domenica, dicembre 10, 2006

Un'emivita spericolata

Oh, come ipotesi stranine su Litvinenko e la catena di san Polonio ci eravamo fermati all'intossicazione da pesce crudo e a Saturno nella costellazione del Cancro, vero?
Il polonio stava nel tè, è stabilito. E nella teiera, addosso ai camerieri e agli ospiti, e poi nella lavastoviglie, negli scarichi di Londra, su qualche aereo, in due o tre alberghi, allo stadio, su un paio di poliziotti, a casa del tizio ad Amburgo e pure dalla suocera di quest'ultimo (come dice la mia amica D., "certa gente ha tutte le fortune"): 138 giorni di emivita, ma se li sta godendo tutti.
Negli Urali, però, c'è ancora qualcuno che non vuole arrendersi all'evidenza. È Georgij Kaurov, direttore di un laboratorio di analisi dei microelementi, che intervistato dal telegiornale del canale "Rossija" ha dichiarato tranquillo tranquillo:
"È un caso classico di inosservanza delle regole antiinfortunistiche da parte dello stesso Litvinenko. Probabilmente voleva dimostrare di essere in possesso del polonio e voleva far sì che glielo comprassero".
Mettendone una zolletta nel suo Lapsang Souchong davanti ai tre russi allibiti?
Peggio, peggio.
"Per dimostrare che aveva la polvere, 'da qualche parte deve averla leccata', ha suggerito l'esperto".

Così prosegue il comunicato Ria-Novosti:
"È stato anche ipotizzato che Litvinenko facesse parte di un gruppo di criminali che hanno tentato di fabbricare un innesco nucleare. In epoca sovietica per produrre una reazione nucleare veniva usata una miscela che comprendeva anche il polonio.
'Sapendolo, [i terroristi] possono costruire questo innesco. E se lo faranno* significa che potrà esplodere da qualche parte una bomba', ha spiegato Georgij Kaurov.
'Gli agenti segreti di tutto il mondo devono cominciare a pensare dove potrà succedere: se in Inghilterra, negli Stati Uniti o in Russia', ha sottolineato il direttore del laboratorio".

*sempre che non perdano tempo a leccare polonio nei bar.

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