lunedì, luglio 03, 2006

Non tutto il male vien per suocere

"Sono appena tornato da un viaggio di piacere: ho accompagnato mia suocera all'aeroporto".
Henny Youngman



Di tutto questo potremo ridere, un giorno. Forse anche questo pomeriggio.

Mia suocera è logorroica. Non semplicemente molto chiacchierona, no: l'ho sentita parlare anche in bagno, in completa solitudine. E non declamava versi, parlava con il coperchio del water.
(Prego visualizzare me - lampeggia la scritta "drammatizzazione" - con l'orecchio appoggiato alla porta del bagno, manine a ventosa, mentre suocera dice: "Su, stai su, avanti, cosa ti prende". Fine della drammatizzazione).

Gli argomenti di mia suocera sono ripetitivi e normalmente autoriferiti: vanno dall'infanzia ai mobili svedesi, dalle cadute dal fasciatoio dei figli neonati allo scriteriato acquisto di un tecnigrafo (pena e sventura, pena e sventura) per il wannabe architetto di famiglia, dalla confusa mappa alimentare dei congiunti e dei loro partner (per esempio, fratellobbuono non mangia più la pizza marinara da almeno quindici anni, ma la cosa non è stata ancora registrata nella costellazione familiare) alla descrizione burocratica di travagli e parti, con lunghe divagazioni sulla sfortuna e la tristezza di non avere figlie femmine.

Mio padre, al secondo incontro, si trovò costretto dalle regole della buona educazione a darle un passaggio in macchina. Fu la mezz'ora d'autostrada più lunga della sua vita: in confronto il viaggio spazio-tempo di Bowman era una gita a Posillipo con l'aggiunta di qualche modesto effetto speciale. "Allora, papà, com'è andata?" "Bene. Ore 10.30, lezione di ginecologia". Ormai sarebbe in grado di gestirsi un podalico.

Ora, per un'imprevedibile scherzo del copriletto della sua camera d'albergo in Sardegna la sera dell'ultimo giorno di vacanza mia suocera è inciampata, è spettacolarmente caduta e si è fratturata la quarta vertebra lombare.
Vi risparmio le vicende alterne delle impegnative spoglie: ospedale a Nuoro, ambulanza a Olbia, aereo per Malpensa, ambulanza, ospedale alla periferia di Milano. I tempi sono stati così rapidi da indurre a pensare che per sveltire le pratiche ella sia stata semplicemente dichiarata persona non grata nella natzione sarda. Si mormora che le vicine di letto abbiano festeggiato con un'offerta sontuosa alla Madonna dei Martiri, con uno spettacolo pirotecnico e con il concerto sotto le stelle di un sosia di Fred Bongusto.

A chi legge, tutto questo sembrerà moderatamente semplice, ma durante le sue vicissitudini vertebrali mia suocera parlava. Parlava tanto che la Tac è venuta male. È riuscita perfino a convincere il personale dell'ambulanza a una deviazione: "Mi scusino, ma mio marito ha dimenticato il cellulare in albergo e adesso sta già all'aeroporto. A questo proposito, non so se le ho già raccontato di mio figlio Luca, volevo dire Giovanni, volevo dire Alberto..." "Signora non si preoccupi eravamo quasi di strada". È riuscita a dettare al telefono le sue ultime volontà dalla sala partenze, dove giaceva imbarellata e imbustata come una faraona: "Perché adesso ci manca solo che cada l'aereo".

Poi, a Milano, la tragedia. Stanza linda e moderna, tutti i comfort, televisore, telefono diretto. Ma nessuna vicina di letto. (Visualizzare mia suocera in posizione forzatamente orizzontale che fissa con aria smarrita il vuoto giaciglio accanto al suo e che tenta timide conversazioni con il telecomando).

Tre giorni fa, la svolta. Fa la sua comparsa La Vicina di Letto, l'idealtipo della donna sofferente ma coraggiosa con cui condividere finalmente i mille piccoli disturbi, le foto delle tragiche vacanze a Orosei e i pregi e i difetti della nuora evoluta e comunista, quella che "scrive anche su un block".

Appena entrato nella cameretta for two, fratellobbuono si accorge subito che qualcosa non va: mamma insolitamente zitta e vistosamente agitata. Lo vede, e prende a fare gesti ampi e incomprensibili, in un'estasi di cenni e ammiccamenti.
"Mamma? Quante parole? E congiunzioni?"
Gesti, cenni, nervosismo.
"Mettiamoci almeno d'accordo: film o libro?"

Cos'è il genio, cos'è l'istinto, a questo punto cos'è il karma: la Vicina di Letto è sordomuta.
E mia suocera, che avrebbe potuto trillare con voce da soprano "La signora non parla e non ci sente!", ha preferito mimare la propria disperazione con la stucchevole grazia di un clown triste.

Oggi, al telefono, mi ha detto: "Con la vicina non c'è male, mi intendo a gesti, così". Voglio vederla, a mimare le emorroidi di Tina o il mestiere del moroso della figlia di Pia o la disgraziata faccenda del tecnigrafo.
Poi ha aggiunto, inquietante: "Te, è come se ti avessi sempre davanti".
Comincerò a preoccuparmi quando chiederà un set di freccette in tungsteno.

[Disclaimer: ogni riferimento a fatti, persone o luoghi reali è puramente casuale. Si ringrazia il personale del reparto di radiologia per le amorose cure prestate alla paziente e (beh, sì) per il senso dell'umorismo]

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