mercoledì, settembre 29, 2004

Spiegatemi

Via Ultimate Insult, il sito "Adopt a sniper". Parliamone.
Ho cercato qua e là, forum compreso, indizi concreti che possa trattarsi di uno scherzo, a conferma della prima impressione (che è stata, ovviamente: ah, ah!).
Non ne ho trovati. Ho letto anche la faq e sono confusa.
Adesso vado a dormire; se pensate che sia il caso di spiegarmi un paio di cose sull'utilità sociale dello snaiperaggio e dell'adozione a distanza di franchi tiratori, lasciate due righe nei commenti che domani ne parliamo.

Astenersi non estimatori di John Cleese

Basil: How do you do doctor. Very nice to have you with us, doctor.
Mr Abbott: Thank You.
Basil: And Mrs Abbott, how do you do.
Mr Abbott: Dr Abbott, actually.
Basil: …I’m sorry?
Mr Abbott: Doctor Abbott.
Mrs Abbott:
Two doctors.
Basil: (to Mr Abbott) You’re two doctors?
Mrs Abbott: Yes.
Basil: Well, how did you become two doctors? That’s most unusual… I mean, did you take the exams twice, or…?
Mr Abbott: No, my wife’s a doctor…
Mrs Abbott:
I’m a doctor.
Basil: You’re a doctor too! So you’re three doctors.

Fawlty Towers, # 8, "The Psychiatrist"

E, nello stesso episodio, "a woman, you know: opposite person of the contradictory gender".
Astenersi non estimatori.

martedì, settembre 28, 2004

Come ordinare a un iracheno di togliersi il parrucchino

Boing Boing pubblica oggi un estratto della guida visuale Kwikpoint usata dai soldati della coalizione in Iraq, osservando come a un'iconografia infantile dall'"estetica semplificata" corrisponda un contenuto violento, con esiti inquietanti.
Vuoi perquisire qualcuno, controllare che sotto un eventuale parrucchino o sotto la lingua non nasconda armi, informarti sull'esistenza di trappole esplosive e di attentatori suicidi? Basta indicare con il dito l'immagine appropriata.
Sbrigativo ed efficiente, parte prima e parte seconda. Se non facesse paura farebbe ridere.
La Kwikpoint propone anche un'"Iraq cultural smart card", con informazioni su religioni, usi, costumi e festività del luogo: e anche con la cultura siamo a posto.

Agenzia Walrus/la Sars

Il Corriere titola "Sars, 'probabile' contagio umano in Thailandia": una donna è morta dopo essersi presa cura della figlia malata. Le autorità: nessuna prova che il virus sia mutato.
E per un momento, penso: nessuna prova della contagiosità della polmonite atipica? Ma allora, le famose mappe del contagio? Tutta gente che somatizzava? E le magliette spiritose con la scritta "close enough to read this, close enough to get Sars", me le sono sognate?
Poi si legge l'articolo e si capisce che l'autore chiama Sars l'influenza aviaria: sapete come vanno queste cose, arriva l'autunno e con le epidemie a noi generazione-Crichton ci prende sempre un po' d'emozione. Il modello giusto è però l'H5N1 e siamo preparati da tempo all'eventualità che sia pericolosissimo, visto che ha compiuto quei due-tre allarmanti salti di specie (polli, maiali, felini?) per arrivare appositamente fino a noi e farcela pagare.
Una giovane dottoressa di mia conoscenza aveva etichettato già la Sars come la nuova peste del secolo, secondo lei "causata dalla sporcizia dei cinesi che dei cibi mangiano tutto perché sono vunci". Testuali parole.
Viene da chiedersi cosa penserebbe adesso del micidiale virus dei polli, roba vuncia, vuncissima anche questa. Speriamo almeno che non vada a spiegarlo a quelli del Corriere.

domenica, settembre 26, 2004

Nostradamus - the final cut

Il Coro dell'Armata Rossa canterà per il papa il 15 ottobre.
L'esibizione potrebbe aprirsi con l'esecuzione degli inni nazionali vaticano e russo.
Se c'era una cosa, in quell'impreciso di Nostradamus, che parlava a questo animo scettico e materialista era la faccenda dei cavalli cosacchi e delle fontane di San Pietro.
Adesso potete anche dirmi il terzo segreto di Fatima.
Tanto, ormai.
I ghiacciai, per il momento, si sistemino là in fondo. Grazie.
In ritardo come al solito.

martedì, settembre 21, 2004

Faccio tardi/2 - Frenzy

– Che poi, questo, ha ammazzato la moglie in Austria (e in Alta Austria, mica a Klagenfurt), l'ha fatta a pezzi, li ha chiusi in tanti sacchetti e se li è portati in Italia, dove li ha distribuiti nei cassonetti di tutta la Bassa Friulana. Ma si può?
– Scomodo, dici?
– Da scemi!

lunedì, settembre 20, 2004

Faccio tardi/1

L'sms è uno dei soliti suoi:
"bloccato mentre uscivo per un omicidio, poi ridimensionato". (avrebbe dovuto essere: "bloccato mentre uscivo, per un omicidio poi ridimensionato": la virgola equivoca fa pensare a un killer che ha appena ricevuto un incarico).

La telefonata arriva mentre mi sto ancora chiedendo come possa ridimensionarsi un omicidio ("il morto c'è, ma non è omicidio", "il morto non è morto", ecc.).
– Faccio tardi, comunque la storia è confusa...
– Cioè non è un omicidio?
– Insomma, c'è questo austriaco che ha confessato di aver ucciso la moglie e di averla fatta a pezzi, che poi ha seppellito in giardino a Lignano.
– ...
– Poi però è emerso che la cosa sarebbe successa in agosto. E neanche a Lignano.
– E il tipo si è inventato tutto?
– No no, questo ha ammazzato la moglie e l'ha fatta a pezzi.
– Ah!
– E li ha seppelliti in giardino. Solo che adesso devono appena mettersi a scavare per cercarli. In Austria. Faccio tardi, ma non tanto tardi.

Dicesi omicidio ridimensionato quello che fa notizia, ma meno.

Lezioni di stile a 1,20 euro

Nel magazine del Corriere della Sera mi imbatto nel pezzo di Lina Sotis su Generazione "Lav", che mi istruisce sul cambiamento dello stile "dai tempi di Marella".
Ed è così che al modico prezzo di euro 1,20 (quotidiano+supplemento) ricevo questa informazione: "Attorno a Lavinia Borromeo, la sposa di John Elkann, avanza una moltitudine di giovani ragazze decise e grintose, che vanno all'attacco della vita con i lunghi capelli sciolti". Segue una spedita descrizione dell'abbigliamento di circostanza delle ragazze confrontato con quello delle nonne, che ai loro tempi si sposavano tutte in visone e castorino, cioè "quelle stesse pellicce che adesso vengono considerate importabili da ogni signora elegante e che si vendono a prezzi bassi perché le possano acquistare le casalinghe".

E io mi rendo conto in un improvviso attimo di lucidità che:
– le signorine con i lunghi capelli sciolti di cui si parla con tale fervore non stanno tecnicamente andando all'attacco della vita (articolo già acquisito) ma al massimo si preparano a un cocktail; e con la grinta siamo a posto, direi.
– con tutto il male detto e pensato da sempre su Miss Italia, adesso quelle ragazzine dal lessico devastato e dall'immaginario impoverito mi inteneriscono; loro, e le loro madri così classe media da potersi finalmente permettere il castorino.

Tra queste due minime rivelazioni, poca cosa, trovo anche il tempo di pensare che come sempre la signora Sotis, al solito, impartisce lezioni di bel vivere con tono scettico e semiserio mentre di fatto incensa stili di vita accessibili ai meno, fabbricando e descrivendo un'"alta società" che di fatto già sconfina nel demi-monde.
Tutto questo cortigiano scomodarsi (che sembra dominare tutta la rivista, e non solo l'articolo sulla moltitudine di giovani donne grintose con i capelli sciolti) è offensivo e banale.
Di più: è "importabile".

domenica, settembre 19, 2004

Self-made men

Siniscalco dice che da noi non avrebbe potuto esserci un Bill Gates: sarebbe finito in carcere.
Sì, certo. (E qualcuno faccia notare al ministro che papà Gates non gestiva un baretto)
In compenso, non spiega come abbia potuto esserci un Silvio Berlusconi.

sabato, settembre 18, 2004

Riposini

Ecco come deve arrangiarsi un ragazzo per farsi una dormita in santa pace. (e poi, non dicevate che sono tele-igienico?)

giovedì, settembre 16, 2004

Rembrandt era strabico

E così Rembrandt partiva in vantaggio, dopotutto: era strabico. A lui riusciva facile mettere a fuoco gli oggetti e appiattire le immagini per rappresentarle. Soffriva, dicono, di un disturbo corneale che gli risparmiava la fatica di chiudere un occhio, per il semplice fatto che mentre un occhio fissava un punto, l'altro era in tutt'altre faccende affacendato. Niente tridimensionalità, problema risolto, "svelato il segreto del genio di Rembrandt". Per questa scoperta dobbiamo ringraziare uno studio neuroscientifico condotto dall'Università di Harvard.

Sono sempre affascinata e orripilata dagli effettismi dell'informazione e dall'entusiasmo con cui vengono ribattuti dalle agenzie di stampa. I giornali abbondano di enigmi risolti, a farci caso: dalla scoperta in un antichissimo affresco austriaco dell'immagine di Mickey Mouse (un Topolino di 700 anni fa!) all'analisi astronomica di un dipinto di Van Gogh e alla rivelazione che Ramses II soffriva d'artrite.
Prima o poi ci diranno che Renoir era miope, ecco cos'era.
Noi ci faremo una bella risata.

If you wish

Insomma, 18 mesi dopo l'invasione dell'Iraq, il Segretario Generale dell'Onu dice che la guerra era, dopotutto, illegale.
Ma lo esprime a modo suo:
Q: So you don't think there was legal authority for the war?
A:
I have stated clearly that it was not in conformity with the Security Council - with the UN Charter.
Q:
It was illegal?
A:
Yes, if you wish.

Yes, if you wish.
Del resto, nella stessa intervista, afferma che la road map è "in deep, deep distress". È più che in difficoltà, sembrerebbe; ma possiamo forse pretendere che il Segretario Generale delle Nazioni Unite si sbilanci due volte nello stesso discorso, di questi tempi?
Paul Reynolds, nel suo commento all'intervista ad Annan, si sofferma sulla scelta delle parole in diplomazia. Per esempio, la risoluzione 242 successiva alla guerra del 1967 in Medio Oriente chiede "il ritiro delle forze armate israeliane da territori occupati nel recente conflitto". "Territories", non "the territories": l'assenza dell'articolo permette a Israele di dichiarare la propria conformità alla risoluzione, limitandosi al ritiro da alcuni territori. La versione francese cita in effetti "des territoirs", ma viene solitamente ignorata.
Su quello che l'Onu dice e non dice, fa, non fa o fa troppo, la puntata di Report di venerdì scorso è stata esemplare. Ho ripensato alle parole di Giandomenico Picco, oggi.
Altri tempi e altre persone.
I'm deeply, deeply distressed.

martedì, settembre 14, 2004

Una ragazza all'antica

Ma parliamo di Tony Blair. Per i due fan di Shakespeare che circolano in questo blog, sarà interessante sapere che ieri il Primo Ministro inglese, parlando a Warwick davanti ai sindacati, ha esordito parafrasando il suo omonimo in Giulio Cesare:
"I come here to praise Warwick not bury it",
ricevendo una accoglienza tiepida e qualche sorriso a denti stretti.
Il Mirror di oggi gli dedica il titolo "From bard to worse". Sulla classe operaia piovono pietre sette giorni su sette, come dice Ken Loach, e questo è quello che si ottiene facendo i simpatici sul problema delle pensioni.
Oggi c'è di meglio: Blair si dichiara sconvolto dal cambiamento climatico.
Non se ne può più, in effetti. Per citare alla lontana Jane Austen, questo tempaccio ci mantiene in un permanente stato di ineleganza. Che è esattamente quello che stavano pensando i 47 morti e 114 feriti di oggi a Baghdad.
Solo oggi e solo a Baghdad.
Sono una ragazza all'antica, io ancora mi scandalizzo.

domenica, settembre 12, 2004

O, o, o, o, that Shakespeherian rag

Non so quanti ammiratori del bardo capitino da queste parti, ma la scoperta via Reuters di questo ricchissimo sito della British Library sugli "in quarto" di Shakespeare a me ha risolto il pomeriggio domenicale. Sarà che ho ormai sublimato le lezioni di un certo temuto e scarmigliato professore di Ca' Foscari in un'esperienza mistica e totalizzante (lo giuro, siamo a livelli di paradiso artificiale). Oppure sarà semplicemente che oggi piove. Che sono una ragazza popolare, invece, già si sa.

E poi, la conoscete, no, la storia del tipo bello, ricco, nobile e scandinavo (quello biondo in calzamaglia) a cui appare il fantasma del padre e che si vendica con lo zio amante di mammà? Allora consiglio un'occhiata a Hamlet - the text adventure.
Cosa darei per risparmiare alla dolce Ofelia la pazzia e la successiva morte per acqua tra ghirlande di fiori. Già sarebbe tanto evitare di accopparle il padre.
Ma sì, ok, si chiama tragedia.

sabato, settembre 11, 2004

Y chromosome

Irritabilità, depressione, mal di testa, lacrima facile e quel vago istinto omicida, anche voi?
I ricercatori dell'Università di Derby lo confermano: tutto uguale, meno la ritenzione idrica.
Sorry, guys.

venerdì, settembre 10, 2004

L'Apocalisse secondo Pier Ferdinando

Mentre Casini si perde in vertiginose equazioni che giovano alla lucidità di tutti ("Il nazismo e lo stalinismo ieri come il nuovo terrorismo oggi sono due facce della stessa medaglia: la medaglia dell'inferno in terra"), e ci si propone di sfiaccolare utilmente in tutta Italia, Berlusconi fa sapere di aver chiesto al presidente iracheno Ghazi al Yawar, in visita a Palazzo Chigi, un impegno per liberare le due volontarie italiane.
Cioè, fatemi capire, noi (noi, si fa per dire) chiediamo questo a uno che già fa fatica a restar vivo di suo?
Pensandoci, meglio se mi procuro una fiaccola.

Sirchia's list

Ma quante ne sa, quest'uomo? Oggi il dobermann (con l'alano e lo schnauzer) è tornato buono, si è redento e sorride con noi. Girolamo dixit, in un'ordinanza che avrà la durata di un anno.
Ed ecco la lista dei 18 cani canaglia: l'American bulldog; il cane da pastore di Charplanina; il cane da pastore dell' Anatolia; il cane da pastore dell' Asia centrale; il cane da pastore del Caucaso (quanti cani da pastore, viene da chiedersi come faranno rigar dritto i greggi di competenza); il cane da Serra da Estreilla; il dogo argentino; il fila brazileiro; il mastino napoletano; il perro da canapo majoero; il perro da presa canario; il perro da presa Mallorquin; il pit bull; il pit bull mastiff; il pit bull terrier; il rafeiro do Alentejo; il rottweiler; il tosa inu.
Io un tosa inu, comunque, non l'ho mai visto.

2 X

Israeli soldier: Some take it like this and some like that. There are people who...OK, I killed a kid, OK. They laugh. Yes, now I can draw a balloon on my weapon. A balloon instead of an X. Or a smiley. Some people take it hard. I remember that during squad commander training I was in Jenin, let's say, we were in an "Almanat Kash" procedure, and everyone who climbs on Israeli APC's or armoured vehicles - shoot to kill. And the aim of all this was to have people climb. Because you have APC's under the house all the time. They tell us of course that the aim is to make the wanted men come out. But what wanted man would shoot just like that at an APC?

They also say that if they jump on the APC and take the machine guns...shoot to kill. And then a friend of mine came with his M29, sniper's weapon, and a kid just climbed. He shot, all happy - I took someone down. And then they told him he took down an 11 year old kid or something like that. He took it very hard.

Interviewer: Killed someone, so he was happy. Why?

Israeli soldier: Yes, because you prove yourself. You're a man.

Interviewer: It is known he is unarmed.

Israeli soldier: He's unarmed for sure and he climbs it... No one asks you why you have 2 X's on your weapon and if they were armed and this was done by procedure. It can be two Molotov throwers and it's still 2 X's.

Dall'intervista a un soldato dell'Esercito di Difesa Israeliano in servizio a Nablus, pubblicata integralmente da electronicintifada.

lunedì, settembre 06, 2004

Essere e avere

Non amo dare qui giudizi su film e raccomandarne o sconsigliarne la visione. Al massimo slittano direttamente nella categoria "dobraroba". Questa è un'eccezione.
Poche sere fa ho visto Essere e Avere, di Nicholas Philibert, un film-documentario ambientato nel Puy-de-Dôme, nella Francia rurale. È la storia di un anno scolastico in una vera multiclasse, o classe unica, in cui "i più piccoli", "i piccoli" e "i più grandi" vengono seguiti e istruiti da un maestro sulla soglia della pensione (si tratta per lui dell'ultimo anno di insegnamento).
Con occhio attento e quasi invisibile, il regista osserva e registra la vita della classe, i suoi ritmi quotidiani scanditi dalle stagioni: il film si apre infatti con uno scuolabus che affronta un paesaggio montano invernale e si chiude con le ultime lezioni all'aperto e la gita nel silenzio dei campi di grano in un'estate abbagliante.
Giorno dopo giorno, senza un'evidente imposizione di ritmo e senza apparente fretta, ci vengono mostrati minimi e lenti progressi, scene di vita familiare (come l'episodio dell'intera famiglia alle prese con il problema di aritmetica del bambino), momenti di vita di classe. Vediamo il maestro, alle prese con un dovere sentito e coltivato come vocazione, impartire i rudimenti della scrittura e della costruzione delle frasi, farsi severo di fronte a un litigio tra ragazzi, tranquillizzare una mamma preccupata per i problemi di apprendimento e di comunicazione della sua bambina e un bimbo in ansia per la malattia del papà. A un certo punto ascoltiamo il maestro parlare di sé e della sua storia familiare – i genitori fieri del suo lavoro di insegnante, i sacrifici della famiglia, una professione voluta e sentita fin da piccolo – e capiamo quanto sia a un tempo consapevole del suo ruolo e vicino ai genitori umili dei suoi allievi. Lo vediamo presente e sollecito, mentre dosa l'alfabeto e i numeri alla sua classe, sovrintende divertito alla loro educazione fino a quell'"au revoir monsieur" detto da ciascuno dei bambini, ultimo di una lunga serie e, semplicemente, ultimo: i bambini ci sfilano davanti agli occhi fuori dalla classe e dal film. La sola figura del maestro, l'aria un po' spaesata e commossa, occupa l'inquadratura finale.
E mi sono resa conto di questo: pensavo i due verbi impegnativi del titolo alludessero a concetti, a chissà quali lezioni morali. Sono invece i primi due verbi che si imparano a scuola, che si coniugano con lentezza esasperante, tra gli errori e gli incespicamenti.
Ho pensato spesso, negli ultimi giorni, a questo film-documentario in cui i bambini sono coltivati e protetti come belle e preziose piantine: si ha l'impressione che la scuola davvero li difenda e li custodisca, che si prenda cura di loro, che li renda più forti nonostante le lacune e le imperfezioni, e forse più fortunati dei loro genitori, migliori. Come deve essere.
Ne L'argent de poche (tradotto in italiano come Gli anni in tasca), che l'opera di Philibert richiama, anche per l'ambientazione – se non fosse che a Truffaut sta a cuore la storia, e anche un po' di autobiografia, e non la verosimiglianza – si assiste alla caduta dalla finestra di un bambino, con miracoloso lieto fine. Un personaggio commenta: "i bambini sbattono contro tutto, sbattono contro la vita, ma hanno la grazia divina, e anche la pelle dura".
Invece noi lo sappiamo, non hanno la pelle abbastanza dura. La "grazia divina" spesso si dimentica di loro, lasciandoci inariditi a desiderare che le cose andassero, se non come nel film di Truffaut, almeno come nella tenace, coraggiosa multiclasse di Essere e Avere.

mercoledì, settembre 01, 2004

Dopo l'Istria, il Carso

Miss Trieste si chiama Sara Jug, ha diciannove anni, è alta un metro e ottanta. È anche slovena. Mamma di Vrtojba e papà di Solkan, intorno a Nova Gorica.
Il vostro agente sul confine si limita a riferire che Jug, Sara, certamente priva di passaporto italiano, ha gli occhi chiarissimi, i capelli neri, e uno stacco di gamba che ha il suo perché.
Ma, visto che stiamo parlando di una selezione di Miss Italia (cioè, roba serissima) e della leggendaria bellezza delle donne triestine (vera, e altrettanto seria), a Trieste si apre il rovente dibattito.
Ci sono i cosmopoliti ("farei lo stesso discorso se fosse di Helsinki"), i normativi ("poteva essere anche greca, cecoslovacca, ungherese, ma almeno residente a Trieste"), i sarcastici ("cambino il regolamento, o il prossimo anno potranno liberamente legalizzare Miss Ferragosto o Miss Sardon Day"), i patetici ("ora c'è anche il rimpianto di non festeggiare con una bellezza triestina i cinquant'anni del ritorno di Trieste all'Italia"), i dietrologi ("si vogliono fare le solite strumentalizzazioni"), i patriottardi ("se si voleva proprio essere rivoluzionari si poteva eleggere per una volta una cinquantenne, una triestina nata nel 1954, l'anno della seconda redenzione").
E infine, cari signori, c'è lui, il teorico dei vasi comunicanti: "la Slovenia, nazione giovane ed emergente, sta più in alto rispetto l'Italia, e ci sommergerà". E conclude amaramente: "dopo l'Istria, l'Italia ha perso anche il Carso".
Solo lui sa perché.