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domenica, settembre 04, 2005

Chiedo scusa se parlo di Cuba

E adesso se permettete parliamo anche di Cuba.
Ne parliamo partendo da quello che scrive sulla catastrofe di New Orleans Stan Goff nel suo Feral Scholar:

"Niente di tutto questo è naturale. La guerra non è naturale, e non lo è neanche la povertà. Di questo sta morendo la gente, non di un uragano.
[...]
Cuba ha evacuato 660.000 persone prima dell’Uragano Dennis, un Categoria 4 che l’ha colpita in luglio, e ha contato dieci morti. E questo perché Cuba non solo investe nella preparazione alle calamità e in difesa civile, ma perché c’è un forte coinvolgimento sociale nelle infrastrutture mediche, nel conseguimento di alti livelli di alfabetismo, nell’appoggio che il governo offre agli organizzatori delle comunità locali, solo per citare alcune delle ragioni.
Noi abbiamo fatto un’evacuazione da libero mercato, abbiamo detto alle persone di andarsene con i propri mezzi e quando era troppo tardi. Cuba è povera di risorse. Gli Stati Uniti sono ricchi di risorse. Immaginate un po’.”

Goff cita un rapporto dell'Oxfam America sul modello cubano di preparazione ai disastri. Il documento sottolinea l'importanza di alcuni elementi di fondamentale importanza nell'arginare gli effetti delle calamità:

- Accesso universale ai servizi (istruzione, salute, ecc.)
- Politiche per ridurre le disparità sociali ed economiche
- Notevole investimento in capitale umano
- Investimenti del governo nelle infrastrutture
- Organizzazione economica e sociale

Secondo il rapporto dell'Oxfam gli ultimi tre elementi del modello di sviluppo cubano producono effetti moltiplicatori che migliorano la prevenzione del rischio in vari modi. Basti considerare che il 95,9% della popolazione è alfabetizzata e in grado di accedere al materiale informativo sulle calamità. I bambini vanno a scuola fino alla nona classe. In tutto il paese c’è un sistema di strade adeguato che facilita le rapide evacuazioni. Ci sono regole edilizie che contribuiscono a limitare la vulnerabilità degli edifici. E poi il 95% delle case ha l’elettricità, così che le persone possano ricevere le notizie sui disastri dalla televisione e dalla radio.

Di Cuba, ma questa volta in relazione all'Uragano Ivan, parla anche Marjorie Cohn in un pezzo dal titolo "The Two Americas":

"Nel settembre dello scorso anno un uragano di categoria 5 ha spazzato la piccola isola di Cuba con venti di 250 chilometri orari. Più di 1,5 milioni di cubani sono stati evacuati in zone sicure prima dell’arrivo dell’uragano. Sono state distrutte 20.000 case, ma non c’è stato nessun morto.
Qual è il segreto di Fidel Castro? Secondo il Dr. Nelson Valdes, professore di sociologia all’Università del New Mexico e specializzato in America Latina, 'tanto per cominciare, l’intera difesa civile è radicata nella comunità. La gente sa in anticipo dove deve andare.'
'I capi cubani vanno in TV e prendono in mano la situazione,' ha detto Valdes.
[...]
Limitarsi a pigiare la gente in uno stadio è impensabile' a Cuba. 'In tutti i rifugi è presente personale medico del quartiere. A Cuba i medici di base prendono parte all’evacuazione con i loro assistiti, e sanno già, per esempio, chi può avere bisogno di insulina.'
Vengono portati via anche gli animali, gli apparecchi TV e frigoriferi, 'così che le persone non esitino ad andarsene per timore che qualcuno rubi le loro cose.'
Dopo l’uragano Ivan il Segretariato Internazionale delle Nazioni Unite per la Riduzione dei Disastri ha citato Cuba come un modello per la preparazione agli uragani. Il direttore dell’ISDR Salvano Briceno ha detto: 'Il sistema cubano potrebbe facilmente essere applicato ad altri paesi con condizioni economiche simili e perfino a paesi con risorse più ingenti che però non riescono a proteggere la popolazione come fa Cuba.'
[...]
Quando l’Uragano Ivan ha colpito Cuba non è stato imposto nessun coprifuoco. Non ci sono stati saccheggi o violenze. Tutti erano nella stessa barca.
Fidel Castro, che ha paragonato i preparativi del governo per l’Uragano Ivan ai preparativi per l’invasione degli Stati Uniti a lungo temuta, ha commentato: 'Ci prepariamo a questo da 45 anni.'"

mercoledì, giugno 09, 2004

Il sacro feretro

Settanta chilometri di code, attese di otto ore, 105mila persone già in visita al feretro di Ronald Reagan alla biblioteca-museo di Simi Valley, in California. Qualcuno pensa già di mettere la sua immagine sulla banconota da 10 dollari. In Italia c'è chi ha mostrato segni di delirio.
Radio Reloj di Cuba così ha salutato la sua dipartita: "è morto colui che non avrebbe mai dovuto nascere". Chiamatemi sentimentale.