni che hanno avuto un forte impatto sulle vite degli abitanti di Tallinn, mentre Edgar Savisaar, comunemente considerato più vicino alle esigenze dell'etnia russa - visto che tecnicamente vi appartiene - ha condannato le loro mosse. Si noterà che altri abitanti di Tallinn, come Reet Aus, lo stilista il cui nonno progettò il Soldato di Bronzo, hanno criticato la rimozione del monumento. In questo caso, si potrebbe pensare che la cosmopolita Tallinn sia ostaggio di politici di provincia. Lo si potrebbe affermare, ma io mi rifiuto di farlo.

I monolingue russi si sentono tipicamente trattati con superiorità dagli estoni, mentre gli estoni sono frustrati dall'incapacità dei russi di adattarsi alla cultura estone e dalla loro ammirazione per forze storicamente ostili al popolo estone, come l'URSS.

Le politiche di integrazione dell'Estonia dopo il 1991 sono state condannate da alcuni e lodate da altri. Un fatto spesso trascurato è che funzionano. Gli apolidi diminuiscono anno dopo anno; attualmente solo il 9% dei residenti è privo di cittadinanza, contro il 32% di soli 15 anni fa.

Con i monolingue russi i politici estoni hanno utilizzato il metodo del bastone e della carota. I russi che devono ancora integrarsi vedono però solo il bastone. Dato che non hanno la cittadinanza non possono votare sulle politiche che li riguardano di più.

La riforma scolastica è un altro tema caldo. Avendo a che fare con una minoranza monolingue che ha difficoltà ad ottenere impieghi ben retribuiti e un adeguato status, i politici estoni sono stati portati ad imporre un'alta percentuale di istruzione in lingua estone a livello di scuola dell'obbligo. Questo ha prodotto ulteriori pressioni sull'etnia russa.

Anche qui la questione è complicata, perché per avere successo in Estonia è fondamentale conoscere l'estone, ma visto che ottenere questa competenza linguistica è difficile molti russi lo vedono come una discriminazione che mira a 'escluderli' dalla partecipazione alla vita politica ed economica.

Dunque il punto è controverso, anche se alcuni membri della comunità russa che si sono integrati accusano i loro simili di essere il 'peggiore nemico di sé stessi' e di rifiutarsi di riconoscere alcuni fatti fondamentali dell'Estonia.

Inolte i russofoni monolingue ricevono la maggior parte delle notizie da media russi controllati dal Cremlino. Dal 1991 la Russia conduce una campagna di propaganda anti-estone mirata a screditare il paese nell'arena internazionale con l'obiettivo a lungo termine di riportarla sotto il proprio controllo. Non mi piace pensarlo, ma posso solo concludere che sia così, dopo aver letto centinaia di storie sui media russi.

È mia opinione che la politica estera russa veda ancora i vicini attraverso la vecchia lente delle "sfere di influenza" e cerchi innanzitutto di controllarli senza pensare al risultato finale. I nazionalisti russi pensano anche di avere il diritto di controllare territori che appartenevano all'impero russo nell'Ottocento. [...]

Se da un lato i russi che vivono in Estonia sono sottoposti a varie pressioni - un Cremlino sciovinista, il declino della popolazione, la pressione del governo - dall'altro devono ancora organizzarsi e collaborare efficacemente con le autorità locali.

I partiti supportati dal Cremlino devono fare i conti con un calo di adesioni man mano che le persone si naturalizzano. Leader come Dmitri Klenski - cha parla estone ma blatera di stalinismo - ottengono visibilità mediatica ma scarsi risultati elettorali.

Il Partito del Centro di Edgar Savisaar è una roccaforte dell'etnia russa, ma non ha promesso di cambiare le leggi sulla cittadinanza e sulla lingua. E inoltre nessuno capisce cosa voglia politicamente questo partito.

Alcuni vogliono diventare una minoranza ufficiale, con il russo come lingua nazionale. Ma ci sono anche russi che vi si oppongono e che mandano i propri figli agli asili estoni per avvantaggiarli. E poi ci sono quelli che pensano che l'Estonia appartenga ancora alla Russia e aspettano che i rossi tornino e continuino il lento sradicamento del popolo estone. [...]"

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Estonia, demografia: post di "sapevatelo?"

Questo è un chiaro post di "sapevatelo?". Ci manco solo io che passeggio come Piero Angela su una grande mappa dell'Estonia (magari in uniforme sovietica). Portate pazienza, serve per i discorsi successivi.

In Estonia gli abitanti di etnia estone costituiscono circa il 70% della popolazione totale, che è di circa 1,3 milioni di persone. Gli immigrati di prima e di seconda generazione da varie zone dell'ex-Unione Sovietica (principalmente dalla Russia) costituiscono la maggioranza del restante 30%. Questa minoranza, che parla prevalentemente il russo, risiede soprattutto nella capitale e nelle aree urbane industriali del nord-est. C'è anche un piccolo gruppo di origine finlandese. Una parte significativa dei tedeschi baltici ha lasciato l'Estonia nei primi anni Venti, dopo la riforma agraria e le espropriazioni terriere. La maggioranza se n'è andata dopo l'occupazione sovietica del 1940. Storicamente, gran parte delle isole e della costa a nord-ovest erano abitate da una popolazione indigena di origine svedese chiamata "rannarootslased" ("svedesi della costa"). La maggioranza della popolazione svedese è fuggita in Svezia nel 1944.

La lingua ufficiale del paese è l'estone. Il russo è anch'esso largamente parlato come seconda lingua dai cittadini di etnia estone tra i 30 e i 70 anni, perché in epoca sovietica era insegnato a scuola come seconda lingua obbligatoria. Alcuni russi che risiedono in Estonia non parlano l'estone, ma molti di quelli che sono rimasti dopo il crollo dell'URSS l'hanno imparato.

La questione della cittadinanza
Dopo l'indipendenza, nel 1991, le autorità estoni non hanno automaticamente garantito la cittadinanza a tutti gli immigrati: il problema riguardava soprattutto le persone che erano giunte nel paese dopo il 1940, la maggioranza delle quali era di etnia russa. Per ottenere la cittadinanza estone è stata resa obbligatoria le conoscenza della lingua e della storia estoni. La difficoltà degli esami linguistici all'inizio era tale da provocare le proteste della Russia, dell'Unione Europea e di varie organizzazioni per la difesa dei diritti umani. Sono state allora introdotte delle modifiche, e il numero degli apolidi è diminuito. Secondo le autorità estoni, nel 1992 il 32% dei residenti era privo di cittadinanza. Nell'aprile del 2006 il 9% degli abitanti risultava privo di cittadinanza, mentre il 7,4% era costituito da cittadini stranieri.

Secondo l'Ufficio statistico estone, nel 2006 gli abitanti di etnia russia costituivano il 25,7% della popolazione. Di quel 25,7%, circa il 27% aveva la cittadinanza russa, il 35% quella estone, mentre un altro 35% continuava a non avere cittadinanza. Gli abitanti privi di cittadinanza non possono votare alle elezioni politiche né a quelle europee, ma hanno diritto di voto alle amministrative.

Sul sito del Ministero degli esteri si trovano informazioni più dettagliate sulla legge e sulle procedure di naturalizzazione (in inglese).

Poi c'è questo comunicato di Amnesty International in cui si dice che in Estonia una persona su tre è una potenziale vittima di discriminazione. Lo riassumo.
Nel 2005 quasi il 13% delle persone appartenenti alle minoranze era disoccupato, rispetto al 5% degli estoni. I requisiti linguistici e il problema della cittadinanza limitano l'accesso al mondo del lavoro per i russofoni: persone nate e vissute per tutta la vita in Estonia ma che non sono state in grado di ottenere la cittadinanza estone sono private della possiblità di accedere a impieghi nel settore pubblico, il che significa che non hanno l'opportunità di contribuire alle loro comunità secondo le proprie potenzialità.
Anche nel settore privato i russofoni hanno difficoltà a inserirsi nel mercato del lavoro a causa dei requisiti linguistici, perfino quando si tratta di impieghi a contatto con il pubblico in zone in cui la grande maggioranza dei clienti parla il russo. Questo problema è particolarmente sentito nella città nord-orientale di Narva, dove il 93% degli abitanti è russofono e le persone possono ritrovarsi senza un lavoro solo perché non parlano l'estone. "I russofoni sono intrappolati in un circolo vizioso: non hanno le competenze linguistiche richieste dal governo per accedere a molti impieghi e non hanno il denaro per acquisirle, perché non hanno un lavoro o sono troppo poveri".
Secondo la legge estone, solo chi ha la cittadinanza ha la possibilità di essere considerato parte di una minoranza nazionale. Questo significa che quasi il 20% della popolazione dell'Estonia non gode dei diritti delle minoranze riconosciuti a livello internazionale, nonostante appartengano alla minoranza russa.
Quest'altro comunicato di Amnesty International parla in particolare dell'Ispettorato Linguistico, e fa riferimento alla testimonianza di una russa di Tallinn:
"Lavoravo come tassista, ma ho perso il lavoro grazie all'Ispettorato Linguistico. Ti fanno chiamare dalla commissione dei trasporti per la minima infrazione del codice stradale, e lì ti aspetta l'Ispettorato. È tutto ben pianificato. Chiamano solo i russofoni. Ti licenziano non perché sei un cattivo lavoratore, non perché i passeggeri si sono lamentati, ma perché non sai bene l'estone. Ho tre figli, un mutuo e un marito alcolista, ma non importa a nessuno. Devo pagare i corsi di lingue, e non costano poco: due o tre mesi di paga. Non ho un lavoro e non posso permettermi i corsi di estone. Come vivo? Non è discriminazione, questa?"
Un recente emendamento (è entrato in vigore a marzo) della legge sulla lingua costringe le persone che hanno già un attestato ad affrontare un altro esame; chi non passa l'esame perde l'attestato.

Detto questo, io scenderei dalla mappa dell'Estonia e passerei a citare due testi che illustrano i due punti di vista opposti, quello estone e quello russo. In giornata, diciamo.

venerdì, maggio 04, 2007

Lo sciamano e il primo ministro

A smantellare i monumenti, a volte, ci si tira addosso le ire degli sciamani: Boris Konstantinovič Chandeev, 81 anni, si è fatto la grande guerra patriottica, ha combattuto per liberare gli stati baltici dai nazisti e ora ritiene che ci voglia un rito speciale per scacciare il male dall'anima del primo ministro estone Ansip e riportare il Soldato di Bronzo al suo posto.
Così ha chiesto alla figlia dei vicini di procurargli una foto del posseduto, l'ha messa sul pavimento accanto a un bicchierino d'acqua, un bicchierone di latte, una bottiglia vuota e una ciotola con del timo. Poi si è abbigliato per l'occasione e ha officiato il rito sciamanico.
All'improvviso su Ust'-Ordy, il villaggio della regione di Irkutsk dove vive Boris Konstantinovič, si è scatenato un vero temporale di maggio, il primo della stagione.
"Segno di purificazione", ha detto sorridendo il giovanotto spalancando le finestre della sua isba. "Lo spirito maligno ha lasciato il corpo del primo ministro".
Teniamola, la ricetta, ché non si sa mai.

Articolo con foto, qui.

I fabbricanti di miti storici

"Ciò che accade ora in Estonia, per usare le parole di Baudrillard, 'è una transizione dallo stato storico a una fase mitica: la ricostruzione mitica e mediatica di tutti gli eventi' che si sono svolti in Estonia prima e dopo la seconda guerra mondiale. 'Ma perché questo avvenga, e perché perfino un crimine possa diventare un mito, bisogna prima sradicare la realtà storica'. Smantellando - o sradicando - il Soldato di Bronzo, il governo estone sta traducendo la liberazione dal fascismo da parte dell'esercito sovietico nell'occupazione sovietica dell'Estonia.

Ciò che accade ora in Estonia è lo sradicamento della realtà storica. E quello che è pericoloso in questo sradicamento 'non è la nostalgia per il fascismo. Quello che è pericoloso - per quanto meschino - è la rimessa in scena patologica del passato in cui ciascuno recita una parte, in cui ciascuno collabora efficacemente', coloro che sfidano l'occupazione quasi 60 anni dopo - un'occupazione che è incarnata dal monumento al Soldato in uniforme sovietica - come coloro che all'epoca diedero il benvenuto al fascismo in Estonia. 'Quello che è pericoloso è l'inganno di massa per cui tutta la ricchezza dell'immaginazione che manca nella nostra epoca, tutto il capitale di violenza e di realtà ora divenuto illusorio, vengono trapiantati nel passato in una sorta di coazione a riviverlo, una sorta di profondo senso di colpa per non esserci stati', secondo Baudrillard. O forse questi pasticci con la memoria storica sono solo una conseguenza della vergogna per aver subito l'occupazione sovietica senza fare molto per contrastarla?"

Dall'articolo di Alevtina Rea, "I fabbricanti di miti dell'Estonia", tradotto per intero qui: la condotta del governo estone valutata attraverso le riflessioni quanto mai attuali di Jean Baudrillard sulla storia e sulla realtà.

Riscrivere la storia

Quando ho cominciato a raccogliere informazioni sul caso del memoriale sovietico a Tallinn non avevo, come molti, un'idea precisa delle responsabilità e delle motivazioni dello scontro. Qui non sono interessata a dare una versione filorussa degli eventi, ma a rendere la complessità di una situazione che si presta a molti livelli di lettura. Quindi citerò anche dei testi che rappresentano molto bene il sentimento dell'etnia estone. Però il desiderio di capirci di più ha sempre un inizio, e per me l'inizio è rappresentato dalla lettera di Maksim Reva pubblicata su Megachip, che copio e incollo.
Maksim Reva è uno degli organizzatori del picchetto di protesta a Tallin, ed è stato arrestato dalla polizia estone il 27 aprile. Questa lettera precede lo smantellamento del memoriale e aiuta a comprendere il contesto di quei giorni.

"Nel centro di Tallinn, nella piazza Tonismae, si trova un monumento dedicato ai caduti della seconda Guerra Mondiale. L'attuale Governo estone spinge per la sua rimozione. Per molti residenti nel nostro Paese questo monumento è stato da sempre un simbolo della vittoria sul nazismo.

Ogni anno in occasione della giornata per l'Europa e della commemorazione della Vittoria sui Nazisti, che cadono entrambe il 9 maggio, si assiste ad una continua processione di persone che depositano fiori ai piedi della statua. Per i cittadini il 'Monumento del Soldato di Bronzo' è un ricordo tangibile dei loro fratelli, padri, figli e nipoti che non tornarono mai a casa dalla guerra. Per alcuni è il solo posto dove commemorare i propri cari, i cui corpi non sono mai stati identificati o ritrovati.

Vicino al monumento si trovano le tombe di tredici soldati e ufficiali sovietici che persero la vita nello scontro finale con i nazisti nel 1944. Le lapidi riportavano i nomi dei tredici caduti. Nel 1995, su ordine del Consiglio di Tallinn, queste lapidi vennero rimosse, con il pretesto di un restauro, e demolite. La Convenzione di Ginevra del 12 agosto 1949, nel protocollo aggiuntivo dell'8 giugno 1977, dichiara che tutte le lapidi di guerra devono essere conservate e accessibili al pubblico. Chiara risulta dunque la violazione della Convenzione.

Nella primavera del 2006, estremisti neo-nazisti armati di bandiere estoni e slogan nazionalisti, manifestarono in Piazza Tonismae chiedendo la demolizione del Monumento. In tale occasione un membro di Night Watch e della Comunità ebraica, Artum Tamme, fu selvaggiamente picchiato dai dimostranti perché cercava di dissuaderli dai loro intenti vandalici: un cappio fu messo al collo della statua che nella notte fu imbrattata con la vernice.

Nello stesso tempo, il nostro Primo Ministro Andrus Ansip (come Siim Kallas, alto ufficiale della Commissione Europea, è membro del Partito Riformista Estone), in linea con la richiesta dei manifestanti di estrema destra, dichiarava il suo accordo alla demolizione del monumento.

Il Parlamento ha in seguito approvato una legge impopolare che consente alle autorità estoni di riesumare i resti dei caduti di guerra per ri-seppellirli in cimiteri civili. Recentemente è stato inoltre annunciato che nel giorno in cui si celebra la Vittoria sui Nazisti, il 9 maggio, sarà vietato l'acceso al monumento. Questa misura non fa altro che acutizzare le tensioni tra estoni e minoranza russa.

In questi ultimi anni sono stati eretti tre monumenti ad altrettanti 'eroi' nazionali: tutti appartenuti alla 20° divisione delle SS. Questi 'eroi' giurarono lealtà a Hitler e combatterono in uniforme nazista contro l'esercito Sovietico. Oggi vengono considerati come 'liberatori' e combattenti per l'indipendenza estone, mentre il 'Monumento del Soldato di Bronzo' é visto come il 'simbolo dell'occupazione sovietica'. Questo dimostra la prontezza estone nel riscrivere la storia della Seconda Guerra Mondiale.

Il 25 aprile 2007, ignorando completamente l'opinione dei due terzi della popolazione estone (di cui il 30% è di origine russa), il Ministro della Difesa ha informato le autorità della città di Tallin di essere pronto alla rimozione del monumento in ottemperanza alla suddetta legge sulla ricollocazione dei caduti di guerra.

Prevedendo disordini a Tallin il Governo estone sta mandando rinforzi alla polizia e all'esercito. In sostanza, con un atteggiamento esplicitamente provocatorio rischia di far scoppiare una guerra civile in uno Stato membro dell'Unione europea. Ci rivolgiamo ai membri dei parlamenti nazionali dell'Unione Europea, ai membri del Parlamento Europeo, ai Capi di Stato e al pubblico Europeo, con la richiesta di coinvolgere il Governo Estone allo scopo di prevenire la guerra civile".

Il Soldato di Bronzo/Non Diamo Niente Per Scontato

Cominciamo senza dare nulla per scontato e con un semplice riassunto dei fatti dell'ultima settimana, per poi approfondire l'argomento.

Il Soldato di Bronzo, cioè il Monumento ai liberatori di Tallinn, era un memoriale sovietico della seconda guerra mondiale che si trovava fino qualche giorno fa nel centro di Tallinn: fu inaugurato il 22 settembre 1947, nel terzo anniversario dell'ingresso dell'esercito sovietico nella capitale. Consisteva in una struttura di pietra e in una statua di bronzo alta due metri di un soldato in uniforme sovietica, collocata sul Tõnismägi ("collina di Sant'Antonio") sopra una piccola tomba che conteneva le spoglie di 13 soldati sovietici. La statua aveva un grande valore simbolico per la comunità estone di immigranti russi del dopoguerra, per i quali rappresentava la vittoria sovietica sulla Germania nazista e il loro diritto a essere considerati cittadini estoni a tutti gli effetti e non occupanti illegali. Per molti estoni invece il Soldato di Bronzo era il simbolo dell'occupazione e della repressione sovietica.
Nell'aprile del 2007 partono i lavori di esumazione dei resti dei soldati sovietici, destinati ad essere spostati in un cimitero militare; il 26 aprile vengono organizzati picchetti di protesta contro la rimozione del monumento, sentita come imminente. La sera ha inizio la prima notte di rivolte. All'alba del 27 aprile il Governo decide di trasferire immediatamente la statua per motivi di sicurezza; tre ore dopo il Soldato di Bronzo è già stato smantellato e portato via. Il 30 aprile appare, riassemblato ma senza la struttura di pietra, nel Cimitero militare di Tallinn.
Il bilancio della prima notte di tumulti è di 99 casi di vandalismo, 300 arresti, 57 feriti e un morto.
La notte del 27 aprile ci sono altre proteste: i manifestanti lanciano bottiglie molotov e la polizia risponde con cannoni ad acqua, proiettili di gomma e gas lacrimogeni. I saccheggi e le rivolte si estendono ad alcune zone dell'Estonia nord-orientale a maggioranza russofona.
Dopo due notti di tumulti gli arresti salgono a 1000, i feriti a 156; molti gli edifici e i negozi danneggiati.
Notte del 28 aprile: tranquilla. La polizia lancia una campagna per 'arruolare' volontari civili; si presentano 700 persone. Contemporaneamente in rete circolano i comunicati di un sedicente "Esercito di resistenza russa": se entro il 3 maggio non sarà concessa la cittadinanza estone a tutti gli abitanti, il 9 comincerà la rivolta armata.
30 aprile: giunge in Estonia una delegazione della Duma guidata dall'ex-direttore dell'FSB Nikolaj Kovalev, che chiede le dimissioni del governo estone di Andrus Ansip.
1° maggio: la delegazione russa visita la nuova sede della statua, e dopo aver deposto fiori e corone davanti al Soldato di Bronzo rileva che è stato fatto a pezzi e poi rimontato. Il Ministero della difesa estone nega.
Intanto le azioni di protesta si sono spostate in Russia, dove il 30 aprile è cominciato - soprattutto a opera di intraprendenti gruppi giovanili filogovernativi come i Naši e Molodaja Gvardyja - un assedio dell'ambasciata estone a Mosca. Gli estoni vengono chiamati fascisti, i manifestanti aggrediscono l'ambasciatrice estone Marina Kaljurand e attaccano anche l'auto dell'ambasciatore svedese. Nella notte tra il 2 e il 3 maggio le azioni contro l'ambasciata proseguono.
2 maggio: il Ministro degli esteri estone Urmas Paet chiede all'Unione Europea di imporre delle sanzioni contro la Russia e di posporre il summit Unione Europea-Russia previsto per la metà di maggio.
3 maggio: la Russia annuncia lavori di riparazione sulle linee ferroviarie che la collegano all'Estonia e che servono al trasporto di petrolio e carbone.
4 maggio: la Russia interrompe le importazioni di carne dall'Estonia affermando che il prodotto non corrisponde agli standard di qualità.
Nel frattempo in molti negozi russi è cominciato il boicottaggio dei prodotti estoni.

Bene. Ora possiamo passare alla composizione demografica dell'Estonia, alle leggi estoni sui monumenti e le tombe di guerra, alla risposta dell'opinione pubblica estone al progetto di rimozione del memoriale, alle reazioni degli altri paesi, della NATO e dell'Unione Europea. Vi anticipo che si renderà forse necessaria la creazione di un sovietometro, per misurare lo smantellamento di memoriali sovietici nei paesi dell'est. Ma una cosa alla volta: c'è un solo Miro, e dicono che sia biondo.

domenica, aprile 29, 2007

Falso Allarme per Messaggero degli Ufi

Un individuo che si definisce un "messaggero dallo Spazio" ha minacciato di far esplodere l'Ambasciata degli Stati Uniti in Kyrgyzstan.
Ecco la dinamica, secondo un comunicato del Ministero degli interni del Kyrgyzstan:
- due poliziotti di guardia all'ambasciata sentono delle urla;
- si accorgono che gli uomini del checkpoint stanno cercando di calmare un tizio assolutamente nudo [sic] che tiene in mano un oggetto pesante minacciando di far esplodere l'ambasciata;
- l'uomo assolutamente nudo lancia l'oggetto pesante nel gabbiotto del checkpoint;
- i poliziotti sparano in aria;
- l'uomo assolutamente nudo tenta di impadronirsi di una pistola degli uomini della security e poi di strappare un mitra a uno dei poliziotti;
- il poliziotto insidiato spara due volte a terra;
- un proiettile colpisce la gamba destra dell'uomo assolutamente nudo;
- arrivo dell'ambulanza;
- fine del falsallarme.

Il messaggero dallo Spazio si chiama Muhit Abilbaev, è nato nel 1974 ed è un kazako di Astana.
Considerazioni:
- se gli Ufi devono mandare un kazako nudo a distruggere l'ambasciata USA di Biškek, avranno le loro buone ragioni;
- non voglio pensare cosa succede quando i poliziotti kyrgyzi mirano alle gambe.

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sabato, marzo 03, 2007

Tutti pazzi per la Moldavia/Moldova

Ma uit in ochi la americani
Ma uit in ochi la englezi
Ma uit in ochi la frantuji si nemti
Ma uit si la japonezi.

Ma vad in suflet
Numai una vad
Ma vad in suflet
Numai una aud
Ma vad in suflet
Numai una sunt
Invidia ca nu-s moldoveni.

De-atata ma mandresc
De-atata ma mandresc
De-atata ma mandresc
Si va spun:

Ca cate ganduri am
Decat american
Mai bine ca mine moldovan.

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Guardo negli occhi gli americani
Guardo negli occhi gli inglesi
Guardo negli occhi i francesi e i tedeschi
E guardo anche i giapponesi

Loro guardano nella mia anima
E vedono una cosa sola
Guardano nella mia anima
E sentono una sola cosa
Guardano nella mia anima
E c'è una sola cosa
Sono invidiosi perché non sono moldavi.

C'è una cosa di cui sono fiero
C'è una cosa di cui sono fiero
C'è una cosa di cui sono fiero
E ora ve la dico:

Con così tanti pensieri
Per me è meglio essere moldavo
che americano.


Umorismo moldavo: Invidia! (via Dacia Felix)


Poi mi ringraziate con calma.


[avvertimento per i più sensibili: crea dipendenza.]