venerdì, dicembre 29, 2006

Londongrad Calling

Oggi ho un aereo da prendere: chiudo l'anno a Londongrad, la Mosca sul Tamigi. Mostre da vedere, libri da comprare, cibo indiano da mangiare, polonio da fiutare, ex agenti del KGB da schivare.
Torno tra pochi giorni. I commenti restano aperti per la consueta socializzazione, gli auguri, la terapie di gruppo, le segnalazioni di falsiallarmi, di braccidestri e di oligarchi in fuga, gli appuntamenti al buio e le scommesse clandestine (per esempio, cosa accadde qualche anno fa alla signora Flora Parda dietro agli Champs-Elysées? Più Nouvelle Vague o Luc Besson? Chi sa, parli).
Auguri, stelline. Goodbye 2006, hello 2007.

p.s. sentiamo: quanto paghereste per una foto del Capo davanti a Itsu Sushi?
p.p.s. benché l'esperta del Telegraph consigli questi stiletto boots in saldo a 195 sterline (erano a 575) da Russell & Bromley, non vi allarmate: avevamo detto no leopardato.

giovedì, dicembre 28, 2006

Falso Allarme per Voglio Andare al Cairo

Propongo di chiudere il 2006 in allegria con una ložnaja trevoga, cioè il falso allarme alla russa di oggi: il comandante del volo Aeroflot Mosca-Ginevra lancia il segnale di sos e compie un atterraggio di emergenza a Praga, dove lo attendono vigili del fuoco, 15 ambulanze e il capo della polizia ceca personalmente in persona.
Ed eccolo, il presunto terrorista: Evgenij Davaev, classe 1974, ubriaco molesto e disturbatore della quiete pubblica (il termine russo debošir - accento sulla i - riassume il concetto). Prima ha scatenato una rissa a bordo, poi ha chiesto il dirottamento dell'aereo affermando di avere con sé una bomba: con buona pace dei 168 turisti russi diretti in Svizzera per la settimana bianca, lui voleva andare al Cairo, toh.
Il sito russo precisa che il teppista stava andando in villeggiatura con tutta la famiglia (nove persone), la quale però "non ha preso parte alla tentata cattura dell'aereo". Ci mancava solo una nonna che prendesse in ostaggio due hostess con un ferro da calza, con il nipotino intento a mescere esplosivi liquidi nel biberon.

Link (in russo)

mercoledì, dicembre 27, 2006

Spostapesi, esibizionisti e il sommerso videoludico

Quello che non vorresti mai sentirti chiedere da un bambino di sei anni:
– Zia, cos'è un esibizionista?
Mi sono sentita autorizzata a farmi venire un colpo.
Si è poi chiarito che il protagonista di un videogame (che appartiene alla categoria RPG smanettoni, cioè giochi di ruolo più combo estenuanti tipo "difendi attacca aggira colpo speciale rotola striscia salta statènto"), nella necessità di alzare due munnies (la valuta di Crepuscopoli) stava considerando una gamma di lavoretti interessanti. Tra questi, il postino, lo spostapesi e l'esibizionista. L'allarme sporcaccione in sudicio impermeabile è subito rientrato, dato che per "esibizionista" si intendeva "animatore", nella fattispecie un sottotipo di giocoliere.
Quasi quasi mollo tutto e mi propongo come sublime traduttrice di videogiochi.



Ora, prometto di non dilungarmi sull'etica del lavoro giovanile nei videogames giappoamericani, ma poco dopo ci siamo imbattuti in questa schermata:



"L'organizzatore del torneo Struggle spreme la manovalanza a fondo": caporalato, sfruttamento di minori, lavoro sommerso. E non mi è ancora chiaro cosa sia lo Struggle, ma sicuramente faranno combattere bambini in cambio di munnies.
A questo punto mi sono sentita di proporre l'attività che mi sembrava più dignitosa, il postino.
– Cinque lettere in meno di dieci secondi, ti rendi conto?
– Posso provare io, adesso?
– No, è difficile. Cos'è l'heelflip?
– Flippi lo schèibord con un calcio.
– Bòn, comunque basta premere x. Nove secondi e sessantasei, son 50 munnies puliti, in nero. Mica bagigi!
– 50 munnies!
– Nella vita reale non si fanno queste cose, eh. E neanche lo Struggle si fa, mi raccomando.
– Ma tu hai detto che non sai cos'è.
– Non si fa comunque.

Ieri sera avevo guadagnato 2000 munnies, 2 punti esperienza e la stima di un seienne. E una vescichetta al pollice destro che promette di diventare il primo caso documentato di callo da postino: praticamente una malattia professionale.

lunedì, dicembre 25, 2006

Vigilia 1.0, + 1 giorno



Sopravvissuta con onore.
Che donnino, il Capo.

Nella foto, reperto A: una paletta tagliatorte con impugnatura costituita da renna sorridente vestita con casacca e berretto da Babbo Natale, sciarpa a righe, pantaloni da golfista con risvolto impegnativo e scarponi ornati da due teste sorridenti di Babbi Natale imberbi forniti di vistose orecchie a sventola. Il cervide evoluto regge un paio di sci imitazione legno (sono visibili i rudimentali attacchi). Il tutto rende l'oggetto (nome convenzionale, "regalo"), adatto a un uso intensivo due soli giorni l'anno. Porca paletta.

venerdì, dicembre 22, 2006

Vigilia 1.0, -2 giorni



Allora è deciso. Ho trovato il pesce che fa per me, il più Ikea che esista, che mi è stato venduto in comodi tranci con istruzioni per il montaggio: il salmone. Lo faccio al forno, con le erbette. A parte, salsina alla panna e capperi.
Come primo, mi produrrò in un pasticcio vegetariano alla goriziana, per le verdurine di antipasto e di contorno mi affido ai consigli di rob e per i biscotti salati alla ricetta di anna. Più una torta salata alle bietoline e al salmone (non sempre lui, un altro).
Al dolce ci penso, magari della frutta flambée (facile).
Il pane, lo faccio.
Naturalmente al momento non c'è ancora nulla, eccetto il Salmö ibernato (perché comprato martedì. Alla domanda "non potevi semplicemente prenotarlo?" non ho saputo rispondere) e una lunga lista della spesa da fare alla Coop tonda, secondo i precetti del Food Master. [Fuori lista, due (2) confezioni di Gocciole Extradark per eventuali carenze affettive].

Avevo sottovalutato il piacere perverso di tenere sulla corda gli invitati, che consiste nel replicare a qualsiasi riferimento alla "cena di domenica sera" con un "cena? quale cena?" abbinato alla mia espressione preferita (quella "non ti voltare, fai finta di nulla, alle tue spalle c'è un coniglio di peluche rosa alto due metri"; occhi, naturalmente, a palla).
Albero di Natale: assente.
Decorazioni festive: assenti.
Babbi Natale che si arrampicano sulle finestre: per l'amor di dio.
Mi sono limitata a una stella rossa sulla porta, riuscendo a impressionare anche mia madre (che pure è abituata). Le falci e i martelli, a quanto pare, li avevano finiti.

E adesso fuori lo spiritoso che ha cercato questo:



Nota: io resterò qua incatenata ai fornelli per i prossimi giorni, se volete cominciamo a darci i bacetti di auguri oggi e finiamo - diciamo - tra una settimana circa. Manina.

Bora®

– Mi scusi signorina! Questa è...
E fa un ampio gesto con la mano che comprende me, il marciapiede, un bancomat, un semaforo, un paio d'auto, una busta di plastica svolazzante e una vecchia con cuffia a turbante.
– Cosa?
– Dicevo: questa è la bora?
Riferiscono che prima di confermare mi sia scostata i capelli dalla faccia e abbia interrogato il cielo a nord-est, apparentemente indecisa se inumidire di saliva un dito e alzarlo in aria [Come capire la direzione del vento in assenza di un anemometro - cap. 1, metodi empirici].
– Sì, bora!
– Sempre così?
– Anche peggio!
– Grazie!
L'ho visto allontanarsi felice, arrancando controvento. Il mio compagno di raffiche, poco più in là, rideva.

mercoledì, dicembre 20, 2006

La Giornata del Cekista

Basta, ormai è una gara con Scalfarotto, con il quale ho dovuto spartire il primato sul centenario brežneviano. Voglio proprio vedere, quale altro blog oggi festeggia la Giornata del Čekista.
Vi metto pure il link in inglese, diffidenti.

Novye Izvestija pubblica i dati di un sondaggio sul rapporto dei cittadini russi con questa ricorrenza, e risulta che la maggioranza dei russi (77%) considera la Giornata del Čekista una cosa normale, come la Giornata del Metalmeccanico o del Ferroviere. Alla domanda "cosa vorreste augurare ai dipendenti dell'FSB per la loro festa?" il 21% ha risposto "una maggiore professionalità", il 20% "onestà" e il 12% "successo nel lavoro e mansioni tranquille".

Certo, i festeggiamenti sono stati discreti, con un quieto picchetto sulla piazza della Lubjanka, ma nessuno si aspettava il Carnevale di Rio. Credo.

VVP e i pel'meni

"Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin sedeva nel suo studio all'interno del Cremlino e sorseggiava il suo presidenziale tè del mattino. All'improvviso le grandi porte dello studio si spalancarono e fece il suo ingresso il direttore del Servizio di Sicurezza Federale Nikolaj Platonovič Patrušev. Nikolaj Platonovič appariva pallido e nervoso.
- Ascolta, bratello, - disse il direttore, avvicinandosi rapidamente alla scrivania di Vladimir Vladimirovič™, - Ho capito tutto.
- Cosa, hai capito? - Vladimir Vladimirovič™ invece non capiva affatto.
- Però non preoccuparti, eh, - rispose Nikolaj Platonovič, - Solo che a quanto pare con Litivinenko è andata che siamo stati noi... a...
- Cosa?! - Vladimir Vladimirovič™ fissò Nikolaj Platonovič con gli occhi sgranati.
- Su, non prenderla così, - disse il direttore, - È stato solo un errore. Per via dei cellulari ucraini.
- Quali cellulari?! - Vladimir Vladimirovič™ era ormai completamente confuso, - Allora, cominciamo dall'inizio e una cosa alla volta.
- Sì, cominciamo dall'inizio, - concordò Nikolaj Platonovič, - La Cina ha una storia di quattromila anni.
- Bratello, - disse molto lentamente Vladimir Vladimirovič™, - Quale Cina?! Mi devi raccontare del polonio!
- Va bene, il polonio. - acconsentì Nikolaj Platonovič. - In realtà non doveva trattarsi di polonio, ma di pel'meni*. Solo che con i cellulari ucraini si sente malissimo. E i ragazzi si sono sbagliati.
- Che ragazzi? - Vladimir Vladimirovič™ non capiva.
- I nostri ragazzi, - spiegò Nikolaj Platonovič, - Quelli che dovevano portare in Europa i pel'meni.
- I pel'meni? - si stupì Vladimir Vladimirovič™, - E perché?!
- Capisci, - disse il direttore, - I pel'meni sono la morte della civiltà. Sono stati i cinesi a insegnare ai russi a preparare i pel'meni, così che i russi cominciassero a mangiare solo quelli e morissero tutti di obesità. O di quella, o di cirrosi epatica, perché solo i cani mandano giù i pel'meni senza un bel po' di vodka.
- E intanto loro... - Vladimir Vladimirovič™ cominciava a capire.
- E intanto loro si insediavano nelle nostre terre, - annuì Nikolaj Platonovič, - E noi abbiamo finalmente smascherato questo complotto millenario.
- Ma perché mai spedire i pel'meni in Europa? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Abbiamo deciso di fare come i cinesi, - rispose Nikolaj Platonovič con un certo orgoglio, - insegnare agli europei a mangiare i pel'meni. E poi prendergli le terre. Ma poi, questi cellulari ucraini...
- Quali cellulari ucraini? - domandò Vladimir Vladimirovič™.
- Non te lo ricordi, eh? - Nikolaj Platonovič disse sarcastico, - Non hai dato l'ordine di comprare una partita di cellulari ucraini? Ti ricordi, Kučma...
- Ricordo. - Rispose tristemente Vladimir Vladimirovič™.
- E così con quei cellulari non si sente un tubo, - Pel'meni, polonio, il suono è quello. E così i ragazzi hanno fatto una cavolata.
- Chiaro, - brontolò Vladimir Vladimirovič™, - E adesso che facciamo?
- Prima cosa - si sporse in avanti Nikolaj Platonovič, - Bisogna chiudere la frontiera con la Cina. Subito. Tutti i cinesi vanno deportati a bordo di aerei, senza indagini e senza processo. E, cosa più importante, è necessario sospendere immediatamente tutte le importazioni dalla Cina.
Vladimir Vladimirovič™ guardò Nikolaj Platonovič con orrore".

* i pel'meni sono una sorta di fagottini di sfoglia ripieni di carne e conditi in vari modi [si prepara una semplice pasta a base di farina e uova e la si tira il più possibile ma senza esagerare. Per il ripieno, amalgamare macinato di manzo (2/3), macinato magro di maiale (1/3), cipolla tritata, sale e pepe. Preparare i fagottini (l'ideale è tagliare la sfoglia con un bicchierino di 4 cm di diametro, mettere al centro di ogni dischetto un cucchiaino di ripieno, metterci sopra un altro dischetto e pizzicare bene i bordi) e far bollire in acqua salata per una decina di minuti (devono venire a galla). Perfetti con la panna acida: prijatnovo appetita :-)]

Da: vladimir.vladimirovich.ru

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martedì, dicembre 19, 2006

Miru non crede alle lacrime

Brežnev va negli Stati Uniti e viene ricevuto da Reagan nel suo studio. Lì vede un tavolo magnifico e ne resta molto impressionato: "Da dove viene un tavolo così bello?" Reagan si avvicina alla finestra e dice "Lo vede, quel ponte sul fiume?" "Certo", risponde Brežnev. "Be', abbiamo speso milioni di dollari per costruirlo. Il denaro che è avanzato e che era stato messo in bilancio è finito in quel tavolo". "Notevole", dice Brežnev. "L'economia deve saper fare economia".
Tempo dopo Reagan ricambia la visita e va a Mosca. Nello studio di Brežnev vede un tavolo ancora più bello del suo, e naturalmente chiede: "Da dove viene quel tavolo meraviglioso?". "Venga qui, caro amico", dice Brežnev avvicinandosi alla finestra. "Lo vede, quel ponte sulla Moscova?" "No" "Eccolo qui".

E poi la storiella di Brežnev che inaugura le olimpiadi di Mosca (Apre la bocca e dice "O, O, O, O, O" finché qualcuno non si avvicina e lo avverte che quelli sono i cinque cerchi del logo olimpico); o ancora i discorsi interminabili, la pila apparentemente inesauribile di fogli ("Come mai il discorso doveva durare 15 minuti e ho parlato per un'ora?" "Perché ha letto anche le tre copie carbone, compagno Brežnev"), la mummificata immortalità, la stagnazione, la "Dottrina".

Post leggero dedicato ai filosovietici post-litteram e alla mia infanzia "brežneviana". E a Leonid Il'ič, nonostante quello che ha combinato.

[In realtà volevo essere l'unico blog italiano a ricordare il centenario dalla nascita, e non è neanche detto che sia riuscita a stabilire il primato.]

Lugovoj, Litvinenko, suo fratello cuoco e ancora tanto pesce

[Riassunto delle puntate precedenti: Lugovoj è questo signore qui, una delle società nominate è l'Erinys della quale si parla qui, Litvinenko lo conoscete, su Repubblica oggi c'è pure l'intervista a suo fratello che fa il cuoco in un ristorante di Senigallia specializzato in piatti a base di pesce (grazie, Tamas). C'è più pesce in questa storia di quanto ce ne sarà sulla mia tavola la sera della Vigilia. Qualcuno ha già ossevato che Amleto chiama Polonio 'pescivendolo', pessima allusione alla virtù della povera Ofelia?]

Ecco l'intervista di Izvestija a Andrej Lugovoj. (E poi, con molta calma, vogliamo sapere dalla signora Flora Parda cos'è successo dietro agli Champs-Elysées un po' di anni fa e come fu che ella ne ebbe salva la vita. Sono aperte le scommesse, stavolta si vince il topogatto in cristallo placcato silverplate che fa ciao con la manina).

Domanda: Andrej Konstantinovič, a un certo punto l'hanno considerata addirittura il principale sospetto...
Risposta: Sì, e... Litvinenko in effetti non aveva nemmeno parlato di me. All'inizio aveva dichiarato di essere stato avvelenato, l'11 o il 12 novembre. E non ci fu una sola parola su di me. Io lo chiamai subito e lui mi disse: sai, mi hanno avvelenato. E i giornali allora scrissero che era stato avvelenato da Scaramella. Pensai che fosse tutto molto strano, e gli offrii il mio aiuto. Lui rifiutò ma disse: appena mi riprendo ci vediamo. Ci accordammo di vederci in Spagna un paio di settimane dopo. E poi, quando Litvinenko fu trasferito in rianimazione, pubblicarono il mio nome da qualche parte.

D: Ci racconti dei suoi rapporti con Litvinenko.
R: Ci conoscevamo da circa dieci anni, ma era una conoscenza superficiale: buongiorno, arrivederci. Poi per alcuni anni non ci eravamo visti. Un anno fa mi telefonò inaspettatamente. Probabilmente sapeva che la mia società di sicurezza in Russia andava a gonfie vele. Presi quella telefonata con una certa dose di dubbio. Quando però andai a Londra mi telefonò nuovamente. Fece i nomi di alcune compagnie e mi ci portò. La reputazione, l'autorevolezza e gli interessi imprenditoriali di queste compagnie mi indussero a concludere che la cosa poteva essere molto interessante.

D: Si tratta delle compagnie delle quali si parla in questi giorni?
R: Sì, società molto solide legate al settore della sicurezza. Hanno clienti inglesi e russi interessati a fare affari in Russia. Queste compagnie si occupano di servizi di protezione e guardie del corpo in Russia. Fui ben contento di stringere con loro relazioni d'affari. Mi hanno dimostrato un autentico interesse e hanno condotto con me soddisfacenti transazioni.

D: La visita a queste società è avvenuta il 1° novembre scorso o prima?
R: No, è avvenuta nel mese di dicembre dello scorso anno. Per tutto l'anno siamo rimasti in contatto.

D: E qual era il ruolo di Litvinenko?
R: Era un semplice mediatore. Una volta mi disse: "A me non interessa niente, io ho una percentuale se si arriva a un contratto". Non era previsto che partecipasse alle negoziazioni. In generale faceva tutto questo per denaro.

D: Aveva seri problemi finanziari?
R: Mi disse che l'estate scorsa la sua retribuzione era diminuita di ben tre volte. Accennò perfino a una somma: 1500 sterline. In Inghilterra, dove un custode ne prende più di 2000. Posso dire con certezza che il problema del denaro lo preoccupava straordinariamente, era per lui fondamentale.

D: Le sue transazioni con queste società prevedevano la partecipazione di Berezovskij?
R: No. Con Berezovskij non ho avuto rapporti di lavoro per cinque anni di fila. I contatti erano molto rari e non avevano carattere professionale. E per quanto riguarda Litvinenko, stavo per pagarlo e dirgli "arrivederci e grazie".

D: Ricordiamo comunque quel 1° novembre. Che aspetto aveva Litvinenko, come stava?
R: Di questo non posso proprio parlare.

D: Lei è stato interrogato alla presenza degli investigatori britannici. Dalle domande, si è fatto l'idea che abbiano in mente un'ipotesi precisa?
R: Non lo so, posso dirle che le loro domande non mi hanno stupito in alcun modo.

D: E lei ha un'ipotesi? Tra gli amici di Litvinenko a Londra, per esempio, c'è qualcuno che pensa che ci sia un collegamento con la Spagna. Pare che si fosse messo in contatto con la polizia spagnola per questioni riguardanti la mafia russa.
R: Non posso parlarne, ho già detto tutto agli investigatori. Però non posso nemmeno smentire queste voci. Però non sono sicuro che si sia messo in contatto con la polizia.

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Vigilia 1.0, - 5 giorni

Ora, uno dei lati positivi della cena della Vigilia chéz Mir è che per una volta non sarò costretta a mangiare il solito cocktail di gamberetti tiepidi in salsa salmonella ricomposti in coppa di vetro celeste con sottocoppa all'uncinetto.
Però.
– Abbiamo deciso di contribuire alla cena della Vigilia!
– Ma no, grazie, sono perfettamente organizzata. [Sorriso deciso, sguardo fisso, è fondamentale non sbattere le ciglia. Utilissimi il mascara estremo Magnetic Paralyzer e l'ombretto perlato Still Life al botulino]
– Ma l'altro giorno all'Emisfero abbiamo trovato una cosa che a Milano esiste da decenni, mentre qui non si usava.
– Ah! [Brivido]
– Il panettone gastronomico! Adesso vado a prenderlo.
– No, non ti preocc...
[Torna con un sacchetto di pane finto, a forma di panettone ammaccato, già tagliato a fette].
– Vedi, si farcisce ogni strato e poi si taglia a fette come un panettone. Un'usanza che qui non aveva mai preso piede. [Scuote la testa: selvaggi, slavi, questi hanno ancora lo zucchero di zona franca e le tessere della carne, sicuro]
– Chissà come mai. Bene, grazie, lo farcirò con ingredienti di fantasia.
– Ma no, te lo farcisco io: uno strato di insalata russa, uno di prosciutto, uno di cocktail di gamberetti...
[Si allontana. Resto in piedi al centro della sala da pranzo, a fissare l'indecente alberello musicale a fibre ottiche e il babbo natale grande come un cicciobello che si agita cantando una versione spettrale di Jingle Bells Rock. Il genere di pupazzetto che scatta in azione nei film dell'orrore, in genere poco prima della mattanza. O poco dopo. O anche durante, se armato di lunga lama affilata. Suocera è scivolata silenziosamente al mio fianco, dondolando al ritmo di Jingle Bells Rock. Sobbalzo].
– Bicchieri?
– Dodici acqua e dodici vino, vetro. Possiedo.
– Tovaglia?
– Da dodici, con tovaglioli.
– Decanter?
– Regalato tu. Natale scorso.
[Dondola emettendo una breve stringa di versi compiaciuti. Poi indica l'abete fricchettone modello "Mamma mia"]
– L'albero di Natale ce l'hai, sì?
– A posto, grazie.

Prima di uscire ho tirato un pugno a Babbo Natale cicciobello psychokiller. Per quest'anno aveva cantato abbastanza.

lunedì, dicembre 18, 2006

Falso Allarme per Doppio Zero

All'ONU in una cassetta delle lettere trovano un pacchetto pieno di polvere bianca, danno l'allarme, decontaminano tre piani e poi, naturalmente, scoprono che si tratta di farina.
Il gentile donatore di falsiallarmi di oggi, il Prinz Lusky, si chiede: "chi è che spedisce farina alla sede dell'ONU, per posta?"
Una massaia spossata? Un fornaio costretto a raddoppiare i turni di panificazione?
Se tra una settimana qualcuno comincia a mandare in giro lische di pesce con posta prioritaria, sapete di chi si tratta.

Link

Vigilia 1.0, - 6 giorni

Dopo un allarme subito rientrato (era infatti emerso che non faccio uso di una bilancia per pesare gli alimenti, ed è stato necessario accordarsi sull'unità di misura, ora ufficialmente il pugnomir), il Food spammer dice che va meglio, che adesso mangio ma che bisogna ancora lavorare sui tempi. Non si può far durare un'ora ottanta grammi (tre pugnomiri) di farfalle, dice. C'è un limite.
Io gli ho chiesto in quale modo il tempo influisca, e lui ha detto semplicemente: "Influisce". Comincerò a preoccuparmi quando si presenterà con un fischietto e un cronometro.
Sono piccole ombre, queste, che non turbano il mio pacifico transfert e la sua cristallina fiducia nel potere taumaturgico delle penne rigate.

Ormai è tutto lavoro di rifinitura: per esempio, vada per lo yogurt grasso, ma dev'essere prodotto con latte munto da vacche felici (le sudtirolesi sono felici e pascolano perfettamente integrate nel loro contesto, le slovene sono macilente, depresse, compresse e troppo responsabilizzate); e la pasta meglio di una certa marca pressoché introvabile, e la spesa in generale meglio farla alla Coop, ma quella con le "o" tonde che per qualche motivo che non ricordo è di gran lunga preferibile a quella graficamente spigolosa. Insomma, a quanto pare finora ho vissuto in un mondo parallelo malevolo come la realtà alternativa di Silent Hill. E i mandarini, per carità, smettila di scaldarli nel microonde che ti sputtani la vitamina C. Così adesso quando mi viene voglia di un mandarino e lo prelevo dal frigo devo alzare il termostato e contribuire al riscaldamento globale, creando disagio anche alle vacche di Sand in Taufers (e no, non c'è ancora un grado di premeditazione sufficiente a far sì che io tolga dal frigo un tot di mandarini un tot di ore prima).
Di F. non gli ho neanche raccontato, perché lo metterebbe tra i contagiosi e gli infrequentabili. F., giorni fa, sapendo che avrebbe fatto tardi e che non avrebbe potuto cenare prima delle dieci, si è portato al lavoro un bagigio. E alla domanda perplessa "Ma un bagigio? Cosa vuoi che sia un bagigio?" lui ha risposto calmissimo "Dentro ce ne sono due, comunque".
Non glielo dico, di F., neanche per sogno. Poi si fissa.

Ma sono cose minime.
La vera catastrofe alimentare è un'altra. Oggi mi sono ricordata che la cena della Vigilia – per un motivo confuso e certamente legato a un episodio di spensieratezza alcolica – si farà qui. Si allunga e si apparecchia festosamente il tavolo, arrivano nove persone, ci si saluta, si fanno due convenevoli, si commenta la disdicevole assenza di tende qua e là a un anno dal trasloco, si osserva ammutoliti la perturbante mancanza di cuscini decorativi e di soprammobili, il tutto mentre il signor G. sfila con grazia anoressica sbuffando leggermente con il naso prima di scivolare in curva e sbattere goffamente contro una parete.
E infine si mangia. Voglio dire: queste brave persone vengono qui con l'intenzione di mangiare. E visto che è la vigilia vorranno mangiare di magro: che non significa mangiare poco, tipo due bagigi e un mandarino a testa, ma pietanze a base di pesce. Sushi escluso.
Io non so cucinare il pesce. So cucinare molto bene alcune cose, sono specializzata in piccole porzioni da mangiare lentamente in completo relax a orari strani. Non possiedo casseruole, pentole, teglie, coperchi. Io apro buste, scarto vaschette, scongelo, riscaldo. Faccio il pane. Punto. Dopo tutto, ho un passato da digiunatrice di quinto livello.
Mancano sei giorni, e oggi non lo conto: oggi sarà la giornata dedicata alla riflessione sui temi "cosa ho fatto di male?", "esiste forse un dio, ma soprattutto esistono pesci senza spine?" e "dov'è finito il numero della rosticceria?".

Penso alla mucca che mantengo felice a forza di comprare yogurt grassi certificati ISO e me la vedo che rumina spensierata nel tepore di un mondo pacificamente curvilineo, la maledetta, mentre io mi affanno a schivare gli spigoli.

domenica, dicembre 17, 2006

KGB "R" Us, Londongrad e Libération

"Ma quali milioni e milioni. Nel servizi speciali c'è gente capace di uccidere un uomo con un foglio di carta".
Valentin Veličko, presidente dell'associazione di veterani del KGB "Dignità e onore", intervistato dalla Rossijskaja Gazeta.

Dunque l'ultima su Litvinenko è che spiasse per conto di una società britannica cinque russi, uno dei quali sarebbe un personaggio molto in alto legato al Cremlino. Lo ha detto alla BBC Jurij Švec, anche lui ex agente dell'FSB.
Ed era passata praticamente inosservata l'uscita di Paula Zahn sulla CNN, un paio di settimane fa: "secondo alcune fonti la gente non si sorprenderebbe se [il presidente] lo avesse voluto morto per aver messo in giro la voce che Putin faceva sesso con altri uomini".
E certo, adesso ci verrete a raccontare di un giro di valletti sedicenni alla Duma.

Su Indymedia UK mi sono imbattuta in un'intervista del 2005 a Litvinenko in cui affermava che dietro agli attentati di Londra c'era Putin.
"[...] conosco un'unica organizzazione che ha fatto del terrorismo lo strumento principale per risolvere problemi politici. Sono i servizi speciali russi. Per molti anni il KGB ha preso parte ad atti terroristici, soprattutto terrorismo di massa. Al dipartimento speciale del KGB addestravano terroristi provenienti da tutti i paesi del mondo; questi corsi duravano solitamente sei mesi. Agenti del KGB appositamente addestrati e preparati organizzavano omicidi ed esplosioni, prese di ostaggi, attacchi a organizzazioni diplomatiche e commerciali praticamente in tutto il mondo".
Alla domanda "Ci può fare il nome di qualcuno di questi terroristi?", Litvinenko rispondeva che "i terroristi più sanguinari del mondo erano o sono agenti del KGB-FSB" e elencava Carlos Ilyich Ramiros, Yasser Arafat, Saddam Hussein, Ocalan, il capo del partito comunista libanese, il cipriota Papaionnu, l'irlandese Sean Garland.
E infine tirava dentro al Qaeda, nella persona dell'egiziano al Zawahiri, bracciodestro di bin Laden e agente dell'FSB pure lui.
Tanto per inquadrare il tipo. L'intervista sta qui.

Aleksandr Gold'farb, amico di Berezovskij e Litvinenko (nonché colui che ha raccolto l'atto d'accusa del moribondo ex colonnello dell'FSB) continua a parlare; lo fa anche in un'intervista a un'agenzia di stampa bulgara, in cui dichiara che "Boris Berezovskij ha smesso di essere un oligarca sei anni fa quando è scappato dalla Russia. Esattamente come Chodorkovskij, non è più un oligarca, ma un prigioniero".
Un prigioniero che ha cambiato nome, vive a Londra, ha un bel po' di soldi e del quale la Procura Generale della Federazione Russa ha chiesto l'estradizione per crimini fiscali e riciclaggio.

Però però... secondo fonti del Daily Telegraph una sezione dei servizi speciali russi in grado di permettersi tanto polonio ci sarebbe. Si chiamerebbe Dipartimento V, anche conosciuto come Vympel (o Gruppo Vega), e oltre a essere un gruppo speciale con compiti antiterrorismo sarebbe pure incaricato di vigilare sulle installazioni nucleari. Unico problema: non è certo che il Vympel esista ancora. Problema secondario: perché far intervenire il Vympel e 25 milioni di polonio per un signore che andava in giro a dire che al Zawahiri è un agente dell'FSB come del resto Arafat, Saddam e Ded Moroz?
(Ded Moroz è sempre una mia aggiunta creativa: è noto che non esiste).

"Secondo diversi resoconti, Londra ospita oggi circa 300.000 cittadini dell'ex Unione Sovietica, un terzo dei quali è giunto qui nel corso degli ultimi due anni. Tra di loro e attorno a loro si intrecciano fumosi legami che collegano spie ed ex-spie, cospiratori, ex-dissidenti, ricchi uomini d'affari e alcuni di coloro che appartengono a quella straordinaria classe di ricchi noti in Russia come oligarchi".
Da un articolo per il resto un po' superficiale su Londongrad, la Mosca sul Tamigi, apparso oggi sull'International Herald Tribune.

Libération arriva un po' tardi ad accorgersi di runet, com'è chiamata la blogosfera russa, e dell'inquietudine dei Žežeisti (un po' di spiegazioni, qui), tracciandone un ritratto semplificato e poco rappresentativo. Per esempio, può anche essere che Maksim Kononenko, alias Mr. Parker, il creatore di Vladimir Vladimirovič™, sia qualcosa di più di un buffone di corte. Per chi legge il francese, comunque, qui.
Per rendersi conto della complessità della comunità Livejournal russa, invece, meglio questa mappa.
Così, caso mai, sapete dove cercarmi.

venerdì, dicembre 15, 2006

Olandesi, generali, tifosi, ex agenti e l'Erinni

Intanto aggiungiamo al bollettino degli impoloniti anche 20 olandesi.

La Komsomolskaja Pravda ieri ha intervistato l'ex capo del servizio di sicurezza presidenziale, il generale Aleksandr Koržakov. Usando il linguaggio dei veterani del KGB, Koržakov ha detto:
"Non bisogna parlar male dei morti, ma visto che è stato lei a introdurre il discorso... Sì, conoscevo quel mascalzone del 1994. E non avrei mai pensato che un giorno sarebbe diventato famoso in tutto il mondo. Era una nullità. Me lo presentò il mio vice Georgij Rogozin. Mi disse che c'era un tizio che del dipartimento Controspionaggio dell'FSB per la lotta contro il crimine organizzato che aveva da dire delle cose importanti sulla corruzione. A quel tempo la corruzione tra gli alti ufficiali veniva combattuta solo dal servizio di sicurezza presidenziale. Perfino
Černomyrdin mi temeva... Va bene, dissi, fallo entrare. Entrò questo maggiore (questo era allora il suo grado). Magro, non rasato, in disordine, le scarpe sporche, con addosso una specie di pantaloni cinesi da lavoro e un maglione sformato che gli arrivava quasi fino alle ginocchia. Sguardo sfuggente e irrequieto. E per un'ora e mezza gettò fango su tutto e tutti. Disse che i suoi colleghi rubavano: catturavano un malvivente, gli prendevano la macchina e senza neanche preoccuparsi di confiscarla la portavano via. Poi si stufavano della macchina, trovavano un altro mascalzone e prendevano la sua. [...] Allora io mi informai. In quello stesso dipartimento lavorava un mio amico, avevamo combattuto insieme in Afghanistan e mi fidavo di lui perché era un compagno d'armi. Lo mandai a chiamare e gli dissi della visita di Litvinenko. Disse: 'Saša, tu mi conosci? È arrivato da noi dall'MDV [Ministero dell'Interno, n.d.t.], e quindi non è gradito al Controspionaggio. Litvinenko per noi è un paria, una canaglia, un delatore'".
E Lugovoj? "Lo conosco, certo. Era nella direzione del KGB, nella 18ma unità. Lo abbiamo mandato nella guardia del primo ministro Gajdar. Piccolo di statura. In gamba. Più intelligente di Litvinenko. Lì le scelgono, le persone..."
Lugovoj avrebbe potuto uccidere Litvinenko? "No, sciocchezze! Una guardia del corpo ha un'altra psicologia, non li si può trasformare in sabotatori!".
Linguaggio KGB, ve l'avevo detto.
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Il Kommersant invece ha intervistato Vjačeslav Sokolenko, l'amico di Lugovoj e Kovtun, anche lui all'Hotel Millennium quel 1° novembre. Lui Litvinenko non lo conosceva mica, lui era lì per vedere la partita. Anzi, per tutta questa storia si è pure perso Amburgo-Cska, il 6 dicembre.
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L'ex agente dei servizi russi Limarev dice che nei documenti passati a Scaramella non si faceva parola dei piani dell'FSB di eliminare Litvinenko. Su quelle carte c'erano solo i nomi di Paolo Guzzanti e Mario Scaramella. Limarev è anche convinto che qualcuno voglia ucciderlo, che fuori casa si aggirino persone strane e che Babbo Natale esista. Ok, la cosa di Babbo Natale me la sono inventata. Esiste Paolo Guzzanti, vogliamo negare che ci sia gente che si muove trainata da renne e ti piomba in casa attraverso il camino?
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Prima o poi dovremo parlare di quelle società di Berezovskij nelle cui sedi sono state trovate tracce di polonio 210. In particolare della Erinys, che non è solo la personificazione della vendetta ma anche una società privata che si occupa di "sicurezza nazionale, protezione personale, addestramento e sicurezza di siti produttivi". L'Erinys ha "un'esperienza operativa esclusiva nei settori petrolifero, edilizio e dell'estrazione mineraria".
Semplificando: servizi di sicurezza in zone di alto rischio. Tra queste, l'Africa e il Medio Oriente, in particolare l'Iraq.
Supersemplificando: mercenari.
Non metto link, tanto i mille modi per maltrattare Google e vivere felici li conoscete. Troverete anche che Erinys "ha istituito e sviluppato una forza di oltre 16.000 guardie della protezione nazionale irachena (sia fisse che mobili) che proteggono 282 siti cruciali di infrastrutture petrolifere, compresi gli oleodotti e i gasdotti strategicamente importanti. La OPF (Oil Protection Force, forza di protezione petrolifera) ha utilizzato oltre 450 veicoli ed è stata sostenuta da un'infrastruttura di comunicazioni nazionali solida e completa, progettata, realizzata e gestita da Erinys".
Quando lo troverete, gustatevi l'organigramma.

giovedì, dicembre 14, 2006

Il bollettino degli impoloniti

Si aggiungono alla lista dei radioattivi sotto osservazione: 25 francesi, 30 israeliani e 2 lituani.

Meglio controllare anche gli aerei dell'Aeroflot: 20, per l'esattezza, cioè tutti quelli volati ad Amburgo da ottobre a oggi.
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È normale che Kovtun si trovi ricoverato a Mosca e che la notte del 12 dicembre il suo cellulare abbia chiamato la sua ex-suocera da Berlino (Prenzlauer Berg, per la precisione)? A questo punto della storia la suocera (Eleanor B., tedesca di origini russe, psichiatra, ha lavorato in una clinica, vive con un certo Chartmut T., commerciante e proprietario di vari immobili, compresa la casa in cui cui Kovtun viveva con la moglie), c'entra eccome.
Ricordatevi che non esistono, le ex-suocere, come non esiste l'ex-KGB.
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A proposito di Kovtun, un certo Aleksej D. ha dichiarato a un giornale amburghese che l'uomo non ha avuto tutto questo successo negli affari, e per due anni ha anche lavorato come cameriere (in particolare, in un ristorante italiano sull'Elba, ad Amburgo, dice Radio Svoboda). Kovtun dice di fare da consulente a imprese occidentali che vogliono avviare attività in Russia, ma ai tedeschi questo non risulta. Secondo la fonte, che dichiara di conoscere molto bene Kovtun, questi potrebbe essere definito un 'venditore d'aria'.
Non c'è niente di male nel fare il cameriere. Neanche nel vendere aria, purché decentemente respirabile.
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Secondo il professor Sebastian Pflugbeil, presidente della Società tedesca per la Protezione dalle Radiazioni, è più probabile che l'omicidio Litvinenko sia opera di servizi segreti stranieri. Il professor Pflugbeil dice delle cose molto interessanti, a sostegno delle proprie argomentazioni.
Io mi limito a citarlo perché:
1. questa bella faccia da professore tedesco esperto in radiazioni qua ci sta benissimo.
2. il cognome, Aratroscure, sembra una variazione parodistica di Falcemartello.
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Politkovskaja, Litvinenko, la psicosi, gli attentati del '99... ha tutto a che fare con la lotta per il potere al Cremlino, dice Kasparov.
Non esiste l'ex-KGB, non esistono le ex-suocere, ma gli ex-scacchisti esistono, e purtroppo qualche volta si buttano in politica.
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Si narra che Putin, subito dopo aver assunto la presidenza, sia andato alla Lubjanka e davanti a un gruppo di fedelissimi ex-colleghi abbia detto: "L'istruzione numero uno per la conquista dei pieni poteri è stata completata".
Sciocchezze.
Ah, dimenticavo: anche questo blog è stato coltivato dal KGB. Ma questo già lo sapevate.


VVP e la Costituzione

"Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin era seduto nel suo studio all'interno del Cremlino (non troppo grande, perfetto per il lavoro). I muri erano rivestiti di pannelli di legno di quercia. Lungo le pareti correvano degli scaffali dov'erano allineate preziose copie uniche e opere di consultazione. Sull'ampia scrivania (ornata da un completo da scrittura di malachite, opera di moderni maestri russi, e da uno stemma della Federazione Russa; a destra e a sinistra della scrivania la bandiera dalla Federazione Russa e lo stendardo del Presidente; accanto alla finestra un altro tavolo, riservato ai negoziati, agli incontri di lavoro e alle riunioni con i più stretti collaboratori), sotto gli occhi di Vladimir Vladimirovič™, c'era una copia della Costituzione (rilegatura rossa in pelle di vitello, bordi dorati, al centro della copertina lo stemma argentato della Federazione Russa). Accanto alla Costituzione su un vassoio d'argento (Robert-Joseph Auguste, Parigi, 1776, classicismo, decorazione di ghirlande, ramoscelli d'alloro e file di grosse perle) c'era una bottiglia di vodka "Russkij Standart" (acqua, grano fermentato, tasso alcolico 40%) e due bicchierini di platino ornati da aquile dorate a due teste (François-Thomas Germain, fine diciottesimo secolo, rococò).
Vladimir Vladimirovič™ allungò le presidenziali mani (crema per le mani Clinique Happy for Men, profumo floreale e fruttato e aroma arboreo. Note di base: agrumi, yucca, ozono, erbe, cedro, cipresso, legno di guaiaco) per prendere la bottiglia (stabilimento Sajagovorsk, 99,48% delle azioni possedute dalla holding RUSAL ltd., registrata a Jersey a nome di Oleg Vladimirovič Deripaski, spessore del foglio metallico 0,224±0,0075 mm) e riempì i due bicchierini. Poi ne posò uno sul volume speciale della Costituzione, e tenne in mano l'altro.
- Beh, - borbottò Vladimir Vladimirovič™, guardando l'orologio (Patek Philippe Calendario Perpetuo d'oro bianco e cinturino di pelle nera, 60.000 dollari americani), - Alla tua.
E bevve senza indugio.
- Sapessi, - disse Vladimir Vladimirovič™, inspirando rumorosamente (78% azoto, 21% ossigeno, ozono, idrogeno, tracce residue di polonio 210), - Sapessi solo quanto ti odio...
E Vladimir Vladimirovič™ si servì un secondo bicchierino".

da: vladimir vladimirovič™

mercoledì, dicembre 13, 2006

Chi ha ucciso Litvinenko? Place your bets!

L'agenzia Gol+Pas ha aperto le scommesse sui risultati delle indagini sull'omicidio Litvinenko: secondo gli allibratori, attualmente è Berezovskij a guidare la classifica (40/1,02). Secondo posto a sorpresa per il nostro Mario Scaramella (4,85/1,11), seguito da Lugovoj (4,75/1,12) e Sokolenko (4,75/1,12). Stranamente non c'è Kovtun, l'uomo attualmente più amato dai tedeschi. Io punterei volentieri qualche rublo sull'ipotesi del meteorite, ma pare che non sia proprio previsto.

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Rosencranz e Guildenstern non ce la raccontano giusta

Ed ecco la svolta di oggi.
Secondo la polizia tedesca quel disgraziato di Kovtun il 28 ottobre avrebbe portato il polonio dalla Russia in Germania e da lì a Londra, dove - oplà - sarebbe finito nello stomaco di Litvinenko. Eh, no, dice Kovtun in un'intervista a Spiegel TV: io conoscevo Litvinenko da prima, l'avevo incontrato il 16, il 17 e pure il 18 ottobre. Evidentemente lui all'epoca era già contaminato, io sono stato contaminato di conseguenza e mi sono portato dietro il polonio ovunque, anche nella mia "amata Amburgo".
Comunque per il momento Kovtun è ricoverato nel reparto radioattivi, dove le sue condizioni sono prima peggioratissime e poi miglioratissime. All'ospedale sta anche Lugovoj, che ha definito le conclusioni della polizia "uno spettacolo da quattro soldi". Insomma, mi sa che Rosencranz e Guildenstern ce la raccontano. A questo punto vogliamo vedere la tazzina del Pine Bar con i residui di polonio. A distanza, ma la vogliamo vedere.

Ieri un'associazione benefica ha messo all'asta una sedia sulla quale si è seduto Lugovoj, "testimone dell'affare Litvinenko", alzando ben duemila sterline. Come allure accessorio c'era il fatto che su quella sedia - proveniente dagli studi dell'Echo Moskvy - si era seduto anche Bill Clinton, ma è stato il nome del bell'Andrej, con quella sua aura radioattiva, a fare la differenza.

Intanto ieri è rispuntato Evgenij Limarev (l'anello di congiunzione tra Litvinenko e Scaramella) che aveva fatto perdere le sue tracce in Francia: ha pensato di scrivere a Radio Svoboda dicendo che lui non è scomparso, che ha contatti quotidiani con la polizia "per questioni di sicurezza", e che attorno a casa sua si aggira gente sospetta. Cose così.

Figuriamoci se non si montava la testa: il polonio 210 adesso ha anche un blog (in russo).

Subito dopo la chiusura per polonio le finestre dell'Itsu Sushi di Piccadilly erano state coperte da pannelli neri. "Fa troppo radioattivo, troppo pericolo di morte", aveva commentato qualche giornalista. Allora i pannelli erano diventati rosa, causando un certo imbarazzo nei poliziotti che piantonano il locale. Ok, scelta finale: vistosi tabelloni pubblicitari in cui il ristorante si scusa per l'inconveniente, ma sapete com'è, "siamo diventati improvvisamente famosi in tutto il mondo per una storia di spionaggio internazionale...". Shaken but not stirred, James Bond paga sempre.

Giusto per continuare a tenere uno scacchista dentro la storia: hanno perquisito gli uffici di Kasparov.

martedì, dicembre 12, 2006

Teoria Litvinenko numero 1254: Beslan!

Ho trovato anche la teoria numero 1255 ma magari ve la dico domani.
Qualcuno aveva nominato Beslan, fino ad ora? No. Mi pareva, infatti.
Lo fa gazeta.ru, stasera: "L'ex ufficiale dell'FSB era impegnato a indagare le circostanze della tragedia di Beslan".
Marina Litvinovič, del sito "Pravda Beslana", dice di aver parlato con Litvinenko diverse volte, l'ultima alla fine di settembre. Durante questi incontri si scambiavano informazioni sulle indagini e su possibili nuovi testimoni.
Litvinovič è stata a sua volta oggetto di un'aggressione poco chiara, il 20 marzo scorso, all'esterno dell'ufficio di Garry Kasparov (lui) presidente del partito Fronte Civile Unito. [cito dall'articolo di gazeta.ru; avrei potuto omettere questa parte, ma lo scacchista ci mancava].
Ricapitoliamo: l'affare Politkovskaja, tutti quelli che stanno attorno a Berezovksij muoiono, Putin uccide la gente, la Cecenia, Yukos, i servizi segreti incazzati, i veterani del KGB disposti a tutto, la bomba umana, il suicidio, la distrazione, il pesce avariato, l'oroscopo ostile, sapeva troppe cose, ne sapeva troppo poche, la Polonia.

Visto che per il caso Litvinenko non c'è una sola ipotesi che non sia follemente dietrologica, ho pensato di tornare ai visagismi.
(Per chi si fosse perso le origini della dietrologia+fondotinta, credo che questa storia sia cominciata qui).

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Make-up:Fondotinta coprente antitraccia Kompromat #2 (soft beige), Ophelia waterproof mascara ultrablack, Oči Strastnje eyeliner, cipria in polvere Atomic Dawn (luminescente e lievemente rosata), lipgloss Kiss Me Later gusto wasabi, come allover sceglierei (osando) l'Alpha Glam, ma senza esagerare.

Biglietti parlanti, nomi finti, testimoni scomparsi e bei donnini

Mentre gli investigatori stanno analizzando un biglietto d'autobus acquistato il 1° novembre e trovato nella tasca di Litvinenko (argomento del giorno: "Cosa racconterà quel biglietto?"), si è saputo che pochissimo tempo prima di essere impolonito a morte l'ex ufficiale del KGB aveva cambiato non solo cittadinanza e religione, ma anche nome e cognome (Edwin Carter).
Tanta fatica per niente: cambiare bar, doveva.
Intanto i francesi si sono persi Evgenij Limarev (la fonte di Scaramella), scomparso con moglie e figlio, e secondo l'Echo Moskvy a portare il polonio dalla Russia è stato Kovtun (quello con il numero maggiore di parenti congiunti ricoverati: ex moglie, figli, ex suocera, perfino il convivente dell'ex moglie, toh). Poi è rispuntato il bel donnino, Julja Svetličnaja, che si era qualificata come studente russa a Londra e sosteneva che Litvinenko avesse espresso l'intenzione di ricattare un bel po' di gente famosa. L'Aftenposten ha scoperto che la studentessa in realtà lavora per una compagnia chiamata "Russian Investors", il cui presidente, che a sua volta aveva lavorato per la Yukos, è stato arrestato in maggio dall'Interpol e dalla polizia italiana, a Pisa.
A proposito dell'Interpol: finalmente è entrato in scena pure lui, nell'affare Litvinenko. Un caso internazionale senza l'Interpol è come un presepe senza polistirolo.
Popcorn?

Qua c'è una persona seria che ha raccolto un po' di informazioni sul polonio 210 e le espone in modo blonde-friendly. Grazie millemille, Zu :-)

lunedì, dicembre 11, 2006

Una storia di spie e di kvas

Ma chi è questo Andrej Lugovoj, l'ex agente dei servizi che ha incontrato Litvinenko al Pine Bar con Dimitrij Kovtun e Vjačeslav Sokolenko e il cui interrogatorio è stato rinviato per giorni (ufficialmente perché l'ex agente russo è ricoverato in una clinica moscovita, contaminato pure lui)?
Ex-KGB, ex-FSB, guardia del corpo, uomo d'affari? Condannato nel 2000 per l'affare Aeroflot? È tutto?

Su Axis Information and Analysis qualche giorno fa è uscito un articolo dettagliatissimo, ripreso in seguito da altre fonti. Cito da lì, riassumendo. È una roba lunghetta ma interessante.

"Andrej Lugovoj un tempo ha prestato servizio in uno dei corpi d'élite dei servizi speciali russi, e dunque conosce i segreti di varie figure chiave del primo decennio post-sovietico della storia del suo paese. A quel tempo è stato a stretto contatto con gli alti rappresentanti dei corpi di sicurezza stranieri. Ma non è questo il punto principale. Una fase importante della sua carriera è legata a due oligarchi che esercitavano un'influenza enorme all'interno dell'entourage del primo presidente russo Boris El'cin e che sono caduti in disgrazia, con conseguente fuga all'estero, quando Vladimir Putin è salito al potere. Va notato che mentre lavorava con gli oligarchi Lugovoj non ha rotto con i gli ex colleghi dei servizi. Quindi, dopo il cambio di potere, al contrario di Litvinenko è rimasto in Russia ed è diventato un uomo d'affari le cui attività comprendono anche la sfera della sicurezza. In questa fase Lugovoj ha continuato a tenersi in contatto con gli oligarchi fuggiaschi, senza farne mistero. Afferma che tali contatti non suscitavano alcun interesse nei servizi segreti russi".

Come sospetto, Lugovoj a quanto pare fa comodo a tutti:

"Coloro che accusano i servizi segreti russi pongono l'accento sul fatto che Lugovoj non ha mai rotto con i suoi ex colleghi e che negli ultimi hanni ha condotto i propri affari a Mosca senza che nessuno lo intralciasse, nonostante i suoi legami con i principali oppositori di Putin. Coloro che sostengono la versione opposta usano quasi gli stessi argomenti. Notano che fino a non molto tempo si riteneva che Lugovoj avesse rapporti confidenziali con gli oligarchi in esilio, e che ha continuato a frequentarli fino a oggi. D'altro canto, dato il suo passato nei servizi, era presumibilmente molto adatto ad avvelenare Litvinenko, con lo scopo di screditare i servizi segreti russi e il loro ex capo, il presidente Vladimir Putin.
La sola cosa che può essere inequivocabilmente accertata è che tutto ciò ha reso Lugovoj famoso in tutto il mondo. Tuttavia, nonostante il clamore che lo circonda e il fatto che cinque anni fa si fosse già trovato al centro di una storia molto pubblicizzata, le informazioni sul passato e il presente di quest'uomo sono ancora molto scarse. Quasi tutti i dati disponibili su di lui vengono da due fonti: il Kommersant del 22 novembre e l'intervista concessa da Lugovoj alla radio Echo Moskvy due giorni dopo. Il resto è costituito da brevi interviste sull'avvelenamento di Litvinenko e scarsi accenni in riferimento a questa storia o alla frode finanziaria dell'Aeroflot.
Le informazioni su Lugovoj nelle due fonti citate si riducono a poche righe. Inoltre si riferiscono per lo più al decennio 1987-1997. Non si sa quando e dove sia nato, e cosa facesse prima del 1987. Si parla poco anche del periodo successivo al 1997 e non si aggiunge nulla di nuovo a quanto pubblicato in precedenza.
Per questo motivo la testimonianza di uno degli ex dipendenti di Lugovoj assume particolare interesse. La AIA (Axis Information and Analysis) è riuscita a mettersi in contatto con lui, facendosi raccontare alcuni dettagli inediti sul passato del suo capo. I particolari più interessanti riguardano gli anni Novanta. Completando queste informazioni con i fatti già disponibili siamo riusciti a mettere insieme un quadro più o meno coerente del passato di uno dei personaggi più rilevanti e misteriosi del caso Litvinenko".

E infatti eccolo, il passato. Innanzitutto, famiglia di militari:

"Lugovoj era solito narrare che suo nonno si era distinto nella guerra russo-giapponese del 1904-05 ed era stato insignito due volte di una decorazione speciale dell'Esercito dell'Imperatore russo, la Croce di San Giorgio. Il padre di Lugovoj, Constantin, aveva anch'egli fatto carriera nell'esercito, diventando l'ufficiale incaricato dell'istruzione politica nella divisione missilistica dell'esercito sovietico. Il fratello maggiore di Andrej invece prestava servizio in un corpo speciale di sommozzatori.
Andrej Lugovoj è nato nell'Azerbaijan nel 1966. A causa della carriera militare del padre, la famiglia si spostava spesso da una base militare all'altra, non solo all'interno dell'Unione Sovietica ma anche nei paesi del Patto di Varsavia, dove erano dispiegate le truppe sovietiche. Lugovoj ha passato circa 12 anni della sua vita nel Caucaso, compresa la Georgia, e ha vissuto anche per molto tempo in Cecoslovacchia.
Nel 1983 venne ammesso alla scuola superiore di Mosca del Comando Militare Generale che portava il nome del Soviet Supremo della Repubblica Socialista Federale Sovietica Russa. Si trattava di una delle istituzioni educative più antiche dell'esercito sovietico. Nel 1986 Lugovoj fu contattato dal KGB. Dopo il diploma, nel 1987, entrò in servizio nel 9° dipartimento del KGB, dove fu incaricato della sicurezza personale di alti ufficiali dello stato. Fino al 1991 ha svolto vari ruoli di comando nel Reggimento del Cremlino (attualmente il Reggimento Presidenziale), che era una delle unità del 9° dipartimento.
Nell'autunno del 1991 l'ex guardia dei capi sovietici fu rinominata Dipartimento della Guardia Generale (GUO) della Federazione Russa. Sullo sfondo di un generalizzato degrado dei servizi speciali russi dopo il crollo dell'Unione Sovietica, il GUO si distingueva per l'alto livello tecnico e professionale e aveva un potere pressoché illumitato (compreso il diritto di condurre spionaggio elettronico e umano in Russia e all'estero, nonché vigilanza e ispezioni).
Lugovoj ha fatto parte del GUO praticamente dal momento della sua creazione. Nel 1992-93 è stato vice capo del gruppo incaricato della sicurezza personale di Egor Gajdar, che all'epoca era Ministro della Finanza, Ministro dell'Economia e faceva le funzioni del Primo Ministro. Lugovoj ha scortato Gajdar nei suoi numerosi viaggi all'estero e questo gli ha permesso di conoscere i metodi di lavoro delle sue controparti straniere.
Inoltre Lugovoj era anche incaricato della sicurezza personale del Capo dell'Amministrazione del Presidente Sergej Filatov e del Ministro degli Esteri Andrej Kozirev. Secondo i dati disponibili, poco prima di lasciare il servizio Lugovoj fece parte della scorta di Boris Berezovsky, che nell'ottobre del 1996 fu nominato vice segretario del Consiglio di Sicurezza russo. Alla fine di quell'anno Lugovoj si dimise dal Servizio di Protezione Federale (FSO), il nuovo nome dato al GUO poco prima delle sue dimissioni".

E fin qui. Vediamo cosa succede nella seconda metà degli anni Novanta, dopo l'uscita dai servizi segreti di stato:

"Nel 1997 Lugovoj divenne il capo del servizio di sicurezza della televisione pubblica russa (ORT). Dal 1995, il proprietario di fatto di questo canale televisivo era l'uomo d'affari Boris Berezovskij. I posti di vice direttore generale e direttore finanziario del canale erano occupati dal vecchio amico di Berezovskij Badri Patarkatsišvili. Dalla metà degli anni Novanta al 2000 entrambi esercitarono un'enorme influenza sulla leadership russa e sul suo programma politico, controllando contemporaneamente una serie di grandi compagnie private e statali.
Secondo la fonte dell'AIA, Lugovoj conosceva Berezovskyij fin dal 1993. Aveva poi raccomandato diversi suoi ex compagni di studi e colleghi per ruoli all'interno del servizio di sicurezza della compagnia automobilistica LogoVAZ, appartenente a Berezovskij.
Passando a lavorare alla televisione pubblica, Lugovoj cominciò a occuparsi principalmente della sicurezza di Patarkatsišvili, di membri della sua famiglia e delle compagnie da lui controllate. Il compito più difficile era accompagnare il suo principale in viaggi d'affari nelle repubbliche del Caucaso meridionale e settentrionale, cosa che accadeva piuttosto spesso, compresi viaggi in zone di guerra".

Qui già ci allontaniamo dall'immagine di Lugovoj "guardia del corpo di Berezovskij":

"Nel 1998, e soprattutto nel 1999, i poteri di Lugovoj si allargarono. Cominciò a partecipare alla gestione non solo della sicurezza privata di Patarkatsišvili, ma anche di quella di Berezovskij, sia in Russia sia all'estero (in particolare in Europa). Parallelamente prese a partecipare al processo decisionale in materia di sicurezza nelle altre compagnie controllate da Berezovskij e Patarkatsišvili, in particolare la Sibneft, una delle maggiori compagnie petrolifere russe. Lugovoj appoggiò la centralizzazione del sistema di sicurezza di tutte le compagnie dell'impero di Berezovskij e di Patarkatsišvili, e in particolare la riorganizzazione di ciascuna struttura. Questo provocò la reazione negativa dei capi della sicurezza delle altre compagnie. Molti di essi erano veterani del KGB e consideravano con un certo disprezzo Lugovoj a causa della sua giovane età. Nell'estate del 1999 Lugovoj cominciò a riformare il servizio di sicurezza che dirigeva, in vista delle elezioni parlamentari previste in dicembre (e in seguito alle quali Berezovskyij fu eletto membro del parlamento russo per la repubblica nordcaucasica di Karačaevo-Čerkesia). Nel mettere in atto questa riforma Lugovoj si avvalse di compagnie di sicurezza straniere. Condusse personalmente negoziati con esperti stranieri, compresi ex alti ufficiali dei servizi segreti".

Come capo del servizio di sicurezza Lugovoj faceva molta attenzione al problema del personale. I nuovi dipendenti venivano accettati solo su raccomandazione di persone che conosceva personalmente. I posti chiave venivano affidati a ex colleghi o a loro parenti. Per esempio Vjačeslav Sokolenko, suo amico intimo, era il suo vice. Il padre di questi, Gennadij, era il responsabile delle armi leggere.
Dello staff faceva parte anche il fratello maggiore di Lugovoj. Tali scelte proteggevano Lugovoj non solo dalla fuga di informazioni interne, ma anche dall'infiltrazione di agenti delle compagnie rivali e delle strutture statali.
Al contempo, Lugovoj aveva vasti legami con corpi di polizia, servizi segreti e compagnie di sicurezza private, comprese quelle responsabili della sicurezza degli avversari e dei rivali in affari di Berezovskij e Patarkatsišvili. Questo gli dava accesso a preziose informazioni confidenziali e spesso gli permetteva di risolvere pacificamente le dispute grazie alle sue conoscenze personali. Inoltre Lugovoj non aveva mai rotto con i suoi ex colleghi che erano rimasti in servizio nell'FSB o erano entrati in altri servizi di sicurezza. I colleghi di Lugovoj del Servizio di Sicurezza Presidenziale (SBP), unità dell'FSB, erano considerati i suoi 'contatti' più preziosi. Nonostante nel periodo 1997-2000 abbia fatto parte dell'entourage di due delle persone che sotto molti aspetti definirono il clima politico del paese, e abbia diretto il servizio di sicurezza del principale canale televisivo russo, Lugovoj è riuscito a rimanere nell'ombra fino alla fine della fase di contrapposizione attiva tra gli oligarchi e gli ex uomini dei servizi segreti".

Avete notato che è già entrato in scena il terzo uomo dell'incontro con Litvinenko al Pine Bar, quel Vjačeslav Sokolenko "amico intimo e vice" di Lugovoj?
Bene, continuiamo: lotta per il potere, affare Aeroflot, fuga degli oligarchi e arresto di Lugovoj:

"Nel 1998-99, la lotta interna per il potere in Russia si esasperò rapidamente, a causa delle prossime elezioni parlamentari e presidenziali, del deterioramento della salute del presidente El'cin, dei frequenti cambi al vertice del Governo e del deciso peggioramento della situazione nel Caucaso settentrionale. Boris Berezovskij era una delle figure chiave di questa lotta. Promosse la nomina a Primo Ministro dell'ex direttore del FSB Vladimir Putin nell'agosto del 1999. Tuttavia, subito dopo esser diventato presidente, Putin, avvalendosi dell'appoggio dei suoi ex colleghi del KGB-FSB, procedette a un potenziamento dello stato andando contro gli interessi degli oligarchi, primo tra tutti Berezovskij. Di conseguenza, Berezovskij perse il controllo di molte compagnie e la propria influenza politica. Nel 2000 lasciò la Russia, avendo ricevuto asilo politico in Gran Bretagna. La stessa cosa accadde al suo socio Badri Patarkatsišvili, che trovò rifugio in Georgia, dov'era nato.

Con il crollo dell'impero dei due oligarchi la maggioranza dei loro confidenti fu costretta o a lasciare la Russia o a subire imputazioni per vari reati.
Secondo la fonte dell'AIA, Lugovoj subì le conseguenze della lotta per il potere già nella primavera del 1999, quando fu arrestato per la prima volta. Allora però le sue conoscenze e la protezione di personalità influenti gli garantirono l'immediato rilascio.
Nel giugno del 2001 Lugovoj fu arrestato per la seconda volta, e Berezovskij e Patarkatsišvili non si trovavano già più sul suolo russo. Fu allora che il suo nome divenne noto all'opinione pubblica russa. Fu accusato di aver cercato di organizzare, per ordine di Patarkatsišvili, la fuga di Nikolaj Gluškov, ex assistente del direttore generale della compagnia aerea Aeroflot, allora in custodia cautelare. Secondo quanto emerse dalle indagini, nel 1995-97 Gluškov era stato complice di Berezovskij nell'appropriazione di vaste risorse finanziarie appartenenti all'Aeroflot.
Nel settembre del 2002 Lugovoj si dichiarò colpevole e la corte lo condannò a 1,2 anni di carcere. Tuttavia, avendo già trascorso quel tempo in prigione prima della condanna, fu rilasciato.
Alcuni amici di Litvinenko ritengono oggi che il secondo arresto di Lugovoj sia in realtà una 'leggenda'. Secondo loro l'FSB voleva mostrare agli oligarchi caduti in disgrazia che Lugovoj era stato perseguito e punito al pari di altri loro confidenti. Questo allontanò da Lugovoj i sospetti di collaborazione con gli ex colleghi dei servizi e gli permise di continuare a mantenere contatti confidenziali con Berezovskyij e Patarkatsišvili. Sempre secondo gli amici di Litvinenko, quest'ultimo avrebbe considerato inizialmente Lugovoj un infiltrato dei servizi segreti negli entourage dei due oligarchi.
Il 30 novembre Badri Patarkatsišvili ha ammesso inaspettatamente di essere a conoscenza di questi sospetti. Parlando al canale televisivo georgiano Imedi', ha espresso la speranza che Lugovoj non avesse partecipato all'omicidio di Londra ma ha al contempo sottolineato che è un problema del capo dell'ex KGB. 'C'è solo una verità sulla quale concordo, ed è il detto che non esiste l'ex KGB', ha aggiunto Patarkatsišvili".

Di cosa si è occupato Lugovoj dopo il suo rilascio, nell'autunno del 2002?

"Secondo il quotidiano italiano La Repubblica per qualche tempo ha guidato il servizio di sicurezza londinese di Berezovskij e poi ha aperto una agenzia di investigazioni private a Mosca. Secondo il quotidiano russo Izvestiya, 'recentemente Lugovoj ha lavorato per il servizio di protezione di Badri Patarkatsišvili'.
In base a un'intervista andata in onda su radio Echo Moskvy è possibile concludere che negli ultimi anni si è occupato di affari nella sfera della sicurezza.
È molto probabile che ciascuna di queste notizie contenga una parte di verità, che negli ultimi quattro anni Lugovoj abbia lavorato nella sicurezza privata e che Berezovskij e Patarkatsišvili siano stati tra i suoi clienti. Questo è confermato da ciò che Litvinenko aveva detto poco prima di morire, secondo i suoi amici. Avrebbe dichiarato che Lugovoj aveva un 'ufficio di sicurezza privata' a Mosca e disponeva di un capitale di un milione di dollari. Secondo gli amici di Litvinenko, Lugovoj poteva aver guadagnato tanti soldi solo grazie ai servizi segreti russi.
Per quanto riguarda il suo lavoro attuale, Lugovoj ha detto all'Echo Moskvy che è "uno dei proprietari" della principale industria russa di produzione di kvas nella provincia di Rjazan, per il marchio commerciale Peršin'. Però, in un altro momento dell'intervista, ha detto che membri della famiglia Berezovskij 'finora si sono rivolti a noi chiedendo servizi di sicurezza e noi li forniamo non solo all'interno della Russia'. Quasi contemporaneamente, in un'intervista al Sunday Times, Lugovoj ha aggiunto che la Peršin' ha quote azionarie di controllo nelle sfere della sicurezza, delle bibite e del vino, e che vale circa 100 milioni di dollari.
Studiando opuscoli, cataloghi, annunci pubblicitari e comunicati stampa, documenti dell'amministrazione regionale e delle istituzioni legali della provincia di Rjazan siamo riusciti a raccogliere informazioni più particolareggiate sullo stabilimento menzionato da Lugovoj".

Kvas e sicurezza?

"Lo stabilimento è stato aperto nel luglio del 2004 nella città di Sasovo, provincia di Rjazan, ed è specializzato nella produzione di vini leggeri e bibite secondo le antiche ricette russe. Il costo del progetto è stimato intorno ai 50 milioni di dollari. Secondo gli esperti è il principale stabilmento di questo ramo nel mercato russo. La produzione ha il marchio commerciale Peršin'.
Come direttore del progetto figura Evgenij Peršin', bisnipote del noto produttore di bevande della Russia imperiale Vasilij Peršin'. La fabbrica è della Eugene Boujele Vine, società a responsabilità limitata registrata a Sasovo. Una società cipriota, la Riverwall Investment Limited, appare come compagnia fondatrice. È una tipica compagnia offshore, e la sua attività è collegata esclusivamente con la Eugene Boujele Vine. La Riverwall Investment Limited non ha altre attività, né in Russia né in altri paesi.
Va notato che non abbiamo trovato alcun riferimento alle quote di controllo nella sfera della sicurezza di cui parla Lugovoj nell'intervista al Sunday Times, né nel caso del marchio Peršin', né in quello della Eugene Boujele Vine, né in quello della Riverwall Investment Limited".

fonte: Axis Information and Analysis

Mi sembra giusto che in questa storia, dopo il tè inglese, abbia fatto la sua comparsa un bel po' di kvas secondo la ricetta tradizionale. Chiamatela giustizia romanzesca.

domenica, dicembre 10, 2006

Un'emivita spericolata

Oh, come ipotesi stranine su Litvinenko e la catena di san Polonio ci eravamo fermati all'intossicazione da pesce crudo e a Saturno nella costellazione del Cancro, vero?
Il polonio stava nel tè, è stabilito. E nella teiera, addosso ai camerieri e agli ospiti, e poi nella lavastoviglie, negli scarichi di Londra, su qualche aereo, in due o tre alberghi, allo stadio, su un paio di poliziotti, a casa del tizio ad Amburgo e pure dalla suocera di quest'ultimo (come dice la mia amica D., "certa gente ha tutte le fortune"): 138 giorni di emivita, ma se li sta godendo tutti.
Negli Urali, però, c'è ancora qualcuno che non vuole arrendersi all'evidenza. È Georgij Kaurov, direttore di un laboratorio di analisi dei microelementi, che intervistato dal telegiornale del canale "Rossija" ha dichiarato tranquillo tranquillo:
"È un caso classico di inosservanza delle regole antiinfortunistiche da parte dello stesso Litvinenko. Probabilmente voleva dimostrare di essere in possesso del polonio e voleva far sì che glielo comprassero".
Mettendone una zolletta nel suo Lapsang Souchong davanti ai tre russi allibiti?
Peggio, peggio.
"Per dimostrare che aveva la polvere, 'da qualche parte deve averla leccata', ha suggerito l'esperto".

Così prosegue il comunicato Ria-Novosti:
"È stato anche ipotizzato che Litvinenko facesse parte di un gruppo di criminali che hanno tentato di fabbricare un innesco nucleare. In epoca sovietica per produrre una reazione nucleare veniva usata una miscela che comprendeva anche il polonio.
'Sapendolo, [i terroristi] possono costruire questo innesco. E se lo faranno* significa che potrà esplodere da qualche parte una bomba', ha spiegato Georgij Kaurov.
'Gli agenti segreti di tutto il mondo devono cominciare a pensare dove potrà succedere: se in Inghilterra, negli Stati Uniti o in Russia', ha sottolineato il direttore del laboratorio".

*sempre che non perdano tempo a leccare polonio nei bar.

Link

sabato, dicembre 09, 2006

Abbiamo già nominato l'Halliburton?

Dal blog di Matt Neuman:

Dopo la diffusione delle conclusioni dell'Iraq Study Group, Cheney si è affrettato a commissionare un altro rapporto, contenente 80 raccomandazioni. Eccone alcune:

1. La situazione in Iraq sta andando alla grande e andrà anche meglio. Mantenete la rotta. Ignorate i disfattisti, quelli sono gli stessi che ci hanno fatto lasciare il Vietnam troppo presto.
E la Corea.

4. Prendete tutto il tempo che vi serve per estirpare gli inconcludenti e gli eternamente scontenti che scelgono di opporsi alla coraggiosa marcia verso la democrazia del popolo iracheno. E negli interrogatori usate tecniche aggressive, se ci siete costretti. Un'inzuppatina non ha mai fatto male a nessuno.

9. Non parlate con l'Iran.

10. Non parlate con la Siria.

11. Non parlate con Nancy Pelosi.

27. Tutti gli aiuti che le gosse corporazioni americane - ci viene in mente l'Halliburton - saranno in grado di fornire saranno ben accetti e riccamente ricompensati.

38. Rinominate Donald Rumsfeld Segretario della Difesa.

47. Date un calcio nelle palle al Senatore Leahy.

62. Raddoppiate gli sforzi per trovare armi di distruzione di massa. Devono esserci!

71. Date ascolto alle chiacchiere secondo cui bin Laden si sta nascondendo a Baghdad. Cercate in tutti i buchi.

74. Abbiamo nominato l'Halliburton?

80. Molto bene, continuate così!

Link: Huffington Post

venerdì, dicembre 08, 2006

Chi, se non lui?

Alle ragazze piace Putin: "non è solo bello, ma anche intelligente e lungimirante".


Fronte: Voglio Putin...
Retro: ...al terzo mandato

Per circa cinque minuti ho pensato che si trattasse di un blog satirico. E no, invece è proprio il Klub Fanatov di Vladimir Vladimirovič (il claim, sotto le tre ammiccanti testoline bianca blu e rossa di VVP, è "Chi, se non lui?"). Per me, l'inizio di una nuova dipendenza.

A quando il concorso a premi "Photoshop your Constitution"?

Update:
Ecco "Takovo kak Putin", la canzoncina di qualche anno fa citata nei commenti. (Mi sono ricordata che ho un podcast e questo significa che siete fregati).

giovedì, dicembre 07, 2006

L'avvelenatina di Gajdar e i nemici della Russia

E l'avvelenatina di Egor Gajdar a Dublino non se la fila nessuno? Ecco il suo racconto uscito su Vedomosti:

"Il 24 novembre mi sono trovato coinvolto in una serie di fatti molto simili a un thriller politico. È stato scritto molto sull'accaduto. Le televisioni internazionali hanno parlato a lungo di questi fatti. Non avrei mai pensato che la fama mondiale mi avrebbe raggiunto in modo così insolito. Mi sono rifiutato di concedere interviste, e tuttavia non posso evitare di parlare di quello che mi è successo.

L'opinione pubblica riserva sempre una quota di umorismo a coloro che sono scampati a un tentato omicidio. La natura di questo fenomeno non è chiara. Essendomi trovato in questa situazione non ci trovo niente di divertente. Ma la logica della coscienza comune è uno dei fatti della vita. Cercherò dunque di mantenere un certo senso dell'umorismo mentre vi racconterò l'accaduto.

Il 21 novembre mi sentivo esausto. Nelle tre settimane precedenti, al mio solito lavoro si erano aggiunti alcuni viaggi faticosi. Presi in considerazione l'ipotesi di cancellare il viaggio in Irlanda e di riposarmi. Ma l'Irlanda è un paese meraviglioso, e io l'amo. E il compito non era certo pesante: una conferenza universitaria, uno dei cui temi era la presentazione del mio libro Morte di un impero: lezioni per la Russia moderna. Decisi di non cancellare il viaggio.

Il mattino seguente, dopo essere arrivato a Dublino, mentre stavo passeggiando con uno degli organizzatori della conferenza, la direttrice della Biblioteca di letteratura straniera Ekaterina Genjeva, mi dissi che avevo preso la giusta decisione. Trascorrere due giorni con persone intelligenti e gradevoli in una bella e antica università irlandese è riposo e piacere insieme.

Prima dell'apertura della conferenza feci colazione alla mensa dell'università. Presi una macedonia di frutta e chiesi una tazza di tè. Poi mi recai nella sala conferenze. Circa dieci minuti dopo l'inizio della conferenza mi accorsi che non ero in grado di ascoltare nulla. Il mio unico pensiero era trovare il modo di tornare nella mia stanza d'albergo e stendermi. Mi scusai con Ekaterina Genjeva e con i suoi colleghi che stavano presentando la sessione successiva, dissi che non mi sentivo bene e che dovevo tornare di sopra. La signorina Genjeva mi guardò con aria perplessa: 40 minuti prima avevamo chiacchierato allegramente passeggiando lungo i prati dell'università.
Probabilmente pensò che non mi interessava l'argomento.

Appena fui nella mia stanza compresi che dovevo chiudere subito gli occhi. La sensazione era simile a quella di un'anestesia generale, quando si riesce ancora a vedere e a capire ma è difficile tenere gli occhi aperti. Allungare la mano per rispondere al telefono è uno sforzo enorme. Riuscivo solo a pensare che mi ero stancato troppo, che quello stato confusionale era la conseguenza della fatica.
Decisi che dovevo tenere le due conferenze al più presto e poi tornare immediatamente a Mosca.

Il mio intervento era previsto durante la sessione delle 14.30: si parlava di politica migratoria russa. Riuscii ad alzarmi, a scendere le scale e a presentarmi alla conferenza. Poi fui nuovamente travolto dalla stanchezza, mi si chiudevano gli occhi, e feci ancora una volta ritorno alla mia stanza.

Alle 17.10 squillò il telefono, salvandomi a quanto pare la vita. Un rappresentante degli organizzatori chiamava per ricordare che la presentazione del mio libro era prevista cinque minuti dopo. Se in quel momento avessi detto: "No, non posso", e se mi fossi ritrovato solo nella mia stanza 15 minuti dopo, le mie possibilità di sopravvivenza sarebbero state nulle. Ma ero arrivato fin lì per presentare il mio libro e non avrei lasciato che un malessere di poco conto me lo impedisse. Mi alzai, scesi le scale e cominciai il mio intervento. Dieci minuti dopo mi resi conto che non ero in grado di continuare a parlare. Mi scusai con il pubblico e mi avviai verso l'uscita. Appena varcata la soglia della sala conferenze crollai nel corridoio dell'università.

Faccio fatica a ricordare quello che accadde nelle ore successive. Mi baso soprattutto su quello che mi è stato raccontato dai presenti. Le persone che mi soccorsero videro un uomo steso sul pavimento. Perdevo sangue dal naso, e dalla bocca sangue misto a vomito. Mi sollevarono la testa e cominciarono a pulirmi il naso e la bocca. Ero pallido, avevo perso conoscenza, i lineamenti erano sofferenti, sembrava che stessi morendo. Dopo 20-30 minuti cominciai a rinvenire. Dal quel momento ricordo almeno qualcosa. Cercai di sollevare la testa, ma non mi ubbidiva.

Cominciai a udire le voci, ogni tanto riuscivo ad aprire gli occhi, vedevo le persone che mi stavano attorno. Perdevo ancora sangue dal naso. Vidi un giovane avvicinarsi con uno stetoscopio e auscultarmi il cuore. Arrivò l'ambulanza e mi ci caricarono. Non riuscivo a rimettermi in piedi. Potevo al massimo aprire e chiudere gli occhi. Ma di quei momenti ricordo qualcosa. Vennero con me Ekaterina Genjeva e Andrej Sorokin. Ci portarono all'ospedale, molto lentamente perché c'era traffico. Ekaterina mi raccontò poi che fissavo con interesse il grafico del mio cardiogramma. Poi, quando ripresi decisamente coscienza, capii: il cardiogramma è un grafico. E io lavoro continuamente con i grafici. Evidentemente gli interessi professionali si conservano anche quando il sistema nervoso è danneggiato.

Presto recuperai la capacità non solo di guardare e ascoltare, ma anche di analizzare gli eventi. La mia ipotesi era semplice: stanchezza, insieme ai malanni comuni agli uomini sulla cinquantina (glicemia e pressione alta). Capisco poi che i dottori, quando videro le mie analisi, fossero perplessi: il cardiogramma era a posto, il cuore batteva come un orologio, la pressione era alta ma solo di poco sopra la norma, e lo stesso poteva dirsi della glicemia. Però il paziente si trovava in una condizione evidentemente molto grave. Si poteva pensare a un ictus, visto che ancora non riuscivo a muovere gli arti. Ma ripresi la capacità di controllare il mio corpo nelle ore successive. Alle sette del mattino seguente non solo riuscii ad alzarmi dal letto ma anche a fare una doccia e a radermi. Non sono un medico, ma so che queste cose non succedono in caso di ictus. Significa che si tratta di qualcos'altro.

Alle 8, poche ore dopo aver smesso di sentirmi come un oggetto inanimato, ero già in grado di muovermi, pensare, prendere delle decisioni e metterle in atto esattamente come avevo fatto 24 ore prima. Nonostante le proteste dei dottori irlandesi dissi che intendevo lasciare subito l'ospedale.

Risposero che non avevano il diritto di proibirmelo, ma mi spiegarono che il mio caso li lasciava perplessi. I dati delle analisi effettuate nelle ultime ore del 24 novembre e quelli risalenti alla mattina non combaciavano in alcun modo. Mi dissero che necessitavo di controlli approfonditi. Li ringraziai e spiegai loro che per me era più semplice sottopormi agli esami in Russia, dove i dottori conoscevano le mie condizioni di salute e le mie passate malattie. Riuscii a farmi trasferire all'ambasciata russa e poi presi un aereo per Mosca.

In quel momento ero ormai in grado di ragionare. Non sono un medico e riconosco i limiti di diagnosi non professionali. Tuttavia, quando rischi di morire, è naturale tentare di capire cosa ti è successo. Il cuore, il cervello, la pressione sanguigna e gli zuccheri erano buoni o nella norma. Nonostante ciò, ero caduto per ore in uno stato di incoscienza o di semi-incoscienza, avevo perso il controllo del mio corpo e avevo avuto forti sanguinamenti dal naso e dalla gola. Una delle possibili spiegazioni che vengono in mente a un profano in situazioni come questa è l'avvelenamento. Ricordo come mi sentivo prima di colazione: in condizioni eccellenti. Mezz'ora dopo stavo malissimo. Tuttavia questa è l'idea di un profano. Suppongo che ci siano patologie note ai medici che possono causare questi sintomi.

Appena atterrato a Šeremetevo andai alla clinica dove già mi conoscono da molti anni. Nonostante fosse la tarda sera di domenica il primario (del quale non faccio il nome, perché siamo d'accordo di tenere segreto il nome della clinica in cui sono stato ricoverato) riunì gli specialisti. Raccontai l'accaduto e chiesi loro di considerare tutte le possibilità per spiegare quello che era successo. Il lunedì mattina il primario aveva sul tavolo le mie analisi. Un mese prima dei fatti irlandesi mi ero sottoposto a un check-up. Ora avremmo confrontato i dati. Il medico non fu in grado di giustificare cambiamenti così evidenti e sostanziali in termini di intossicazione, nell'ambito delle malattie note alla medicina o di loro combinazioni esotiche. Per ragioni di etica professionale non poteva usare la parola "avvelenamento". Per farlo, sarebbe stato necessario individuare un veleno. Ciò è impossibile 60 ore dopo l'incidente, specialmente se parliamo di sostanze tossiche segrete, sulle quali la scienza medica pubblica non ha informazioni. Ma ci capimmo bene. Si poteva dare la colpa a qualsiasi cosa, anche agli alieni. Ma se dovevamo restare nell'ambito del buon senso, potevamo pensare solo all'avvelenamento.

Quando il 25 novembre mi sorse per la prima volta il pensiero che l'accaduto potesse essere il risultato delle azioni di qualcuno, cominciai a pensare chi potesse essere stato. A chi conveniva? Non dispongo di beni o proprietà di cui valga la pena di parlare. Non possiedo neanche una compagnia metallurgica o petrolifera.
Dunque, se si è trattato di omicidio, dev'esserci dietro la politica. Partecipo da molti anni alla vita politica russa e la conosco piuttosto bene. Conosco bene anche i suoi protagonisti. Intanto mi rendo conto che la mia sopravvivenza è un miracolo. I tempi veloci della guarigione indicano che non si mirava a mutilarmi o a ferirmi, ma a uccidermi. Chi, nella cerchia politica russa, aveva bisogno della mia morte il 24 novembre 2006, a Dublino? Respinsi quasi subito l'idea di una complicità della leadership russa. Dopo la morte di Aleksandr Litvinenko il 23 novembre a Londra, un'altra morte violenta di un personaggio russo famoso è l'ultima cosa che le autorità russe vorrebbero. Se si fosse trattato di un'esplosione o di una sparatoria a Mosca, si penserebbe subito ai nazionalisti. Ma Dublino? Avvelenamento? No, decisamente non è il loro stile.

Assai probabilmente questo significa che dietro le quinte di questi eventi ci sono alcuni ovvi o segreti nemici delle autorità russe, persone interessate a un ulteriore degrado delle relazioni tra la Russia e l'occidente. In poche ore, confrontando date ed eventi che hanno avuto luogo nelle ultime sei settimane, ho formulato un'ipotesi logica e coerente sulle ragioni di tutto questo.
Così la visione del mondo recupera la sua logica intrinseca e cessa di sembrare un intrigo kafkiano. Ma non sembra più piacevole per questo. Come dicono in Russia, se si è vivi si ha anche la possibilità di essere felici, prima o poi. Ma quella è un'altra storia".

Egor Gajdar, ex primo ministro della Federazione Russa, è Direttore dell'Istituto per l'Economia di Transizione.

Fonte: vedomosti

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mercoledì, dicembre 06, 2006

VVP e la Verticale del Potere

Un po' di surrealismo da Vladimir Vladimirovič™.ru
[il riferimento è a Gazprom City, la progettata sede pietroburghese della più grande corporazione russa: si parla di un milione di metri quadrati (dieci ettari), compreso un grattacielo di 300 metri di altezza, da realizzare entro il 2010. A questo riguardo, ecco un articolo di Nicola Caporaso, scritto in esclusiva per Petrolio qualche mese fa]:

"Un giorno Vladimir Vladimirovič™ Putin era seduto nel suo studio all'interno del Cremlino e cercava di concentrarsi su qualcosa di nuovo. A un tratto la grande porta del presidenziale studio si spalancò e nell'appartamento fece quietamente il suo ingresso il deputato della Duma Aleksandr Evgenevič Lebedev.
- Mi ha fatto chiamare, Vladimir Vladimirovič™? - domandò Aleksandr Evgenevič, accostandosi alla grande scrivania presidenziale.
- Sei tu che scriverai un'interrogazione su Gazprom City? - Vladimir Vladimirovič™ gli rispose con una domanda.
- Sì, - confermò Aleksandr Evgenevič, - perché è impossibile costruire a Pietroburgo un grattacielo alto trecento metri! Guasterebbe completamente il panorama della città! San Pietroburgo rischierebbe di essere esclusa dalla lista dei patrimoni dell'umanità dell'Unesco!
- L'Unesco... - brontolò Vladimir Vladimirovič™, - Ma allora non avete capito un... va bene, andiamo.
Vladimir Vladimirovič™ si alzò dalla poltrona, girò intorno alla scrivania e uscì dallo studio. Il deputato, sorpreso, lo seguì.
I due uomini attraversarono l'edificio, scesero una scala che li portò al primo piano e si avvicinarono a un grande vaso situato accanto a una parete. Vladimir Vladimirovič™ infilò una mano nel vaso e schiacciò qualcosa. Il vaso sprofondò dolcemente nel pavimento e dietro di esso si aprì un passaggio. Vladimir Vladimirovič™ lo indicò con gli occhi ad Aleksandr Evgenevič. Aleksandr Evgenevič si strinse nelle spalle e scivolò nell'apertura. Vladimir Vladimirovič™ entrò dopo di lui, il passaggio si chiuse immediatamente alle loro spalle e il vaso tornò al suo posto.
Vladimir Vladimirovič™ e Aleksandr Evgenevič si infilarono in un ascensore che scese veloce e silenzioso.
Pochi minuti dopo l'ascensore si fermò e le sue porte si aprirono. Davanti ai due uomini apparve un corridoio lungo e stretto illuminato dalla luce fioca e smorta di tante lampadine impolverate. Vladimir Vladimirovič™ precedette Aleksandr Evgenevič lungo il corridoio. Camminarono a lungo, il corridoio ogni tanto svoltava e scendeva impercettibilmente sottoterra. Alla fine apparve una piccola porta d'acciao con un'enorme ruota al centro. Vladimir Vladimirovič™ afferrò la ruota con entrambe le mani e cominciò a farla girare in senso antiorario. La ruota cedette stridendo leggermente. Mentre faceva girare la ruota Vladimir Vladimirovič™ tirava la porta verso di sé. La porta si aprì lentamente, emettendo un suono prolungato. Ne uscì una luce accecante.
Vladimir Vladimirovič™ varcò la soglia risolutamente. Aleksandr Evgenevič lo seguì guardingo. Gli uomini si ritrovarono in una sala spaziosa inondata da una luce bianca e accecante. La sala era vuota. Al centro, dal pavimento di terra, si ergeva emettendo bagliori azzurrognoli una colonna d'acciaio dal diametro enorme.
- Cos'è? - sussurrò vacillando Aleksandr Evgenevič.
Vladimir Vladimirovič™ si avvicinò lentamente alla colonna, allungò le presidenziali mani e toccò con i palmi il gelido metallo.
- È la verticale del potere, - disse quietamente Vladimir Vladimirovič™.
- E così, - disse con voce soffocata Aleksandr Evgenevič, - Eccola qui!
Il deputato si avvicinò alla colonna e anch'egli vi appoggiò le mani. La liscia superficie vibrò leggermente, come sotto un peso enorme.
- Capisci, - Vladimir Vladimirovič™ disse tranquillamente, - Ci trasferiamo.
- Chi? Noi? - Aleksandr Evgenevič non capiva, - Dove, ci trasferiamo?
- Ci trasferiamo tutti a Piter, - disse Vladimir Vladimirovič™, accarezzando affettuosamente la superficie della verticale, - Lei obbedisce solo a me.
- Allora quel grattacielo... - il deputato azzardò.
- Esatto, - disse Vladimir Vladimirovič™, annuendo, - Ci piazzeranno dentro la verticale. Non c'è un altro posto dove metterla. E così, caro bratello, mi sa che ti toccherà ritirare la tua interrogazione...
Aleksandr Evgenevič guardò Vladimir Vladimirovič™ con gli occhi sbarrati.
- Beh, - borbottò Vladimir Vladimirovič™, allontanandosi dalla verticale, - Andiamo, va'.
I due uomini uscirono dalla sala, Vladimir Vladimirovič™ si appoggiò alla porta, poi la richiuse e fece girare nuovamente la ruota.
- Ma... come... - cominciò a dire Aleksandr Evgenevič, perplesso.
- Cosa? - Vladimir Vladimirovič™ si girò verso di lui.
- Beh, è tanto alta, - disse esitante il deputato. - E dal Cremlino non sporge nulla. Dov'è?
- Ecco perché ci trasferiamo, - disse Vladimir Vladimirovič™, percorrendo il lungo corridoio, - Perché qui la verticale è costretta ad andare verso il basso.
- Verso il basso?! - Esclamò attonito Aleksandr Evgenevič.
- Verso il basso, sì, - Vladimir Vladimirovič™ annuì, si fermò, di girò verso il deputato e disse tranquillamente: - Ecco perché non funziona. Col piffero che funziona...
Vladimir Vladimirovič™ si voltò e riprese a camminare lungo il corridoio.
Aleksandr Evgenevič rimase fermo a fissare con orrore la schiena di Vladimir Vladimirovič™."

Da Vladimir Vladimirovič™.ru.

martedì, dicembre 05, 2006

Per una cena a lume di polonio

Vi avverto che questa è una di quelle notizie "mai più senza".
Da Sensator.ru:

"Un anno e mezzo fa l'emigrante polacco Boguslav Sidorovič ha aperto un ristorante a Sheffield e ha deciso di chiamarlo "Polonium" in onore dell'elemento scoperto dalla sua connazionale Maria Sklodowska Curie. Adesso il ristorante gode di un'inaspettata e improvvisa popolarità a causa della morte di Litvinenko, e negli ultimi due giorni il suo sito è stato visitato da più di 700 mila persone, mentre giungono telefonate da tutto il mondo".

Eccolo. Tra i dessert mi incuriosisce molto l''Avvocato del Diavolo'. Chi ci sta a fare a metà, che ci facciamo portare due cucchiaini?

Falso Allarme per Giubbotto Antiproiettile e Pistola Giocattolo

Luogo: aeroporto internazionale di Indianapolis.
Nome: Carlos Delay
Età: 19 anni.
Cercava di superare i controlli di sicurezza con: un giubbotto antiproiettile e una pistola giocattolo.
Scopo dichiarato: scortare la mamma all'aereo.
Si è scusato dicendo: a volte indosso il giubbotto antiproiettile in casa, "per il gusto di". No, è la prima volta che esco con la pistola.
Ha commentato: capisco tutto, ma i poliziotti ci hanno fatto su una storia...
I poliziotti hanno commentato: non è proibito usare un giubbotto antiproiettile, ma considerando tutti i fattori abbiamo ritenuto che l'incidente richiedesse ulteriori indagini.
"Tutti i fattori": la pistola giocattolo.

Link

lunedì, dicembre 04, 2006

Nato sotto il segno del sushi

Allora, cosa abbiamo: una conversione all'Islam, ricatti, del pesce crudo di dubbia freschezza, la Yukos, Israele, Nevzlin, Berezovskij, Putin, il claudicante Igor, Andrej Lugovoj, agenti canaglia, Arsenal-Cska 0-0, polonio ovunque.
Cosa ci manca?
Facile, dai: l'astrologo.
Da una notizia pittoresca e spavaldamente tarocca ripresa da alcuni blog russi:
il 2 dicembre il noto astrologo russo Pavel Globa sarebbe tornato da Londra, dov'era stato chiamato - dice lui - dai servizi speciali britannici che indagano sulla morte di Aleksandr Litvinenko. Di questo Pavel Globa si dicono cose, tipo che avesse previsto la Rivoluzione Arancione (ma dai, maliziosa io a pensare che fosse nata sotto il segno della CIA) e - credeteci o no - l'omicidio del mago Jurij Longo!
Il corrispondende russo della BBC Jurij Šimanovskij avrebbe incontrato l'astrologo all'aeroporto di Heathrow per chiedergli della sua collaborazione con Scotland Yard. (Io non me la vedo, la BBC che manda a intervistare l'astrologo russo, voi sì?).
E cosa avrebbe detto Globa? Riassumo: la situazione è come uno di quei gialli in cui la polizia cerca una lettera importante nella casa del sospetto, mettendo tutto a soqquadro, per poi scoprire che la lettera è sempre stata nel posto più ovvio e visibile. Stessa cosa per l'omicidio Litvinenko. La prima idea, la più ovvia, è quella giusta.
E allora? Qua c'è un pizzico di anti-climax.
"Il mandante e l'esecutore dell'omicidio è Boris Abramovič Berezovskij", dice Globa, il quale si è affrettato a sottolineare che le conclusioni di un astrologo non possono figurare come prove in un tribunale inglese (udibile sospiro di sollievo di tutti noi, con qualche sfumatura di inquietudine per il sistema giudiziario russo). Secondo l'astrologo però di prove la polizia britannica ne ha ormai tante, solo che tende a nasconderle all'opinione pubblica. "Le autorità hanno ovviamente paura dell'esito delle indagini. A quanto pare sopravvive fino a oggi il regime degli Stuart", commenta sibillino il facitore di oroscopi prima di assestare il colpo finale: "La situazione conferma la posizione di Saturno che si trova ora nella costellazione del Cancro. Saturno è il pianeta dei cimenti, delle prove".

Pensate che questa donna con le cuspidi in disordine si sia inventata tutto? Mi sarebbe piaciuto, invece il link sta qua. Ci sono arrivata prima della Pravda (quella finta), che però con un ufo precipitato in Siberia mi va in pareggio al novantesimo. Non finisce qui.